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QUATTRO CRITERI METODOLGICI
La progettualità rimanda a 4 criteri metodologici.
1- La produzione di conoscenze sui fatti
La ricerca di senso e di significato va intesa come processo di comunicazione dialoigca tra gli attori
organizzativi. Nelle comunicazioni gli operatori si scambiano le rappresentazioni, le emozioni, le
intuizioni vissute. Negli scambi però sono presenti allusioni, implicazioni, rimandi, ambiguità e i
codici linguistici devono sottoporsi a un’opera di faticoso aggiustamento reciproco per costruire dei
significati condivisi rispetto al fenomeno considerato. I risultati degli aggiustamenti non sono
garantiti e per ottenerli si fa uso di un impegno ermeneutico-dialogico che si avvale delle tracce e
degli indizi ascoltati e osservati nella quotidianità dei processi lavorativi anche i più diversi e labili.
La comunicazione è un lavoro che implica un impegno con un determinato fine, chiede una
determinata prestazione, costa fatica e si conclude con una determinata produzione cioè la
produzione di senso e della comprensione.
La comunicazione ha l’obiettivo di produrre una conoscenza intersoggettiva contestuale dei
processi organizzativi, la comunicazione è attivata da un fatto che penalizza il funzionamento
complessivo dell’organizzazione.
2- Il riconoscimento e la condivisione di fatti /problemi
I fatti diventano problemi da comprendere e interpretare solo se i diversi attori organizzativi li
riconoscono come ostacolo, come limite ai propri processi produttivi. Sono i fatti vissuti e
sperimentati a spingere i diversi attori organizzativi a partecipare al faticoso lavoro della
comunicazione finalizzata a produrre conoscente intersoggettive. In relazione a questi fatti che gli
attori organizzativi producono conoscenze utili, per connettere il singolo fatto agli obiettivi
dell’organizzazione, per riconsiderare le compatibilità delle scelte con gli orientamenti valoriali
individuali e dell’organizzazione. Le conoscenze quindi contestuali non sono generalizzazioni
valide per qualsiasi situazione, norme e regole da attuare indiscriminatamente o concetti astratti per
connettere i diversi frammenti dell’esperienza.
La fluidità del mercato, l’incertezza dei processi decisionali hanno messo in crisi il tradizionale
approccio alle problematiche organizzative dei servizi. L’approccio tradizionale ha privilegiato
visioni di tipo economistico e di politica generale tendenti a operare generalizzazioni che si
mostrano inefficaci rispetto alla gestione e all’innovazione del sistema dei servizi. E’ necessario es.
per un SERT soffermarsi sulle specificità dell’insieme, sugli elementi concreti che definiscono
localmente il contesto organizzativo. E’ necessario sviluppare progettualità a partire dalle incertezze
, dalle turbolenze che uno specifico contesto produce, quindi a partire dalle specificità dell’ambito
nel quale si sviluppano le risposte dei tossicodipendenti alle proposte terapeutiche offerte dagli
operatori e le relazioni con gli altri presidi ospedalieri. Bisogna imparare dalla realtà quotidiana cioè
interrogarsi sul senso dei fatti. Il gruppo degli operatori si deve interrogare, si mette in discussione.
In questo processo cerca di comprendere il significato dei fatti rispetto agli obiettivi complessi
dell’organizzazione. L’operatore si apre alla dimensione inter-soggettiva della conoscenza. In questa
dimensione gli operatori ricercano un significato comune del fatto, un significato rconosciuto e
quindi condivisibile degli attori coinvolti nei processi produttivi.
3- La co-costruzione di nuove immaginazioni
Gli operatori nella ricerca della condivisione delle conoscenze sul proprio contesto lavorativo
attivano un processo di interscambio, di integrazione tra i diversi ingredienti simbolici capace di
interpretare i funzionamenti organizzativi. In questo processo conoscitivo s costruisce un contesto
dialogico in cui il senso del lavoro nasce dall’intersoggettività e quindi ciascuno è indotto ad
argomentare le proprie posizioni, ad ascoltare gli altri aventi lo stesso diritto di parole e a cambiare
opinione se viene convinto dagli argomenti degli altri. Gli individui agendo nei confronti
dell’ambiente che li circonda, sulla base di significati che emergono dall’interazione sociale,
fabbricano gli ingredienti simbolici necessari per attribuire sensi condivisi ai processi quotidiani. I
diversi attori coinvolti nei processi lavorativi costruiscono significati comuni e condivisi degli
eventi, delle difficoltà e degli obiettivi. I diversi significati sono prodotti a partire dalla quotidianità
dell’interazione. Nell’interazione gli scambi sono aperti e prodotti a partire dalla quotidianità
dell’interazione. La fabbricazione dei significati è un processo importante per articolare un discorso,
un discorso comunicabile e condivisibile alle molteplicità, alle ambiguità e contraddizioni, alle
confusioni emotive e cognitive presenti nelle interazioni quotidiane. L’attribuzione di significati ai
fenomeni organizzativi è un modo per passare da ciò che è informe, indicibile, prelinguistico a ciò
che può essere comunicato e quindi condiviso socialmente dagli operatori del servizio.
4- L’azione e il pensiero sulla e dall’azione
Gli operatori del SERT dopo aver attribuito un senso e un significato comune ai fenomeni
organizzativi decidono di agire. Infatti il lavoro simbolico si deve verificare con la realtà esterna, si
deve tradurre in una decisione operativa, in un impegno nell’azione.
Si tratta di un momento cruciale del lavoro: si sceglie una possibilità scartandone altre, senza essere
mai sicuro che tutto quello che poteva essere valutato e ponderato lo sia stato adeguatamente. Gli
operatori sono motivati per verificare se le decisioni intraprese hanno attivato un cambiamento, un
condizionamento dei funzionamenti organizzativi. Gli operatori durante la riflessione sull’azione si
interrogano e producono un pensiero sui processi cognitivi ed emotivi vissuti durante le azioni. Le
riflessioni dell’azione consente all’operatore di cogliere nei fenomeni organizzativi degli aspetti che
non sono compresi o spiegabili attraverso i proprio quadri concettuali, le proprie teorie di
riferimento. In questo processo emotivo e cognitivo l’apprendere dall’azione è la capacità di
accogliere il divergente, di elaborare nuove ipotesi interpretative e di creare nuove rappresentazioni
dei problemi. Il confronto tra gli operatori del consultorio sugli eventi attivati, sul proprio modo di
conoscere e sulle proprie mappe mentali consente, di ricercare il divergente che è da intendere come
un processo che tende verso il nuovo, verso il rivedere ciò che è conosciuto e lo spiegare
l’indeterminato. La riflessione dell’azione come creazione di nuove rappresentazioni sulla realtà
lavorativa e di nuove ipotesi conoscitive rimette in atto le differenze, le incertezze dei significati
attribuiti e costruiti sui funzionamenti organizzativi.
ESSERE AUTO- IMPRENDITORI
Le progettualità attivate dai saperi forti e dalla costituzione di legami parentali sono finalizzate a
ricomporre la frammentazione dei processi organizzativi, dovrebbero ricostruire una formale
unitarietà delle finalità, riconfigurare gli obiettivi di lavoro, riformulare la cultura ufficiale
dell’organizzazione. Si pensa che in questo modo le persone siano attrezzate a costruire significati
alle azioni quotidiane e per affrontare la frammentazione, l’incertezza e l’ambiguità dei processi
lavorativi. Il manager e il leader carismatico definisce come gli operatori e i responsabili debbano
comportarsi nelle situazioni di crisi delle persone in accoglienza, nei conflitti ecc.. La questione di
fondo è relativa alla modalità degli operatori di attribuire un senso e un significato ai processi
lavorativi. Le progettualità prodotte dai saperi forti, dalle dimensioni parentali contengono il rischio
di rinforzare comportamenti cognitivi eteronomi, cioè la dipendenza degli operatori delle culture ,
dai linguaggi, dalla aspettative pensate e progettate dal manager illuminato o del leader
carismatico. L’eternomia non sembra essere funzionale alle caratteristiche dei processi produttivi
contemporanei. Questi richiedono tempo e la competenza di saper produrre autonomamente le
conoscenze e quindi le azioni capaci di attribuire un senso e un significato alle informazioni
provenienti da settori e organizzazioni spesso lontane geograficamente. E’ possibile attivare risposte
innovative rispetto alle problematicità dei funzionamenti organizzativi soltanto se l’equipè è messa
nella condizioni di produrre conoscenze utili, funzionali e rispondenti ai problemi specifici che un
contesto lavorativo vive. Le organizzazioni che promuovono l’autonomia degli attori organizzativi
esprimono una maggiore capacità imprenditoriale e di innovazione. Affinchè un’impresa sia viva è
necessario che non sia impresa solo al vertice ma anche alla base e perché ciò si realizzi è
necessario che sia autonoma. Le progettualità in cui gli operatori o l’euipè sono sollecitati ad
assumere degli atteggiamenti maggiormente imprenditivi nella produzione delle conoscenze
consentono di attivare efficaci processi di costruzione del senso e del significato delle azioni
quotidiane nei contesti organizzativi complessi. La progettazione dialogica avviene sostanzialmente
attraverso processi sociali in cui i singoli attori si muovono con una discrezionalità-autonomia che è
cruciale per il buon svolgimento del lavoro, ma che pone all’organizzazione problemi di
integrazione tra settori e unità produttive e anche tra singoli operatori e problemi di gestione del
coordinamento e di esercizio dei ruoli di responsabilità.
ASCOLTO E OSSERVAZIONE NELLA PROGETTUALITA’ DIALOGICA
Nei procedimenti di progettazione classici sono spesso previste e raccomandate fasi di analisi e
rilevazioni preliminari, al fine di formulare un’adeguata “diagnosi”, per avere un quadro definitivo
dei problemi da affrontare, ricorrendo a parametri numerici, sottovalutando che le cifre esprimono
aspetti molto limitati della realtà e soprattutto danno indicazioni generiche e sommarie, non cosi
attendibili da guidare scelte strategiche od operative.
La progettazione dialogica prende le distanze da questo approccio. Questa afferma che è necessario
che le rappresentazioni dei problemi non siano troppo semplificate e che si arrivi a rappresentazioni
convergenti dei problemi. Progettazione quindi come percorso che non ha tappe precostituite, ma
⇀
che si snoda con flessibilità e leggerezza tra sollecitazioni e contraddizioni della realtà. cruciali
l’osservaz