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4.2 LA SPEDIZIONE IN ASIA

Già dal 336, con Filippo II, in Asia Minore vi era un contingente macedone. In Persia vi era una situazione di forte instabilità, dovuta anche al nuovo Grande Re, Dario III - ancora inesperto. Così come il padre, anche Alessandro, per assicurarsi il consenso dei greci, attribuì all'impresa un significato panellenico, con l'intento di voler vendicare le distruzioni dei templi greci avvenute all'epoca di Serse e di liberare le Poleis d'Asia dal dominio dei barbari.

Nella primavera del 334, Alessandro lascia la Macedonia, affidando l'incarico di reggente ad Antipatro. Parte con un esercito di circa 37.000 uomini, di cui pochi sono gli uomini forniti dagli Stati della Lega di Corinto; ciò evidenzia che non si trattò di una vera e propria spedizione panellenica. La reazione persiana non fu sufficientemente energica. Dario III lascia ai satrapi dell'Asia Minore settentrionale il comando.

dell'esercito per contrastare l'avanzata nemica. Essi però sottovalutano l'avversario. Memnone di Rodi, a capo delle forze militari persiane, aveva proposto di impedire ai macedoni di approvvigionarsi, facendo terra bruciata, ma infine, i satrapi optarono per una tattica più aggressiva: schierarono le truppe presso il fiume Granico. Nel 334 l'armata di Alessandro affronta per la prima volta l'esercito persiano, in cui è presente un gran numero di mercenari greci. Il sovrano macedone riesce comunque a riportare un'importante vittoria. Essendosi assicurato in questo modo il controllo dell'Asia minore settentrionale, egli si dirige a sud, lungo la costa. L'accoglienza delle Poleis greche è positiva: a parte Mileto e Alicarnasso, le città microasiatiche si schierano spontaneamente dalla parte del condottiero macedone, che favorisce l'instaurazione di regimi democratici. Ma la liberazione dal dominio persiano.non significa che queste città conseguano una propria autonomia; sono costrette a subire la presenza di guarnigioni macedoni e di versare contributi per le spese di guerra: si trovano quindi in una condizione di sudditanza nei confronti di Alessandro. Dopo la Caria e la Licia, anche le regioni interne della Pisidia e della Frigia, cadono sotto il controllo di Alessandro. Ha già maturato l'intento di conquistare l'intero Impero Persiano. → Egli A ostacolare inutilmente i suoi piani è l'avversario Memnone di Rodi, che nella primavera del 333 avviò un'energica offensiva nell'Egeo, ma la sua azione fu interrotta dalla sua improvvisa morte. Dario III deve quindi rivedere la propria strategia e affrontare direttamente l'invasore. Con un grosso esercito si muove da Babilonia verso la Siria settentrionale, mentre Alessandro continua la sua marcia verso sud. Lo scontro tra macedoni e persiani avviene nella pianura costiera di Isso, in

Siria settentrionale, tra l'ottobre e novembre del 333. Malgrado la superiorità numerica delle forze persiane e ancora una volta Alessandra prevalesse. Dario III, preso dal panico, ordina la ritirata e si dà alla fuga. Alessandro riesce però a catturare la famiglia del Gran Re.

4.3 DALL'EGITTO A GAUGAMELA

Dopo la battaglia di Isso, Alessandro non si dedica all'inseguimento di Dario - scappa in Mesopotamia. Il sovrano macedone preferisce dirigersi verso sud fino in Egitto. L'impresa si rivela ardua a causa della resistenza di Tiro, importantissima città fenicia che non accetta di riconoscere la sovranità di Alessandro. È solo tra luglio e agosto del 332 che Tiro, accerchiata anche dalla parte del mare, è costretta ad arrendersi. Il trattamento che le viene riservato non potrebbe essere più brutale: irritato dalla lunga resistenza oppostagli, Alessandro infligge alla città una punizione esemplare, facendo

Il nuovo obiettivo del sovrano è l'antico santuario di Ammone, situato nel deserto libico, sede di un oracolo la cui fama era molto diffusa tra i greci. L'esercito inizia un lungo e difficile viaggio nel deserto. Dall'oracolo sembra apprendere di essere destinato a dominare il mondo e di essere discendente di Zeus.

Alessandro può fare ora ritorno a Menfi e riprendere la sua campagna antipersiana. Dario III, attraverso un'ambasceria, provvede a far sapere ad Alessandro che è pronto a cedergli tutto il territorio ad ovest dell'Eufrate, gli offre un patto di amicizia e di alleanza, oltre con ingente riscatto per la liberazione della propria famiglia. Ma la risposta di Alessandro conferma i suoi progetti egemonici e ambiziosi. Egli esclude ogni possibilità di trattativa e si dirige in Mesopotamia per affrontare l'avversario. Nell'ottobre del 331, nella pianura di Gaugamela, ha luogo lo scontro decisivo. La sproporzione

La differenza numerica tra i due eserciti è netta: Alessandro può contare su circa 50.000 uomini; Dario su un'armata di 230.000 unità. Fu però l'abilità tattica del condottiero macedone a rivelarsi più importante del fattore numerico. Con un'accorta disposizione dei propri reparti, Alessandro evita l'accerchiamento e riesce a lanciare un attacco contro il centro dello schieramento persiano e a minacciare così lo stesso re persiano, che si dà nuovamente alla fuga. In seguito al successo, Alessandro promette la ricostruzione della città di Platea per il contributo dato dai suoi abitanti alla lotta antipersiana nel 479 e provvede a inviare parte del bottino a Crotone, la quale aveva partecipato alla battaglia di Salamina nel 480. Alessandro è ormai padrone dell'Impero Persiano e sul campo di battaglia si fa proclamare re dell'Asia.

Dopo Gaugamela, le grandi metropoli

Dell'impero persiano cadono nelle mani di Alessandro in modo pacifico. In questo modo il sovrano può impadronirsi di Babilonia e di Susa; agli inizi del 330 entra infine a Persepoli. Qui ha luogo un'enigmatica vicenda: il Palazzo Reale viene distrutto da un grosso incendio. È molto probabile che si sia trattato di un'azione intenzionale, che sottolineava lo scopo ufficiale della sua campagna in Asia. Alessandro però deve ancora chiudere definitivamente con Dario III, che, rifugiatosi ad Ecbatana, cerca di riorganizzare un'ultima resistenza. Inizia così un lungo inseguimento: lasciata Persepoli, il condottiero macedone punta su Ecbatana; quando Alessandro scoprirà che Dario era in fuga verso le satrapie orientali, si dirige anch'egli a nord-est. Prima che però Alessandro lo raggiunga, il Gran Re - la cui autorità è stata indebolita, viene catturato e ucciso dai satrapi della Battriana guidati da Besso. Dopo una

lunga marcia, Alessandro ritrova semplicemente il cadavere del suo avversario. Alessandro lo fa però seppellire con tutti gli onori a Persepoli, nelle tombe reali, dimostrando in tal modo di considerarsi il suo legittimo successore sul trono persiano. È nella fase immediatamente successiva che la rottura con la tradizione macedone si fece evidente. Venne a sapere che Besso, una volta tornato in Battriana, si era proclamato re con il nome di Artaserse IV; Alessandro avverte l'esigenza di ribadire che era lui il legittimo successore di Dario. Da questo momento tentò quindi di assimilare la sua immagine, adottando qualche usanza e abbigliamento persiano. La conseguenza fu un crescente malcontento tra gli esponenti della sua cerchia. Ad esempio, nell'autunno del 330, durante la permanenza in Drangiana (Afghanistan), viene scoperta una congiura ordita dalla cerchia del sovrano, e Filota, figlio di Parmenione (a capo della cavalleria), è accusato di avervi preso.

parte e venne condannato a morte. Di questa vicenda fa le spese anche il padre, in quanto Alessandro temeva la sua reazione. Ciò è una chiara prova della sua involuzione a sovrano autocratico. I contrasti tra il sovrano e i suoi connazionali sono destinati a diventare più profondi con il proseguimento dell'avventura.

4.5 ALESSANDRO IN ASIA CENTRALE

Dopo la Drangiana, Alessandro si dirige in Aracosia. Nella primavera del 329 Alessandro valica la catena montuosa del Paropamiso, dove vi è il suo principale obiettivo, Besso. Durante la sua avanzata nelle regioni dell'Asia centrale vengono instaurati numerosi insediamenti cittadini, in punti strategici, insediando una popolazione costituita perlopiù da mercenari greci o da soldati macedoni non più abili al servizio attivo. In questo modo si assicura il controllo militare dei territori più turbolenti.

Besso si era ritirato più a nord, in Sogdiana; l'esercito macedone

Può occupare la Battriana in modo pacifico. I signori locali però, preferiscono cercare un accordo e consegnare il loro alleato, che viene torturato, mutilato e condannato a morte. Alessandro può così impadronirsi anche della Sogdiana. La pacifica conquista delle due province è però illusoria. Alcuni nobili Sogdiana, con a capo Spitamene, rinnegano l'accordo fatto in precedenza e, con l'appoggio dei nomadi del nord, scatenano una violenta rivolta che si prolungò per quasi due anni. La repressione militare, tuttavia, è accompagnata da una politica finalizzata ad acquisire il consenso della nobiltà locale. Significativo fu l'inserimento nell'esercito di un gran numero di fanti e cavalieri indigeni e la scelta matrimoniale di Alessandro nel 327, che celebra le sue prime nozze sposando Rossane, figlia di un potente nobile della Sogdiana. Nello stesso periodo il sovrano dovette fare i conti però anche con

Un crescente malcontento interno. Nell'estate del 328, a Maracanda, la sua corte è in subbuglio, a causa di un drammatico episodio: nel corso di un banchetto scoppiò un violento litigio tra Alessandro e Clito, fraterno amico, che disapprova i suoi cambiamenti in senso orientalizzante, viene trafitto da Alessandro. È

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Publisher
A.A. 2021-2022
80 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gaia1210 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Tempio Antonio.