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STORIA ECONOMICA

“Introduzione alla Storia Economica Mondiale” [Gaspar Feliu, Carles Sudrià]

CAPITOLO 1 “I rapporti produzione-popolazione prima della Rivoluzione Industriale”

Tutte le economie agrarie hanno tre caratteristiche: scarsità, eterogeneità e generazione di crescita; sono inoltre

economie non statiche. La scarsità è il risultato della crescita della popolazione (più popolazione -> meno risorse

alimentari pro capite). Ciò costringe l’uomo a trasformarsi in produttore, ma la centralità dell’agricoltura non permette

una produttività elevata. L’economista danese Boserup teorizzò nel 1967 la sequenza aumentò della densità della

popolazione – intensificazione del lavoro. L’agricoltura è stata l’attività economica fondamentale in tutti i paesi fino

alla metà del diciannovesimo secolo (anche se continua ancora ad esserlo). Le nuove tecniche agricole permettevano di

conservare una maggiore popolazione, ma non di migliorarne le condizioni di vita (forza lavoro e tecniche agricole

troppo poco efficienti per riuscire ad aumentare la produttività). Le società agrarie richiedono inoltre la

sedentarizzazione, che produce sicuramente innovazioni, ma allo stesso tempo comporta la formazione di una classe

dirigente. Queste società si possono dividere in tributarie (1), schiavistiche (2), e feudali (3). Le società tributarie (1)

sono costituite da una classe operaia obbligata a pagare imposte ai dirigenti; invece in quelle schiavistiche (2) la

disuguaglianza porta addirittura al possesso di uomini (sono tipiche del mondo antico). Nelle società feudali (3) la

produzione dipende da una nuova organizzazione sociale e da sfruttamento di uomini da parte di altri uomini (lavoro

per conto dei feudi). Le società sono quindi organizzate in base alla distribuzione dei redditi.

La demografia si può dividere in due grandi categorie: ANTICO e MODERNO (con all’interno un periodo di TRANSIZIONE).

Il modello demografico ANTICO corrisponde all’insieme delle società preindustriali: alta natalità, alta mortalità e una

speranza di vita molto bassa (circa 25 anni). La mortalità era inoltre molto instabile, la popolazione cresceva e diminuiva

a denti di sega (cioè in modo veramente irregolare). Dopo la caduta dell’Impero Romano l’Europa ha vissuto tre cicli di

crescita demografica, caratterizzati da rapide crescite di popolazione. Il modello demografico MODERNO ha quindi bassi

tassi di natalità e mortalità, oltre ad un’elevata speranza di vita.

Teoria di THOMAS MALTHUS (1798) -> Idea fondamentale è che la

popolazione di una determinata area è limitata dalla quantità di alimenti di

cui può disporre: il limite è il TETTO MALTHUSIANO. Il ciclo va quindi diviso

in tre fasi: fase positiva (aumento risorse disponibili e reddito pro capite),

tetto malthusiano (crescita della popolazione si scontra con la bassa

efficienza produttiva) e fase negativa (aumento prezzi e calo reddito pro

capite). Le società umane tendono al tetto malthusiano, ma non lo

raggiungono perché, quando vi si avvicinano, cominciano a funzionare una

serie di controlli e freni. E’ comunque una teoria molto pessimistica, ed è per

questo stata oggetto di alcune critiche che sottolineano lo scarso senso di

osservazione dell’economista.

Agricoltura tradizionale: la terra, intesa come spazio adatto per lo

sfruttamento e la coltivazione, è una creazione del lavoro dell’uomo, ma è limitata e non omogenea, perché infatti il

suo valore cambia a seconda della qualità e dell’ubicazione. E’ un’economia organica, in cui tutto procede dalla terra:

alimentazione, energia e beni di consumo. La terra deve quindi soddisfare domande alternative, che rendono difficile

la crescita economica. Fino al IX secolo l’agricoltura europea si concentrò intorno al Mediterraneo (terra facile da

lavorare, ma poco produttiva), mentre l’allevamento predominava al Nord. L’aumento della popolazione provocò

l’emigrazione verso sud (invasioni “barbariche”) e il passaggio dall’agricoltura itinerante in campi permanenti. Fu di

fondamentale importanza l’invenzione dell’ARATRO ROMANO, capace di lavorare pure i terreni del Nord. Ebbe origine

così un lungo ciclo di crescita agraria. Queste agricolture erano caratterizzate dall’isolamento, infatti si trattava di

economie chiuse, che avevano il compito di produrre tutto ciò che era necessario per la riproduzione umana e animale

(autosufficienza). Nell’Europa mediterranea la terra coltivata era sfruttata in modo individuale da ciascun contadino, in

campi rettangolari in pianura ed irregolari sulle pendici montuose (AGRICOLTURA PRIVATA), mentre nell’Europa del

Nord l’organizzazione del lavoro agricolo era comunitaria (la comunità del paese decideva che cosa e quando si doveva

coltivare, AGRICOLTURA COMUNITARIA). Fu introdotta il sistema dei campi A MAGGESE (lasciati a riposo per un periodo

di tempo, attraverso rotazioni biennali o triennali).

La caduta dell’Impero Romano rese impossibile mantenere il sistema schiavistico che era stato per lungo tempo alla

base della sua economia lo sfruttamento della popolazione da parte di una ristretta classe dirigente si realizzò per

mezzo del FEUDALESIMO, il sistema politico e sociale caratterizzato da 1. Appropriazione e privatizzazione del potere

pubblico e delle sue entrate da parte dei detentori delle cariche pubbliche 2. Disuguaglianza legale: gli uomini infatti

non erano uguali davanti alla legge 3. Diritti sulle terre della signoria mantenute dai “signori”. // I signori imponevano

ai contadini una serie di prestazioni di lavoro e di pagamenti in denaro (o in natura), che presero il nome di rendita

feudale. Si creò una forte demarcazione tra la figura dello schiavo (non era considerato una persona) e del servo (aveva

personalità giuridica). La rendita feudale permetteva al signore di appropriarsi di una parte della produzione e del lavoro

dei contadini, tramite il censo (parte del raccolto), piccole quantità di denaro e la decima (un decimo dei raccolti). Col

passare del tempo si sostituirono queste imposizioni con pagamenti fissi in moneta. Inoltre i contadini andarono

conseguendo le concessioni delle terre, spesso tramite l’enfiteusi, un contratto di durata indefinita che implicava la

divisione dei diritti sulla terra. A causa di questo nuovo sistema si avviò un processo di DIFFERENZIAZIONE che da un

lato permise l’arricchimento e l’ascesa sociale di alcune famiglie, mentre dall’altro condannò molte persone a non poter

disporre di terra sufficiente per “arrivare a fine mese”. Caratteristica della differenziazione è il suo esser cumulativa,

portava infatti ad un ciclo di debiti che si concludeva con la perdita della terra da parte del contadino. Alla fine di questo

processo molti contadini si ritrovarono con terre in esubero o difficili da coltivare e decisero di dedicarsi al commercio,

mentre dei membri della borghesia iniziarono ad acquistare terreni. Le terre venivano spesso date in concessione ad

altri, tramite o l’affitto (contratto a breve termine, pagamento in moneta per la concessione della terra) o la colonìa

(società temporanea tra contadino e signore; la colonìa diventava mezzadria quando tutta la forza lavoro della famiglia

si trasferiva nel podere).

Crescita agraria: Le economia agrarie preindustriali erano incapaci di generare uno sviluppo autosostenuto. L’aumento

della popolazione infatti all’inizio è un fattore di incremento della produttività, ma poi la riduce drasticamente. Le basi

principali della crescita agraria nella fase preindustriale sono il miglioramento degli attrezzi e delle conoscenze. Il fine di

questa economia era quindi l’assicurare l’alimentazione della famiglia nel corso dell’anno e destinare la terra ed il lavoro

in eccesso all’ottenimento di prodotti commercializzabili. L’inizio della crescita agraria è dovuto all’apparizione di un

nuovo sistema produttivo, basato sia su cambiamenti tecnici sia su trasformazioni importanti nelle strutture delle

proprietà. La rivoluzione agraria consiste nella specializzazione e nella intensificazione dell’uso dei fattori produttivi:

terra, lavoro e, soprattutto, capitale. Altra grande scoperta riguardò il concime: si scoprì che esso era anche in grado di

incrementare la “produttività” del suolo.

Rivoluzione Agraria nei Paesi Bassi: Fu introdotto l’utilizzo di una parte del maggese per la coltivazione di leguminose

o pascoli artificiali, ciò consentiva una maggiore produzione di alimenti per il bestiame (e quindi di mantenere più

animali durante l’inverno), soprattutto di quello bovino, che produceva più letame (utile per la resa del terreno). Tutto

ciò richiedeva più manodopera e un capitale maggiore, ma per quello che offriva l’investimento era più che conveniente.

Rivoluzione Agraria in Gran Bretagna : In Inghilterra si aggiunse all’incremento delle rese anche l’aumento della

produttività. Fondamentali furono le migliorie olandesi, la selezione di sementi e animali da riproduzione, l’investimento

di capitali nelle migliorie dei campi e nell’attenzione data al progresso agrario. Importante fu anche la convertible

husbandry (agricoltura convertibile), cioè una maggiore flessibilità nell’uso della terra (a seconda dei prezzi di vendita

dei prodotti). L’agricoltura diventò quindi PER IL MERCATO, specializzata nei prodotti che potevano offrire maggiori

profitti. Un’innovazione britannica fu il processo d’enclosure (o chiusura dei campi), in contrapposizione al principio dei

campi aperti. Questo nuovo sistema di coltivazione era molto redditizio per le grandi aziende: proprio in Inghilterra si

stavano concentrando le proprietà nelle mani dei signori e delle classi più elevate. La chiusura delle terre dava inoltre

una maggiore sicurezza all’investimento del capitale e facilitava l’introduzione delle innovazioni che i proprietari

ritenevano necessarie per le loro terre. In questo modo si ottenne la massima efficienza agraria e il massimo profitto

per i proprietari (anche se la gran parte del mondo contadino venne penalizzata, perché non poteva permettersi le spese

di chiusura dei campi).

CAPITOLO 2 “L’economia urbana preindustriale” ------------------------------------------------------------------------------

Le economie preindustriali erano società prevalentemente rurali, ma la presenza di attività attinenti al settore

secondario e terziario permise di avere una forte capacità di spinta. Con il feudalesimo si risvegliò in parte la vita urbana,

che nel primo Medioevo era spari

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Publisher
A.A. 2016-2017
31 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher andreamissa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Carera Aldo.