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Il parente più prossimo è la zia paterna Costanza. Federico Barbarossa

voleva unificare il mezzogiorno al proprio regno tramite la diplomazia, e fa

sposare Costanza e il proprio figlio ed erede Enrico VI, per cui il regno dei

Normanni va agli Svevi. Enrico VI diventa re del regno di Sicilia, dopo aver

superato a Messina le resistenze da parte degli Altavilla più lontani come

dinastia, e ottiene anche la corona imperiale sveva. Enrico muore a Messina

con un figlio piccolo come erede e il potere va alla Regina Costanza fino a

quando il figlio diventa maggiorenne e diventa imperatore con il nome di

Federico II. Lascia come erede il primogenito Corrado che aspira anche al

titolo imperiale svevo, che non è ereditario come quello di re, ma ci vuole il

riconoscimento delle casate aristocratiche. Ottiene il riconoscimento con il

nome di Corrado IV e in Sicilia nomina suo segretario il fratellastro Manfredi

che non viene riconosciuto come re perché figlio naturale ma non legittimo.

Corrado muore e lascia il figlio piccolo Corradino e nasce la disputa della

chiesa per non dare il potere a Manfredi e nasce una guerra fra i sostenitori

della chiesa ( guelfi ) e quelli del re ( ghibellini ). Pietro Ruffo ( esponente

della nobiltà meridionale ) si oppone a Manfredi ma sarà ucciso e Manfredi

diventa re senza il volere del papa che lo scomunica e si rivolge al re di

Francia Luigi IX per intervenire militarmente contro Manfredi. Luigi IX affida il

compito al fratello Carlo d’ Angiò, così nella seconda metà del XIII secolo il

papa concede a Carlo il titolo di re di Sicilia. Manfredi muore in battaglia a

Benevento nel 1266 e si conclude il periodo normanno-svevo. Ha inizio l’età

angioina. Manfredi per legittimarsi aveva sparso la notizia della morte di

Corradino che nel 1268 scende in Sicilia per riprendersi il regno, ma verrà

decapitato a Napoli nello stesso anno. Carlo d’ Angiò apporta diverse novità:

sostituisce i feudatari favorevoli agli svevi con feudatari a lui favorevoli che in

parte erano giunti con lui dalla Francia; aumenta le tasse per restituire il

prestito ai banchieri fiorentini che avevano finanziato la sua spedizione contro

Manfredi; stabilisce la sede del Regno a Napoli. Nel 1282 a Palermo esplode

la rivolte del Vespro siciliano, sia per lo spostamento della capitale del regno,

sia per l’ aumento delle tasse. In breve tempo gli angioini sono scacciati dalla

Sicilia ma vogliono riconquistarla sostenuti da Carlo I e la Sicilia si rivolge al

re di Aragona Pietro III, genero di Manfredi. Pietro III interviene militarmente e

dopo una guerra ventennale si giunge alla pace fra Aragonesi che ottengono

il regno di Sicilia ultra farum ( Sicilia ) e gli Angioini che mantengono il regno

di Sicilia citra farum ( mezzogiorno peninsulare, poi regno di Napoli ). Nell’ XI

secolo, con l’ arrivo dei Normanni, vi è una forte ripresa economica: si

ripopolano le città, aumenta la popolazione, vengono introdotte nuove

tecniche agricole e la Calabria ha le giuste condizioni per un decollo

economico. Ma Federico II, per far fronte alle esigenze militari, aveva tassato

produzioni tipiche calabresi quali la legna, la seta e la pece, tributi che

frenarono lo sviluppo della Calabria dove, come ha affermato Gabriele Pepe,

non si affermò un’ economia capitalista, perché i capitali, appena nati,

venivano distrutti dal fiscalismo. Iniziative economiche e sociali a opera di

Federico II furono l’ apertura di due nuovi porti a Vibo e a Crotone e l’

istituzione delle fiere di Cosenza e di Reggio. Per sfuggire alle tasse molti

abitanti si allontanarono temporaneamente altri definitivamente. Nel XIV

secolo la situazione degenera, si hanno carestie, la peste che attraversò il

300 e la mancanza di braccianti che porta a cattivi raccolti. Nel XIV secolo

Roberto d’ Angiò, ultimo discendente maschile, prende il potere del regno di

Napoli.

Dagli Angioini agli Aragonesi ( 1343-1442 ).

Il regno di Napoli era diviso in circoscrizioni amministrative detti Giustizierati.

La Calabria in particolare era divisa in due Giustizierati: Calabria citra, dall’

istmo di Lamezia al fiume Neto ( attuale Cosenza ) e Calabria ultra, il sud.

Alla morte di Roberto d’ Angiò, 1343, l’ erede è la nipote Giovanna I, che non

lascia figli e si pone il problema di successione del regno di Napoli, che vede

scontrarsi due rami cadetti degli Angiò, gli Angiò di Provenza con Luigi I e gli

Angiò di Durazzo con Carlo III, lotta che proseguì con i loro eredi Luigi II e

Ladislao e successivamente con Luigi III e Giovanna II. Alfonso V, re di

Aragona, offre alla regina Giovanna il suo appoggio militare e questa, che

non aveva figli, lo adotta e si impegna a lasciargli il regno e gli concede il

titolo di Duca di Calabria. Successivamente Giovanna II revoca l’ adozione

perché Alfonso inizia ad assumere iniziative che limitano il suo potere di

regina e si allea con il rivale Luigi III, adottando lui come figlio e rivestendo lui

come duca di Calabria. La lotta vede ora scontrarsi gli Angioini contro gli

Aragonesi. Nel 1442 la lotta si conclude con la vittoria di Alfonso V, che cinge

la corona del regno di Napoli. Un ruolo importante era stato svolto dalla

famiglia Ruffo, perché era importante avere l’ appoggio della nobiltà e questa

appoggiava il sovrano per non avere sottratti i propri feudi. Il capostipite della

famiglia Ruffo era il conte di Catanzaro Nicolò Ruffo, che non aveva figli e il

sovrano poteva riprendersi il feudo o consentire che il feudatario lo lasciasse

a una figlia, ma lo sposo veniva scelto dal sovrano. Allora la figlia Enrichetta

viene sposata da Antonio Centelles, che era il viceré di Calabria e doveva

solo combinare il matrimonio e non sposarla lui, e fa sposare la sorella con

Carlo Ruffo. In realtà Enrichetta era già sposata, ma non aveva figli e il

matrimonio viene annullato. I centri abitati erano divisi in feudali e demaniali, i

primi legati a un signore feudale, i secondi erano liberi dal signore feudale ma

sotto la giurisdizione del sovrano. Le amministrazioni autonome, simili ai

nostri comuni, venivano chiamate università dei cittadini. I decenni che videro

la Calabria attraversata dagli eserciti dei pretendenti al trono di Napoli furono

per la regione un periodo di grave crisi sociale ed economica. Le truppe

arrecavano distruzione sia della popolazione che della produzione e dei

commerci. Dalla numerazione dei fuochi ( cioè delle famiglie ) del 1276 erano

presenti 359 agglomerati urbani e nel 1447 in una seconda numerazione ne

risultarono 114 in meno, 245 fuochi. Significativo fu anche il calo dei

braccianti che causò una diminuzione della produzione agricola, che era

appena sufficiente per il solo sostentamento non permettendo il commercio. I

signori feudali e gli enti ecclesiastici, per far fronte alla carenza di braccia da

lavoro optarono per la conduzione indiretta dei loro terreni e cercarono perciò

di attrarvi gli operatori agricoli con l’ offerta di patti vantaggiosi.

L’ età aragonese ( 1443-1497 ).

Una volta conclusasi la lotta di successione contro gli Angioini, Alfonso

riprende le armi per una controversia con Antonio Centelles, conte di

Catanzaro e viceré di Calabria. Antonio aveva sposato Enrichetta andando

contro il volere di Alfonso V che adesso vuole punirlo. Ma Antonio viene

avvisato e si ribella insieme alle università dei suoi feudi, ma Alfonso il

Magnanimo pone l’assedio di queste università e Antonio e Enrichetta si

prostrano al sovrano così si vedono risparmiata la vita ma gli vengono

confiscati i beni. Le università si arrendono sotto certe condizioni. Alfonso

muore nel 1458 e si apre il problema di successione perché Ferdinando detto

Ferrante, è figlio naturale ma non legittimo e può succedere solo ai regni che

il padre ha conquistato, quindi il regno di Napoli e non al regno di Aragona,

Sardegna e Sicilia, che il padre aveva ereditato, e vanno quindi al fratello di

Alfonso, Giovanni d’ Aragona. Nel 1458 Ferrante diventa re di Napoli che

adesso è indipendente dal regno di Aragona. Vi è una nuova ribellione ad

opera dei baroni sempre guidata da Centelles che vuole riprendersi i territori

persi nella lotta con Alfonso V. Le conseguenze maggiori si ebbero a

Cosenza dove fu più lunga la resistenza del baronaggio. Anche Ferrante,

come il padre anni prima, riesce a fermare la congiura dei baroni, fa uccidere

o imprigionare una parte de ribelli, mentre altri sono costretti alla fuga.

Ferrante vuole creare un regno assoluto, per non rivolgersi alla nobiltà che è

fonte di ribellione. Ferrante detta delle norme con lo scopo di disciplinare il

comportamento delle università. L’ ultimo attacco di questa rivolta fu nel 1485

e vide sempre protagonisti i baroni, sostenuti dal papa Innocenzo VIII, perché

non vogliono vedere limitato il loro potere.

Da Ferdinando il Cattolico a Filippo II. ( 1498-1598 ).

Parte dei baroni che erano fuggiti dal mezzogiorno erano stati accolti dal re di

Francia Carlo VIII ( Angioini ). Nel 1494 muore Ferrante, diventa re Alfonso II

ma muore presto e gli succede il figlio Ferdinando II. L’ esercito di Carlo

prende la via del mezzogiorno ma non vuole che in sua assenza le potenze

confinanti occupino la Francia e prima di partire firma degli accordi con

Ferdinando il Cattolico ( Spagna ) cedendogli dei territori, altri territori li da

agli Asburgo e all’ Inghilterra da una somma di denaro. Conquista il regno di

Napoli ma l’ espansione della Francia porta la Spagna a temere che Carlo

possa conquistare la Sicilia. Anche l’ impero Asburgico aveva paura dell’

espandersi della Francia, così Spagna e Asburgo si alleano nella lega delle

potenze insospettite. In Italia lo Stato della Chiesa e la Repubblica di Venezia

creano un esercito per bloccare il passaggio in Francia di Carlo, che supera

tale blocco e torna in patria. Il regno di Napoli adesso è ambito sia dalla

Francia che dalla Spagna che si accordano per conquistarlo e poi dividerselo,

ma nascono dei contrasti e scoppierà una guerra. Agli inizi del 500 la Spagna

riesce ad avere la meglio, anche se la Francia non si arrende, e di fatto

Ferdinando il Cattolico oltre al regno di Sardegna e di Sicilia si impadronisce

anche del regno di Napoli ( pace di Cateu Cambresis ). Con il succedersi dei

sovrani, i feudi passano da un feudatario all’ altro e si ridisegna la mappa

feudale del mezzogiorno, assistendo ad università demaniali che diventano

feudali. Ferdinando il Cattolico muore nel 1516 e lascia il nipote Carlo V. con

il nuovo sovrano i signori feudali devono avere conferma dei loro feudi.

Ferdinando il Cattolico governava il regno di Napoli dalla Spagna e aveva a

Napoli un

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Publisher
A.A. 2014-2015
9 pagine
10 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher venera19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caridi Giuseppe.