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Menechino di Plauto. Da questo momento in poi in città si organizzarono annualmente
rappresentazioni classiche. In diverse edizioni delle commedie di Terenzio si possono trovare delle
illustrazioni che potrebbero avvicinarsi all'esperienza scenografica ferrarese. La scena era
caratterizzata da cabine accostate o dalla suddivisione di un fondale. Si assiste comunque al
passaggio dalla scena plurima ad uno spazio accentrato forse con l'intento di riprendere la
scenafronte del teatro latino.
Interessante l'illustrazione del 1518 del Prologo delle commedie di Plauto di Sessa e Ravani dove
front scaenae
troviamo la cabina con porte e finestre praticabili e il portico che richiama l'antica
(modello dell'anfiteatro romano) dietro la quale si intravede una scena satirica di ascendenza
vitruviana.
La presenza di elementi non integrati tra loro (casa giottesca e collonnati romani) evidenziano
come le modalità di allestimento medievale non si dissolvono alla fine del 400 ma subentrano
anche nel Rinascimento.
Le rappresentazioni sacre verranno allestite nel tempo e la loro elaborata scenotecnica si
proietterà anche sulla macchineria barocca che torna negli ingegni di Filippo Brunelleschi.
Brunelleschi (1337-1446)
1430 lavorando all'interno di una chiesa, San Felice in Piazza a Firenze,
e per una cerimonia spettacolarizzata come il Mistero dell'Annunciazione, aveva organizzato una
mandorla
macchina scenica con un sistema a che partiva dalle carpiate della parte alta della
chiesa, e che ospitava dodici putti vestiti da angioletti con al centro un angioletto.
1486 venne pubblicata la prima edizione a stampa di Vitruvio curata da Sulpizio da Veroli.
Nella dedica iniziale ritroviamo le attività stabilite dagli umanisti romani e le aspirazioni alla
theatrum novum:
restaurazione del un teatro che richiami la formulazione latina inteso come luogo
di riunificazione culturale.
La riscoperta di Vitruvio, per gli uomini del Rinascimento, è lo stimolo a sognare il monumento
teatrale come luogo culturale in rapporto alla città ideale. In questa fase si pensava alla
costruzione, almeno simbolica, della città di Dio, della cittàCosmo (Gerusalemme) e di quella
universale (L'Urbe), ma si pensava anche a suggestioni classiche e vitruviane che richiamava
l'aristotelica convivenza della comunità.
Al tardo 400 risalgono i quattro pannelli di Urbino, Baltimora e Berlino che sintetizzano una
visione urbana con la nuova arte della prospettiva.
Guardare al passato classico del Rinascimento sembra un orientarsi nel senso del futuro.
La Prospettiva Perspicere:
(dal latino vedere con chiarezza) è un sistema per rappresentare lo
spazio tridimensionale su una superficie piana. In gioco è la corrispondenza dell'immagine
rappresentata con quella data dalla visione diretta, attraverso la determinazione matematica di
forma, dimensione, posizione nella rappresentazione di oggetti e spazio reale. Brunelleschi
All'origine della prospettiva rinascimentale si riconoscono gli esperimenti di e il
trattato De Pictura di Leon Battista Alberti.
Sulla scia del brunelleschi, Alberti razionalizza nel suo trattato quella che ormai è diventata una
pratica diffusa:
parte stabilendo l'altezza di una figura umana, ne disegna un rettangolo. Ne divide le basi per
segmenti uguali e fissa un un vertice il punto di vista centrale facendo partire le rette dai
segmenti al punto e determinando la diminuzione delle larghezze.
Per diminuire la profondità procede ponendo un punto fuori dal rettangolo alla stessa altezza del
punto di vista e lontano quanto si vuole sia la distanza dalla quale si osserva. Da qui si tirano altre
rette dai punti della base. Si crea un pavimento a scacchi e l'orizzonte viene tracciato attraverso il
punto di fuga parallelamente alla base. La determinazione geometrica dello spazio indica anche i
punti per collocare gli oggetti.
L'applicazione del 500 della prospettiva alla scenografia implica la contrapposizione frontale del
rapporto scena-scala con un punto di vista unico che consente la visione perfetta solo al principee
quindi una gerarchizzazione degli spettatori.
Alonge scrive: nella scena prospettica c'è un unico fuoco , un unico punto centrale dal quale si
dipartono in successione tutte le linee della prospettiva, come la città ha un unico centro di
potere: quello del principe. Seduto in sala, in posizione centrale, il principe contempla la città e
quindi se stesso.
La scena restava fissa indipendentemente dalla drammaturgia ed era parte di una sala addobbata
per una festa di corte che conteneva un momento teatrale. Calandria di Bibbiena,
1518 abbiamo la testimonianza di Baldassar Castiglione, apparatore della
rappresentata in una sala del palazzo Ducale di Urbino durante il carnevale del 1513 con
scenografia di Genga, che integra la pittura con delle quinte ad altorilievo, cercando la profondità
sul palco. La scena probabilmente era disposta su un lato corto della sala che era caratterizzata
da mura artificiali e distanziate che rappresentavano un fossato comprendente il pubblico. Si
creava quindi una continuità tra scena e sala, una catena concettuale (sala città – scena città).
La scenografia costituiva un immagine forte della città e in particolare di Roma.
Baldassarre Peruzzi Calandria
1514 realizzò la scenografia per un altra rappresentazione della
di cui Vasari riconoscerà la portata innovativa che verrà presa come esempio da altri artisti-
scenografi del Rinascimento.
La sua scenografia può essere vista come il passaggio dalla dimensione della scena come quadro
prospettico con due quinte laterali in primo piano a quella sviluppata in profondità sul palco, su
quinte successive e simmetriche, collocate in prospettiva lungo le due diagonali. Si pensa che
questa scena sia quella conservata in un disegno agli Uffizi che rappresenta l'Urbe in termini
intellettuali e per emblemi monumentali con una contaminazione di elementi che il Serlio
attribuirà al modello scenografico della tragedia o commedia.
Sebastiano Serlio il secondo libro di Prospettiva Parigi 1545,
Fra i discepoli del Peruzzi con arrivò
quasi ad affermare la scena mutevole e divenne diffusore e codificatore delle sperimentazioni
teatrali umanistiche e del primo Rinascimento.
Sul suo modello del teatro Serliano illustra uno spazio rettangolare caratterizZato:
• A un estremo da una cavea di 12 gradoni suddivisi gerarchicamente dal basso verso l'alto
dove siede il pubblico.
• Lo spazio a semicerchio è coronato da un colonnato.
• La zona di platea è separata da un corridoio per gli attori dal palcoscenico che finisce con
il proscenio e con un inclinazione di 4m per la scena prospettica.
• Sul palcoscenico troviamo una piantazione di 4 casamenti e un fondale dipinto che chiude
il digradare in altezza della sequenza delle case
• La scena prospettica è dipinta su telari integrati da elementi in rilievo in legno e stucco
• Il sottopalco e la soffitta erano praticabili per voli, apparizioni, effetti luminosi
Importanti le pagine e le illustrazioni serliane nelle quali il passo di Vitruvio, relativo alle tre scene
del teatro latino, è sviluppato nei termini di un assoluta standardizzazione e costruzione di uno
la Comica
spazio illusorio e reale intorno all'azione fisica dell'attore: le scene si fanno in tre modi:
per le commedie, la Tragica per le tragedie e la Satirica per le satire . Nella Comica abbiamo
case private di mercanti, avvocati ma anche la casa della Ruffiana e l'Osteria con il lume nel
mezzo, sopra e attorno, anche dietro le finestre. La scena tragica ospita case di grandi personaggi
perché gli omicidi amorosi, le mori violenti e crudeli avvengono sempre dentro case dei signori. Ci
saranno statue di marmo e bronzo. Nelle Satire troviamo addobbi di sassi, colli, montagne, erba e
fontane con alcune capanne rustiche.
Il teatro rinascimentale tendeva ad investire un ampia gamma di sensazioni e il Serlio consiglia
che sui candelieri di scena si collochi un vaso con acqua e un pezzo di canfora per odorare
l'ambiente. 4. Sei teatri fra manierismo e barocco
per festeggiare Giuliano e Lorenzo de Medici viene eretto un teatro provvisorio che
Roma 1513 il teatro del Campidoglio
occupava quasi tutta la piazza del Campidoglio, , e che imitava gli
edifici latini per lo spettacolo, fingendone in legno l'imponenza, la stabilità e la ricchezza dei
materiali.
Per tre giorni il teatro ospitò varie cerimonie, tra cui anche rappresentazioni di una commedia
Plautina.
Si trattò di un opera memorabile anche se si trattava di costruzioni provvisorie ed effimeramente
stabili.
• L'edificio aveva una pianta rettangolare scoperta.
• La cavea mostrava sette gradinate su tre lati
• La front scaenae aveva cinque porte più due laterali per gli attori
Il Teatro Olimpico di Vicenza , costruito nello stesso periodo, vede come principale artefice
Andrea Palladio.
Nel 1555 si forma a Vicenza di cui farà parte anche lo stesso Palladio che poi
l'Accademia Olimpica
collaborerà all'allestimento di varie rappresentazioni.
Nel febbraio 1580 gli accademici decidono di erigere un sito che sia una casa per l'Accademia e
insieme teatro e scena per il pubblico.
Palladio ne estese il progetto ma morì ad agosto, quando iniziarono a costruire i muri perimetrali,
e i lavori continuarono con il figlio Silla.
Il teatro ebbe l'impronta definitiva dall'architetto Vincenzo Scamozzi di formazioni peruzziana e
serliana, invitato a completare il progetto e a realizzare la scenografia per lo spettacolo di
l'Edipo Tiranno di Sofocle.
inaugurazione:
Fu Scamozzi, consigliato da Angelo Ingenieri, a creare una scena tragica della città a fuochi
multipli che restituiva con abile illusionismo le sette strade di tebe con bei palazzi e altari ispirati
alla città di Vicenza.
Scamozzi sovrappose all'impegno del Palladio di creare un teatro organico, la propria
sperimentazione con la scena urbana e intervenne ampliando le porte della scenafronte, facendo
avanzare al limite della cavea due ali murarie utili per un sipario a caduta e rimarcando la
separazione scena-pubblico.
• Il teatro ripete al chiuso e in legno e stucco le strutture del teatro romano.
• La cavea è semielittica coronata da un colonnato corinzio
• Il soffitto della sala rappresentava la predisposizione artificiale del velario dei teatri latini
mentre il soffitto del proscenio è a cassettoni che può evocare un arcoscenico
• il teatro contiene 98 statue che celebrano gli accademici
• La front scaenae sviluppa la struttura dell'arco di trionfo trifornice con due ordini corinzi
• Il proscenio originariamente era dipinto a riquadri policromi per una chiara collocazione