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Per lui l’educazione è un modo per influire sul modo di pensare degli individui per renderli
consapevoli dei condizionamenti e degli impedimenti, a forme mature di pensiero, creati
dalla società.
Bourdieu : (strutturalismo-costruttivismo) egli ha una visione della società conflittuale : la
società è infatti il luogo in cui si svolgono conflitti e competizioni senza pietà e senza fine
(nel cui seno si creano le differenze basate sul capitale economico e su quello culturale)
che costituiscono il nocciolo dell’esistenza (una lotta per il mantenimento della propria
posizione). Egli poi da una raffigurazione topografica della società come “ spazio sociale”
che è uno spazio di differenze in cui gli individui si collocano,simile al posizionamento
fisico. Ogni posizione sociale (occupata da un individuo e data dall’habitus), che impone
dei condizionamenti a chi la occupa, è sempre in relazione alle altre che si definisce in
funzione del rapporto che hanno l’una con l’altra, andando a creare un insieme di campi:
perciò il “campo” è per B. un insieme di relazioni, una rete di relazioni. Ogni campo però,
nella sua visione della società si presenta innanzitutto come un campo di lotta sempre per
qualcosa (es.per delle risorse) (ogni campo ha poi un sistema di credenze e norme che
regolano le azioni dei soggetti).
Dahrendorf: anche lui fa parte della corrente conflittualista e ritiene che il conflitto sia
insito nel sistema sociale, infatti per lui esso è un fattore necessario della società perché
permette i processi di mutamento. Egli poi inserisce il concetto di “chance di vita” cioè
opportunità,possibilità, a cui è legato il concetto di libertà. Le chance sono in funzione di
due elementi:
-le opzioni : sono possibilità di scelta e sono costituite da diritti e disponibilità di beni
-le legature: sono appartenenze, vincoli,relazioni,legami sociali come patri, comunità,ecc.
Esse derivano dal ruolo e dalla posizione sociale.
In sostanza per D. nella loro esistenza sociale gli individui hanno chance di vita: possono
portarle a compimento o farle a pezzi,ma la loro vita è una risposta a queste chance. Le
chance di vita quindi si configurano come possibilità di crescita individuale,di realizzazione
di capacità,desideri,speranze,ecc.
Disuguaglianze e differenze nei processi educativi
L’uguaglianza delle opportunità di fronte all’istruzione è uno dei temi centrali nella
riflessione e nella ricerca in sociologia dell’educazione e si fa più evidente nel momento in
cui in Italia (negli anni ’50-60) avviene la scolarizzazione di massa, infatti paradossalmente
più una scuola è di elitè e meno è visibile la disuguaglianza. Sono state date diverse
definizioni di disuguaglianza: c’è chi l’ha definita come una serie di disparità oggettive e
nelle condizioni materiali e immateriali di vita, chi invece l’ha definita come un trattamento
differenziale riservato a individui o gruppi. E’ importante fare però una distinzione fra:
diversità, differenza e disuguaglianza. La disuguaglianza sociale nasce da differenze e
diversità; le diversità sono caratteristiche che hanno natura qualitativa e si possono
ordinare (nel caso di una valutazione) facendo solo delle comparazioni di uguale /diverso,
invece le differenze sono caratteristiche che hanno valore quantitativo e sono perciò
ordinabili in maggiore/minore. Comunque la disuguaglianza sociale è un concetto che è in
rapporto con il concetto di relazione: infatti la disuguaglianza sociale è il risultato di un
confronto e di una valutazione tra i soggetti o i gruppi o dei soggetti o gruppi rispetto a
qualche aspetto o oggetto della realtà.
In particolare possiamo individuare tre diverse idee riguardo all’uguaglianza delle
opportunità scolastiche e alle possibilità di mobilitazione sociale:
Approccio individuale: secondo il quale per tutti è possibile migliorare la propria
- posizione sociale (mobilità individuale – sistema meritocratico)
Approccio collettivista : è possibile un miglioramento della posizione di alcuni
- individui solo attraverso una trasformazione radicale dei rapporti economici
Approccio sia individualista che collettivista: è possibile un miglioramento della
- propria posizione solo attraverso la lotta fra gli individui, fra i ceti per il prestigio,il
potere, la ricchezza.
I fattori determinanti della riuscita scolastica:
Sono state formulate diverse teorie sui fattori che determinano o meno la riuscita
scolastica: per alcuni sociologi dell’educazione (che elaborano la teoria della “deprivazione
culturale”) i giovani provenienti dalle classi sociali inferiori hanno un basso rendimento
scolastico perché la famiglia non fornisce loro né i valori né le capacità linguistiche
necessarie e neppure gli orientamenti che la scuola richiede (in particolare secondo
Bernstein un fattore importante è il linguaggio delle classi più basse e di quelle più alte),
secondo altri invece la riuscita scolastica dipende dal fatto che la famiglia valorizzi o meno
l’apprendimento scolastico cioè se la famiglia crea nell’individuo una motivazione al
successo. In particolare Parsons introduce il concetto di “achievement” intendendo con
questo uno strumento discriminante usato dalla scuola per promuovere l’apprendimento
degli allievi e che consiste nel premiare le loro prestazioni (che poi in futuro
corrisponderanno a una distribuzione diversificata di ruoli e di posizioni sociali). Questo
achievement valuta due cose: l’apprendimento cognitivo e quello morale dell’allievo ;
Parsons ci fa notare però che nella scuola elementare questi due aspetti sono fusi insieme
quindi la valutazione e selezione avviene sulla base di entrambi gli aspetti e ci mostra
come in questo caso l’insegnante va a rappresentare l’agente della società adulta.
Altra teorizzazione importante è stata quella di Bourdieu e Passeron che hanno individuato
due concetti fondamentali: quello di capitale sociale e quello di ethos di classe. Il capitale
culturale è l’insieme di beni simbolici trasmessi (come le buone maniere, lo stile di vita, il
buon gusto,ecc che delineano pertanto l’habitus di un soggetto cioè la sua appartenenza a
un gruppo) dalle agenzie educative tra le quali in primo luogo vi è la famiglia che
determinano le possibilità di successo di un individuo, l’ethos di classe invece è costituito
dall’insieme di valori di riferimento (che contribuiscono anche a definire gli atteggiamenti
verso la scuola e quindi l’interesse). Pertanto capitale culturale e ethos rappresentano il
bagaglio che possiede l’alunno e che porta con sé nella realtà scolastica. Secondo
Bourdieu talvolta capita che la scuola confonda questi privilegi dati dalla famiglia come doti
naturali cioè meriti. Da questo punto di vista quindi sembrerebbe che il successo
scolastico sia un qualcosa di determinato e non possibile di mutamento. In ogni caso la
classe sociale o status d’origine, anche alla luce degli studi più recenti, risulta essere un
fattore di divisione costante.
Gli esiti della selezione: la dispersione scolastica
Strettamente collegato al concetto di selezione è quello di dispersione scolastica intesa
come quel fenomeno di bocciature, ripetenze e abbandoni scolastici , che descrive quindi
una discontinuità dei percorsi rispetto alla regolarità prevista dagli ordinamenti e dai
curriculi. Esso quindi è un indicatore della qualità del sistema di istruzione in termini di
efficienza ed efficacia.
La dispersione scolastica comunque non è un fenomeno recente e nemmeno
esclusivamente italiano, che si è trasformato nel tempo. Possiamo individuare tre periodi:
Metà degli anni ’60 –metà anni ’80 : la questione fondamentale è l’assolvimento
- dell’obbligo scolastico a fronte di una popolazione priva di istruzione elementare.
Qui notiamo come si riesce grosso modo a risolvere il problema dell’assolvimento
scolastico ma rimane comunque una quota significativa di popolazione (soprattutto
nel Mezzogiorno) che ne rimane fuori. Anche riguardo agli abbandoni scolastici si
notava un divario fra Nord e Sud
Dalla metà degli anni ’80-alla metà degli anni ‘90: in cui al problema
- dell’assolvimento scolastico si sovrappone quello della permanenza nel sistema di
istruzione e quindi del prolungamento degli studi e del conseguimento di titoli di
studio elevati in particolare legato al problema delle bocciature che si verificano
soprattutto all’inizio di ogni ciclo di studio (quindi in prima elementare, in prima
media,ecc). A ciò si aggiunge poi il problema dell’abbandono scolastico cioè
dell’interruzione senza ripresa successiva del corso di studi (il cosiddetto “drop out”)
che però a partire dagli anni ’90 comincia a ridursi, attraverso tutta una serie di
fattori tra i quali principalmente l’impegno da parte del ministero e degli insegnanti
nel fronteggiare l’insuccesso scolastico. Sono state condotte una serie di ricerche
per capire le ragioni alla base dell’abbandono scolastico e quindi le situazioni che
hanno portato a questo e se ne sono individuate alcune (che sono valide ancora
oggi): di solito i maschi vengono più colpiti da questo fenomeno perché hanno
maggiori possibilità di trovare lavoro (anche se poi precario o dequalificato), ragazzi
e ragazze hanno alle spalle già una serie di insuccessi scolastici, la situazione
famigliare di questi ragazzi è caratterizzata da povertà culturale (carenze a livello di
scolarizzazione dei genitori) alla quale si aggiunge anche disagio economico e
quindi la famiglia ha bisogno del contributo lavorativo del ragazzo/a, una sfiducia
verso le proprie possibilità di successo scolastico, ecc
Seconda metà degli anni ’90 – primi anni del 2000: in cui si è posta sempre più
- attenzione alla conoscenza dei processi e dei meccanismi che ostacolano la
riuscita scolastica e quindi a delle conseguenti politiche come l’estensione del
diritto-dovere alla formazione .
In generale attraverso un analisi di tipo multidimensionale si può notare come il
fenomeno della dispersione scolastica ma anche quello della scelta dei percorsi di
studio da parte degli studenti sia influenzata da tutta una serie di fattori quali: risorse
personali (quali doti e motivazioni), le risorse economiche della famiglia, la
collocazione territoriale e le condizioni del mercato d