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Cat 21 compianto sul Cristo 1515 Parigi Louvre.

Appartenuto a Giuseppe Vellardi, il foglio passa nella raccolta parigina di Aime-Charles che nel

1878 lo dona al Louvre insieme ad altre 300 disegni, Both de Tauzia nel 1888 assegna il disegno

alla scuola lombardo ferrarese dell’inizio 16º sec considerandolo affine alle opere della Garofalo.

Suida rende nota la prima riproduzione fotografica del foglio assegnandolo a Bernardino Luini nel

1929 mettendole in rapporto con la tavola del compianto sul Cristo nella cappella del sacramento

della Chiesa milanese di San Giorgio al palazzo e fa presente lo stile simile a Solario. Tale rapporto

è ripreso anche da della Chiesa nel 1956 sottolinea la qualità del disegno. Nella mostra di Solario al

Louvre del 1985 si fa presente invece la distinzione tra il disegno di Luini e il compianto

dell’artista. Nel 2001 Agosti fa presente l’importanza del foglio in quanto provvisto di un sicuro

aggancio cronologico nel 2003 infatti si scopre alla mostra del Louvre della grafica leonardesca

un’influenza lombarda di Zenale e Solario. In particolare Luini si orienta verso una maggiore

semplicità di composizione Maria Teresa Olivari invece sostiene che Luini ha come modello i

disegni di filippino Lippi e fra Bartolomeo per la pala mai realizzata dell'altare maggiore della

Certosa di Pavia commissionata nel 1945. Agosti Stoppa e Tanzi insistono sulla matrice zenaliana.

Nella parte superiore il foglio è attraversato da una piega orizzontale, si tratta di uno studio

preparatorio per la pala della cappella del corpus domini nella chiesa milanese di San Giorgio al

palazzo conclusa nel 1516, Bernardino assimila la lezione milanese. Si tratta di un compianto, scena

ideata dalla mistica tedesca nel 14º sec. Nel disegno si individuano vicino a Cristo da sinistra a

destra San Giovanni inginocchiato e con lo sguardo verso lo spettatore, Nicodemo che si avvicina la

mano di Cristo al viso, Maria Maddalena ricurva che sostiene i piedi, in secondo piano invece

Maria di Cleofa e Maria di Salomè. Alle estremità del foglio sono disegnati due santi vescovi di

profilo in ginocchio con le mani in preghiera, probabilmente Agostino e Ambrogio, forse la loro

presenza richiama quella dei committenti. Il disegno è vicino sempre di Luini, raffigurante Gesù

bambino con un committente eseguito in matita nera.

Cat 22 compianto sul Cristo 1515 Houston

Un’etichetta sul retro indica che il quadro si trovava nella raccolta di Giovanni battista monti

amministratore dei beni di casa Borromeo appassionato collezionista di dipinti nel Rinascimento, il

dipinto entra con alti 23 Luini veri o supposti, tra cui la Susanna catalogo 25 nelle sale del palazzo

di Milano. Gilberto porta con sé il quadro a Genova dove viene esaminato da Eastlake. Nel 1859 la

collezione ritornò a Milano. Nel 1861 Giovanni Morelli visita palazzo Borromeo registra in

deposito Cristo con un angelo bellissimo. Il quadro verrà visto a Brera da Mongeri nel 1872 circa e

da Frizzoni che è il primo a pensare ad una produzione giovanile da parte di Luini, successivamente

cambia idea e comincia a pensare il dipinto come copia antica. Nel 1890 L’opera giunge nella

collezione di Guido Borromeo fino al 1942, venduta poi ad Alessandro Contini Bonaccorsi dove è

documentata nel 1950 da qui in poi le vicende del dipinto sono conosciute viene infatti acquistata da

Samuel Kress e viene portata al museo di Houston. In questa occasione Longhi attribuisce l’opera a

Luini ipotizzando la datazione tra 1520 e 1525 simile allo stile degli affreschi di San Maurizio.

Angela della Chiesa nel 1953 è la prima pubblicare il compianto, la fotografia è la prima che si

conosca del dipinto . Della Chiesa conferma la datazione intorno al 1516. Si comincia ad ipotizzare

una datazione successiva ai lavori in San Giorgio al palazzo tra il 1515 al 1520. Nel 1998 il quadro

è sottoposto ad un nuovo intervento di restauro e Quattrini propone un arretramento cronologico

intorno al 1513. Il corpo di Cristo circondato da figure su fondo scuro tra cui Giovanni Evangelista

che tiene in posizione eretta il busto di Gesù, Maria, Maria di Cleofa, una delle pie donne ad

abbracciare le gambe di Cristo è invece Maria Maddalena. Vicino a lei un angelo ha in pugno 3

chiodi con cui Cristo è stato crocifisso. Monumento quindi della passione. Probabilmente era

destinato alla devozione privata, costruito con gli stessi materiali che Luini utilizza per la cappella

del sacramento nella chiesa di San Giorgio al palazzo conclusa prima del 1516. Si avverte forte

somiglianza con Zenale per la ricchezza cromatica anche con solario non manca la citazione di

Bramantino per esempio nei volumi. In questo tratto del primo decennio del cinquecento va

considerato il passaggio milanese anche di Giovanni Francesco Caroto pittore veronese assoldato

alla corte Paleologa di Casale Monferrato. L’esito è un parallelo del quadro di Luini, il compianto

della collezione fontana di Torino datato al 1515 proveniente da casale Cat 29.

Cat 23 Gesù bambino 1515 biblioteca Ambrosiana Milano.

Ciò che rimane dell’iscrizione sul verso non è leggibile nella sua interezza a causa della mutilazione

del foglio e rimanda ad un’antica attribuzione a Bernardino Luini. La prima attestazione del foglio

con assegnazione a Luini risale alla guida sommaria per il visitatore di Achille Ratti del 1907 che

cita una mostra inaugurata l’8 dicembre 1906 allestita da Beltrami dove vi sono artisti attivi a

Milano. A confermare la presenza del foglio è inoltre una fotografia.

Beltrami nota la presenza di piccoli fori che servono per riportare il disegno sulla tavola quindi

conferma essere uno studio originale databile al novecento e la fotografia a grandezza naturale

conservata all’Ambrosiana. Il rapporto tra il disegno e il dipinto è riproposto da Angela Ottino della

Chiesa, si tratta del quadro Gesù bambino 1515 al museo Condè.

Attribuzione al Luini non è mai stata messa in discussione, specie con il rapporto della tavola del

museo Condè, le cui antiche vicende rimontano a Pirro primo Visconti Borromeo 1561-1604. Il

quadro si trovava nella villa di Lainate. Qui ha avuto una certa fortuna, appoggia il piede sinistro su

una mela che ha appena morso e sottolinea il ruolo di salvatore dopo il peccato originale a cui

rimanda anche il serpente morto. Sul quadro non è presente traccia di grafite a conferma di un

utilizzo del foglio. Inoltre un’altra differenza tra disegno e quadro è quella della mano destra che è

verso sopra, l’altra indica la croce, gli occhi del bambino guardano verso l’osservatore mentre

nell’altro guardano in basso, l’opera non sembra distare molto dall’impresa di San Giorgio al

palazzo.

Cat 24 testa di uomo barbuto 1515 e 1516 Milano biblioteca Ambrosiana

Un’antica scritta sul verso riporta l’attribuzione ad Agostino Cane poi la stessa mano cancella e lo

sostituisce con Carlo Cane allusivo ad un pittore del 600 si può ipotizzare che l’opera sia in

Ambrosiana intorno al 1842. Il foglio è attribuito per la prima volta a Bernardino Luini da

Schonbrunner e Mender nel 1902 che lo considerano uno studio per San Giuseppe, il disegno è

citato nell’inventario di Gilda rosa nella biblioteca Ambrosiana come studio di testa maschile

attribuito a cane ma anche al Luini. È presente inoltre nel catalogo provvisorio dei disegni della

biblioteca Ambrosiana del 1972 riferito a Bernardino Luini e Carlo cane. L’opera presenta strappi e

macchie nonostante il restauro, mancano dati precisi quindi si accosta il foglio agli affreschi della

cappella di San Giuseppe in Santa Maria della pace a Milano ora a Brera, la testa ricorda i profeti

che si trovano sull’arco di accesso al vano e fornisce quindi un orientamento cronologico intorno

alla metà del secondo decennio del cinquecento, un altro riferimento però è lo scherno di CAM

catalogo 20 in quanto in questa fase l’artista non ha del tutto tipizzato la sua fisionomia. Però il

fermaglio sulla spalla rimanda all’iconografia di San Giuseppe.

6 l’invenzione di una nuova formula

Nonostante i successi artistici almeno fino al 1514 Luini ancora a che fare con l’attività familiare di

fruttivendolo in piazza del Duomo, si è già sposato con Margherita Lomazzo, e fino al 1516 gravita

intorno al gruppo di Luini anche Giovanni Lomazzo cugino di Margherita. La sequenza delle opere

della sezione di piccolo formato mostra come il Luini abbia indirizzato l’attività della propria

bottega, inoltre nel 1516 si impegna a realizzare un politico per la chiesa di San Vincenzo a

Gravedona e una pala di committenza Trivulzio nel 1517-18 per il Duomo di Como. Inoltre entra in

contatto con Ermes Visconti. Realizza soprattutto madonne con numerose variazioni, un altro

soggetto frequente è San Gerolamo. Senza paralleli invece è Susanna priva di uno dei due Vecchioni

pronti ad accusarla di immoralità del catalogo 25. In questa fase non mancano impegni di più ampio

respiro lo testimonia l’affresco monocromo con Atlante che svela i segreti del cosmo del catalogo

29 destinato al fondo del cortile di palazzo Landriani in via Borgonuovo a Milano Progettato da

Cesare Cesariano pieno di riferimenti alla mitologia.

25 Susanna e i Vecchioni 1515 1516 isola bella collezione Borromeo.

Sul retro della tavola è applicato un cartellino che attesta la provenienza dalla collezione di

Giovanni battista monti. Nel 1830 la raccolta è fusa nella pinacoteca Borromeo monti che si

conserverà nel palazzo milanese della famiglia. 400 opere alla sua morte vengono sistemate in

quattro stanze adiacenti di casa Borromeo. I dipinti attribuiti a Luini giunti a palazzo sono 24 tra

questi c’è la Susanna. La pinacoteca Borromeo monti rimane residenza milanese pochi anni, nel

1848 il palazzo è confiscato e trasformato in ospedale dell’autorità imperiale. Il quadro giunge a

Genova con Gilberto VI nel palazzo Durazzo dove Otto Mundler vede nel 1857 il quadro e una

dozzina di Luini tra cui il compianto, Salomè Susanna e i Vecchioni, vergine con bambino che

regge una mela. I dipinti rimangono a Genova almeno fino al 1859 quando la Lombardia è liberata

dal dominio austriaco. La prima testimonianza del riallestimento della pinacoteca in palazzo

Borromeo è di Giovanni Morelli che nel 1861 vede l’opera della Madonna con il bambino catalogo

54. Alla Susanna non fa molto caso John Ruskin che in una visita a casa Borromeo nel 1869 è

folgorato dall’adorazione del bambino ora ad isola bella catalogo 31. La casta Susanna è esposta

alla mostra d’arte antica ordinata nel palazzo di Brera nel 1872, l’esposizione ha il merito di far

conoscere per la prima volta molte opere di collezioni private Tra cui Luini. Per Giuseppe Morigia

la Susanna nel 1872 circa i

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
31 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vanderwoodsen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Agosti Giovanni.