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INTERDIPENDENZA E INTERAZIONE

Avvento della scuola di massa e relativa crisi della scolarizzazione; si fa avanti l'idea di un policentrismo formativo, con la messa in evidenza di una pluralità di agenzie e di occasioni formative; riemerge la categoria del conflitto e una critica al funzionalismo parsonsiano che trascurerebbe la dimensione conflittuale connaturata.

PIERRE BOURDIEU 1930 - 2002 è a partire dalla dimensione economica e quella culturale che si sviluppa il conflitto per il mantenimento delle posizioni all'interno di un determinato spazio sociale; l'habitus è principio generatore e unificatore che converte le caratteristiche di una relazione in uno stile di vita unitario, sono differenziati e differenzianti, prodotti dei condizionamenti sociali e portano alla formazione di gruppi accomunati dallo stesso stile di vita, quindi classi marxianamente; all'interno di questo sistema di relazioni si definiscono le relazioni, le

posizioni e le pratiche, quindi il conflitto e la lotta; concentrandosi sulle pratiche sociali piuttosto che sulle posizioni, Bourdieu si libera dal determinismo di Marx, ma ciò non avviene completamente in quanto l'habitus finisce per essere assimilato ad una identità sociale collegata ad una posizione permanente; con Passeron individuano il concetto di capitale culturale (insieme di beni simbolici trasmessi dalle agenzie educative, delinea un habitus, fa riferimento anche ad un capitale sociale) e ethos di classe (insieme di valori che definiscono gli atteggiamenti verso la scuola e la riuscita scolastica) → la scuola non riconosce le disuguaglianze di partenza e riproduce le gerarchie sociali esistenti

RALF DAHRENDORF 1929 - 2009 → considera il conflitto un elemento indispensabile di ogni vita sociale; la chances di vita sono l'insieme delle possibilità che vengono offerte al singolo dalla società e da una specifica posizione sociale,

non sono attributi dei singoli, ma la loro vita è una risposta a queste chances, sono possibilità di crescita, realizzazione di capacità; comportano opzioni, ma anche legature, cioè vincoli, ma il soggetto è pur sempre considerato autore delle sue scelte. La libertà è una libertà attiva nella misura in cui il suo fine più alto è l'estensione delle chances di vita dei vincenti a tutti; deve essere garantita una dotazione elementare a tutti. Le chances di vita sono molto più dinamiche dell'habitus, il concetto di habitus è più vicino a quello delle legature, che definiscono il capitale sociale di ogni individuo, ma anche il capitale economico e culturale; assumono uno spessore di realtà attorno alle concrete possibilità di scelta e non sono solo una formale possibilità. Emerge una nuova differenza: prospettiva macro e micro e all'interno di questo dibattito si.può essere interpretata come una svolta comunicativa volta ad identificare la società come comunicazione. L'agire del soggetto emerge nella comunicazione stessa. La corrente di lettura micro con approccio interazionista-fenomenologico nasce a Chicago nel 1930 con Mead e Blumer. Questa corrente esalta l'aspetto creativo di costruzione della realtà, a differenza di un soggetto fondamentalmente conformato ai modelli culturali consolidati di Parsons. L'interazionismo simbolico e la corrente fenomenologica hanno in comune una concezione dell'attore sociale come soggetto simbolico, competente e riflessivo. L'intersoggettività diventa il luogo privilegiato di analisi della comunicazione tra singolo e mondo esterno. Il linguaggio struttura la conoscenza e la comprensione della realtà. La realtà che viene interiorizzata durante l'infanzia è data per scontata. Sembra che non venga data importanza alla realtà esterna, ma non è così.

La realtà esterna rende possibile l'avvio dell'esperienza sociale ed individuale e si presenta in forma impositiva.

Lettura macro con APPROCCIO SISTEMICO → riferimento al pensiero di Luhmann che sostiene non esistano risposte a priori sugli interrogativi sull'ordine sociale e questo perché ci può essere solo un'osservazione della comunicazione contingente tra sistemi; dà importanza alla funzione e all'organizzazione, ritenute forme tipiche del sistema sociale complesso; ogni sistema ha un suo ambiente, complesso e contingente, composto da realtà imprevedibili; un sistema deve essere selettivo nei confronti delle possibilità che l'ambiente offre; inoltre un sistema è capace di autopoiesi, quindi autofondazione che porta ad una autoreferenzialità costitutiva realizzando la doppia contingenza che fonda la relazione sociale; la comunicazione è un'azione costruita dal

sistema educativo si trova ad affrontare diverse sfide. Il sistema educativo all'inizio svolge la funzione di educazione per la perfezione umana, successivamente è per la formazione e, ancora dopo, è per la capacità di apprendere e l'apprendimento, più che un processo di elevazione umana, diventa un'acquisizione di capacità spendibili ovunque. Il rapporto educazione-società deve essere analizzato in termini multidimensionali. Margaret Archer definisce il suo approccio morfogenetico in quanto considera il prendere forma della società più che la sua forma stabile, afferma la necessità di un dualismo analitico, cioè una considerazione tanto della struttura sociale quanto delle interazioni tra gli individui. Secondo Raymond Boudon il soggetto non è solo un attore, ma anche un agente, un individuo che sviluppa i corsi di azione in modo alternativo o divergente; teoria della scelta scolastica, bivio di fronte al quale il sistema educativo si trova ad affrontare diverse sfide. compie delle scelte e viene influenzato sia dalla classe sociale che da valutazioni economiche; secondo lui l'istruzione non riduce le disuguaglianze sociali, anzi produce effetti perversi perché, per ottenere lo stesso status occupazionale, occorre sostenere costi sempre più alti; titolo di studio come chance, risorsa all'interno della competizione per ottenere posizioni sociali elevate, ma non è una garanzia di successo

4. SOCIALIZZAZIONE, IDENTITÀ, INTEGRAZIONE

In ogni società esiste la necessità di socializzare le nuove generazioni, quindi si pongono problemi in merito sia all'esigenza di integrare gli individui in ordine alla propria stabilità e continuità che alla necessità per l'individuo di corrispondere a queste aspettative di integrazione. Da un lato la società è l'insieme di aspettative e dall'altro l'individuo e i suoi bisogni di appartenenza.

si parla di livello formale​ si intende sottolineare l'intenzionalità e la progettualità del processo educativo, il livello informale​ , invece, descrive tutte quelle relazioni sociali che producono un effetto educativo o socializzante senza che questo sia intenzionalmente previsto; la socializzazione rappresenta il processo reale che avviene nei rapporti sociali e quindi mette in evidenza i rapporti di forza, l'educazione invece definisce un sistema ideale e simbolico dei significati che si desidera attribuire, quindi diventa la tensione ideale dei processi reali di socializzazione ​3 concezioni della socializzazione​ , strettamente legate ai diversi modi di intendere il rapporto educazione-società: 1. CONCEZIONE FUNZIONALISTA-INTEGRAZIONISTA​ (Durkheim, Parsons): ha le sue radici nell'idea di Durkheim dell'educazione come mezzo attraverso il quale la società rinnova perpetuamente le condizioni della propria esistenza, quindi lastabilità e la continuità della società rappresentano il fine ultimo dell'educazione; a monte di tutto c'è l'idea dell'uomo che, se lasciato allo stato di natura, sarebbe un essere asociale, idea della società come autorità morale e società in cui ognuno andrà a occupare il posto per il quale è destinato. La socializzazione presenta 2 aspetti fondamentali: quello intellettuale, che costituisce l'apprendimento cognitivo, e quello morale, che definisce il comportamento richiesto in classe; il modello di socializzazione si presenta articolato lungo la dimensione della conformità e dell'adattamento. 2. CONCEZIONE CONFLITTUALISTA (Marx, Bourdieu): assume il conflitto come categoria fondamentale di descrizione dei rapporti sociali; a differenza della concezione precedente, non dimostra di avere fiducia nell'iter della socializzazione; l'educazione è vista come mezzo di.

Riproduzione dei rapporti di forza esistenti; si distingue tra teorici della riproduzione sociale (Althusser, Bowles, Gintis) per i quali si tratta di rimettere in discussione il rapporto tra struttura e sovrastruttura, e teorici della riproduzione culturale (Bourdieu, Passeron) che problematizzano il rapporto tra cultura familiare e scolastica.

CONCEZIONE INTERAZIONISTA-COMUNICATIVA (Simmel): società come intersoggettività e comunicazione; costruzione della realtà come tipica manifestazione umana; l'azione sociale è immersa nel simbolismo; nascono 2 filoni, uno (Blumer) che enfatizza gli aspetti microsociali di analisi dell'interazione, l'altro (Kuhn) interpreta l'interazione sociale nei suoi legami con la struttura.

Nel corso della socializzazione primaria il bambino interiorizza la realtà in forma di tipizzazioni, cioè modelli utili per l'agire, tali in quanto oggettivati nella struttura sociale.

ègrazie all’identificazione con le persone che gli stanno intorno che il bambino diventa capace di identificare se stesso; nel corso della socializzazione secondaria avviene una problematizzazione di questa prima esperienza della realtà che può mettere anche in crisi, siamo nel campo della discontinuità

Viene data al soggetto la capacità non solo di condivisione, bensì anche rielaborazione e trasformazione della realtà e quindi costruzione di nuovi significati

Poggia su 3 premesse:

  1. Gli esseri umani si comportano verso le cose sulla base dei significati che le cose hanno per loro
  2. I significati sono un prodotto dell’interazione sociale
  3. I significati sono modificati da un processo interpretativo messo in atto da ogni individuo quando entra in rapporto con i segni che incontra

Individuo e società come entità inseparabili, la comprensione dell’una è impossibile senza la comprensione dell’altra

Durante

ra nella prima infanzia attraverso l'interazione con la famiglia e le figure di riferimento più vicine. Durante questa fase, il bambino acquisisce le prime competenze sociali, impara a comunicare, a relazionarsi con gli altri e a sviluppare un senso di sé. La socializzazione primaria è un processo fondamentale per lo sviluppo della personalità e dell'identità di un individuo. Attraverso l'interazione con i genitori, i fratelli, i parenti e gli amici più stretti, il bambino impara i valori, le norme sociali e le abitudini culturali della sua comunità. Durante la socializzazione primaria, il bambino sviluppa anche un senso di appartenenza e di identità sociale. Questo processo gli permette di comprendere il suo ruolo all'interno della famiglia e della società, di acquisire un senso di sicurezza e di stabilità emotiva e di sviluppare una visione del mondo e dei valori che lo caratterizzano. La socializzazione primaria è un processo continuo che inizia fin dalla nascita e si protrae per i primi anni di vita. Durante questo periodo, il bambino impara a comunicare, a interagire con gli altri, a rispettare le regole e a sviluppare un senso di sé. Queste competenze sociali saranno fondamentali per il suo futuro sviluppo e per la sua capacità di relazionarsi con gli altri. In conclusione, la socializzazione primaria è un processo fondamentale per lo sviluppo della personalità e dell'identità di un individuo. Attraverso l'interazione con la famiglia e le figure di riferimento più vicine, il bambino acquisisce le prime competenze sociali e sviluppa un senso di sé e di appartenenza.
Dettagli
A.A. 2019-2020
13 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher donatellateatro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Tagliaventi Maria Teresa.