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LO SVOLGIMENTO DEL RAZIONALISMO CARTESIANO
1. Da Cartesio agli occasionalisti
La filosofia cartesiana era pervenuta ad una concezione essenzialmente dualistica della realtà: da
una parte il “pensiero”, la res cogitans, dall’altra l’“estensione”, la res extensa. Due sostanze
dunque regolate da leggi assolutamente eterogenee ed irriducibili l’una all’altra. Di fronte allo
spirito, sede delle idee e dotato di libertà, Cartesio aveva posto la materia suscettibile di movimento
e governata dalla necessità meccanica. Anche gli animali, considerati senza anima, e lo stesso corpo
umano erano stati concepiti da Cartesio come macchine.
Ma come potevano allora i corpi materiali essere pensati come cause delle rappresentazioni
dell’anima immateriale?
Questo problema fu affrontato da due pensatori seguaci dal razionalismo cartesiano, i quali, per la
soluzione a cui pervennero, furono detti OCCASIONALISTI. Si tratta di ARNOLDO GEULINCX
olandese e NICOLA MALEBRANCHE, parigino.
GEULINCX Sviluppò il motivo cartesiano dell’impossibilità del mondo fisico di produrre
idee nell’anima e dell’impossibilità dell’anima di determinare mutamenti nel mondo fisico,
considerando contraddittorio che l’uomo facesse ciò che non sa in qual modo avvenga. Ciò che
l’uomo fa non può che essere intrinseco alla sua essenza spirituale, afferma Geulincx e di
conseguenza solo la realtà morale è prodotta e causata dall’anima umana. Non vi è dunque
causalità tra l’ordine corporeo e l’ordine spirituale: ciò che appare come causa non è che
un’occasione, ossia nell’essere che regge lo spirito e la materia, che è Dio.
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MELEBRANCHE Perviene alle stesse conclusioni, sviluppando il tema della conoscenza
in Dio che è una concezione che si designa con il nome di ONTOLOGISMO. Melebranche
appartiene alla congregazione dell’Oratorio. Il dualismo cartesiano è accentato da Melebranche allo
scopo di affermare più decisamente l’autonomia della realtà spirituale e l’irriducibilità dell’anima
umana alla materia. Solo da Dio può venirci ogni conoscenza. I corpi per se stessi, dice
Melebranche, sono invisibili: essi non possono agire sullo spirito, tanto quanto lo spirito non può
agire direttamente sui corpi. Non esistono, pertanto, cause seconde, esiste solo una causa prima ed
unica dei movimenti che si producono nella sostanza estesa e della formazione delle nostre idee.
Dio ha tuttavia provvidenzialmente disposto che le nostre idee corrispondono alle modificazioni che
avvengono nei corpi, che ne rappresentano le occasioni, e che nei corpi si producano dei movimenti
in occasione delle nostre idee: è Dio che muove il mio braccio, spiega Melebranche, in occasione
della mia intenzione di muoverlo. La nostra conoscenza del mondo esterno e dei fenomeni che in
esso si producono avviene nell’intelligenza divina: noi vediamo in Dio (ontologismo).
2. Dal razionalismo al panteismo: Spinoza
Una soluzione più radicale e unitaria viene proposta da un profondo pensatore ebreo
BENEDETTO SPINOZA.
VITA Spinoza nacque ad Amsterdam nel 1632 da una famiglia di ebrei portoghesi emigrati
in Olanda in seguito alle persecuzioni dell’Inquisizione. Ebbe un’intensa vita spirituale, malgrado le
persecuzioni sofferte e la miseria. Per garantirsi la libertà della ricerca e del pensiero rifiutò anche
una cattedra universitaria. Morì di tisi all’età di 45 anni all’Aia nel 1677.
Spinoza espose sistematicamente la filosofia di Cartesio nell’opera Principi di filosofia cartesiana:
scrisse inoltre un Trattato teologico-politico, una Emendazione dell’intelletto e una Etica
geometricamente dimostrata, pubblicate postume insieme ad altri scritti.
LINEA DI PENSIERO La soluzione del dualismo cartesiano data da Melebranche era
apparsa una soluzione miracolistica, fondata sull’intervento continuo e provvidenziale di Dio per
stabilire l’accordo tra la res cogita e la res extensa. Spinoza volle uscire da codesta difficoltà
muovendosi in una direzione diversa. L’estensione e il pensiero non sono più considerati due
sostanze, bensì come gli attributi di una sola sostanza: Dio. Ciascun attributo della sostanza consta
a sua volta di una serie infinita di modi, che, per l’estensione, sono le parti, le forme, i movimenti
dei corpi, e, per il pensiero, sono le idee e le volizioni della coscienza. Pensiero ed estensione sono
tuttavia, per Spinoza, gli attributi di Dio a noi noti, perché Dio, come sostanza infinita, è dotato di
attributi infiniti. Ma, poiché spiritualità e corporeità sono soltanto attributi dell’essere divino, non si
può dire che Dio sia spirito o corpo; si può dire soltanto che Egli è e che è sostanza attuata e
determinata nella serie indeterminabile dei modi dei suoi attributi. Dio quindi è omnia eius attributa
è anche natura naturans e insieme natura naturata: natura naturante in quanto essenza del mondo e
natura naturata in quanto totalità delle determinazioni del mondo stesso. Tra estensione e pensiero
non può esserci, dunque, causazione reciproca; la doppia serie causale si spiega per il fatto che una
stessa sostanza si attua in due maniere: Dio è causa ed effetto di se stesso sia negli attributi e sia nei
modi in cui si realizza.
La soluzione del dualismo cartesiano, come si vede, è trovata da Spinoza mediante un monismo
panteistico, che, da una parte, elimina la trascendenza di Dio sul mondo e, dall’altra, risolve la
molteplicità delle cose e degli spiriti nella totalità dell’essenza divina diffusa nel mondo. Codesto
monismo costituisce, per Spinoza, una concezione del reale contraddistinta da un perfetto rigore
matematico, dal momento che la relazione tra la sostanza divina e i suoi attributi ha il carattere di un
assioma geometrico: la sostanza è il principio e gli attributi le conseguenze, che si deducono dalla
definizione stessa della sostanza. Con metodo geometrico Spinoza costruisce anche la sua etica,
deducendo anche i principi morali dal concetto della sostanza infinita. La vita morale, si configura
come un modo di concepire Dio, ossia come vita intellettuale. All’intelletto Spinoza riconduce
pertanto le volizioni e le passioni, intendendo queste ultime come idee inadeguate. La moralità
consisterà dunque nell’attingere la chiarezza intellettuale, in virtù della quale la nostra vita viene
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iscritta nell’eternità della sostanza infinita di cui siamo dei modi. Il vertice di questo atteggiamento
spirituale si tocca allorquando ogni nostro pensiero si risolve in Dio e ci fa partecipi della sua
eternità. Si tratta, dice Spinoza, di un atto d’amore, che è però un amore puramente intellettuale. Per
esso percepiamo e sperimentiamo la nostra eternità, in quanto il nostro amore per Dio coincide con
l’amore di Dio per noi, nell’identità di noi con Dio e Dio con noi. Co riconosciamo in tal modo
nella necessità, ma questo riconoscersi nella necessità è l’espressione suprema della nostra libertà.
3. La sintesi razionalistica di Leibniz
Una via ulteriore per superare il dualismo cartesiano è intrapresa da un pensatore tedesco che può
essere considerato il maggiore rappresentante del razionalismo moderno: GOFFREDO
GUGLIELMO LEIBNIZ.
VITA E OPERE Nato a Lipsia nel 1646 da una famiglia protestante, Leibniz, studiò
filosofia, matematica e diritto e si laureò in giurisprudenza ad Altdorf nel 1666. Dal 1672 al 1676
soggiornò a Parigi e a Londra, dove coltivò gli studi matematici giungendo alla scoperta del calcolo
infinitesimale ancora oggi adottato. Divenne poi bibliotecario e consigliere del duca Giovanni
Federico di Hannover. Si adoperò inoltre per la fondazione di accademie in diverse città. A Berlino
infatti sorse, con il favore di Federico I, l’Accademia prussiana delle scienze, di cui Leibniz divenne
presidente a vita. Dopo la morte della regina prussiana Sofia Carlotta, i successi e l’influenza di
Leibniz cominciarono a declinare. Così Leibniz finì per morire ignorato da tutti ad Hannover nel
1716 e la sua tomba fu ritrovata quasi due secoli dopo con l’iscrizione «Ossa Leibnitii».
Gli scritti del Leibniz, sono in gran parte costituiti di memorie e lettere. Dal punto di vista filosofico
sono considerati maggiormente significativi i Nuovi saggi sull’intelletto umano, scritti in polemica
con il Locke, i Saggi di teodicea e la Monadologia.
LINEA DI PENSIERO Leibniz muove direttamente da Cartesio la cui filosofia aveva
profondamente assimilato a Parigi. Ma la sua conoscenza approfondita dei risultati della fisica
matematica lo mette in grado di denunciare l’“errore memorabile” di Cartesio, consistente nel
ritenere che nei corpi la quantità di moto rimanga costante, mentre invece ciò che è costante è la
«forza viva», ossia l’energia cinetica. Il concetto della sostanza estesa è in tal modo superato: nella
materia c’è energia e vita e di conseguenza i corpi possiedono un’essenza immateriale. Il dualismo
cartesiano tra pensiero ed estensione diventa in tal modo insostenibile: non possono esservi due
sostanze eterogenee ed escludentesi l’una con l’altra, ma una molteplicità di sostanze tutte dotate, in
grado diverso, di energia e vita. La differenza tra la sostanza pensante e la sostanza estesa può
consistere solo in un diverso grado di attività e di energia di molteplici sostanze semplici, costituenti
la materia prima, che si presenta organizzata in enti composti, che costituiscono la materia
secunda. Codeste sostanze semplici, punti di forza e di energia, costituenti la struttura metafisica
dell’universo, Leibniz le chiamò monadi. Ciascuna monade è differente dalle altre, perché in natura
non possono esserci due enti assolutamente simili (principio degli indiscernibili). Le monadi non
hanno parti, figura ed estensione, né possono subire alterazioni dall’esterno perché esse “non hanno
finestre”. Ma ciascuna monade è un “tutto” pur essendo metafisicamente una “parte”. Come un tutto
ogni monade è uno specchio del mondo, perché si rappresenta il mondo nella sua totalità.
Le monadi, di conseguenza, differiscono nel grado diverso della rappresentazione. Di qui la loro
gerarchia metafisica, articolata sui gradi di chiarezza e distinzione della rappresentazione che esse
hanno del mondo. Dalle monadi che si rappresentano il mondo in maniera estremamente oscura e
confusa, si passa gradatamente alle monadi che si rappresentano il mondo in maniera chiara e
distinta,