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1) CARATTERI GENERALI DEL PERIODO
I. Il movimento economico e sociale
Dal XIV secolo alla metà del XV la società europea è in fermento. La Chiesa è travagliata dall'esilio di
Avignone, dal grande scisma, dalle lotte tra i papi e i concili, e dalle eresie; la Francia e l'Inghilterra si
fronteggiano; l'Impero si sgretola tra le lotte dinastiche di Germania; l'Italia è sempre più spezzettata e ha
in sé ogni genere di Stato e politica; gli Stati slavi reagiscono all'urto germanico e lo respingono; i Turchi
approfittano delle lotte intestine dell'Occidente, invadono i Balcani e prendono Costantinopoli; i popoli
sono scossi da rivolte sociali; la politica e la religione sono prossime allo smarrimento. Vi sono tendenze
rivoluzionarie ovunque, ma che non trionfano da nessuna parte. Tutte le autorità vengono messe in
discussione, e le masse popolari si sollevano contro di esse. Vi sono numerose crisi violente, ma brevi e
sparse, sintomo di un malessere sociale.
I centri commerciali sono VENEZIA e BRUGES, dove la prima collega l'Occidente con l'Oriente, e la seconda
il nord con l'Italia. L'industria tessile fiamminga a nord, e fiorentina a sud, rimangono i grandi centri
industriali, ma non ci sono progressi tecnici. Si sviluppa la circolazione; le vie di terra rimangono carenti, ma
quelle via mare, grazie a Venezia e Genova, si sviluppano con imbarcazioni più grandi e con viaggi più
lunghi. Olanda e Inghilterra hanno ancora una navigazione locale.
I MESTIERI in origine sono raggruppamenti liberi di artigiani, che spesso si uniscono per difendere gli
interessi comuni e per regolamentare la concorrenza, ma successivamente in tutta Europa si giunge alla
medesima organizzazione: ovunque il mestiere ha un capo investito di un'autorità ufficiale, elabora
regolamenti, sorveglia l'applicazione, gode del diritto d'assemblea, ha una cassa e un locale comune.
Si entra come apprendisti, si sale al rango di gregari, e si giunge a quello di maestri. Per poter sopravvivere
è importante che il maestro sia protetto dalla concorrenza interna ed esterna alla città, così le
CORPORAZIONI regolamentano tutto: prezzi, produzione, tecniche. Il XIV secolo è l'epoca dei mestieri, ma
via via che si sviluppano si marcano i suoi caratteri essenziali: privilegio e monopolio. L’intento delle
Corporazioni è quello di togliere il Governo delle città alle oligarchie patrizie. L'ammissione al mestiere si fa
sempre più ristretta, lunga e costosa: il gregario povero è ridotto a un semplice salariato, il contadino non
ha speranze di entrarvi a far parte, e senza concorrenza anche il consumatore ne paga le conseguenze.
Il risultato politico dell'organizzazione corporativa è quello di togliere il governo delle città alle oligarchie
patrizie dominanti nel XIII secolo. Costoro però non abbandonano il loro posto senza fare resistenza, sono
pur sempre una classe che vuole difendere i propri interessi, tanto che non mancano lotte tra grandi e
piccoli per il possesso del potere municipale.
Non tutte le città sono uguali, con la stessa organizzazione e spirito che domina con la piccola borghesia.
A FIRENZE ad esempio, dove l'industria dell'esportazione dà vita al proletariato, e dove questo è forte,
questo si impone ed esclude la nobiltà dal governo di Firenze, che invece chiama i ‘Priori dell'Arte’,
rappresentanti dei mestieri nei quartieri della città. Il popolo grasso è un governo di mercanti e fabbricanti,
ma il popolo minuto è oppresso, così nel 1341 chiamano GUALTIERI DI BRIENNE che rovescia i plutocrati al
governo, e si impone come tiranno, ma viene scacciato due anni dopo. Il popolo grasso riprende il potere,
nel 1378 viene rovesciato dalla rivolta democratica dei CIOMPI (maestri della lana), i mestieri inferiori, ma
vi ritorna nel 1382.
Lo stesso accade nelle città fiamminghe per tutto il XIV secolo. Ma è impossibile che sfuggano al capitalismo
di cui soffrono: i mestieri si rivoltano contro di loro e gli stessi follatori, più poveri di loro.
I mercanti si rivolgono verso i Principi e trasferiscono le industrie in campagna. Le spese delle guerre
crescono, le vecchie entrate non bastano e lo Stato e i Principi sono costretti a chiedere prestiti ai banchieri
italiani, ma sono costretti a obblighi onerosi.
Ci si rivolge al TERZO STATO, ovvero alle CITTA’, che gli accordano pagamenti, in cambio di garanzie.
Lo Stato e il Principe diventano così soggetto delle rivendicazioni delle città che gli strappa privilegi, fino a
voler condividere con lui il potere. Ma il Terzo Stato è una classe di privilegiati, che poggia a sua volta sul
QUARTO STATO, la cui condizione nel XIV secolo peggiora. La nascita delle città sconvolge l'organizzazione
economica delle campagne, così i contadini provano a reagire: emigrano, ma non c'è posto per loro nelle
città e per la sovrabbondanza di manodopera neanche lavoro. Nel XIV secolo i contadini vengono
disprezzati, le industrie nelle campagne soppresse, e i monasteri non forniscono più protezione ma
contribuiscono alla loro miseria con l'imposizione delle decime.
Anche la NOBILTA’ subisce gravi crisi: la forma della cavalleria si conserva ma senza lo spirito di un tempo, e
la galanteria e la fedeltà sono solo formalità. La sua unica preoccupazione è conservare i propri beni e
privilegi, e di fatto rimane una classe sterile che non partecipa all'evoluzione del XIV e XV secolo.
All'ordine feudale e cavalleresco se ne sostituisce un altro, la NOBILTA’ DI CORTE, composta da tutti i
funzionari di cui si circonda il Re. Il nucleo della nuova corte non è più così nobile, bensì plebeo, essendo
composto da consiglieri, servitori e qualche uomo di chiesa. Così il Re inizia a distribuire titoli nobiliari ai
propri funzionari, che si distinguono per cultura e intelligenza.
II. Il movimento religioso
Nel XIII secolo la Chiesa cattolica raggiunge il suo apogeo, e ogni volta che viene attaccata, resiste e ne esce
ogni volta più potente. Il Papa è al di sopra di tutti, i suoi ordini sono legge e nessuno può giudicarlo.
Tuttavia ciò che dà vitalità e forza al papato è la comunità dei fedeli. Da questi scaturiscono per ogni epoca
nuovi ordini monastici, che rispondono ai bisogni del periodo: i Cluniacensi nell'XI secolo, i Cistercensi e i
Premonstratensi, i Francescani e i Domenicani nel XIII. Ogni ordine è sottomesso alla guida del Papa e ne
forma il suo esercito spirituale. Come propria polizia invece ha l'Inquisizione (Tribunale istituito nel 1233), a
difendere l'ortodossia dalle eresie. Infine tutta l'istruzione dipende dal Papa grazie a scuole e università
condotte dallo zelo dei religiosi.
Alla metà del XIII secolo raggiunge però il suo massimo potere, che infatti dopo declina. Declina perché gli
Stati nazionali per bisogno di indipendenza si scrollano di dosso la tutela del Papa; e perché i popoli sono
più attivi e presi dai propri interessi economici, tanto che non sono più sensibili all'idealismo delle Crociate.
La Chiesa non è più l'unica maestra e la presa sulle anime non è più senza rivali. L'autorità della Chiesa non
è più onnipotente, perché di fatto non si impone più con profitto a tutta la vita politica e sociale.
La devozione del XIV secolo è essenzialmente mistica, la Chiesa non le basta più per arrivare a Dio, con cui
vuole avere un rapporto personale e diretto. Da qui il motivo per cui non si esprime più in latino, ma nella
lingua del popolo e, per la prima volta, il pensiero religioso viene laicizzato, mettendo a repentaglio il
prestigio del clero. Questo non esercita più la stessa influenza sui fedeli, tanto che se il monachesimo attira
ancora novizi, non è più visto come la forma perfetta della vita cristiana.
Le costanti di tutto il secolo sono l'aspirazione a riportare il mondo alla povertà evangelica, che dà adito a
idee comuniste, e la critica alle autorità religiose, il Papa per primo. Famoso di questo periodo è il
“Defensor Pacis” di MARSILIO DA PADOVA, un trattato che attacca la Chiesa come istituzione. Di contro,
specialmente ad Avignone, si ha la corte che non ha eguali con quelle di altri re. Il sistema fiscale pontificio
si fa più oneroso, al limite della simonia.
La curia è assediata da uomini che vogliono cariche per favore o a pagamento, senza le qualità necessarie.
I fedeli si scandalizzano, vivono nel malcontento, e anche l'amor proprio nazionale viene danneggiato.
L'alto clero e i principi tedeschi si indignano a vedere la curia favorire solo Italiani e Francesi, ma la
Germania divisa non può nulla.
WYCLIFFE è colui che porta alla Riforma. Egli è semplicemente contro l'opulenza della Chiesa, contro i diritti
che si arroga il Papato, mentre riconosce come unico capo della Chiesa, Cristo, la cui parola è conservata
nella Bibbia, che sola può portare alla fede, pertanto la traduce in lingua volgare. Tutto ciò avviene in seno
a un'Inghilterra indipendente dal Papa, perché il potere temporale come quello spirituale provengono
ugualmente solo da Dio. Wycliffe fa della sua campagna una questione tanto religiosa quanto politica,
attirando su di sé l'interesse della borghesia e della nobiltà, oltre che di numerosi membri del clero che la
diffondono tra il popolo.
Il Papa anziché riunire le forze contro i nemici, precipita nella famosa crisi del Grande Scisma, dal 1373 al
1417. Alla fine del XIII secolo lo Stato francese e quello inglese allontanano l'influenza del Papato, eppure
non pensa di sottomettere la Chiesa alla propria giurisdizione, ma solo di accattivarsene neutralità o
benevolenza, o farne l'alleata contro i nemici esterni, cosa che con il Papato ad Avignone i Re di Francia non
tardano a fare. I conflitti che c'erano tra Papa e Imperatore, risiedendo questi nel medesimo Impero, sono
dovuti ai confini tra i due poteri, che però con il Re non esistono, esercitando questi l'indipendenza sul
proprio Regno. Chiesa e Stato sono in armonia, perché ognuno pur facendo i propri interessi, evita conflitti.
Per Pirenne, il periodo di ‘CATTIVITÀ AVIGNONESE’ è un accomodamento Chiesa/Stato e un’anticipazione
dei tempi moderni. Viene chiamata ‘cattività avignonese’ o ‘babilonese’ perché riprende il periodo di
cattività del popolo ebraico tra il 587-517.
Questa situazione ovviamente giova solo alla Francia, tanto che all'esterno sono indignati che il Papa non
risieda più sulla tomba degli Apostoli, e che i suoi successori siano solo francesi.