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Riassunto esame storia della pedagogia, prof Salvatore Agresta, libri consigliato la pedagogia di Antonio Labriola Pag. 1
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Estratto del documento

Il concetto di educazione implica per Labriola l'idea di un rapporto determinato sia dalla differenza di

cultura e di età sia dall'intenzione del maestro di spiegare l'attività sua su l'altro. Ciò non deve essere inteso

nel senso che il maestro deve imporre agli allievi il concetto che egli ha del mondo e della vita, ma nel senso

che egli deve stimolare e sollecitare l'attività dell'educando tenendo conto del grado di sviluppo e della

maturità psichica. Per Labriola istruire non vuol dire ammaestrare ma adoperarsi. Se il concetto di

educazione implica l'idea di un rapporto tra l'educando e l'educatore, il cui compito consiste nel promuovere

nell'animo dell'allievo un ideale di vita, cioè la virtù, ne consegue che l'educazione viene a configurarsi come

una preparazione alla vita la quale comporta la formazione del carattere.

Dunque Labriola accetta dalla pedagogia herbatiana sia il concetto di educazione, inteso come preparazione

alla vita, sia quel mezzo educativo o meglio quel fattore motivazionale che spinge l'educazione a conoscere e

ad operare. Si tratta del concetto d'interesse promosso e suscitato dalle materie d'insegnamento.

Labriola distingue inoltre sei tipi di interesse divisi in due gruppi:

Primo gruppo: interessi conoscitivi,relativi alle cose classificati in:

interesse empirico, che tende verso la moltitudine delle cose per procurarsene le immagini e osserva

• la realtà così come essa appare;

interesse speculativo, che si sviluppa per la meditazione progressiva sugli oggetti dell'esperienza;

• interesse estetico, che si preoccupa dei rapporti estetici e tiene presente più le immagini che

• l'essenza delle cose.

Secondo gruppo: interessi partecipativi, relativi agli uomini classificati in:

interesse simpatetico, esprime la simpatia che ci porta verso i nostri simili;

• se però questo interesse si eleva al di sopra degli individui, estendendosi verso tutta la società esso

• prende la forma dell'interesse sociale;

se infine si passa dalla simpatia verso gli uomini o verso la società alla contemplazione della sorte

• dell'umanità e se la simpatia si trasforma in speranza o in timore e ciò sveglia in noi il sentimento

della nostra debolezza, ecco che sorge l'interesse religioso.

L'interesse inoltre non deve essere qualcosa di indefinito, ma multilaterale volendo con ciò significare che le

materie d'insegnamento devono consentire che tutti gli interessi siano sviluppati armonicamente, evitando gli

esclusivismi che determinano chiusure e insensibilità.

Al concetto d'interesse Labriola collega strettamente il problema dell'insegnamento delle cose umane, ossia

della storia che non consiste nella disposizione metodica dei fatti e delle date bensì nel completamento

dell'esperienza attuale con la narrazione dei fatti passati. Labriola prende una netta posizione contro coloro

che erano abituati a presentare la storia come storia dei forti, dei fortunati e dei potenti. Ciò non può essere

inteso nel senso che la storia non deve suscitare sentimenti di dolore, di gioia, di compassione e di

partecipazione nell'animo degli allievi, ma nel senso che tali sentimenti devono essere controllati dal maestro

affinchè non si tramutino in agitazioni del volere. Compito della storia è portare l'attenzione dell'educando

nel bel mezzo del lavoro sociale favorendo così la formazione di un ideale di vita sociale.

Se la storia viene considerata da Labriola come la risultante del lavoro dell'umanità, si rende necessario per

capire l'affermazione graduale della società, associare i fatti umani con la rappresentazione viva della scena

in cui vennero o si vengono svolgendo. Geografia e storia risultano perciò correlate in ordine alla

comprensione della civiltà, poiché la geografia è la disciplina che ci permette di comprendere dove sono

avvenuti i fatti storici.

Nell'insegnamento della storia si deve inoltre, secondo Labriola, tenere presente l'età dei discenti e la

differente capacità di ciascuno di essi. Viene così affrontato il problema della graduazione del metodo

dell'insegnamento, che egli risolve rifacendosi a Herbart, il quale propose la teoria dei gradi formali

dell'istruzione: ( sono 4: chiarezza; associazione; sistema; metodo. Nel primo grado la materia viene

presentata; nel secondo viene collegata con altre idee; nel terzo viene organizzata; nel quarto diventa oggetto

di un lavoro personale dello scolaro).

Labriola propende per una storiografia unitaria e continua il cui svolgimento deve tenere presente due linee

di sviluppo definite ascendente e discendente. Egli intende per ascendente quella narrazione che, traendo

motivo dallo stato presente del mondo prodotto dall'umano operare attraverso il tempo, è capace di spiegarci

la forma sociale dei diversi paesi giungendo fino alla scoperta dell'America, mentre per linea discendente

quella narrazione che va dalla storia greca alla caduta dell'impero romano d'Occidente. Queste due linee,

congiunte dallo studio del Medioevo, permetteranno all'allievo di percorrere la storia da un capo all'altro

alternando la lezione ordinata con la lettura continuativa, la ripetizione orale col sunto scritto. Alla scuola

viene affidato il compito di una retta educazione, ma dal momento che molti ragazzi non possono

frequentarla si viene a creare un distacco tra teoria e pratica, ossia tra una concezione pedagogica e la realtà

scolastica che spinge Labriola a scrivere a proposito dei diversi tipi di scuola che le scuole sono e saranno

sempre varie, perchè varie sono le condizioni sociali e quindi i bisogni della vita non permettono che tutti i

giovanetti vengano istruiti allo stesso modo. Ma egli afferma anche che non è giusto lasciar correre le cose

come corrono, anzi chiunque sia in grado dovrà fare in modo che le condizioni delle scuole migliorino.

La sua posizione è quella di una nuova scuola popolare, intendendo per tale quella istituzione capace di

assolvere il compito educativo, il cui fine deve consistere non tanto nell'apprendere a leggere scrivere e fare

di conto, quanto nell'usare tali capacità come mezzi per formare nell'animo dei discenti le competenze

necessarie per poter uscire dalla loro misera condizione sociale. Secondo Labriola nell'arte del fare scuola è

indispensabile tanto il tatto pedagogico, l'inventività e l'originalità dell'educatore, quanto lo studio generale

della scienza.

La grave situazione della scuola italiana e la politica scolastica dell'epoca, spingono Labriola ad abbandonare

ogni elaborazione di dottrine pedagogiche. Nel 1877, infatti, lo vediamo impegnato a dirigere il Museo

d'istruzione e di Educazione il cui fine consiste nel raccogliere i disegni e gli oggetti che si riferiscono

all'arredo delle scuole e alla costruzione di queste negli stati più civili nonché i libri e i mezzi d'insegnamento

che si adoperano.

La nomina a direttore del Museo gli offrì la possibilità di mantenere rapporti diretti con la classe insegnante.

Vengono organizzate delle conferenze didattiche, tra cui quella intitolata “ Della scuola popolare” che segna

un passo in avanti di Labriola nella misura in cui egli identifica il problema della scuola con il problema di

tutta la politica sociale. Egli esorta gli insegnanti ad agitare il paese in favore della scuola popolare; ma

perchè ciò possa realizzarsi è necessario avere il favore delle altre classi sociali e dell'opinione pubblica, per

questo motivo egli ricorda agli insegnanti che non si può considerare la cosa pubblica sotto l'angolo visuale

di una sola classe sociale. Nella seconda parte della conferenza affronta il problema del rapporto tra il potere

centrale e i poteri locali nei confronti della scuola; egli sollecita un decentramento nel quale i comuni

vengano ad assumere un ruolo di stimolo e di elevazione culturale; ma perchè ciò possa realizzarsi è

necessario che il comune diventi una vera e propria rappresentanza degli interessi sociali della collettività

degli abitanti, di avere non un sindaco ma un vero e proprio presidente di un corpo rappresentativo. Così

avremo un governo locale che funzioni per gli interessi comuni con piena responsabilità. In tale contesto,

compito dello Stato sarebbe quello di vigilare sull'applicazione della legge generale, di integrare le

disponibilità finanziarie dei comuni, di assicurare agli insegnanti uno stipendio dignitoso e di preparare i

maestri in appositi istituti.

Egli assume un atteggiamento critico nei confronti dell'insegnamento religioso criticando sia il clero che ha

dato vita al partito clericale e insidia il potere dello Stato, sia il fatto che i maestri, che non hanno l'obbligo di

fare alcuna professione di fede, sono costretti ad insegnare la religione senza calore di fede e luce critica. Per

questo motivo egli afferma che l'unica soluzione possibile è quella di sopprimere questo insegnamento

bugiardo. Ciò però non deve essere inteso nel senso che l'insegnamento della religione si debba trasformare

in insegnamento antireligioso. (La religione non deve essere imposta, bisogna educare allo spirito).

Un avvicinamento lento e continuo ai problemi reali della vita, il disgusto per la corruzione politica, le

relazioni con gli operai rafforzarono le sue simpatie per il socialismo. Sono infatti di questo periodo le sue

lezioni sulla Rivoluzione francese, che provocarono contrastanti reazioni tra gli studenti sia per il modo con

cui era stata ricostruita la fine della monarchia in Francia, sia per le tesi ispirate al socialismo.

L'ultimo documento di Labriola prima del suo passaggio al marxismo è il testo della conferenza “Del

socialismo” tenuta nel 1889. In questa conferenza egli tiene a precisare che è merito del socialismo aver

descritto e capito la vera natura del capitalismo. Il socialismo, infatti, si configura come l'inizio di una nuova

vita, come la filosofia dell'avvenire, come una religione dell'uguaglianza civile. Il socialismo mira a risolvere

i problemi che gli scettici ignorano. Nessun uomo schiavo dell'altro, nessun uomo è strumento della

ricchezza altrui, sono questi i canoni da cui derivano i particolari principi che come forza rivoluzionaria

inaugurano un nuovo periodo ideale e reale di storia. Ma perchè ciò possa realizzarsi è necessario che si

venga a formare tra gli operai una coscienza di classe la quale presuppone una cultura popolare molto

diffusa. Pertanto Labriola rivendica per la classe operaia non solo il diritto all'esistenza, al lavoro, al

completo compenso del lavoro prodotto, ma anche il diritto alla cultura. Parlando della scuola popolare egli

afferma che il suo comp

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A.A. 2015-2016
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vero1512 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Agresta Salvatore.