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7. I CENTRI, LE SCUOLE, GLI ARTISTI.
Tra la fine del ‘500 i primi decenni del ‘600 è ancora la scuola toscana a detenere il primato nella
produzione grafica , di cui resta ampia documentazione grazie alle raccolte di Baldinucci e quella
della collezione medicea.
È tuttavia a Bologna , con l’opera dei CARRACCI che si apre la strada alle nuove prospettive
dell’arte seicentesca anche nel campo del disegno.
Proprio dal disegno parte la riforma carraccesca, che influenza i primi pittori tardo-manieristi, poi i
maggiori rappresentanti della scuola emiliana:
- Guido Reni,
- Domenichino
- Guercino.
Ai Carracci si devono inoltre le nuove tendenze e l’incremento della produzione grafica che si
manifestano in ambiente Romano; da essi si distinguono GIAN LORENZO BERNINA E PIETRO
DA CORTONA del movimento barocco, entrambi dotati di straordinario talento disegnativo.
Meno abbondante, ma di straordinaria qualità è la produzione dei caravaggeschi di Napoli.
Tra ‘6 e ‘700 anche lì fiorisce una scuola pittorica di eccellenti disegnatori
Sotto l’influsso dei grandi maestri fiamminghi anche la scuola Genovese annovera alcuni tra i
disegnatori italiani di maggior talento: Grachetto, Magnasco ecc.
Nel solco dell’alta tradizione cinquecentesca, a Venezia, si assiste, nel ‘6 e ‘700 a una grande
fioritura delle arti grafiche (disegno e incisione); Giovan Batista Tiepolo è forse il maggiore
talento grafico del Settecento; a questa tradizione va aggiunta quella dei pittori veneti paesisti e
vedutisti come Canaletto, Bellotto e Francesco Guardi,che hanno lasciato un’ampia documentazione
gra?ca delle loro realizzazioni pittoriche.
Un importante settore di applicazione era il disegno scientifico, la cui origine risale a Leonardo,
Michelangelo e artisti e studiosi di anatomia nel ‘500.
Nel ‘500 si diffonde già il disegno scientifico naturalistico, destinato all’illustrazione di testi di
botanica e zoologia; a provetti disegnatori si deve anche la vasta produzione cartografica (carte
nautiche, mappe ...).
Un altro genere artistico nato dal disegno, che trova la sua più completa espressione è la caricatura,
assai diffusa tra artisti del ‘6 e ‘700. La praticano per primi i Carracci e il Guercino, il Bernini, il
Tiepolo e molti altri, che aprono la via al disegno della satira politica, che fiorirà soprattutto
nell’Ottocento.
Anche la storia della pittura di paesaggio andrà sempre di maggior fortuna e apparirà legata
a una fervida attività grafica. Rimangono disegni dei Carracci e del Guercino; sono alberi, paesi,
disegni di ambiente arcadico e classicista (‘600) , vedute (‘700), fino al paesaggio neoclassico e a
quello romantico.
Un secondo posto occupano i disegni dei pittori che si applicano alla scenografia; anche questa si
fonda sul disegno. Assai vasta è nell’ ‘800 la produzione grafica, incrementata anche dall’utilizzo
della litogradia e dalla diffusione dell’illustrazione a stampa.
Grandi disegnatori sono tutti maggiori artisti del Neoclassicismo e i romantici, come Canova e
Hayez; i preraffaelliti come Dante Gabriele Rossetti. Mentre in Francia ferve la polemica tra i
seguaci di Ingres o Delacroix (accademici e innovatori), si preannuncia la svolta degli
impressionisti. In Italia operano ancora artisti legati alla pratica e all’impiego funzionale del
disegno, come i macchiaioli (Lega e Fa;ori). Disegnatori di grande talento sono molti artisti
post-impressionisti (Degas, Toulouse-Lautrec, Seurat e Cezanne, che ha influenza diretta tra i
caposcuola del primo Novecento: Picasso, Matisse, Balla e Boccioni. La produzione grafica italiana
reca chiara l’impronta di tali maestri. Artisti come Carrà, De Chirico, Morandi, Martini, Manzù,
Greco, Sironi, Gu;uso, Burri ecc .. hanno in comune tale antica matrice, che si manifesta sopra;u;o
nella loro vasta attività disegnativa e incisoria, in cui si coglie l’espressione più genuina della loro
arte. DISEGNO 600 FIRENZE
Sulla scia della grande tradizione quattro-cinquecentesca, nel XVII secolo il disegno vive a Firenze
la sua ultima stagione felice.
A partire dagli ultimi decenni del '500 gli artisti toscani si dedicarono al disegno con un
impegno difficilmente eguagliabile, raggiungendo spesso nella grafica risultati più alti che nella
realizzazione pittorica.
Una trattazione della grafica fiorentina del '600 deve prendere l’avvio dalla riforma attuata da
SANTI DI TITO, intorno al 1570.
Egli fonda la sua reazione sul disegno e sul recupero della tradizione toscana del '400 e del
primo ‘500,
—> abbandona le esasperazioni manieristiche per recuperare
- la simmetria,
- l’equilibrio
- la compostezza compositiva.
I suoi principi coincidevano con le richieste della Controriforma,
-improntata a pietosismo,
- chiarezza e semplicità, nella raffigurazione di soggetti religiosi.
"Disegnava di matita rossa, [...] e volevano che facessero così anche i suoi discepoli" (Baldinucci).
Tra i suoi discepoli più dotati c’è ANDREA BOSCOLI, dallo stile grafico lineare; divenne uno
degli interpreti più brillanti dell’ultimo Manierismo fiorentino. Quasi tutti gli artisti fiorentini
attivi tra gli ultimi decenni del secolo XVI e primi del successivo partecipano di questo nuovo
clima instaurato dal Tito, in perfetta adesione con le nuove idee controriformistiche.
Anche a Siena in quegli anni si assiste a un grande rinnovamento di chiese e conventi, dettato dalla
Controriforma, che porta al fiorire di una ricca produzione grafica preparatoria per l’opera pittorica.
Il tentativo di arricchire il disegno toscano del colorismo veneto, tentato da Domenico Cresti
detto il PASSIGNANO ha una ripercussione più valida nel campo del disegno che non nella
pittura: i fogli dell’artista appaiono infatti arricchiti di valori cromatici e luministici, dalle
abbondanti acquerellature e dal segno franto e spezzato. Altra grafica è quella di Ludovico Cardi
detto il CIGOLI, il più elegante disegnatore fiorentino di questo periodo. A una base di raffinatezza
manieristica, unisce suggestioni correggesche, ed elementi di colorismo veneto. Il risultato è uno
stile grafico del tutto nuovo in area toscana, in cui il luminismo veneto viene ad intaccare il rigido
impianto disegnativo fiorentino, aprendo la strada a una morbidezza cromatica già seicentesca. Il
suo stile farà da scuola alla prima generazione di artisti fiorentini seicenteschi.
—> il martirio di S.Stefano
morto a roma nel 1613 in direzione Carracesca
Una profonda traccia nella grafica fiorentina di quegli anni lascia la presenza dell’incisore
francese JACQUES CALLOT, noto per le sue composizioni fantastiche e per le figure ereditate
dal Manierismo internazionale. Del Callot ne risentirà anche MATTEO ROSSELLI, abile
disegnatore dotato di capacità accademiche, in particolare nei disegni di figura, ma che mostra i
limiti della tradizione disegnativa fiorentina chiusa nelle strette maglie della linea.
A lui si da il merito di aver formato gli ingegni più fervidi del '600 fiorentino.
La qualità della grafica di FRANCESCO FURINI affonda le radici in una applicazione al disegno
e nella conoscenza della pittura veneta del Correggio, elementi rielaborati e raffigurati dalla
sensibilità pittorica e introversa dell’artista. I risultati, tra cui citiamo le "Teste" degli Uffizi, sono
tra le pagine più intense della grafica italiana del '600, rese con una finezza esecutiva e con una
sapienza del mezzo tecnico, che fonde con equilibrio il naturalismo dei tratti, l’idealizzazione del
volto ispirato al classicismo e una morbosa sensualità.
Dal temperamento grafico è STEFANO DELLA BELLA, brillante artista fiorentino, che si dedica
al disegno e all’incisione. Educatosi a Firenze sulla grafica del Callot, egli sviluppa una maniera
personale, caratterizzata da un segno filante e aggrovigliato della penna, sottolineato da ombre
trasparenti con tenue acquerello grigio. A penna ritrae scene di genere, paesaggi, vedute di porti... ci
illustra dal vivo la vita quotidiana del tempo. Negli ultimi ani della sua produzione il segno si fa più
limpido e i suoi disegni acquistano una maggiore sensibilità atmosferica per l'influenza della pittura
barocca cortonesca vista a Roma. BACCIO DEL BIANCO tenta nei suoi schizzi caricaturali e
giocosi di adeguarsi alle tematiche di Stefano Bella, ma con segno più grave e insistito.
La presenza di Pietro da Cortona e dell’allievo Ciro Ferri, segna la svolta nella cultura fiorentina
del tempo. —> influenza del BAROCCO
Artisti come VOLTERRANO, sentono la nuova ventata delle esperienze barocche e modificano il
loro linguaggio artistico, chiuso entro i limiti del disegno toscano, a favore di una linea spezzata e
aggrovigliata; andando verso una nuova concezione spaziale e atmosferica del Barocco romano,
uscendo dal più ristretto panorama fiorentino.
IL DISEGNO 6-700 A BOLOGNA
A Bologna nella seconda metà del 500 la situazione artistica è dominata da esponenti del tardo
Manierismo, orientati verso un formalismo intellettualistico toscano e romano. La fine di tale
linguaggio sta alla base della riforma dei Carracci, la quale apre la strada allo sviluppo
artistico Seicentesco.
Il desiderio di uno stile alternativo, spinge Ludovico , Agostino e Annibale Carracci a una verifica
sul reale, non solo in quanto ripresa di spunti tratti dalla vita quotidiana ma anche perchè studiano
ogni particolare riprendendolo direttamente dal modello vero.
All'osservazione diretta della realtà i Carracci affiancano uno studio approfondito dei grandi maestri
del Rinascimento.
LUDOVICO :
Ludovico a Bologna, con i due cugini, fonda nel 1582 l’accademia dei desiderosi che poi sarebbe
diventata nel 1590 l’Accademia degli Incamminati, dove il
disegno = mezzo di espressione basilare tanto per lo studio dell'arte del passato, dalle copie
dell’antichità ai capolavori del Rinascimento, quanto per la ripresa del reale, dallo studio del nudo
alle scene di genere e al ritratto.
—> Nasce la tradizione accademica che porterà nel campo del disegno ad abbondare negli di
nudo propedeutici al dipinto, caratteristici della produzione grafica classicistica sia in Italia che
all'estero.
Lo studio delle figure singole e dei particolari è più raro nell'attività grafica di Ludovico, che
preferisce cogliere nel disegno l'effetto generale dell'intera composizione, sottolineando i valori
luministici con un abbondante uso di acquerello e biacca.
Nei suoi modellini come in quello del Louvre, preparatorio per il "S. Sebastiano gettato nella
Cloaca Massima", risalta una partecipazione sentimen