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Capitolo II: Da Carlo di Borbone alla repubblica giacobina. Tra calamità naturali, riforme e rivoluzione (1734-1799)

Dal riformismo borbonico alla rivoluzione giacobina. L'avvento al terreno napoletano di Carlo di Borbone entrato vittorioso a Napoli nel maggio del 1734, dopo aver sconfitto gli Austriaci, destò entusiasmo. Dopo circa 5 secoli, inoltre la Sicilia era politicamente unita da Carlo al Mezzogiorno peninsulare, e ciò costituiva un vantaggio per la Calabria, che data la sua posizione geografica non era più una appendice periferica, ma si collocava adesso al centro della nuova entità statale. Quando il sovrano borbonico si recò in Sicilia, dove nel luglio del 1735 fu incoronato a Palermo, passò per la Calabria, dove si fermò a Catanzaro per 4 giorni, incontrando le famiglie patrizie importanti come i De Riso e gli Schipani. Nel mese di permanenza in Calabria la forte resistenza di questi settori la realizzazione della vasta azione.

rifiutarono di accettare le nuove disposizioni. Tuttavia, Carlo non si arrese e continuò a promuovere le sue riforme, cercando di convincere i nobili e il clero dell'importanza di modernizzare il regno. Nonostante le resistenze, alcune delle riforme di Carlo furono implementate con successo, portando a miglioramenti significativi nella gestione del governo e dell'economia meridionale.

Coalizzarono in occasione della guerra di successione austriaca nel 1740-48 che vide difronte alla Spagna e Austria, alla quale il regno di Napoli prese parte per l'alleanza che lo legava alla potenza iberica. Le esigenze finanziarie notevolmente aumentate a causa dell'impegno militare indussero la monarchia borbonica a cercare l'appoggio di baronaggio, chiesa e patriziato urbano. I tentativi riformistici ripresero alla fine degli anni 40 del 600, dopo il successo riportato nel 1744 a Velletri dalle truppe napoletane sull'esercito austriaco che impedì l'invasione del Regno e aggiunse ulteriormente prestigio alla figura di re Carlo. Nel 1759 il sovrano borbonico fu chiamato a succedere al fratello Ferdinando VI sul trono spagnolo, sotto consiglio di reggenza in che evitò traumi che avrebbero potuto provocare la cui grande peso fu riservato al Tanucci, partenza di Carlo da Napoli se la corona fosse stata lasciata in balìa di reggenti.

Dagli orientamenti diversi da quelli fino ad allora portati avanti. Sostituito Tanucci con il marchese della Sambuca, Ferdinando intensificò l'azione riformatrice, cercando di assecondare i progetti della corrente illuministica napoletana, composti dagli intellettuali Galiani, Filangeri che promossero nel 1779 la fondazione della Reale Accademia di Scienze e Belle lettere e nel 1782 del Supremo Consiglio e nel 1782 del Supremo Consiglio delle Finanze. Oggetto principale della polemica degli illuministi napoletani erano i privilegi ecclesiastici e feudali. Se contro i primi ottennero concreti e parziali successi, con la soppressione della Compagni di Gesù, non si riuscì a colpire le degenerazioni del sistema feudale, per le forti resistenze opposte dal baronaggio. L'attività riformatrice di Ferdinando IV ebbe bruscamente termine nell'ultimo decennio del 700, per i contraccolpi della Rivoluzione francese, le cui idee si stavano propagando. Le truppe

Borboniche mostrarono presto la loro inefficienza e il re fu costretto alla fuga in Sicilia, mentre a Napoli il 21 gennaio del 1799 veniva proclamata la Repubblica, dando lettura di un testo materialmente redatto dal giacobino reggino Giuseppe Logoteta, poi martire delle repressione borbonica.

Incrementi demografico e riforme economiche tra peste, carestia e terremoto.

Nel corso del 700 era proseguita la ripresa demografica, anche in Calabria che fu partecipe di questo moto ascensionale. L'aumento fu notevole nella Calabria Ultra; all'interno della regione si riscontrano tuttavia andamenti demografici differenziati tra le varie aree. In qualche caso in avanti fu formidabile, con una percentuale di crescita ben al di sopra della media regionale. La crescita proseguì nel 30ennio successivo ma con un ritmo più lento anche causa di due gravi calamità che colpirono la Calabria, fu la carestia della seconda metà degli anni 60 e la seconda il terremoto del 1783.

Più circoscritti erano stati i 40 anni prima gli effetti della peste che tra il 1743 e il 1744 colpì il Reggino mietendo nella città dello stretto 3695 vittime. Per impedire la diffusione del contagio venne predisposto un cordone sanitario, cioè un blocco che isolò per alcuni mesi la parte meridionale della Calabria dal resto del Mezzogiorno, che provocò un notevole ritardo da parte dell'università regina della stesura del catasto, il catasto fu detto onciario perché in oncie venivano capitalizzati i redditi annui computati del 5% nel caso degli immobili e del 10% per gli animali. Un'altra imposta personale cui erano sottoposti i capifamiglia era il testatico, dal quale erano parzialmente esenti i nobili viventi, quanto cioè vivevano di rendita e costituivano il primo dei tre ceti in cui era suddivisa la cittadinanza. Alla compilazione del catasto sovraintendeva una commissione composta da 6 deputati, 2 per ogni ceto.

Essi si aggiungevamo perl'accatastamento dei beni del clero e della chiesa due deputato ecclesiastici. Alla descrizione evalutazione dei beni immobiliari si provvedeva mediamente il cosiddetto apprezzo, della cuicompilazione erano incaricati 4 esperti agrimensori, 2 locali e due forestieri. Oltre l'apprezzo il catasto onciario comprendeva gli "stati delle anime" (elenchi dei membri delle singole famiglieforniti dai parroci), gli atti preliminari, inerenti alla nomina dei deputato e degli "apprezzatori" e alla definizione dei criteri di massima da adottare nella valutazione dei beni, le "rivele". Critiche al nuovo sistema fiscale vennero mosse dai diversi intellettuali, che spingevano per un ammodernamento delle strutture economiche. Alle condizione di degrado in cui versava l'agricoltura, base di ogni attiva economica, era ricondotto dagli illuministi napoletani il divari che essi cominciavano a intravedere tra il mezzogiorno e le aree

Sacra continuò fino al 1806, quando con l'arrivo dei francesi in Calabria, venne abolita. Durante il periodo borbonico, la Calabria subì numerosi cambiamenti economici e sociali. Furono promosse riforme agrarie per migliorare la produttività delle terre e favorire lo sviluppo dell'agricoltura. Furono introdotte nuove colture e tecniche di coltivazione, e furono realizzate opere di bonifica per sfruttare al meglio le risorse naturali della regione. Tuttavia, nonostante questi sforzi, la Calabria rimase una delle regioni più povere e arretrate d'Europa. La mancanza di infrastrutture, la presenza di latifondi e la scarsa industrializzazione contribuirono a mantenere la regione in uno stato di sottosviluppo. Nonostante le difficoltà, la Calabria riuscì a mantenere una forte identità culturale e tradizioni millenarie. La sua posizione geografica, tra il mare Ionio e il mar Tirreno, e la presenza di montagne e colline, rendono la regione un luogo di grande bellezza naturale. Oggi la Calabria sta cercando di rilanciare la propria economia, puntando sul turismo, l'agricoltura di qualità e lo sviluppo delle energie rinnovabili. La regione offre paesaggi mozzafiato, spiagge incontaminate, una cucina ricca di sapori autentici e una cultura millenaria da scoprire.Sacra portò a un grave lacerazione del tessuto sociale. A beneficiare erano i cosiddetti galantuomini, un ceto in ascesa di proprietari terrieri che approfittava di ogni occasione per ampliare i margini del suo potere a discapito della Chiesa, furono proprio questi a costituire in Calabria il nucleo principale delle repubbliche giacobine che si formarono nel 1799 e contro le quali si scagliarono, guidate dal cardinale Ruffo, le masse contadine sanfediste. Capitolo III Dalla prima restaurazione borbonica alla spedizione di Garibaldi (1799-1860) Sedizione sanfedista, ritorno dei Borbone e decennio francese. In Calabria, giunta la notizia della disfatta militare borbonica del dicembre del 1798, un primo momento riuscirono a mantenere il controllo della situazione, reso possibile grazie alle informazioni raccolte durante la repressione contro i massoni e giacobini da Pinelli nel 1797. In tale contesto si venne a inserire il cardinale Ruffo, che il 7 febbraio, con le funzioni di

“Commissario Generale nelle prime provincie e Vicario generale allorché avesse raccolto un 'attivaforza” dalla Sicilia sbarcò a Pezzo di Villa San Giovanni con l'obiettivo di riconquistare il regnoal re Ferdinando. Durante la spedizione il cardinale Fabrizio alternò abilmente provvedimenti cheandavano incontro alle più impellenti esigenze popolari, come l'abolizione o la riduzione dei dazi edelle gabelle. Alle conquiste delle città' giacobine di Paola e Crotone, fecero seguito crudelisaccheggi che il cardinale non riuscì a impedire. Nonostante la ferma volontà del cardinale dimantenere fede ai patti, lealtà riconosciutagli da Croce, i giacobini napoletani furono mandati amorte dallo spergiuro ammiraglio Nelson e dai sovrani borbonici assetati di vendetta, la stessaabolizione della feudalità , che sarebbe stato un elemento di rottura traumatica con il passato, siverificò quando ormai

si era ampiamente diffuso nelle campagne il moto controrivoluzionario. Subito dopo la restaurazione la monarchia borbonica si dimostrò incapace di mantenere stabilmente il sostegno dei ceti popolari. Il mancato coinvolgimento delle masse popolari diede corpo alle naturali tendenze anarchiche di quei ceti. Senza il sostegno dell'esercito francese e senza la concezione di una nuova tipologia statuale non sarebbe stato possibile abbattere l'antico regime. Conquistato militarmente il Regno di Napoli nel 1806, i Francesi delusero le speranze di essere riposti in un riordinamenti del quadro sociale che era in piena crisi. Insieme con le requisizioni forzate fu anche la condotta licenziosa dei soldati francesi a scatenare i primi focolai di rivolta, e in Calabria dilagò il grave fenomeno del brigantaggio, che faceva leva sul malcontento popolare. Un ruolo decisivo fu svolto dalle Commissioni militari, cui sentenze permisero di dare una certa connotazione al fenomeno essendo gli.

Imputati qualificati come "fatigatori e bracciali". Con il ricorso a misure eccezionali di rigore, il brigantaggio fu domato dai Francesi e solo allora la Calabria poté avvalersi dei benefici delle riforme napoleoniche.

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Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher KrazyGin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caridi Giuseppe.