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PREGIUDIZI:

 nella sua teoria “frustrazione-aggressività”

Spiegazione psico-dinamica: Dollard

afferma che in presenza di una frustrazione si manifesta in noi uno stato di tensione che

ci predispone all’aggressione verso l’oggetto ritenuto causa della frustrazione. Se non si

riesce a scaricare tale frustrazione, essa si accumula fino a scaricarsi su oggetti diversi da

quelli alla sua origine. Un esempio è chi vive una vita disagiata che ha come valvola di

sfogo l’altro (solitamente immigrato) accusato di essere una minaccia;

 Strutture di personalità: secondo Adorno il pregiudizio non è un processo universale

ma fa parte di una serie di caratteristiche di una personalità “disturbata”. Adorno spiega

come ci siano masse disponibili a sottomettersi e altre a non sottomettersi. In quella che

Adorno chiama personalità autoritaria, confluiscono varie caratteristiche (autoritarismo,

conservatorismo, ecc) tra queste anche il pregiudizio che è visto come uno schema

mentale di riferimento, soprattutto quando rivolto verso minoranze;

 Teoria della congruenza di credenze: secondo Rockeach, le persone privilegiano

l’interazione con altre che condividono il loro sistema di credenze. Questo meccanismo

si può espandere nella cosiddetta “mente chiusa” ovvero una personalità che non tollera

incertezze e contraddizioni ed è portatrice di pregiudizio per alcuni individui e gruppi

etnici con sistemi di credenze incompatibili con il loro.

Anche la costruzione dello STEREOTIPO risponde ad un processo di categorizzazione della realtà

sociale sui gruppi. Lipmann nel 1922 sostiene che la realtà sociale non può essere conosciuta nella

l’uomo si crea intorno a questa.

sua totalità ma solo per mezzo di immagini e rappresentazioni che

Su questa si basano le semplificazioni, stereotipi e forme di organizzazione preventiva dei dati.

L’esperimento consisteva ne far associare ai

La prima ricerca sugli stereotipi fu di Katz e Braly.

canditati degli aggettivi a dei vari gruppi etnico-nazionali. Il risultato fu una serie di gruppi

condivisi dalla maggior parte dei candidati.

Ancora più interessante sarà il confronto di questa ricerca con altre che nei periodi successivi hanno

adottato il medesimo schema: Nel 1951 e nel 1969. Nella prima (1951) gli stereotipi risultavano

meno coerenti e condivisi e gli intervistati erano meno inclini a riconoscere le caratteristiche

nazionali dei soggetti. Nella seconda (1969) si assiste ad un ritorno agli stereotipi seppur con

qualche mutamento nei contenuti (autocriticità verso la maggioranza e definizioni neutre alle

minoranze). Risulta importante (x es. nel caso delle opinioni sui Tedeschi e Giapponesi prima e

dopo la guerra) il contesto sociale-politico-economico nella determinazione degli stereotipi (prima

neutri, dopo la guerra tratti ostili e negativi).

Infine una ricerca importante è quella sull’”accentuazione percettiva” di Tajfel. Tale teoria dimostra

come l’applicazione di una categorizzazione ad una serie di stimoli aveva come effetto una

accentuazione. Questo risultava evidente se legato al processo di in/out group, in cui si percepisce il

proprio gruppo come più variegato visto la possibilità di avere più informazioni che consentono di

differenziare gli individui; mentre invece l’out-group veniva visto come un gruppo monolitico.

c’è il fenomeno della de-individualizzazione

Collegato a questo secondo cui un individuo viene

considerato in base alle caratteristiche del gruppo di cui fa parte e non per le sue specificità.

Possiamo avere due strade per capire se lo stereotipo è fondato:

1. se non è congruente, si isolano quelle persone come sottogruppo distinto interno al

gruppo stereotipato

e si prendono come “eccezioni”,

2. vengono ignorate con lo scopo di rendere inoffensive

le caratteristiche divergenti rispetto allo stereotipo, considerato una “norma”.

Lo stereotipo può essere anche interpretato come meccanico “euristico” al livello della

comunicazione come artefice e tramite rappresentazioni del reale. Le rappresentazioni sociali sono

fortemente legate al contesto culturale e alle informazioni che vengono immesse nella nostra cultura,

è quanto mai quello di essere veicolatore di messaggi. Nell’indagine sul

e il ruolo dei social-media in questo caso, dell’Islam, si assume che

ruolo della comunicazione nella rappresentazione,

l’immagine presentata dai media sia concorde e strutturata sulla base dell’opinione comune e si

intende anche che l’immagine proposta abbia però anche degli effetti sul pubblico.

Dire “opinione” però è ben lontano dall’attribuire ai media il ruolo “apocalittico” di manipolatore e

governatore delle masse e gli studi sui media si sono sempre più discostati da queste teorie,

concentrandosi invece maggiormente sugli effetti indiretti e sulla costruzione delle reti di significato.

è sempre più circolare e questo porta ad un cambiamento dell’effetto

La relazione pubblico-media

che ad oggi è chiamato:

 Effetto cognitivo: quello che gli individui costruiscono attraverso il consumo di

comunicazione. Si è di fronte ad un processo di significazione che vede i media come

costruttori di una realtà che andrà poi ad aiutare l’opinione pubblica a strutturare

l’immagine della realtà sociale, formando nuove opinioni e credenze.

I mezzi di comunicazione si muovono come “lente sociale” in un processo di framing, rendendo

salienti alcuni eventi e occultandone altri. Questo processo semplifica la realtà e pone un ordine alla

con i quali i “consumatori” dovranno confrontarsi.

serie di eventi

In relazione al mondo islamico, il framing si muove in un periodo in cui il confronto culturale è

fortemente influenzato dalle circostanze e dalle conoscenze che si possiedono a riguardo. Si parla di

in riferimento al ruolo dell’informazione come una “cornice” di notizie persistenti,

news frames

ponendo in evidenza aspetti e non altri o viceversa, in riferimento ad un evento. E possibile

sull’Islam secondo lo schema di Norris e visibile anche nell’immagine

costruire processi di framing

2. (Vedere pag. 48-49 + descrizioni).

In queste immagini si vede come alcune volte ad esempio l’aggettivo “islamico” sia utilizzato come

sostitutivo di un più probabile “terroristi”. Anche se sottinteso, l’effetto è quello di utilizzare quella

che è una semplice attribuzione religiosa (islamici) come connotativa dell’evento in questione

(processo a sospetti terroristi) al fine di definire in maniera immediata e riconoscibile la più

generale cornice interpretativa.

I primi studiosi di Islam furono i chierici nel medioevo. Scrivevano contro le minacce musulmane,

vedendovi un “nemico monoteista” pericoloso e da misconoscere. Da un punto di vista religioso, lo

scontro è sempre avvenuto sul piano delle idee e delle credenze. Il conflitto materiale invece è

sempre stato ad appannaggio della politica o delle strumentalizzazioni del religioso (vedi->

Crociate).

In epoca moderna, l’attenzione all’altro islamico invece sarà veicolata dallo “sguardo orientalista”

si riempiono di mistica

di stampo coloniale, dove quei luoghi così lontani dall’Europa fascinazione

onirica, fino agli anni ’50 del 900.

Dagli anni ’70, invece, dal punto di vista politico l’Islam come minaccia comincia a diventare un

leit-motiv del dibattito occidentale a causa delle crisi petrolifere.

Dagli anni ’90, con l’ideologizzazione delle forme di potere nei paesi islamici (e a seguito della fine

– Berlino 1989) i paesi islamici andranno a sostituire il “pericolo rosso”

della guerra fredda come

“pericolo” e “minaccia” (guerre del golfo).

nuovo

Islam, Islamismo e terrorismo non costituiscono un blocco geopolitico in grado di costituire una

minaccia grande e organizzata, essendo piuttosto indirizzata verso i musulmani stessi. Questo non

significa sminuire o nascondere gli altri problemi (in democrazia e diritti umani), ma una critica

deve passare da una conoscenza scevra da stereotipi e ideologizzazioni che portano solo a

rappresentazioni/incomprensioni/percezioni distorte.

Bias prospettici di distorsione della visione dell’Islam in occidente sono:

Confronto tra categorie non paragonabili: l’“Occidente” “Islam”

1- è paragonato spesso all’

che più che un’area geografica Al massimo “cristianesimo” e “islam”;

è una religione.

2- Le dichiarazioni di leader religiosi o politici vengono sempre prese per valide, guidate da

un’ideale religioso. Avviene una strumentalizzazione a scopo politico.

religione” con la “tradizione islamica”.

3- Confondere“Islam Come confondere azioni

fortemente significative nella nostra cultura come “significanti” della fede.

La religione “Islam” viene presa da subito come cruciale,

4- e quindi come guida di tutte le

decisioni e azioni. Si omette lo studio dei legami tra religione e società.

5- Fondamentalismo = Islam. Le posizioni dei fondamentalisti vengono presentate come

“islam”. Si citano i fondamentalisti per indicare il “vero” islam, ignoranto che la maggior

parte dei musulmani ha punti di vista abbastanza vari;

dell’Islam.

6- Visione a-storica Gli eventi recenti sono analizzati per il loro supposto carattere

religioso e non in riferimento al contesto storico. Tutto è spiegato e motivato dal Corano e

dalla Sunna;

7- Tutto è ridotto al mero discorso sulla religione. Problemi politici, economici e di guerra

del mondo musulmano sono spesso ridotti alla “religione”

interna

Temi ed esempi sull’Islam: “negativi”. “Logica

8- vengono selezionati e presi sempre quelli

dell’esempio peggiore”, si traslano all’intero mondo musulmano fatti o problematiche che

riguardano solo una parte di esso;

Percezione politica distorta. Quello che in occidente viene chiamato “potere politico”,

9- quando si parla di società islamica si chiama “follia”, “aggressività” e “fanatismo”.

che se l’occidente è più ricco è perché

10- Arroganza culturale: convinzione è culturalmente

superiore;

Idea del doppio standard

Ciò che è legittimo per l’occidente è spesso inadatto per le società musulmane. (bomba atomica -> è

utile se nelle ns. mani, è un pericolo n

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A.A. 2014-2015
15 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Dariozzolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Gritti Roberto.