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STORIA DEI GRECI
I Le fonti della storia greca
I dati archeologici
La cultura classica fu scoperta grazie agli scavi condotti nel Rinascimento sui siti di grandi
ville e di palazzi romani, rimasti parzialmente visibili a Roma e in Campania. Si trattava di
semplici copie di epoca imperiale, di originali greci del V e del IV secolo. Ma sufficienti ad
esaltare l'immaginazione di artisti appassionati d'arte. L'arte integrava, in un certo senso, le
ricerche si testi affiancando la levità delle immagini. Bisognerà arrivare al XIX secolo
perché si arrivi a concepire lo scavo necessario per la conoscenza delle civiltà scomparse.
Heinrich Schliemann soprannominato il “pazzo di Omero” spinto dalla sua passione per
l'Iliade, impose alla comunità scientifica la propria fede nell'eroico passato dei Greci. Grazie
a lui il sito di Hissarik in Anatolia, identificato con Troia nel 1870, le fortezze monumentali
di Micene e di Tirinto nel Peloponneso ( scavi a partire dal 1874) non furono più
considerate rovine anonime ma luoghi per eccellenza della memoria greca. Schiliemann
aveva intuito che la ricerca globale doveva servire a costituire un archivio globale su una
certa società. Grazie ai lavori di un archeologo inglese Arthur John Evans la Creta dei
palazzi fece irruzione, in un certo senso egli fu l'inventore di Cnosso, il luogo più
prestigioso di Creta. Il metodo da lui adottato, tuttavia non è meno degno di essere
denominato tale, in quanto in realtà non il metodo non era resente. Egli non solo scavò
brutalmente, ma non frenò la sua passione per la ricostruzione, infatti oggi visitiamo
strutture straordinarie ma sospette. Evans ha avuto la fortuna di mettere le mani sulle
tavolette iscritte che hanno provato l'alto livello culturale raggiunto da quella civiltà
sconosciuta. Purtroppo egli non visse abbastanza a lungo alla loro decifrazione. Alla fine
del XIX secolo i paesi occidentali impiantarono missioni permanenti, si scavavano i resti
più evidenti, sopratutto i grandi statuari, dove la raccolta di statue, di oggetti d' art, di
elementi architettonici, ma anche di ogni genere di iscrizione abbandonate.
Di Quali documenti dispone l'archeologia?
Una delle principali difficoltà della ricerca deriva dalla presenza di un unica categoria di
testimonianze, la ceramica. Materiale non deperibile, tanto più resistente tanto più alta la
temperatura cui viene cotto, presente ovunque per la sua umiltà, è così divenuto il diario di
scavo. La tentazione di definire interi periodi attraverso uno stile ceramico è stata ed è forte,
ma è un tipo di informazione che anche se insostituibile e comunque parziale.
Come si presenta oggi l'archeologia greca?
Gli scavi più antichi avvenuti nel XIX secolo sono Delfi, L' Acropoli d Atene , Olimpia.
Epidauro, Il tempio di Era (herion) a Samo, ci sorprendono per le loro dimensioni e per la
ricchezza del materiale monumentale, ma peccano per la mancanza di attenzione all'epoca
dei lavori. Lo stesso vale per i numerosi siti greci che si trovano al di fuori della Grecia vera
e propria: Paestum, Selinunte, Siracusa (in Italia), Mileto ; Pergamo e in Turchia. Ulteriori
indagini oggi hanno portato alla scoperta di nuovi siti che hanno anche rivoluzionato le
conoscenze acquisite in precendeza, i siti sono : Calcidica, Lefkandi in Eubea, Mallià, Zakro
per la Creta minoica, Megara Iblea in Sicilia e ancora Smirne sulla costa occidentale della
Turchia.
I diversi tipo di sito
Un archeologo svedese, Moberg ha stabilito una fondamentale distinzione tra due grandi tipi
di siti, quelli che egli chiama i “siti aperti” e i “ siti chiusi”. I primi corrispondono ad un
giacimento in cui la successione regolare dei livelli stratigrafici indicherebbe
un'utilizzazione molto lunga nel tempo, sia che il luogo venga definitivamente abbandonato
o distrutto, sia che continui ad essere utilizzato senza soluzione di continuità sino in epoca
moderna. Gli abitanti costituiscono la maggioranza di questo tipo di configurazione, essi
contengono, oltre alcune strutture fisse facilmente identificabili. Accade a volte che un
evento imprevisto obblighi gli abitanti ad abbandonare precipitosamente le loro abitazioni, e
lasciare sul posto tutto l'arredo; nell'archeologia greca non mancano certo esempi di luoghi
abbandonati il più delle volte a causa di un incendio, o ancora distrutti dai terremoti. I siti
detti chiusi attestano una disposizione intenzionale degli oggetti. Si tratta di tombe, luoghi
sacri o di culto, in cui ogni elemento ha un determinato senso nella precisa posizione in cui
si trova. L'archeologo può cercare di decifrare come in un testo la sintassi del deposito
rituale funerario. In questo campo sono stati fatti progressi negli ultimi tempi com gli studi
sistematici di necropoli secondo il tipo di materiale e la disposizione degli oggetti, secondo
l'orientamento delle tombe,la presenza o l'assenza di un culto post mortem, senza
dimenticare le analisi di antropologia fisica.
Le prospettive di ricerca
Sono stati adottati nuovi approcci anche nell'ambito dell'archeologia classica,
tradizionalmente più vicina alla storia dell'arte che alla scienze “esatte”: la palinologia ( lo
studia dei pollini fossili) che che consente di ricostruire l'ambiente vegetale. La geologia del
Quaternario, la zoologia, la spettografia e lo studio degli isotopi dei metalli, utilissima per
poterne identificare la provenienza e stabilire così una cartografia degli spostamenti delle
materie prime, la termoluminescenza che permette di datare con precisione i campioni di
ceramica, senza tralasciare lo sviluppo delle ricerche sottomarine. Si è prestata un'attenzione
maggiore ai dati economico grazie ad analisi sistematiche della dispersione degli oggetti,
specie delle ceramiche e più tardi delle monete. La numismatica è la scienza che opera in
modo autonomo; i collezionisti di monete,beneficiari di questa disciplina non sono
necessariamente degli storici. Le monete fanno parte integrante di qualunque ricerca. L'
iscrizione che esse recano consente generalmente di identificare la città che la coniate ,
mentre il peso e la percentuale di metallo di buona lega sono indicazioni di un positivo
andamento economico. Non si è esitato a parlare di “dollaro” ateniese per le monete
d'argento di Atene del V secolo ( monete da quattro dracme o tretradrammi) queste erano
accettate ovunque nel Mediterraneo. Le ricerche effettuate sulla base delle monete sono
dunque lungi dall'interessare unicamente il settore dell'economia.
Le fonti scritte
Il lascito letterario della Grecia antica era stato in gran parte già ricostituito in epoca
rinascimentale grazie al grande sviluppo della stampa, seguito al titanico lavoro dei copisti. I
grandi testi trasmessi attraverso l'eredità diretta del Medioevo, e i documenti ritrovati negli
scavi, ovvero le iscrizioni (incise su pietra, bronzo, piombo, o terracotta dipinte su vasi o
eventualmente sul legno) e ancora i papiri, particolarmente numerosi grazie
all'intensificazione di ricerche in Egitto, dove il clima particolarmente secco ha permesso la
loro conservazione.
Le vie tortuose della trasmissione del sapere
Nel mondo antico ci si serviva sopratutto del papiro (papyrus)materiale reltivamente poco
costoso, ma di difficile utilizzazione o di mediocre resistenza. Un “libro” allora si pesnetava
come un rotolo di scrittura continua che bisognava svolgere per leggere e riavvolgere nel
senso della lettura per conservarlo. Un rotolo di media dimensione è di sette metri, per un
numero di segni scritti non superiore ad una sessantina di pagine a stampa attuali. Per
l'uomo della strada la tradizione orale restava l'unica fonte per la conoscenza letteraria. Nei
templi venivano conservati tutti gli scritti considerati importanti per la comunità. Le più
importanti biblioteche di epoca ellenistica, quella di Alessandria o e poi quella di Pergamo
contenevano decine di migliaia di volumi. I vari incendi della biblioteca di Alessandria il
primo nel 47 a.C. Il secondo dopo la fine del IV secolo d.C., l'ultimo dopo la conquista
araba, hanno cancellato l'esistenza di innumerevoli opere. Fragilità e rarità delle edizioni,
questa è la prima causa della scomparsa dei testi, la seconda dipende dal fatto che l'opera
possa essere lunga da riprodurre, difficile da maneggiare, lo scritto non si perpetua se non ha
un numero sufficiente di lettori e quindi id potenziali copisti. E' stato così per l'opera di
Aristarco, indubbiamente il rappresentante più geniale della scuola di Alessandria nel II
secolo a.C., e scomparsa in meno di cinquant'anni in quanto essa era troppo complicata,
troppo colta, essa è stata rifiutata dalle generazioni successive. Ogni generazione che passa
opera dunque un scelta, Wilamowitz riteneva che una prima selezione delle opere fosse stata
fatta ad esempio solo sette opere per i tragici del V secolo attico, Eschilio, Sofocle ed
Euripide, anche se il processo di eliminazione è stato meno sistematico di quanto suggerisse
i tragici avevano pur sempre prodotto ciascuno un totale di circa novanta opere, mentre di
Euripide ne rimangono solo diciotto più i frammenti di una diciannovesima. Ma in
moltissimi casi le ragioni della scomparsa rimangono oscure, scarso interesse, o fortuna o
entrambe le cose. Il libro vero è proprio o codex fa la sua comparsa all'inizio del millennio
a Pergamo, un rivoluzionario metodo di concia rende le pelli di pecora redatte a ricevere la
scrittura, anche se già lo stesso Erodoto ( V sec) ci parlava questa tecnica, solo che la
lavorazione fatta in contemporanea lasciava a desiderare, nel III IV secolo d.C. Viene
adottata nel mondo antico. In seguito per economizzare non si esiterà a grattare il testo che
già vi si trova in genere per ricopiare passi della sacre scritture ai danni delle opere pagane.
Il trionfo del Cristianesimo come religione dello stato comporta un cambiamento radicale
nell'atteggiamento verso l'eredità letteraria dell'antichità. Gli autori antichi divengono spesso
infrequentabili e si smette di ricopiarli, in occidente la situazione è più grave rispetto
all'Occidente. In Occidente venne perso l'intero corpus, ad Oriente i copisti bizatini
continuarono a copiare , ma l'università di Costantinopoli viene chiusa nel VII, bisognerà
aspettare la fine dell'VIII sec. perché rinasca la volontà di conoscere il passato pagano
perché gli intellettuali riprendano in mano il lavoro di edizione e di critica: viene allora
inventata una nuova tecnica di scrittura, la cosiddetta minuscola, che sostituisce l'onciale
romana. Nel