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COLLETTIVA
Bauman concepisce l’identità nell’era contemporanea quasi
equiparandola a un abito, che si indossa fino a quando serve.
Paragona l’identità a un puzzle, per sottolineare che mentre lo
componiamo siamo in grado di costruire l’immagine riprodotta sulla
scatola e otteniamo solo quell’immagine. Per l’identità umana non
sappiamo in anticipo ciò che accadrà, quindi il lavoro è orientato ai
mezzi. Il processo di costruzione non è statico. In ottica
antropologica l’identità deriva dalle nostre decisioni. In rete
assumere una determinata identità può significare fuga dalla realtà.
Col 2.0, invece, la rete diventa vetrina per far conoscere agli altri
chi si è nella quotidianità, anche per ricevere consensi. L’identità
può essere considerata in continuo rapporto dialettico con la
società. Un tempo era affidata al gruppo, alla classe, alla religione;
oggi parliamo di identità digitale, ma rimane la discussione sulla
necessità dell’individuo di doversi relazionare con gli altri. La rete
viene spesso associata all’incremento di rapporti “nomadi”:
relazioni vissute giorno per giorno, ma non necessariamente di
piano inferiore rispetto a quelle generate in contesti fisici. La rete
col passare del tempo assume sempre più una dimensione
domestica e quotidiana, l’individuo contemporaneo si definisce
multitasking (più attività nello stesso momento grazie ai nuovi
dispositivi).
Un Social Network è uno spazio creato in rete che consente di
costruire un network di contatti, relazioni, interazioni. E’ una scatola
all’interno della quale si inseriscono utenti, media tradizionali,
esperienze collettive e individuali, costituendo una connessione a
più livelli, la quale ridefinisce i confini tra sfera pubblica e privata. Si
creano connessioni e contatti, fino a diventare network. Ciò che li
tiene in vita è l’adesione e la partecipazione dei suoi membri.
Ogni Social ha le proprie caratteristiche e i propri utenti. Second Life
(2003) è un mondo virtuale dove chiunque può costruirsi una
seconda vita, scegliendo il proprio nome, l’aspetto fisico, il sesso e
la professione, tutto secondo i propri gusti (solo il cognome è fornito
in automatico). Un mondo dove non si muore e le attività più
frequenti sono lo shopping, le feste in discoteca, le iniziative
culturali, ecc. Si possono comprare abitazioni e terreni tramite
Linden, moneta acquistabile con carta di credito. Viene data
possibilità di accesso a chiunque e ciò favorisce l’abbattimento
delle barriere comunicative: le distanze sociali si riducono per
assenza di forme pregiudiziali o stereotipi. Inizialmente non è
semplice inserirsi nei gruppi delle Land: si attuano le dinamiche di
inserimento e accettazione, tipiche del mondo reale. L’utente varia
per età e formazione, mentre l’orario di utilizzo spesso è quello
serale, segno che SL è visto come prolungamento delle attività non
sviluppabili nella vita reale. Facebook (2004) non sfrutta
tridimensionalità e creazione di un Avatar. Si può utilizzare la
propria identità o un profilo della propria attività commerciale. È
utile a ritrovare contatti persi per strada e a stabilirne nuovi. È più
flessibile rispetto a SL: ci sono giovani e meno giovani e variano
anche i contenuti. Il capitale è costituito dal numero stesso degli
utenti, in piena logica 2.0. Twitter (2006), cinguettare, ha una
struttura più sintetica (140 caratteri per tweet), gli hashtag
(etichettano tweet di uno stesso argomento). Costruisce una nuova
narrativa discorsiva, che mira ad esaltare l’oggetto di una
particolare discussione. Meno giri di parole e più flash informativi. I
personaggi del mondo dello spettacolo lo utilizzano come vetrina
per i fan. Poche interazioni anche a causa del numero elevato di
follower e della struttura di Twitter che non rende semplice e
immediata la risposta.
I blog possono: fornire descrizioni concise di link, contenere
commenti a notizie o esternazioni sulla giornata di chi scrive, ecc.
Esistono 3 tipologie di blog: Blog detto anche Puro, Notebook e Filtri.
Il primo è il più diffuso, un diario in rete, anche se il termine diario è
diffuso anche per i social. Si racconta la propria vita quotidiana e ci
si fa raccontare l’esperienza altrui. Il secondo è più diretto a uno
specifico tema e si identifica maggiormente con chi lo gestisce. Il
terzo è una finestra sul mondo a 360° (mondo esterno). In molti casi
le caratteristiche di un blog tendono a essere lo specchio della
società, riflettendone abitudini e stili di vita. Hanno creato un nuovo
contesto di interazione che coinvolge pubblici che con i media
tradizionali rischiavano di rimanere esclusi. La loro natura è aperta:
possibilità di commento, rivedere altri post su quanto viene scritto
dall’autore, ecc. Granieri: weblog, nodo in un’opera collettiva, dirige
il lettore verso altre fonti, pertanto nessuno legge un solo weblog.
CAP. 5 – CULTURAL DIGITAL MEDIA: GLI AMBITI E LE QUESTIONI
Ci troviamo di fronte a 2 generazioni: una nata prima del punto di
frattura (avvento post-modernità) che ha vissuto in prima persona i
mutamenti e affonda le radici nell’era moderna; l’altra cresciuta in
un contesto digitale, in cui un Social è un componente naturale del
contesto in cui sono cresciuti. I primi sono gli immigrati digitali,
chiamati ad adottare le nuove tecnologie; gli altri i digitali nativi,
che non hanno mai conosciuto un pianeta senza Internet, cellulari o
un web non 2.0. Avere vissuto la transizione significa avere un
termine di paragone con un passato che sta scomparendo
velocemente: chi usava la lira è ancora abituato alla conversione,
gli altri usano schemi cognitivi diversi. I digitali nativi sono il
risultato di una somma i cui fattori non sono più riconoscibili ai loro
occhi perché non li hanno mai conosciuti in forma distinta e
separata. Lo schermo di un cellulare, di un pc o di una tv, cessa di
essere finestra sul mondo e diventa parte del mondo e della realtà
sociale. I digitali nativi scelgono il medium sulla base di cosa
devono fare, possono anche utilizzare contemporaneamente più
media, consentendo loro di sfruttare simultaneamente tutte le
capacità cognitive. Sono i principali artefici di una nuova
multimedialità. Jenkins evidenzia che la convergenza avviene più
nei cervelli dei singoli consumatori che nei media. La mente si
allena per un’organizzazione della conoscenza compatibile con un
sapere fondato su interdisciplinarietà. Le reti di relazioni possono
essere: a maglia stretta se le persone con cui si relaziona un
individuo sono in contatto tra loro; a maglia larga se si verifica il
contrario. Nella modernità l’uomo era inserito in poche reti di
relazioni e ridotte, oggi invece si subisce l’effetto onda relazionale e
si diventa protagonisti di innovative forme di socialità, sviluppate
online e trasportate senza difficoltà nel quotidiano. I più adulti non
sono immobili, ma la loro “produzione” è di circa 1/3 rispetto ai
nativi digitali. Nella modernità individualismo e collettivismo
convivevano, oggi individualismo in rete. La comunicazione supera
tale dualismo: si configura come reticolo fatto di chat e relazioni
orizzontali, mentre quella dei più adulti resta ancorata al vecchio
generalismo.
La società delle reti avrebbe dovuto ridurre le disuguaglianze
economiche e culturali, ma in realtà ne ha create di nuove (ricchi e
poveri di conoscenza). I problemi riguardano l’accesso ai media,
anche all’interno della stessa città (motivi tecnologici, economici, di
“campo”), e l’utilizzo (chi è in grado di utilizzare le tecnologie solo
parzialmente o per nulla, chi non ha tempo, ecc). Accesso e utilizzo
sono le variabili attorno alle quali si è sviluppata un’immaginaria
forbice aperta, emblema del digital divide. La tendenza della forbice
è di restringere la distanza tra le lame, ma le dimensioni del
fenomeno sono maggiori rispetto a quanto si possa credere.
Il divario di accesso riguarda le infrastrutture, carenti in Paesi che si
sono trovati ad affrontare gravissimi problemi di sottosviluppo e
conflittualità interne. Nonostante tutto, in alcune zone più arretrate
come l’Uganda, si verifica un aumento degli accessi. Gli aiuti
mondiali destinati all’Africa di recente sono stati destinati alle
infrastrutture tecnologiche. Spesso chi scappa da quei luoghi per
approdare in Europa a bordo di barconi è munito di cellulari di
ultima generazione, segno che questi mezzi sono diventati beni di
consumo primari. Non appena una fonte di diseguaglianza
tecnologica sembra attenuarsi, ne emerge subito un’altra, come
l’accesso al servizio ad alta velocità a banda larga. La disponibilità
di banda larga in Europa è 25 volte maggiore rispetto all’Africa, ma
le infrastrutture non bastano a colmare il gap: in Usa è stato varato
un piano per permettere alle famiglie al di sotto di una determinata
fascia di reddito, di stipulare abbonamenti ai provider a costi
contenuti. In Italia nel 2010 oltre una persona su 2 aveva accesso a
Internet (ben oltre la media mondiale, ma sotto le altre Nazioni
dell’UE). Il problema risiede nell’innovazione, con la fibra ottica
spesso assente. Il numero preoccupante riguardava i divari a livello
territoriale. Regioni tra loro confinanti come Puglia e Molise
presentavano differenze significative. Le strategie d’azione devono
seguire la linea dettata dall’Agenda Digitale europea e prevedono
che, entro il 2020, la velocità di connessione arrivi a 100mbps per il
50% dei cittadini e ad almeno il 30% per tutta la popolazione. La
variabile economica sta perdendo significatività, tranne che per la
fascia bassa di reddito. Progressi anche nel genere: nel 2011 le
donne costituivano il 46,7% dei navigatori.
Secondo Van Dijk il divario d’utilizzo attiene alla spinta
motivazionale verso la nuova tecnologia, alla disponibilità di
computer e connessione, ma soprattutto alle competenze e alle
opportunità d’uso (mancanza di interesse o di tempo). Le
competenze possono essere: operazionali, necessarie per fare
funzionare pc e software; informazionali (formali e sostanziali), da
sfruttare per ricercare e organizzare i contenuti offerti da Internet;
strategiche, utili per capitalizzare l’uso della rete. Le poli