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Le riprese trasmesse in televisione della vicenda di Alfredo rappresentano una svolta nel mondo

dell'informazione mediatica. Alfredo Rampi, sei anni, cade in un pozzo a Vermicino, vicino Roma,

il 10 giugno 1981. Trascorre in quel pozzo sessanta ore. Nessun tentativo di salvataggio riesce. Il

bambino muore.

Oltre due milioni di telespettatori seguono una delle dirette televisive più lunghe della storia,

diciotto ore. Il pubblico che assiste è sinceramente coinvolto emotivamente nella vicenda e fa suo

il dolore. L'attenzione verso questo evento distoglie l'interesse nei confronti di altri episodi che

stavano avvenendo contemporaneamente in Italia in quello stesso periodo, come l'attentato a papa

Wojtyla.

Le riprese mostrano i numerosi, purtroppo vani, tentativi delle autorità e anche di alcuni volontari

di far uscire il bambino dal pozzo e mostrano anche le folle di curiosi che si avvicinano al luogo

dell'accaduto, dove sono presenti anche venditori ambulanti di cibo e bevande. Come uno

spettacolo.

Ben presto infatti i media iniziano a sfruttare la situazione a proprio favore, senza scrupoli, senza

cura per il dolore straziante della madre di Alfredo, priva di certezze sulla sopravvivenza di suo

figlio, ma intervistata da telecamere impietose che vogliono riprendere in primo piano il suo volto

sfigurato dalla sofferenza.

Questo evento segna la nascita della tv del dolore.

5.3. Madri coraggio: i casi Pipitone e Casella

Nelle cronache nere che hanno a che fare con bambini o ragazzi scomparsi o deceduti, hanno un

ruolo mediatico molto importante le madri, che sono sempre in prima linea, a battersi per la verità

e la giustizia e a mostrare la propria sofferenza, mentre i padri generalmente restano perlopiù sullo

sfondo.

Il caso di Denise Pipitone, con sua made Piera Maggio, acquista una grande risonanza mediatica.

Il primo settembre del 2004 la piccola Denise, 4 anni, scompare da Mazara del Vallo, in provincia

di Trapani. Piera Maggio ha avuto Denise da un uomo già sposato, Piero, e con una figlia, Jessica,

ma Denise prende il cognome dal nuovo compagno della madre. Dal 2004 fino ad oggi le indagini

non hanno portato a nulla di certo, ma per ora è in prigione il fidanzato di Jessica, accusato di

dichiarazione del falso. Le prove infatti avrebbero portato all'accusa di complicità tra Jessica e il

fidanzato per rapire Denise, considerata la causa dell'allontanamento del padre Piero dalla

famiglia, e la bambina sarebbe stata poi uccisa da Anna, madre di Jessica. Tuttavia non si ha

certezza di ciò. Riprese fatte da una guardia giurata a Milano con un cellulare sembravano indicare

che il rapimento fosse avvenuto ad opera di rom. Comunque, tutte le indagini e le informazioni

che man mano si scoprono sulla scomparsa di Denise vengono passo passo seguite dalla madre

Piera, la quale compare in numerosi programmi televisivi e su tutti i mezzi d'informazione, sempre

sola o a volte dall'avvocato. Crea blog e siti web, tappezza tutti i social network con le foto della

figlia, con la speranza che questo possa farla rintracciare da qualcuno. Il 26 ottobre 2007, giorno

del settimo compleanno di Denise, Piera si incatena davanti al Quirinale e inizia uno sciopero

della fame chidendo l'approvazione della legge che introduce il sequestro di minore come reato.

La legge viene successivamente approvata e soprannominata "Legge Denise".

Il caso di Cesare Casella e di sua madre Angela Montagna non solo ha risonanza mediatica, ma

acquista rilevanza anche in altri campi come la lotta alla criminalità organizzata e il risveglio delle

coscienze. Cesare Casella, 18 anni, viene rapito dalla 'ndrangheta a fini di estorsione il 18 gennaio

1988 e viene tenuto prigioniero per 743 giorni, il sequestro più lungo della storia in Italia. Dopo

vani tentativi di contrattazione anche ad opera delle autorità, la madre Angela decide di entrare in

azione. Dalla sua citttà, Pavia, parte per San Luca, nella Locride. Una volta lì, allestisce un

banchetto e inizia a parlare con le persone che incontra, principalmente donne. Raggiunge

l'obbiettivo desiderato, ma anche molto di più. Infatti, le donne del luogo scendono in piazza

accanto a lei, uscendo dal silenzio nel quale erano rilegate. Inoltre, nel giro di poco tempo arriva

l'intervento della Commissione antimafia e delle forze di Polizia. Dopo il ritorno di Angela a

Pavia, continuano contrattazioni e viene pagato il riscatto. Ma all'appuntamento durante il quale il

padre di Cesare avrebbe dovuto consegnare il denaro ai rapitori, questi ultimi si trovano in una

sparatoria messa in atto dai Carabinieri del Gruppo Investigativo Speciale e viene ferito il capo

dell'organizzazione malavitosa, il quale, poi, dal letto d'ospedale, inviterà i collaboratori a liberare

il giovane.

5.4. Stefano e Federico, morti di Stato

Nell'ottobre del 2009 Stefano Cucchi viene arrestato per possesso e spaccio di droga. Il giorno del

processo, avvenuto subito dopo l'arresto, Stefano mostra sul corpo ematomi e segni di percosse.

Quando, sei giorni dopo, mentre si trovava in custodia cautelare presso il carcere di Regina Coeli a

Roma, viene trovato morto, questi segni sono gravemente peggiorati. Accusati di aver picchiato

Stefano sono gli agenti. Tuttavia il processo tenutosi nel 2014 ha assolto tutti gli imputati. La

famiglia di Stefano e in particolar modo sua sorella Ilaria ha portato avanti una grande campagna

mediatica e legale. Ilaria ha diffuso le foto del corpo sfigurato del fratello e tutte le informazioni

possibili sui social network, oltre a ciò che appariva negli altri mezzi di informazione. Inoltre

Ilaria, con non poche critiche, per rendere ancora più nota la vicenda del fratello, tenta la carriera

politica e accetta di condurre un programma televisivo su Rai 3; entrambe le esperienze poi non

prenderanno piede.

Mentre ritorna dalla discoteca, dopo aver assunto alcool e stupefacenti, la sera del 25 settembre

2005, il diciottenne Federico Aldovrandi viene fermato da una pattuglia di quattro poliziotti e

viene picchiato fino alla morte. La vicenda viene descritta il giorno dopo dai giornali senza troppo

clamore. Così la madre, Patrizia Moretti, decide di aprire un blog. Questa sua decisione si rivelerà

molto utile, poichè solleverà l'interesse sia dell'opinione pubblica sia dei vari canali di

informazione. I poliziotti coinvolti, nel 2010, saranno poi condannati.

5.5. Bianco e nero

Negli Stati Uniti d'America, nel 2014, si sono verificati episodi che ricordano quelli dei tempi di

Martin Luther King. Nel Missouri, un poliziotto bianco spara ad un diciottenne nero, Michael

Brown, sospettato di furto. Un mese prima, poliziotti bianchi, spingendo a terra il nero Eric

Garner, accusato di smercio di sigarette di contrabbando, provocano la sua morte per asfissia. Nel

Maryland, nel 2015, l'afroamericano venticinquenne Freddie Gray muore per una lesione alla

spina dorsale mentre era in stato d'arresto. Tutti questi episodi provocano reazioni dell'opinione

pubblica e manifestazioni contro la discriminazione razziale.

6. L'immagine eversiva

6.1. Bunga bunga "d'antan": il caso Montesi

La ventenne Wilma Montesi viene trovata deceduta sul litorale di Torvaianica l'11 aprile 1953.

L'ipotesi di morte per malore improvviso viene presto sostituita da quella per omicidio. Tuttavia

l'assassino non è mai stato trovato. Questa storia acquisisce una grandissima risonanza mediatica

poichè si scopre il coinvolgimento di uomini politici ed esponenti del potere pubblico. Inoltre con

il caso Montesi si ha l'inizio del fenomeno del "lettore di massa", cioè l'affermazione dei mezzi di

comunicazione presso il grande pubblico, mezzi che dall'informazione passeranno poi alla

manipolazione.

Il caso è sia uno scandalo politico, in cui un cronista su un giornale comunista indica come

coinvolto nella vicenda Montesi un esponente della Democrazia Cristiana, sia un fatto di cronaca,

in cui diversi giornali cominciano a pubblicare numerose interviste, scoop, gossip sui personaggi

ambigui protagonisti della vicenda e vengono fuori sempre più dettagli.

Questo caso segna la fine del confine tra vita pubblica e privata dei personaggi politici, come

capita, successivamente, per Silvio Berlusconi e le sue serate a base di bunga bunga nelle sue

residenze private.

6.2. Hic sunt Antelope

Negli anni '70-'80 lo scandalo Lockheed, una storia di mazzette, intrighi e corruzione, porta alla

fine del Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Dalle investigazioni si scopre il nome in

codice Antelope Cobbler, la persona alla quale son destinate le mazzette, che potrebbe indicare lo

stesso Leone. Uno degli aspetti più rilevanti della vicenda è il coinvolgimento dei mezzi

d'informazione o meglio, di manipolazione: infatti i mezzi d'informazione sono alle dipendenze di

interessi particolaristici dei partiti e contribuiscono alla creazione intorno al presidente Leone di

uno scandalo tanto da farlo apparire come un mostro, al fine di veicolare l'opinione pubblica.

6.3. Eversione politica e propaganda: le "Polaroid" di Aldo Moro

Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, viene rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo

1978 a Roma. 55 giorni dopo il suo rapimento, il suo corpo senza vita viene fatto ritrovare

all'interno del cofano di un'automobile. Durante il periodo del rapimento, le Brigate Rosse inviano

comunicati e foto istantanee di Moro, chiedendo la loro pubblicazione. Viene presa la difficile

decisione di pubblicarli. Le foto scattate con una Polaroid testimoniano che Moro è ancora vivo.

Diventano, nella memoria del singolo e della collettività, il simbolo degli anni di piombo. Nella

prima fotografia, Aldo Moro appare seduto sotto la bandiera simbolo delle Brigate Rosse, cioè con

una stella a cinque punte, il suo volto mostra stanchezza e la sua camicia è sbottonata. La seconda

fotografia ritrae Moro con in mano la prima pagina del quotidiano La Repubblica che reca il titolo

"Moro assassinato?"; la data riportata sul quotidiano documenta anche il giorno in cui quella foto è

stata scattata. Le polaroid scattate ad Aldo Moro sono indubbiamente degli strumenti di

propaganda costruiti ad hoc dalle Brigate Rosse.

La testimonianza di rapimenti attraverso fotografie è messa in atto dalle Brigate Rosse anche in

altri casi. Per il rapimento del magistrato Mario Sossi e per quello del direttore del personale della

Fiat Ettore Amerio, le fotografie scattate sono molto più simili a quelle di Aldo Moro. Il loro

rapimento però finì con il rilascio. Invece per il rapimento dell'ingegnere della Sit-Siemens Idalgo

Macchiarini, le fotografie sono diverse, poichè innanzitutto il rapimento dura solo mezz'ora e poi

perchè non viene preparato un set specifico, ma viene improvvisato all'interno di un fu

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
21 pagine
11 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher EmilyPrestige di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Fabiano Mauro.