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Sistema bancario
Negli anni di guerra esso fece registrare una crescita dell’attivo degli istituti di emissione connessa
all’aumento della circolazione cartacea e una espansione delle banche di credito ordinario(>
finanziatrici della produzione bellica).
Riparazioni & Conseguenze
L’Europa esce stremata dalla guerra: perdite umane, epidemia di febbre spagnola, popolazioni
sottoalimentate e stremate, milioni di invalidi, traumi psichici, danni materiali.
I problemi che vi sono alla fine della guerra portano i principali paesi europei a disinvestire buona
parte dei loro capitali privati all’estero come Germania, Francia, la gran Bretagna invece riuscì in
pochi anni a ricostruire il suo patrimonio di investimenti esteri ciò unito al fatto che i paesi creditori
da un giorno all’altro cessarono il loro sostegno finanziario (es. usa). Inoltre venne dichiarata fin
dall’inizio della guerra l’inconvertibilità della cartamoneta in oro e il caos monetario portò al crollo di
diverse monete.
Vi furono mutamenti territoriali a seguito dei trattati di pace di Parigi che ridisegnarono la mappa
politica europea a seguito del crollo degli imperi russo tedesco, austroungarico e ottomano es. Altri
stati si frantumarono dopo la guerra come nel caso della nascita dell’URSS basato sul socialismo
reale ovvero un sistema non capitalistico, privo di economie di mercato dove i prezzi vengono
definiti per decisioni di tipo politico e lo Stato era l’unico compratore e venditore negli scambi
internazionali. (Il rimodellamento della carta europea si basava sui principi di omogeneità etnica e
di autodeterminazione dei popoli).
Ci fu una alterazione dei rapporti di scambio. Si andò generalizzando la tendenza a proteggere
con barriere tariffarie le industrie nazionali e si accentuò l’autosufficienza economica attraverso la
sostituzione di prodotti importati con i propri. La Gran Bretagna rafforzò i dazi già utilizzati come
strumento della finanza di guerra e negoziò trattati bilaterali non utilizzando la clausola della
nazione più favorita.
Oltre ai paesi vincenti che ottennero molte ricchezze, ci furono problemi finanziari per i paesi
perdenti perché venne applicato il sistema delle riparazioni (chi usciva vincitore dalla guerra
metteva tutti i costi delle riparazioni a carico dei paesi perdenti). Gli Stati Uniti utilizzarono il criterio
delle riparazioni trasformandole in debiti. Questo meccanismo era molto complesso perché era
multilaterale ovvero si teneva conto anche dei debiti degli alleati (es. i debiti dell’Inghilterra verso
gli Stati Uniti) e tutti i paesi erano collegati tra loro in consistenti trasferimenti finanziari.
Debiti in mln di Sterline Crediti in mln di Sterline
Stati Uniti - 1900
Inghilterra 842 1740
Francia 1058 355
Italia 827 -
Russia 766 -
Nel 1921 la commissione per le riparazioni fissa alla repubblica di Weimar il conto dei risarcimenti
a 132 miliardi di marchi d’oro, il doppio del reddito nazionale tedesco. Dissentì Keynes che affermò
che i vincitori non si fossero preoccupati di ricreare le condizioni per una ripresa economica
europea e per garantire una pace duratura. Gli effetti delle riparazioni furono: diffusione in
Germania di una pesante inflazione (valore della propria moneta quasi azzerato) ed occupazione
della Francia della Ruhr. Inoltre la Germania dovette cedere la marina da guerra, la flotta
mercantile e grosse quantità di armi. Nel frattempo i tedeschi avevano cominciato a ripagare i
debiti in contanti e in natura (carbone, prodotti chimici) ma il loro debito era così grande e
potevano soltanto dipendere dalle proprie capacità di esportare più di quanto importava. Tutto
questo fu impossibile e la moneta tedesca perse completamente valore e venne ritirata
sostituendola con una nuova moneta. Questa situazione portò ad una riforma monetaria e ad un
piano di frazionamento del debito tedesco (piano Dawes) che prevedeva un prestito (i cui fondi
furono raccolti dagli Stati Uniti) che permise alla Germania di riprendere il pagamento delle
riparazioni e di tornare al gold standard.
Per quanto riguarda la smobilizzazione delle truppe immise nel il mercato del lavoro una massa
non sempre facile da ricollocare, a livello internazionale ci fu una limitazione dell’afflusso degli
immigrati per via del protezionismo mettendo un blocco all’emigrazione soprattutto negli Stati Uniti
(Quota Act). Tutto questo portò ad un’instabilità a livello sociale e alla sospensione del gold
standard. Quest’ultimo nel 1925 venne ripreso nella formula gold Exchange standard ovvero che il
passaggio all’oro doveva avvenire con le monete più forti (non posso scambiare direttamente la
lira con l’oro ma devo scambiare la lira col dollaro e poi con l’oro).
Dopo Guerra Italiano (1919-1922)
Gli anni del dopo guerra furono caratterizzati da un debito pubblico sia interno che estero elevato,
un’alta inflazione dovuta all’incremento di carta moneta e dato i > prezzi i lavoratori richiedono
aumenti salariali (anche se il ceto medio fu quello + colpito perché aveva diminuito il proprio
reddito per via del finanziamento dei prestiti nazionali), dai debiti di guerra e un bilancio dello Stato
in deficit per via dell’elevato livello della spesa pubblica: pensioni erogate a mutilati e invalidi, alla
ricostruzione delle terre liberate, il mantenimento del prezzo politico del pane, anche la bilancia
commerciale era in deficit (+ importazioni – esportazioni). Lo Stato doveva intervenire nonostante
avesse poche risorse. Per risolvere la situazione lo Stato ricorre al fisco (prelievo fiscale) , ormai
però il prelievo fiscale cresceva lentamente perciò se vennero adottati nuove imposte straordinarie
(come quella sul patrimonio), per il riequilibrio del bilancio contribuì l’opera di risanamento di
Giolitti che prevedeva l’abolizione del prezzo politico del pane e si giunse a liquidare la politica
annonaria creata durante la guerra, ristabilendo la libertà di commercio dei cereali; tutto ciò unito
al rientro dell’indebitamento bellico.
Inoltre lo smobilizzo dell’esercito fu un processo lento e vi erano le “attese” dei soldati ovvero le
promesse fatte durante la guerra ai contadini. Queste promesse riguardavano la possibilità dei
contadini di diventare proprietari delle terre che lavoravano.
Crisi di Riconversione dei Sistemi Produttivi (1920-1921)
Questa crisi riguardò il bisogno di passaggio da un’economia di guerra ad un’economia di pace.
L’economia di guerra si basava su beni funzionali alla guerra ed impegnava settori come la
siderurgia, la meccanica, il tessile (lana), la chimica e l’agro –alimentare (derrate alimentari
conservate nel tempo). Passando ad un’economia di pace bisognava fare una riconversione
produttiva però si pose il problema del ritorno al mercato accentuato dalla crisi di
sovrapproduzione perché la domanda era calata dopo la guerra. Nell’economia di guerra si
davano forniture alimentari al fronte e forniture ai civili nelle città e si applicò una politica annonaria
nella quale vengono decisi i consumi e la produzione e qui nacque il mercato nero. L’economia di
pace risentì di tensioni interne di vario genere come il ritorno al mercato che provocò una caduta
dei prezzi. Tutto questo contesto portò ad una disoccupazione del 12% da aggiungere ad una
sottoccupazione molto forte specialmente nel settore agricolo.
Prosperità Diseguale (1922-1929)
Il periodo successivo fu definito di prosperità diseguale per i seguenti motivi: squilibri nella
ripartizione della ricchezza, i paesi sviluppati crescono rapidamente (come gli Stati Uniti mentre
altri paesi come Germania e URSS sono escluse), nasce una nuova fase di prodotti e servizi
(cinema, radio presente in 1 famiglia su 2, miglioramento dei servizi), aumento della circolazione di
automobili. Negli Stati Uniti si diffuse l’età del Fordismo dove Ford creò un prodotto standardizzato
(macchine poco costose) attraverso la catena di montaggio per attuare una produzione di massa
per un consumo di massa (si diffonde l’idea che più produci più si consuma).
Riconversione post bellica Italiana
Un altro problema fu quello della riconversione (1919-1920) era necessaria una riconversione
degli impianti per consentire la ripresa della produzione di pace, tale compito fu arduo per le
imprese specializzate nel produzioni belliche anche perché non erano stati fatti mai dei
miglioramenti tecnologici durante le guerre. Inoltre hanno problemi riguardanti la gestione della
capacità produttiva che era aumentata a dismisura durante la guerra e l’uso di risorse (perché lo
Stato non concede più materie prime). Ci fu infatti negli anni 20 una vera e propria crisi d
riconversione industriale che coinvolse > i grandi gruppi siderurgici. Si diffonde quindi una fase
esposta a comportamenti di tipo speculativo tra le banche e le industrie. La società bancaria
Italiana (SBI) era stato un istituto molto debole perché aveva accolto depositi insicuri e aveva fatto
grandi investimenti. Con la guerra nel 1914 questa banca crollò e venne fondato un altro istituto
ovvero la banca Italiana di sconto (BIS). Questa banca si legò all’Ansaldo (società industriale
gestita dalla famiglia Perrone) a cui erogava crediti illimitati ed infatti nel 1916 l’Ansaldo aveva il
40% della banca. Ci fu quindi una grande crescita della BIS durante la guerra grazie alla crescita
dell’Ansaldo (più cresceva una più cresceva l’altra). Le altre banche a loro volta cercarono delle
imprese su cui affidarsi e il risultato fu il 29 dicembre del 1921 la BIS venne liquidata. Nello stesso
anno COMIT e CREDIT riuscirono a imporre all’Ilva l’allontanamento dei vecchi amministratori e
un drastico ridimensionamento con la liquidazione di tutte le attività non siderurgiche. Anche
l’Ansaldo fu sottoposta a una risistemazione dopo che Stringher aveva chiesto la rimozione dei
Perrone, così venne smembrata in più parti e nel 1922 si ricostituì una nuova Ansaldo che
conservava officine meccaniche ed altri comparti che andarono a formare società separate
controllate dalla Banca d’Italia tramite il CSVI (consorzio per sovvenzioni sui valori industriali,
pensato come braccio operativo della banca d’Italia per il finanziamento di banche e industrie in
difficoltà). Il Csvi era affiancato dal CREDIOP (consorzio di credito per le opere pubbliche) sorto
con capitale pubblico, che si procurava i fondi necessari per erogare finanziamenti a lungo periodo
tramite l’emissione di obbligazioni. Tra il 1921 e 22 il banco di Roma risultò gravato da forti
immobilizzi per essersi eccessivamente esposto in invest