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CAP. 4 CULTURA E COMUNICAZIONE-LEAVIS, HOGGART, WILLIAMS

L’assenza della questione sociale

1968→rivoluzione culturale condotta dagli studenti della classe media. Francia e Gran Bretagna i centri nevralgici. Gli

studenti si ribellavano alla “cultura mistificatrice inculcata nelle università e nei college” cercando un’alleanza con la

classe operaia per combattere contro l’imperialismo.

Perry Anderson analizzò da un punto di vista storico le componenti della cultura nazionale→la Gran Bretagna, una delle

società più conservatrici, aveva una cultura fatta a sua immagine, mediocre e inerme, che serviva ad inibire qualsiasi

possibilità di cambiamento rivoluzionario. Un’analisi politica di questa cultura rappresentava il primo passo per il

compimento di quella necessaria rivoluzione. Le discipline rilevanti per una tale analisi erano: storia, sociologia,

antropologia, economia, teoria politica, filosofia, estetica, critica letteraria, psicologia e psicoanalisi.

Per Anderson la Gran Bretagna non aveva sviluppato una sociologia di se stessa. Questo fallimento era dovuto alla

formazione storica della borghesia britannica ed al suo fallimento nel combattere l’aristocrazia terriera, classe dominante

britannica.

L’intellighenzia borghese era rappresentata da un gruppo di uomini legati gli uni gli altri da interesse, amicizia e

matrimoni che costituì un’”aristocrazia intellettuale” dominante. La Gran Bretagna dunque non ha avuto al suo interno

un’intellighenzia critica. Gli Stati Uniti, nel periodo tra le due guerre hanno accolto intellettuali radicali emigrati

dall’Europa che hanno prodotto un’analisi critica della società americana. Al contrario la Gran Bretagna ha accolto un

flusso di intellettuali reazionari definiti da Anderson “emigrati bianchi”, i quali catturarono quasi ogni settore della vita

intellettuale britannica di quel periodo. Tutti gli emigrati che arrivarono in Gran Bretagna stavano fuggendo da paesi

pronti a importare quella rivoluzione. Per loro la Gran Bretagna rappresentava l’opposto di quello di cui avevano avuto

esperienza: tradizione, continuità e ordine. Per Anderson solo l’economia e la critica letteraria erano immuni da

quell’invasione. In particolare la critica letteraria, dominata dalla figura di Frank Leavis docente d’inglese, mantenne la

sua indipendenza.

L’inglese e le masse

La richiesta per collocare l’insegnamento dell’inglese al centro del sistema educativo si impose alla fine del XIX secolo.

Fino a quel momento l’inglese era utilizzato per alfabetizzare i figli della classe operaia→definito dal dominante ethos

utilitaristico britannico, per il quale era necessario fornire una base educativa a tutti proprio per l’efficiente

funzionamento dell’economia. Il capitalismo necessitava di forza lavoro alfabetizzata. Matthew Arnold avanzò la

richiesta affinché la letteratura inglese non fosse insegnate solo nelle scuole private, ma facesse parte del sistema

educativo nazionale. Il vecchio e aristocratico sistema educativo inglese si fondava sull’insegnamento della letteratura

antica greca e romana. Attraverso il Representation of the People Act da parte del governo inglese (1918) fu garantita una

democrazia formale a tutti gli adulti maschi di almeno 21 anni e a tutte le donne di almeno 30 anni. Lo studio dell’inglese

avrebbe fornito le basi di una cultura comune che trascendeva le differenze di classe e le univa in un’identità culturale

nazionale condivisa.

La civiltà di massa

Ogni nuova materia accademica necessita di un programma di studio e di un curriculum e ciò dipende dall’accordo degli

autori e una scelta adeguata di testi→veniva richiesto la definizione dei confini della nuova disciplina. Frank Leavis ne

tracciò i confini e si occupò di letteratura moderna: per lui la tradizione cominciava con Jane Austen e finiva con Henry

James e Joseph Conrad. Il motivo per cui la letteratura davvero importava→la qualità degli scritti nell’affermare la vita, la

capacità di realizzare mondi nei quali i personaggi incontravano le complessità della vita moderna. Negli anni Trenta

Leavis criticava la cultura di massa, un modo per effettuare una critica alla società moderna.

La sociologia americana alla Columbia era permeata dal positivismo scientifico, mentre la teoria sociale tedesca a

Francoforte dalla filosofia idealista e dalla tradizione critica. In quel tempo in Inghilterra non si produsse niente del

genere e l’unica risposta alla dialettica dell’Illuminismo e alla modernità fu la letteratura. La letteratura moderna era un

impegno ed una continua risposta all’esperienza della modernità, era un approccio serio e critico nei confronti della

modernizzazione sociale e una resistenza a quella modernizzazione, una speranza semplificata dalla parola “vita” secondo

Leavis. Se la letteratura affermava la vita, la civiltà di massa la negava. Per Leavis e sua moglie la letteratura aveva una

funzione affermativa nei confronti di una cultura negativa; rappresentava il solo luogo di resistenza alle forme dominanti

della contemporanea vita culturale. Le opinioni e i gusti delle masse erano formati dai giornali, che erano il prodotto di

una civilizzazione dovuta alle macchine.

Il testo di Leavis Culture and Environment rappresentò il più lucido atto di accusa contro la cultura contemporanea→le

conseguenze della produzione (standardizzazione e uniformità dei prodotti) non vengono riconosciute come

inevitabilmente negative. L’utilizzo delle macchine ha diversi vantaggi rispetto ai meno pratici strumenti manuali. Le

conseguenze rovinose della civiltà attuata dalle macchine sono la stampa, i romanzi popolari, il cinema la radio. La

cultura di massa incideva sugli standard attraverso cui formare i gusti dei giovani, complicando il lavoro degli insegnanti.

A questi ultimi spettava la trasmissione degli strumenti adatti a distinguere i prodotti culturali fruiti.

Ma escludendo la cultura, dove si poteva trovare un’alternativa di vita? Nella “comunità organica”, per la quale la

letteratura poteva essere un semplice surrogato→era la memoria viva, come monito di un’arte della vita ormai del tutto

estinta. La cultura come arte di vita era preservata attraverso la parola. Leavis lamentava la perdita dell’arte della

conversazione, il mezzo della vita sociale ordinaria attraverso cui la cultura è espressa e sostenuta. Egli vide la questione

della cultura non come questione estetica, ma un problema morale, legato alla vita stessa, all’arte della vita.

“The uses of literacy”

Hoggart e Williams provenivano entrambi da un contesto operaio e si scrissero all’università dove studiarono letteratura

inglese.

Ridefinirono il significato di cultura partendo da Leavis (cultura come arte della vita e modo di vivere) ognuno a modo

suo. Hoggart pubblicò The Uses of Literacy→ispirato dall’esperienza di insegnamento di letteratura inglese ed in

particolare dalla differenza che c’era tra quello che insegnava e le esperienze di vita dei suoi studenti. La letteratura

moderna era un prodotto di uno strato sociale istruito; era scritta e letta dai membri di una stessa classe sociale e si riferiva

ai loro interessi condivisi. I lettori della classe operaia sentivano la profonda differenza tra i mondi della vita della

letteratura e quelli che in realtà stavano percorrendo. Fu questa differenza che segnò la svolta culturale degli anni

Cinquanta.

Termine CLASSE utilizzato in due significati distinti→da una parte , come una questione sociale e comprende la lunga

relazione storica tra la corona, la chiesa, i nobili ed il popolo, struttura gerarchica della società britannica, che

gradualmente si modificò nelle relazioni tra la gente comune (la classe più bassa), la borghesia (classe media) e

l’aristocrazia (la classe elevata).

XIX sec. →la differenza si modificò a causa della crescita del capitalismo industriale urbano→nuove relazioni

economiche tra capitalisti e lavoratori.

La classe operaia inglese, di cui si occupavano Hoggart e Williams, si formò nel XIX sec. Negli anni Cinquanta parlare

della classe operaia significava occuparsi di coloro che ancora lavoravano nelle industrie primarie del capitalismo

d’impresa del XIX sec.: carbone e l’acciaio nei cotonifici e lanifici del Lancashire e dello Yorkshire. La storia di questa

classe è quella di una battaglia contro lo sfruttamento sul posto di lavoro e contro la miseria. La stessa coscienza di classe

e la sua definizione non erano modellate nella creazione di una cultura del tempo libero, ma piuttosto di una battaglia per

mantenere una presa, sempre precaria, sull’esistenza stessa. Gli anni trenta furono caratterizzati dalle politiche per

combattere la povertà, le cui conseguenze furono raccontate dagli intellettuali della classe media. Infatti per documentare

l’impatto della depressione sulle vite degli individui si utilizzarono le nuove tecnologie della comunicazione ( fotografie,

film e radio).

La cultura della vita quotidiana

The uses of Literacy viene considerato un resoconto delle vite della maggior parte dei membri della classe operaia.

Hoggart esclude due minoranze: quelli che svolgevano attività politica e coloro che erano impegnati nel miglioramento

delle proprie condizioni intellettuali. Hoggart ad ascoltare le conversazioni in pubblico allo scopo di mostrare che la

“tradizione orale” resiste e vive nei discorsi della classe operaia. La cultura della classe operaia non è per nulla priva di

profondità, ha profonde radici nell’esperienza che si estende fino alle generazioni passate. I ruoli di uomini, donne, la

famiglia sono collocati all’interno di un modello di vita basato sull’ambito domestico. Il capitolo chiave del libro è

intitolato “Them” and “Us” (loro e noi)→loro sono le persone che stanno ai vertici, che ti danno l’elemosina e che dicono

di andare in guerra. Loro sono gli agenti della cultura ufficiale che sovrastano la vita della classe operaia; i dottori, gli

insegnanti, i preti, i poliziotti e i magistrati che comandano e dicono cosa devi fare. Sono il vasto apparato dell’autorità.

L’atteggiamento che la classe operaia mantiene nei confronti della vita deriva da una lunga esperienza segnata dalla

privazione e dalla povertà. Era una cultura stoica e resistente formata dallo sfruttamento economico e dal dominio sociale

inflitto dalle altre classi.

Cultura e società

Nel volume The Long revolution Raymond Williams descriveva se stesso come un appartenente a quella categoria di

persone, che grazie all’istruzione, avevano risalito i gradini della società nella Gran Bretagna del secondo dopoguerra.

Dunque nelle università e nelle scuole l’introduzione della lettera

Dettagli
A.A. 2014-2015
28 pagine
5 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ChiaraBrusadin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Porcelli Giorgio.