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Selvaggi : personale ecclesiastico ausiliario, assimilabile ai sacrestani

Procedure per l'amministrazione della città di Reggio 14733

Capitolo III

Da Ferdinando il Cattolico a Filippo II. Consolidamento monarchico, crescita demografica ed economica (1498-1598).

Geografia feudale e compromesso tra corona e fedeltà.

Nel corso delle aspre lotte per l'egemonia nel Mezzogiorno d'Italia, combattute fra la fine del 400 e inizi del 500 tra la corona aragonese di Napoli e quella francese, prima e poi tra la francese e l'ispanica, la feudalità calabrese pure ridimensionata militarmente, riuscì tuttavia a riconquistare un ruolo politico importante. L'aristocrazia feudale era infatti ancora in grado di fornire un valido sostegno delle potenze belligeranti, che se lo contendevano con concessioni di feudi e privilegi. Fu tale congiura che in numerose città e terre calabresi passarono da un signore feudale all'altro, come Santa Severina, Castrovillari,

Monteleone (attuale Vibo Valentia), furono assegnare in feudo a Federico D'Aragona, Carlo VIII e Ferdinando il Cattolico. Questi si impose definitivamente al rivale francese Luigi XII, successo nel 1498 a Carlo VIII, e si impadronì del Regno di Napoli. Al Cattolico la strada al trono fu aperta dalle brillanti vittorie del suo plenipotenziario, il gran capitano Consalvo di Cordova. Con Ferdinando il Cattolico e suo nipote Carlo D'Asburgo i regni ispanici ereditati nel 1516 si aggiunse nel 1519 i possedimenti asburgici e la corona imperiale, si ridisegnò quindi la mappa feudale della Calabria e si ridusse il numero delle università demaniali. Nella parte settentrionale della regione spiccava l'asse feudale dei Sanseverino che erano riusciti ad ottenere da Carlo V la conferma del possesso del principato omonimo e una 40ina di terre e città. Di una certa consistenza erano i territori appartenenti nel cuore della Sila all'abbazia di San Giovanni.

In Fiore, che con l'Ordine di Malta e abbazia di Montecassino, che possedevano Nocera e Cetraro, erano i soli feudatari ecclesiastici della Calabria Citra. Non molto più vasta era l'area demaniale della Calabria Ultra che comprendeva Catanzaro, Crotone, taverna, Tropea e Reggio con i rispettivi casali (I Carafa i più importanti). Dopo gli ultimi falliti tentativi della corona francese che cercò invano con Francesco I a metà degli anni 20 del 500 di rimettere in discussione l'ormai consolidato predominio asburgico nel mezzogiorno d'Italia, Carlo V, procedette con maggiore con maggiore incisività a rafforzare le strutture politiche centrali del Regno di Napoli. Accanto alla figura del viceré che era il rappresentante politico e militare del sovrano, notevole potere vennero così ad assumere le magistrature napoletane e in primo luogo il Consiglio Collaterale, dotato di ampie competenze di carattere politico, legislativo e giudiziario.

che fu istituito da Ferdinando il Cattolico nel 1507 ed ebbe come primi componenti tra grandi esponenti della nobiltà calabrese: Andrea Carafa, Ettore Pignatelli, Giovambattista Spinelli. Oltre al Consiglio Collaterale, un ruolo importante nel governo centrale ebbe il sacro Regio Consiglio, suprema corte di giustizia che esercitava anche un certo controllo sui feudi, insieme con la Camera della Sommaria, che sovraintendeva all'amministrazione finanziaria del Regno. Conseguenza dell'accentramento del potere nelle mani dei maggiori organi burocratici napoletani - processo che si sarebbe intensificato durante il regno di Filippo II, successo nel 1556 al padre Carlo V - fu una crescente marginalizzazione politica della nobiltà feudale. Questa da potenza si ridusse a uno dei poteri dello Stato, senza perdere la posizione di privilegio nei confronti del resto della popolazione. Si giunse a una sorta di compromesso tra la corona e la feudalità, che consentiva a

Quest'ultima di compensare la diminuzione del peso politico a livello centrale, dove si affermavano le magistrature della giustizia o la riscossione di determinate imposte, l'aristocrazia feudale continuò ad esercitare forti pressioni extraeconomiche sulla popolazione ad essa soggetta e a mantenere un posto nettamente prevalente nelle realtà locali.

Espansione economica e crescita demografica.

Oltre ai diritti giurisdizionali, che recavano consistenti vantaggi anche in termini finanziari, i signori esercitavano nei feudi i cosiddetti diritti proibitivi, cioè il monopolio di strutture per la trasformazione dei prodotti agricoli, come mulini, frantoi, palmenti che erano fonti di cospicue entrate. Un altro importante cespite della rendita feudale era costituito dalle entrate fondiarie, il cui livello nel corso del 500 ebbe in Calabria un forte incremento in seguito alla notevole crescita.

della produzione rurale. Una produzione erano gli elenchi di introiti annui che ai fini fiscali il baronaggio doveva presentare a ogni successione feudale alla Camera della Sommaria. Questa dopo le opportune verifiche determinava la tassa di successione, pari a metà della rendita netta. Tra la fine del 400 e la fine del 500 vi fu in Calabria un cospicuo incremento delle entrate feudali legate all'agricoltura. Dopo una brusca interruzione, dovuta a una serie di cattivi raccolti che fecero salire il prezzo del grano, provocando una grave carestia, la crescita produttiva prosegui fino agli inizi del 600. All'interno della rendita fondiaria, che era la componente largamente prevalente, si nota la diminuzione della quota fornita dai giardini, cioè dalle colture specializzate di vite, olio e gelso, albero legato alla produzione della seta, l'espansione produttiva calabrese del 500 riguardo soprattutto la seta e trovò notevole impulso nella crescente domanda chesiebbe di questo prodotto. La seta però veniva esportata grezza, per il divieto alla lavorazione i posto dal governo, adeccezione di Catanzaro. L’andamento della produzione agricola era strettamente connesso al movimentodemografico, anch’esso in forte espansione. Dai censimenti relativi fiscali che avvenivano ogni 15 anni ( ma che4non furono regolari : anni 1505,1532,1545, 1561,1595) la popolazione passò da 49.793 ad 109.714 nuclei familiaritassabili, l’incremento demografico più alto fu durante il secolo XVI attorno alle città principali di Cosenza eReggio. Cifre dirette sulla consistenza demografica dei vari centri vengono fornite, dagli ultimi anni del 500, dallerelazioni ad limina apostolorum, obblighi a cui erano tenuti i vescovi che dovevano inviare ogni 3 anni unarelazione alla Santa Sede sulle condizioni generali delle rispettive diocesi. Tali documenti episcopali si inquadranonelle disposizioni prese dal Concilio di Trento per

Rivitalizzare le strutture ecclesiastiche vacillanti dai colpi della Riforma Protestante. Le relazioni ad limina di fine 500 confermano la forte crescita della popolazione calabrese nel corso del secolo, ma denotano sintomi evidenti di una incipiente crisi sociale ed economica che avverrà nel secolo successivo.

Documenti:

Diploma di conferma degli stati feudali a Bernardino Sanseverino 1516:

x ducati sulle tratte: licenze di esportazione

adoa: imposta sui beni feudali

Convenzione tra la città di Castrovillari e il Duca Giovan Battista Spinelli 1521:

perangaria: prestazioni lavorative gratuite

spada: competenza in cause civili e penali

bandiera: simbolo di giurisdizione

Contratto agrario nel Crotonese 1570:

tomolata: = 1/3 di ettaro

terraggio: canone fisso in grano

Norme del vescovo di Mileto per le confraternite laicali, gli ospedali e i luoghi pii della sua diocesi 1587.

Capitolo IV

Verso la grande crisi, dalla congiura di Campanella alla rivolta Masanelliana.

Ripercussioni

dell'imperialismo spagnolo. Sul finire del 500, morì Filippo II, re burocrate che seguiva personalmente in modo meticoloso gli affari dei suoi "privanza". In quel frangente la Calabria fu coinvolta e salì al trono Filippo III, con il quale si inaugurava la cosiddetta "privanza" al centro della scena politica meridionale per un tentativo di rivolta antispagnola promosso da Tommaso Campanella. Questo frate domenicano nato nel 1568 a Stignano, un casale di Stilo, era entrato del mirino dell'inquisizione e aveva subito nei primi anni '90 del 500 una serie di processi per eresia. Lasciata la Calabria, Campanella vi fece ritorno nel 1598 e grazie alla capacità di attrazione delle sue idee politiche, espresse poi nella famosa opera "La Città del Sole", e tendenti alla costituzione di una società a struttura comunistica, riuscì a far confluire il diffuso malcontento, acuito dalla crisi economica di quegli anni, in un progetto di cambiamento sociale.rivolta antispagnola. La congiura campanelliana, che preveda un sostegno agli insorti da parte delle potenze nemiche della Spagna, fu scoperta nel 1599 e repressa. Campanella riuscì a sfuggire fingendosi pazzo e fu condannato a 26 anni di carcere. Emigrò poi in Francia e svolse un importante ruolo politico presso il cardinale Richelieu, senza disinteressarsi alle vicende politiche della sua regione che era allora impegnata contro gli Asburgo di Spagna e Austria nella guerra dei 30 anni. La politica imperialistica della Spagna, operante su più fronti bellici, portò nella prima metà del 600 a un incremento del carico fiscale, che raggiunse nel 1646 nel Regno di Napoli la cifra di 11.709.000 ducati oltre il quadruplo del 1595. Per sfuggire alle imposte e soddisfare le condizioni minime di sussistenza, molti calabresi emigrarono a Napoli e per fronteggiare le crescenti esigenze finanziarie, si credette opportuno imporre gabelle alla cittadinanza napoletana, cheinsorse nel 1647 sotto la guida di Masaniello. La rivolta popolare originata dalla protesta antifiscale assunse ben presto connotati antispagnoli e marcatamente antifeudali quando dalla capitale si diffuse a macchia d'olio nelle provincie del Regno (anche in Calabria). Numerosi feudatari furono costretti a scappare e la nobiltà feudale fece fronte comune con le milizie spagnole per domare la rivolta che in pochi mesi, anche per la mancanza di coesione e di un preciso progetto politico degli insorti, fu completamente repressa. Non si eliminarono tuttavia le cause dei tumulti popolari e si aggravò ulteriormente la recessione produttiva. Verso la recessione economica e demografica. Le entrate dei feudi calabresi, dopo la crescita del secolo precedente e del primo 30ennio del 600, cominciarono a registrare in Calabria un'inversione di tendenza, a testimonianza di una crisi produttiva che si sarebbe notevolmente accentuata nei 10enni seguenti. I feudatari furono di

Conseguenza: colpiti dalla interruzione della congiura positiva e una parte consistente di essi pagò con la perdita di possedimenti, l'incapacità di onorare i4 Affidamento del governo.

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Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher KrazyGin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caridi Giuseppe.