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FMI
Lo scopo del FMI era quello di correggere gli squilibri commerciali e monetari di un paese,
attraverso l’erogazione del credito a breve termine. Il funzionamento del fondo era il seguente: ogni
paese depositava una quota proporzionale al suo PIL, di cui ¼ in oro e ¾ in moneta nazionale;
tuttavia, il fondo era controllato dagli USA perché, fin dall’inizio, la loro quota corrispondeva a 1/3
del totale. I paesi in deficit nella bilancia dei pagamenti potevano ottenere divise (valute estere) in
cambio della loro moneta, che restava depositata nel Fondo, ma dovevano impegnarsi a ricomprarla
più avanti, cioè cambiarla con divise. Lo scopo di questo fondo era quello di evitare che l’offerta di
valuta di un paese sui mercati finanziari ne facesse cadere le quotazioni.
BIRS.
La banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, anche chiamata banca mondiale, aveva lo
scopo di risolvere i problemi strutturali di un paese, attraverso l’erogazione del credito a lungo
periodo. Inizialmente la BIRS esercitò il credito a favore dei paesi colpiti dalla guerra, per facilitare
la ricostruzione; in seguito, a partire dal 1950, la banca mondiale concesse il credito solo ai paesi a
basso reddito, per la realizzazione di infrastrutture e progetti di sviluppo.
GATT.
Il GATT era un istituto, nato nel 1948, che doveva rimuovere gli ostacoli al commercio
internazionale e controllare la politica commerciale dei vari paesi. Il suo scopo era assai complesso,
perché consisteva nel: ridurre i dazi, eliminare i contingentamenti, proibire il Dumping, i cartelli e
le discriminazioni tra stati. Sfortunatamente, il GATT, oltre a ridurre i dazi e liberalizzare un po’ gli
scambi, fallì miseramente nel suo scopo ma rappresenta un primo vero tentativo di cooperazione tra
stati.
LA RICOSTRUZIONE
PROBLEMI
Il primo problema che gli stati europei dovettero affrontare, una volta usciti dal conflitto, non fu la
moneta o il commercio ma garantire la sopravvivenza della popolazione (afflitta da fame e
malattie). La situazione in Europa era così delicata che le Nazioni Unite (finanziate in buona parte
dagli USA), nel 1943, crearono il piano di aiuti UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation)
che avrebbe trasferito alimenti e altri generi di prima necessità nel vecchio continente.
Memori degli effetti devastanti che ebbe il trattato di Versailles sulla Germania, ossia
l’iperinflazione e la radicalizzazione politica della società che portarono alla vittoria del nazismo,
gli USA decisero di limitare sia (inizialmente) le riparazioni chieste agli sconfitti sia le pressioni per
la restituzione dei debiti. Gli Stati Uniti erano convinti che solo in questo modo l’Europa si sarebbe
ripresa rapidamente e in modo autonomo. Nel 1947, però, ci si rese conto che molti paesi erano
vicini al collasso e che la ricostruzione stava procedendo con grande difficoltà. Infatti, soprattutto
nei paesi più colpiti dalla guerra: esistevano gravi danni materiali, bisognava riconvertire la
produzione (precedentemente finalizzata al contesto bellico), mancavano derrate alimentari e
materie prime (carbone, il ferro e l’acciaio).
Per risolvere questa situazione fu necessario importare, ma le entrate derivanti dalle esportazioni
non erano sufficienti per coprire queste spese.
L’Export, infatti, era debole sia perché gli USA erano eccessivamente concorrenziali sui mercati
internazionali sia perché i singoli paesi europei non possedevano valute estere (con cui avrebbero
pagato le importazioni). In altre parole, l’Europa era in un circolo vizioso perché c’era bisogno di
importare materie prime e macchinari, ma non esistevano i soldi con cui pagare e nel frattempo la
situazione interna peggiorava sempre di più.
Oltre che dal punto di vista umano ed economico, la situazione in Europa era preoccupante in
ambito politico; infatti, i partiti comunisti, che ebbero un ruolo importante nella lotta al fascismo,
cercarono di rafforzare il proprio prestigio, grazie al supporto dell’URSS. Essi proponevano la
socializzazione dei settori economici più importanti o l’implementazione di sistemi collettivistici
che raccolsero grande approvazione tra le masse di persone condannate alla miseria.
SOLUZIONI- PIANO MARSHALL.
Nel 1947, ci si rese conto che molti paesi europei erano vicini al collasso e che la ricostruzione
stava procedendo con grande difficoltà perché: esistevano gravi danni materiali, bisognava
riconvertire la produzione (precedentemente finalizzata al contesto bellico), mancavano derrate
alimentari e materie prime (carbone, il ferro e l’acciaio). Per risolvere questa situazione fu
necessario importare, ma le entrate derivanti dalle esportazioni non furono sufficienti per coprire
tutte queste spese.
L’Export, infatti, era debole sia perché gli USA erano eccessivamente concorrenziali sui mercati
internazionali sia perché i singoli paesi europei non possedevano valute estere (con cui avrebbero
pagato le importazioni).
Inoltre, la depressione economica stava rinforzando i partiti comunisti che, appoggiati dall’URSS,
proponevano la socializzazione dei settori industriali più importanti e di implementare i sistemi
collettivistici. Fu così che gli USA decisero di intervenire per rafforzare l’economia dell’Europa
occidentale ed evitare che si arrivasse alla formazioni di democrazie popolari come quelle
dell’Europa dell’Est.
PIANO MARSHALL.
Con l’espressione “piano Marshall” s’intende comunemente il programma di recupero e sviluppo
economico dell’Europa occidentale, annunciato nel giugno del 1947 dal segretario di Stato
americano George Marshall. Questo programma, che fu operativo tra il 1947 e il 1952, prevedeva il
trasferimento all’Europa di 14 miliardi di dollari, cui vanno aggiunti 6 miliardi di prestiti e 4
miliardi di finanziamenti per lo sviluppo militare. Lo scopo del piano Marshall può essere diviso in
tre parti, a seconda che si consideri l’ambito umano, economico o politico: 1) il primo obiettivo era
sicuramente la ricostruzione dei paesi sotto l’influenza USA; 2) il secondo obbiettivo era quello di
creare in Europa un grande mercato per i prodotti americani; 3) il terzo obbiettivo, infine,
consisteva nell’evitare che la depressione economica rafforzasse i partiti comunisti e si arrivasse
alla formazione di democrazie popolari come stava accadendo nell’Europa orientale.
Inoltre, per coordinare gli aiuti fu creata un’organizzazione multilaterale, chiamata “OECE”
(Organizzazione europea per la cooperazione economica). Invece, per facilitare i pagamenti
multilaterali (e gli scambi) tra i paesi coinvolti nel piano, fu creata la UEP (Unione europea dei
pagamenti).
MECCANISMO dell’OECE.
Le imprese chied al loro governo di importare certi macchinari e materie prime, giustificandone la
ragione. L’OECE coordinava le richieste ricevute dai singoli governi e verificava che non ci fossero
dei duplicati. L’OECE inviava l’insieme delle richieste alla commissione del Piano (ERP) che si
occupava degli acquisti (in genere da produttori statunitensi). Il venditore viene pagato direttamente
dal governo americano per conto del piano Marshall e il compratore paga al suo governo in moneta
locale , al fine di evitare l’uscita di divise estere.
Il denaro pagato dagli imprenditori europei confluiva in un apposito fondo, a cui si aggiungeva
un’uguale somma pagata dal paese beneficiario degli aiuti. Questo fondo era utilizzato per
finanziare la ricostruzione o per creare infrastrutture. Il fondo non era gestito liberamente dai paesi
beneficiari, perché gli USA avevano voce in capitolo sul suo utilizzo (riservandosi, cosi, una sorta
di verto sulle politiche economiche dei paesi beneficiari).
FUNZIONAMENTO DELLO UEP.
L’Unione Europea dei Pagamenti, invece, funzionava come una camera di compensazione che ogni
mese salda i conti delle banche centrali, lasciando per ciascuna dei debiti o crediti, al fine di
minimizzare i trasferimenti di capitali.
COMPOSIZIONE DEGLI AIUTI.
- 33% materie prime.
- 29% alimenti e fertilizzanti.
- 17% macchinari e mezzi di trasporto.
- 16% petrolio e carbone.
DESTINAZIONE DEGLI AIUTI.
-45,2% era destinato alla Gran Bretagna e alla Francia.
- 31,6% alla Germania, Italia e Olanda.
L’ITALIA NEUTRALE E LA PRIMA GUERRA MONDIALE.
La prima guerra mondiale ebbe inizio il 28 luglio del 1914, un mese dopo l’attentato di Sarajevo,
quando l’Austria dichiarò guerra alla Serbia e il conflitto si espanse in quasi tutta Europa, a causa
delle antiche alleanze. I paesi coinvolti, infatti, facevano parte di due blocchi contrapposti: la
triplice intesa (Francia, Russia, Gran Bretagna) e la triplice alleanza (Germania, Austria, Italia).
L’Italia, in un primo momento, rimase neutrale perché al proprio interno era spaccata in due fra
Neutralisti (parlamentari giolittiani, socialisti, cattolici) e Interventisti (liberali, nazionalisti,
industriali e sindacalisti rivoluzionari). I primi credevano che l’Italia non fosse preparata ad
affrontare un conflitto di quella portata e che sarebbe stato meglio restare neutrali fornendo armi ai
paesi belligeranti; i secondi, invece, vedevano nella guerra l’unico modo per superare la recessione
del 1913-14 e per completare l’unificazione del paese (annettendo Trento e Trieste).
Nella fase neutrale, le industrie italiane smaltirono gli stock di merci accumulati, ma i prezzi delle
materie prime s’impennarono perché la guerra rese difficili e costosi gli scambi internazionali.
Questi ultimi furono ostacolati anche dai problemi monetari e creditizi in cui incapparono tutti gli
Stati europei, a causa della non convertibilità delle proprie monete in oro.
L’economia di guerra.
L’economia di guerra non è un’economia di mercato perché i prezzi non si formano sul libero
scambio ma in base alla domanda pubblica (le commesse) fatte dallo Stato alle varie imprese).
Il 24 maggio 1915, pensando che si trattasse di una guerra lampo, l’Italia entrò nel conflitto a fianco
di Francia e Gran Bretagna, in seguito al Patto di Londra. L’Italia si presentò in guerra con un
potenziale industriale modesto, parecchi ritardi e il dualismo nello sviluppo tra Nord/Sud; inoltre, il
governo italiano, al pari degli altri paesi belligeranti, dovette sospendere la convertibilità della lira
in oro per tutelare le riserve auree. La guerra lampo presto si trasformò in un logorante conflitto di
trincea che sottopose l’economia dei paesi belligeranti a un enorme sforzo finanziario e produttivo.
MOBILITAZIONE INDUSTRIALE.
Nel giugno del 1915, furono costituiti dei comitati (presieduti dal generale Alfredo Dall’Olio) con
lo scopo di sottoporre l’economia al controllo statale. La guerra fu un ve