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ENARO ENARO
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Dove Denaro è uguale alla somma di denaro anticipata più un incremento, il .
PLUSVALORE
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Il denaro stesso è una merce, e il capitale può nascere solo se lo scambio non si attua
più per comprare una merce, ma per comprare denaro: il denaro si valorizza, e questo
movimento lo trasforma in . Si crea l’interesse: il denaro viene venduto come una
CAPITALE
merce per comprare altro denaro, in quantità maggiore.
Tuttavia, il capitale d’interesse non porta ancora al capitalismo: il plusvalore non può
scaturire dal processo di circolazione del denaro, poiché il denaro, di per sé, non vale
nulla, è capitale finanziario. Per lo sviluppo del capitalismo serve invece capitale industriale,
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tramite il quale il capitalista compra i mezzi di produzione ai fini di produrre più merce, e
quindi, di accumulare più profitto.
Il denaro, in sostanza, deve essere investito in materiale produttivo.
Lo sfruttamento non avviene nella circolazione delle merci, ma nel processo di produzione,
nel momento in cui il possessore di denaro scopre una merce il cui valore d’uso possiede la
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peculiare caratteristica d’essere fonte di valore: questa merce è la forza lavoro .
Ma perché vi sia forza lavoro come merce sul mercato bisogna soddisfare alcune condizioni.
Prima di tutto, essa deve essere offerta o venduta dal suo possessore, e perché ciò accada,
egli deve essere libero proprietario della propria capacità lavorativa. A questo si aggiunge
il fatto che il possessore della forza lavoro non deve avere possibilità di vendere altre
merci, ma che sia costretto a vendere come merce la sua stessa forza lavoro.
In conclusione, la produzione di plusvalore non sta dentro la circolazione delle merci e del
denaro, ma nella sfera della produzione. Il capitalista, come figura personificata del capitale,
ha come obiettivo non solo produrre valori d’uso, ma valori e plusvalore.
4.4 - IL “PLUSVALORE”
Il valore di una merce è dato dal costo della spesa per le materie prime e per i mezzi di
produzione, più il tempo di lavoro necessario a produrla (la forza lavoro necessaria).
La forza lavoro, infatti, come ogni altra merce, ha un valore, dato dai mezzi di sussistenza
necessari alla conservazione della persona che la possiede. Il salario serve infatti a
pagare i lavoratori in modo che questi “riproducano” la propria capacità lavorativa.
Se in 1 ora si producono 100 pezzi, venduti a 10€ l’uno (1000€), e se per la sussistenza del
lavoratore servono 10000€, il capitalista non farà lavorare il lavoratore per 10 ore (per coprire
col suo lavoro la differenza tra valore della merce e della forza lavoro), ma sarà interessato ad
allungare la giornata lavorativa, senza pagare il lavoratore (plusvalore assoluto).
Con lo sviluppo delle macchine, il lavoratore viene continuamente espulso e reintrodotto nel
lavoro, ma con la concorrenza tra i lavoratori, aumenta anche il loro grado di sfruttamento.
Stavolta il capitalista non è interessato ad aumentare le ore di lavoro, ma la produttività,
dato che con l’uso delle macchine si produrranno 1000 pezzi in 1 ora, invece di 100.
Riducendo l’orario di lavoro, il capitalista riduce anche il salario del lavoratore, il capitale
variabile, creando un plusvalore relativo.
I 3 momenti del processo lavorativo, corrispondenti a 3 stadi dell’evoluzione umana, sono:
1. Il lavoro ha prodotto un oggetto utile, cioè un valore d’uso (società antiche)
2. Il lavoro ha creato valore, i prodotti del lavoro diventano merci (società sviluppate)
3. Il lavoro ha valorizzato il valore anticipato, producendo plusvalore (capitalismo)
4.5 - LA COMPOSIZIONE DEL CAPITALE
Nel prendono parte sia:
VALORE DELLA MERCE
C : mezzi di produzione e materie prime (capitale morto), il cui valore
APITALE COSTANTE
è statico finché non sono utilizzati per la produzione della merce
C : forza lavoro, il salario dei lavoratori
APITALE VARIABILE
È il lavoro che aggiunge nuovo valore, che valorizza il “capitale morto”, il capitale costante:
se un operaio lavora solo 6 ore, egli reintegra solo il denaro anticipatogli dal capitalista per
l’acquisto della sua forza-lavoro, ma se prolunga quel limite egli crea plusvalore. Il valore
della merce è quindi determinato dalla forza lavoro immessa nel processo di produzione.
Per forza lavoro si intende il lavoro materiale, mentre la capacità lavorativa è forza lavoro in potenza
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Il capitale totale è inizialmente formato da capitale costante più capitale variabile
C = +
C V
Alla fine del processo il valore della merce prodotta è pari al capitale anticipato più il
plusvalore C = + +
C V P
Il plusvalore deriva dal fatto che il capitalista non paga al lavoratore una certa quantità di
ore lavorative: è il , caratteristico della prima fase del capitalismo.
PLUSVALORE ASSOLUTO
Il rapporto del plusvalore assoluto (p) col capitale variabile (v) è la proporzione in cui si è
valorizzato il capitale variabile (grandezza proporzionale del plusvalore). È il saggio del
plusvalore, l’espressione del grado di sfruttamento della forza lavoro da parte del capitalista.
Con l’introduzione delle macchine, il plusvalore assume un altro carattere.
Nel plusvalore assoluto, il tempo di lavoro necessario a riprodurre il valore della forza-
lavoro pagata dal capitale era assunto come costante. Con l’introduzione delle macchine,
diminuisce il tempo di lavoro necessario alla produzione della merce, e di conseguenza
diminuisce il valore della forza-lavoro. Diminuendo, di conseguenza, le ore di lavoro ed il
salario dei lavoratori, il plusvalore può aumentare ulteriormente, creando il PLUSVALORE
, caratteristico della seconda fase del capitalismo.
RELATIVO
Di conseguenza, economizzare il lavoro mediante lo sviluppo della forza produttiva del
lavoro non ha lo scopo di abbreviare la giornata lavorativa, ma solo quello di abbreviare il
tempo di lavoro necessario per la produzione di una data quantità di merci.
4.6 - L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Tra le , estranee ad altri sistemi produttivi, vi sono:
CARATTERISTICHE DEL CAPITALISMO
• A : processo di reinvestimento produttivo, di tipo:
CCUMULARE
Primario : produzione di stock di merci di riserva, in magazzino
Secondario : investimenti in operazioni finanziarie (improduttive, statiche)
• A : con l’espulsione dei lavoratori si riducono i salari, garantendo profitti
UTORIPRODURSI
aggiuntivi, reimmessi nel mercato durante i periodi di crisi economica
Il capitalista, interessato ad aumentare la produttività del lavoro, trasforma sempre più una
parte del capitale variabile in macchinari, ossia in capitale costante, che però non produce
plusvalore. Ciò crea una contraddizione: se tutto il lavoro venisse svolto dalle macchine
(macchine che producono altre macchine), non si avranno più lavoratori, quindi salari, quindi
capitale variabile. Senza lo sfruttamento della forza lavoro il capitale non si accumula, ed
insieme al capitale variabile scompare anche il plusvalore.
Pertanto, questo è il risultato di una crisi che provoca la dissoluzione del capitalismo.
I capitalisti sono coscienti di questi rischi, e per questo, nel momento del massimo sviluppo
del capitalismo, alcuni territori riprendono ad usare modi di produzione antecedenti al
capitalismo, per poter essere sfruttati nei momenti di crisi (movimenti di delocalizzazione).
Se il plusvalore assoluto aumentava lo sfruttamento dei lavoratori, con il plusvalore
relativo (macchine), il lavoratore diviene sempre più alienato nelle macchine, estraneo al
suo lavoro, estraniandosi da se stesso, dalla famiglia, dalla società. L’alienazione nel
processo produttivo è causa scatenante dell’estraniazione dell’uomo nella società.
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L’introduzione delle macchine provoca effetti anche negli altri settori produttivi:
agricoltura, scienza. In particolare, la scienza pura, che ha come obiettivo la conoscenza ed
il perseguimento del benessere comune, può deviarsi, e mettersi al servizio della
tecnologia ai fini dell’accumulazione del profitto.
5. LE CLASSI SOCIALI
I soggetti attivi della realtà sociale sono le :
CLASSI SOCIALI
B : possiedono il capitale (capitale finanziario) e i mezzi di
ORGHESIA CAPITALISTA
produzione (capitale industriale); la fonte di reddito è il profitto
L : possiedono la forza lavoro; la fonte di reddito è il salario
AVORATORI
P : possiedono proprietà; la fonte di reddito è la rendita fondiaria
ROPRIETARI FONDIARI
Nella realtà concreta, non astratta, la situazione è decisamente più complessa: sia nei
capitalisti che negli operai sussistono differenziazioni interne. Questo succede perché anche
le classi sociali si evolvono storicamente, a seconda dei mutamenti del tipo di società, dei
processi produttivi e delle relazioni sociali tra gli individui.
Fra le 2 classi poste agli estremi della stratificazione sociale, lavoratori e capitalisti, Marx
identifica infatti altre classi intermedie costituite da figure sociali diverse (piccoli proprietari,
piccoli commercianti, artigiani), che si muovono tendendo ora verso uno, ora verso l’altro polo.
Sono quindi dei , che si muovono seguendo i loro interessi
GRUPPI SOCIALI DINAMICI
individuali, non del gruppo. In sostanza, le classi intermedie oscillano a seconda del grado
di stabilità (imitando “chi sta meglio”) e del grado di crisi (alleandosi con “chi sta peggio”).
Questa analisi astratta rispecchia le lotte di classe in Francia nel 1848.
Il modo di produzione capitalistico non è ancora pienamente affermato, e la crisi
finanziaria fa si che le classi medie si alleino con il proletariato, per scalzare il potere ormai
allo sbando dei finanziari corrotti, anche con l’aiuto delle prime organizzazioni sindacali.
Dopo la rivoluzione, nonostante la costituzione della Repubblica, si verificano nuovi
contrasti, poiché i lavoratori non hanno ottenuto i benefici sperati dal nuovo governo.
A questo punto, però, i piccoli borghesi si riunificano con la grande borghesia (il suffragio
universale confermò questa tendenza), e si assiste all’ascesa al potere di un “residuo
dell’imperialismo”, ossia di Luigi Napoleone. Il cambiamento delle condizioni lavorative
chiesto dalle classi lavoratrici viene ora visto dalle classi medie come lesivo dei propri
interessi individuali. Di conseguenza, questi appoggiano il potere di Napoleone III, che fa
reprimere le ribellioni dei lavoratori col sangue.
Napoleone III, che puntava sul se