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Il vantaggio dell’uso di metodi qualitativi sta nel poter tornare indietro al concetto iniziale per
riformularlo, cosa impossibile da fare nelle ricerche effettuate con metodi puramente quantitativi.
Il concetto di benessere è un concetto complesso, indagato prendendo in analisi le rappresentazioni
sociali dei soggetti. Per rappresentazioni sociali, credenze si deve intendere una serie di significati
interindividuali il cui scopo è dare senso alla realtà, ridurre la complessità del reale, ma la cui
conseguenza sta nell’originare comportamenti ed atteggiamenti che influiscono sulla realtà.
Da qui l’ipotesi di una credenza basata sul familismo amorale e sulla convinzione che la politica sia
uno strumento clientelare, corrotto e corruttibile, utile a gestire interessi puramente personali.
Credenza che ha conseguenze pesanti sullo sviluppo breatino, dato che i suoi effetti sono
riscontrabili in atteggiamenti tendenti all’egoismo, all’individualismo, alla sfiducia verso il prossimo
(no associazionismo) e all’orientamento al guadagno certo e immediato piuttosto che
sull’investimento a lungo termine. Questi atteggiamenti non producono altro che una riduzione
della libertà di scelta dei cittadini, che porta ad una comprensibile riduzione del loro benessere.
Le 2 tecniche di indagine comprendono:
• Osservazione non partecipante (colloqui nell’ufficio del Sindaco)
• Contatto diretto (intervista in profondità, colloqui informali)
La gente, tuttavia, è reticente a confessare ciò che desidera, ma è sempre ben disposta a lamentarsi
di ciò che non possiede e di ciò che non va bene. Si è quindi domandato alle persone non cosa
desidererebbero fare, ma cosa non riescono a realizzare: rilevando le potenzialità negate è
possibile comprendere l’effettiva possibilità di scelta di cui godono gli abitanti della comunità (è stato
vantaggioso il fatto di essere stato scambiato per un giornalista).
Prezioso contributo è stato dato da 14 testimoni privilegiati: assistenti sociali, assessore alla sanità,
forze dell’ordine e imprenditori hanno informazioni spesso non accessibili ai normali cittadini.
Le difficoltà di applicazione dei metodi hanno riguardato soprattutto il fatto di essere un dottore di
ricerca, e quindi stereotipato dalla popolazione come uno studente o un disoccupato con il quale non
era necessario assumere nessun impegno formale. Le persone non erano disposte neanche a
ricevere un pagamento, che avrebbe male inciso sulla loro reputazione agli occhi della comunità.
2. BREA E IL BENESSERE BREATINO
Brea si trova in Salento e conta quasi 12000 abitanti. È una città dedita alla coltivazione di ulivi, le cui
fonti di ricchezza dipendono prevalentemente da strutture turistiche e servizi connessi (ristorazione).
2.1 - IL LAVORO
La ricerca ha mostrato che la concezione del benessere dei breatini è dipendente in primo luogo dal
lavoro (prima di famiglia e salute), visto come prerequisito del benessere. È il lavoro che consente di
“acquistare” le cure (salute) e di costruirsi una famiglia, ma è anche un mezzo che permette ai
breatini di avere un ruolo, una funzione, di acquisire una identità precisa all’interno della
comunità. La tipologia di occupazione è un elemento regolativo di ogni relazione sociale.
È la possibilità di provvedere a se stessi a schiudere ai breatini una serie di possibilità di scelta
inattuabili senza un lavoro stabile. Pertanto, il lavoro non è solo uno strumento di acquisizione di
utilità (utilitarismo), ma per i breatini è un elemento costitutivo primario del benessere. Nel
complesso, la situazione non è incoraggiante: le possibilità di impiego sono contenute e le condizioni
di lavoro spesso insoddisfacenti. Prevalgono i contratti a tempo determinato e il lavoro sommerso.
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Le conseguenze della precarizzazione del lavoro includono un inasprirsi dell’individualismo e della
sfiducia verso il prossimo, ed un consolidarsi della tendenza a concentrarsi su vantaggi
immediati piuttosto che su quelli a lungo termine.
Questa sfiducia deriva in gran parte dallo scarso grado di controllo che i cittadini hanno sulle
variabili che incidono sulla riuscita o meno dei loro progetti: se la maggior parte di queste variabili
sono costituiti dalla fortuna o dall’accesso a un sistema clientelare, i cittadini si considerano nemici
gli uni con gli altri e guardino ad un successo dell’altro come ad un sopruso subito nei propri confronti.
Ciò è unito all’incontrastata certezza verso le proprie superiori capacità: in particolar modo, gli
operatori economici tendono a considerare i propri prodotti superiori rispetto a quelli degli altri.
Questa concezione si ritrova soprattutto nel campo dell’agricoltura, un settore prevalente
nell’economia produttiva di Brea. Questo clima di sfiducia fa si che non si creino forme di
associazionismo, in cui si guadagna leggermente meno nel breve termine, per poi ottenere vantaggi
futuri. I breatini tendono a preferire imprese individuali: l’unico motivo che potrebbe spingere i breatini
ad associarsi è la sicurezza di non venire fregati dagli altri soci. Il ragionamento, la credenza
erronea, è semplice: «il mio prodotto è meglio del tuo, perciò non posso guadagnare come te, ma
devo guadagnare di più, devo mettermi in proprio». Il risultato è che tutti guadagnano meno.
La conduzione individualista dei fondi, unita ad una gestione orientata esclusivamente al
guadagno immediato (verso forme di associazione) ha profondamente indebolito il mercato agricolo
breatino, rendendo molto difficile (se non impossibile) il pieno sfruttamento del territorio.
L’individualismo, la sfiducia reciproca e la sopravvalutazione del proprio lavoro/prodotto rispetto
a quello degli altri ha condotto l’agricoltura di Brea in una situazione di stagnazione.
Per quanto riguarda il turismo, Brea ha vissuto 3 diverse fasi:
1. Scoperta delle risorse turistiche : lavoro dipendente in centri turistici
2. Sfruttamento intensivo delle risorse : ognuno gestisce individualmente il suo chiosco
3. “ Corsa all’oro” : poche risorse, normative rigide, fioccano B&B (individualismo)
Il settore turistico rappresenta un’altra fonte molto richiesta di occupazione, seppur limitata ai mesi
estivi (turismo balneare, non culturale) e, conseguentemente, legata a contratti di tipo stagionale.
Anche in questo caso, la tradizione individualista e orientata al guadagno immediato, ha fatto sì
che l’offerta di servizi ai turisti si sia concentrata più sull’aumento dei posti letto disponibili che sulla
differenziazione dell’offerta o sull’incentivazione delle attrazioni culturali, al fine di estendere il
periodo di permanenza dei turisti all’intero anno. In questa visione egoistica ed individualista, il
turista è visto semplicemente come un “pollo da spennare”, una banconota che cammina.
Il risultato di questa linea di pensiero è stata l’esplosione dei Bed & Breakfast: strutture che
permettono gestioni indipendenti ed individualiste, e che offrono l’opportunità del contenimento
delle spese se sono condotte a livello familiare.
La conseguenza di questo individualismo e di questa sfiducia incondizionata verso il prossimo è il
mancato sfruttamento di gran quantità di risorse: si pensi ai prezzi dei Bed & Breakfast. Questi
non vengono ridotti neanche in periodi di scarsa affluenza, se prima non ci si accerta che anche gli
altri B&B nelle vicinanze abbiano ridotto i prezzi. In sostanza, i breatini preferiscono non
guadagnare affatto, piuttosto che rischiare di guadagnare meno di un altro («Io offro un prodotto
migliore del tuo, non posso guadagnare meno, né come te»). Questi comportamenti limitano le
possibilità di sviluppo del paese e, conseguentemente, le possibilità di scelta della comunità!
2.2 - LA FAMIGLIA
La famiglia è una componente del benessere importante, che consente di acquisire responsabilità
agli occhi della comunità (l’individuo è considerato una persona “con la testa sulle spalle”), ma è
sempre subordinata al lavoro. La necessità di avere una fonte sicura di reddito sufficiente a
mantenere una famiglia è quindi prerequisito necessario al matrimonio.
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Si manifesta in questo contesto il fenomeno del familismo amorale di Banfield: i valori morali sono
presenti a seguiti solo all’interno della famiglia. La famiglia è quindi considerata come un rifugio
contro le difficili sfide della vita quotidiana. Fuori di essa c’è la guerra hobbesiana di tutti contro
tutti, c’è concorrenza, c’è amoralità. Mentre fuori dalle mura casalinghe vige la legge della
sopravvivenza, all’interno delle mura si trova una compensazione del benessere, quel benessere
che non si riesce a trovare nel lavoro, nella società. Le famiglie diventano quindi più chiuse ed
insensibili verso le esigenze di chiunque non faccia parte del proprio gruppo familiare.
Con l’avvento della crisi economica, i figli riescono con difficoltà a staccarsi dal nucleo familiare: ne
derivano liti familiari, soprattutto tra fratelli, costretti a dividersi le possibilità di scelta. Il processo
di isolamento degli individui riguarda quindi anche le famiglie: se la crisi ha riavvicinato i rapporti tra
genitori e figli, ha progressivamente indebolito i rapporti tra parenti. Gli stessi parenti diventano a
volte degli ostacoli verso la ricerca del benessere (liti tra fratelli per la spartizione di un’eredità).
2.3 - LA CASA
La casa è considerato un altro fattore essenziale, e il numero di costruzioni nel paese è teoricamente
sufficiente ad ospitare tutte le famiglie della comunità. Tuttavia, si tratta in gran parte di seconde case
che, data la grande affluenza di turisti nei mesi estivi, i proprietari preferiscono affittarle per pochi
mesi piuttosto che per tutto l’anno a famiglie della zona (preferenza verso il guadagno sicuro e a
breve termine contro il guadagno incerto e a lungo termine). Altro elemento di sfiducia verso il
prossimo: la paura che gli affittuari non riescano a pagare l’affitto in regola.
Il risultato è che, nonostante la gran quantità di abitazioni vuote, molte famiglie abitano con i genitori
(la “generazione del primo piano”) o sono costretti a trasferirsi ai margini del paese. L’assenza di una
casa, pertanto, incide sulla possibilità dei breatini di costruirsi una loro autonomia ed indipendenza
dai genitori, ed anche sulla possibilità di costruire una famiglia. Di conseguenza, la condizione del
patrimonio immobiliare di Brea getta un ulteriore ostacolo sulle possibilità di