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Il soggetto agente si identifica con le tipizzazioni oggettivate della condotta in atto; così sia il proprio io che
agisce sia gli altri vengono percepiti non come individui unici ma come tipi; non possiamo parlare di ruoli
quando queste tipizzazioni si verniciano a livello di cultura di gruppo, in questo caso il ruolo sostituisce il sogg
agente. Le istituzioni sono incorporate nell’esperienza individuale per mezzo di ruoli che costituiscano un
ingrediente essenziale del mondo accessibile di ogni società. Ricoprendo dei ruoli l’individuo partecipa a un
mondo sociale. Nel bagaglio comune di conoscenze vi sono norme per lo svolgimento dei ruoli che sono
accessibili a tutti i membri della società perciò ogni persona che possa ricoprire il ruolo è tenuta a rispondere
della propria osservanza dalle norme usate per controllare le reali capacità degli individui.
I ruoli rappresentano l’ordine istituzionale su 2 livelli: ricoprire un ruolo rappresenta se stesso, e il ruolo
rappresenta un intero nesso di condotta, quindi solo con la rappresentazione in ruoli l’istituzione si manifesta
effettivamente; possono essere rappresentate anche in altri modi come l’oggettivazione linguistica che le ricrea
nell’esperienza, inoltre possono essere rappresentate da oggetti artificiali o naturali ma vanno sempre vivificate
nella condotta umana. Ogni concreto adempimento di una funzione si riferisce al senso oggettivo
dell’istituzione, così anche agli altri adempimenti di funzioni complementari. Tutti i ruoli rappresentano l’ordine
istituzionale ma alcuni di essi più di altri nella totalità: i ruoli politici e quelli religiosi.
Ogni ruolo dà acceso a uno specifico settore del bagaglio totale di conoscenze della società, perciò c’è una
distribuzione sociale della conoscenza che è divisa in ciò che è pertinente a tutti e ciò che riguarda solo alcuni
ruoli. La divisione del lavoro porta a ruoli che possono essere eseguiti con conoscenze standard facili da
apprendere, quindi si ci può specializzare. I ruoli rappresentano l’oggettivazione pratica della struttura della
società perché ogni ruolo porta con sé una parte di conoscenza sociale, infatti la società esiste in quanto gli
individui che la formano sono consapevoli di essa, quindi da una parte l’ordine istituzionale è reale solo se
realizzato dai ruoli, dall’altra i ruoli sono parte dell’ordine che caratterizza i sogg.
E. Portata e modi dell’istituzionalizzazione
La portata dell’istituzionalizzazione dipende dal grado di diffusione delle strutture, se più strutture sono
condivise da tutti la portata sarà ampia se poche sono condivise da tutti la portata è ristretta; c’è anche la
possibilità che l’ordine istituzionale sia fortemente frammentario.
Immaginiamo una società con istituzionalizzazione totale dove tutti i problemi sono comuni, le soluzioni sono
oggettivate e tutte le azioni sono istituzionalizzate: l’ordine istituzionale abbraccia tutta la vita sociale e porta
partecipazione continua, non ci sono ruoli perché ognuno ha una sua parte nell’interesse di tutti. Possiamo
modificare questo modello dicendo che tutte le azioni sociali sono istituzionalizzate ma senza problemi comuni:
la vita sarebbe cmnq rigida, ma ci sarebbe una maggior presenza di ruoli e ciò è visibile nelle società primitive.
L’opposto sarebbe un solo problema comune e l’istituzionalizzazione solo per risolvere quel problema: non ci
sarebbe una cultura comune e i ruoli sarebbero l’essenziali per la società, ma non ci sono esempi di società del
genere (a parte gruppi minori che non sono nazioni ma per es spedizioni militari o le colonie).
Con questi esempi possiamo chiarire come si formano le società e possiamo vedere che la condizione
principale è la divisione del lavoro con concomitante differenziazione delle istituzioni: ogni società in cui c’è una
crescente divisione del lavoro si ci allontana dal primo tipo. Un’altra condizione è la disponibilità di un surplus
economico che permetta alla popolazione di dedicarsi ad attività non legate alla sussistenza e che portano a una
necessaria segmentazione della cultura per avere conoscenze staccate dal contesto sociale (vita teoretica).
Comunque l’istituzionalizzazione non è irreversibile anche se può durare a lungo, infatti la portata può diminuire
e la sfera privata è lasciata all’individuo.
Un altro problema è: qual è la relazione tra diverse istituzioni?
Le conoscenze sociali sono attualizzate in ogni individuo: ognuno sa e fa tutto, perciò il dare un significato alle
istituzioni è un problema soggettivo perché il senso oggettivo dell’istituzione è dato per scontato dal sogg
mentre interiorizzarlo è il problema per il sogg. I significati istituz si modificano con la segmentazione dell’ordine
istituzionale (ruoli) e con la distribuzione sociale della conoscenza, e qui si crea il problema dell’integrazione
globale dei significati entro l’intera società. Ora teniamo conto che processi istituz distinti possono vivere
insieme senza un’integrazione globale, infatti le istituzioni si associano riferendosi alla coscienza riflessiva di
individui che impongono una certa logica alla propria esperienza. Supponiamo: A (uomo) è scontento del
comportamento di B (donna) con C (lesbica) perché trascura il lavoro da fare con A, così per unire i rapporti trai
3 a formare un rapporto coerente A-B-C crea un mito che rispecchi la situazione umana di uomo e due donne
che creano il mondo e si relazionano come fanno i 3: dall’inizio A farà fatica a far accettare la storia alle altre due
ma poi una volta riuscito i 3 sapranno che la società si forma nel miglior modo solo se i 3 collaborano insieme e
questa “conoscenza” influenzerà il loro modo di essere. Così l’esempio può essere visto nella società reale: la
divisione di conoscenze solleverà il problema della creazione di significati della società e ci sarà anche il
problema di legittimare le attività istituzionali di un tipo di fronte agli altri.
Un’altra conseguenza della segmentazione istituzionale è la possibilità di sub-universi di significato socialmente
segregati che nascono dalla specializzazione: questi sub-universi di significato possono essere o no nascosti al
pubblico e possono essere strutturati da diversi criteri come età,sesso,religione,ecc… Come tutti gli edifici
sociali i sub-universi devono essere sorretti da una particolare collettività cioè dal gruppo che produce i
significati in questione e possono esservi rivalità trai gruppi come per es per la distribuzione di risorse; questi
conflitti si traducono in contrasti tra correnti di pensiero rivali. Coi sub-universi compare la varietà di punti di
vista sulla società e ciò rende più difficile creare un sistema di simboli che soddisfi l’intera società, infatti ogni
punto di vista sarà in relazione con gli interessi del gruppo che li possiede e dà autonomia alla propria base
sociale. Inoltre un corpo di conoscenze raggiunto il livello di sub-universo autonomo ha capacità di influire sulla
collettività che l’ha prodotto, infatti la conoscenza è un prodotto sociale e allo stesso tempo un fattore di
cambiamento sociale.
Questi sub-universi di significato sono chiusi agli estranei mentre gli iniziati vengono tenuti dentro. Particolari
problemi nascono quando c’è una differenza tra la velocità dello sviluppo delle istituzioni e quella dei settori
specifici.
La reificazione è la percezione dei prodotti dell’attività umana come se fossero qualcosa di diverso dai prodotti
umani per es istituzioni considerate come volontà divina. Nel mondo sociale oggettivo la reificazione c’è sempre
e la questione decisiva è se egli conserva o no la consapevolezza del fatto che il mondo è opera sua e quindi può
essere modificato da lui. Così la relazione tra l’uomo e il suo mondo viene invertita nella coscienza: l’uomo è
visto come prodotto del mondo anche se è il creatore; sarebbe un errore limitare il concetto di reificazione alle
costruzioni mentali degli intellettuali perché esiste come condizione dell’uomo e non è una caduta cognitiva. Sia
l’ordine istituz nel suo complesso che alcuni settori di esso possono essere percepiti come reificati; la ricetta di
base per la reificazione delle istituzioni consiste nel conferire loro una condizione ontologica indipendente
dall’attività e dalla comprensione umana, così con la reificazione il mondo delle istituzioni si confonde con quello
naturale e anche i ruoli possono essere reificati come le istituzioni: la formula è la dichiarazione” devo agire così
perchè ho questo ruolo” , così si riduce la distanza tra sé e l’attività e quindi l’individuo di identifica con le
tipizzazioni assegnategli dalla società (quello non è “nient’altro che” quel tipo).
2. La legittimazione
A. Origini degli universi simbolici
Si tratta qui l’oggettivazione di “secondo grado” del significato delle istituzioni. La legittimazione produce nuovi
significati che servono a integrare i significati già attribuiti ai diversi processi. La funzione della legittimazione è
di rendere oggettivamente accessibili le oggettivazioni di “primo grado” e anche l’integrazione è l’obiettivo
tipico dei legittimatori. L’integrazione e la plausibilità soggettiva si riferiscono a due livelli: il primo vede che la
totalità dell’ordine istituzionale dovrebbe avere un senso per i partecipanti dei diversi processi istituzionali
(questo dunque è un livello orizzontale perché lega l’ordine istituz ai membri), il secondo vede la necessità di
rendere significativa la totalità della vita dell’individuo (livello verticale). La legittimazione non è necessaria
quando è un fatto evidente ma qndo va tramandato ai posteri perchè è necessaria una spiegazione per
oggettivarla e questa è la “legittimazione” che spiega l’ordine istituz attribuendogli validità conoscitiva; dunque
non è solo il tramandare dei valori il compito della legittimazione delle istituzioni, ma anche la semplice
conoscenza di esse, dice che le cose stanno così non solo che dovrebbe compiere certe azioni e non altre.
Ci sono diversi livelli di legittimazione:
- la legittimazione incipiente è quella che segue alla trasmissione di oggettivazioni linguistiche (per es nel
momento in c