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REAZIONI AFFETTIVE AUTOMATICHE
più veloce il riconoscimento di parole coerenti col tono della reazione affettiva:
• Reazioni affettive positive → Riconoscimento più veloce di parole positive
• Reazioni affettive negative → Riconoscimento più veloce di parole negative
Presentando subliminalmente foto di afroamericani, i partecipanti di razza bianca mostravano
reazioni affettive negative, che però differivano tra loro in termini di ampiezza. Fu misurato il tempo
necessario per il riconoscimento di parole negative:
• T empo di reazione basso (facilitazione alta) → Pregiudizio elevato
• T empo di reazione elevato (facilitazione bassa) → Pregiudizio basso
Successivamente, i soggetti interagivano per 10 minuti con un ricercatore afroamericano. I risultati
mostrarono che i partecipanti con pregiudizio elevato erano meno amichevoli e meno interessati.
4.3 - SOVRACCARICO COGNITIVO
Gilbert e Hixon hanno studiato gli effetti prodotti sull’attivazione automatica degli stereotipi da
S C
condizioni di .
OVRACCARICO OGNITIVO 12
I partecipanti dovevano completare alcune parole, i cui frammenti erano presentati da un’assistente bianca o
asiatica. Metà erano completabili costruendo parole connesse allo stereotipo (RI_E : rice). Metà dei soggetti
doveva ricordare un numero di 8 cifre mentre completavano le parole: una condizione di sovraccarico
cognitivo.
In condizioni normali, i partecipanti esposti all’assistente asiatica formulano maggiori completamenti
coerenti con lo stereotipo. Tuttavia, in condizioni di sovraccarico cognitivo, i completamenti prodotti non
variano in funzione dell’appartenenza etnica dell’assistente.
Quindi, in condizioni di sovraccarico cognitivo non c’è attivazione automatica dello stereotipo!
4.4 - CONTROLLO E INIBIZIONE DEGLI STEREOTIPI
M A
Il di Devine e Monteith si basa sull’assunto che l’uso di risposte
ODELLO DI UTOREGOLAZIONE
stereotipate automatiche può mettere la persona in condizioni di danneggiare la propria
identità. Il modello presuppone che gli individui siano capaci di riconoscere di aver utilizzato gli
stereotipi e che abbiano fatto esperienza di una punizione dopo aver adottato una risposta
stereotipata.
Pertanto, Devine e Monteith suggeriscono di analizzare:
• Quando i tentativi di controllo sono esercitati :
- Dopo l’attivazione , sostituendo la risposta stereotipata
- Durante l’attivazione , interrompendola e dando inizio ad un processo controllato
- Prima dell’attivazione , prevenendola
• Come il controllo può essere ottenuto
• Chi ha maggiore probabilità di controllare gli stereotipi : la persona deve:
- Essere consapevole dell’attivazione degli stereotipi
- Avere sufficienti risorse cognitive (per dare inizio al processo controllato)
- Essere motivata ad evitare la risposta stereotipata (valori egalitari, senso di colpa).
La motivazione a controllare gli stereotipi può essere indotta da:
1. Salienza di norme sociali
2. Espliciti inviti a non usare gli stereotipi
3. Condizioni di interdipendenza con la persona del gruppo stereotipato
4. Accountability (accresce il bisogno di accuratezza)
S ’ S
Vi sono diverse :
TRATEGIE PER EVITARE L USO DI UNO TEREOTIPO
• Ricerca di informazioni aggiuntive
• Sostituire la risposta stereotipata con una risposta di tipo egalitario (se individuabile)
• Correggere la risposta basata sullo stereotipo (se la persona ne è consapevole)
• Sopprimere i pensieri derivanti dallo stereotipo e sostituirli con altri
Sinclair ha evidenziato come i fattori motivazionali possono inibire l’attivazione di stereotipi.
I partecipanti, bianchi, ricevono un feedback (metà positivo, metà negativo) su un compito da parte di un
ricercatore afroamericano. Successivamente, viene loro affidato il compito di completare alcune parole che
potevano essere collegate o meno allo stereotipo sugli afroamericani. L’ipotesi era:
• I partecipanti che hanno ricevuto una valutazione positiva non hanno interesse a screditare la fonte di tale
valutazione e sono motivati ad inibire l’attivazione dello stereotipo;
• I partecipanti con una valutazione negativa hanno interesse a screditare la fonte per ridurre l’impatto negativo
della valutazione sull’autostima e non sono motivati ad inibire lo stereotipo.
Il risultato, atteso, fu che coloro che avevano ricevuto il feedback negativo mostravano un maggior numero
di completamenti di parole associati allo stereotipo.
Macrae ipotizza che l’intenzione di bloccare le credenze stereotipiche può prosciugarsi con il
tempo e pensieri stereotipici possono ritornare con maggior forza . Questo è l’effetto di rimbalzo.
13
4.5 - MODELLI SERIALI E PARALLELI
M S
I sono proposti da Fiske e Neuberg (modello del continuum) e da Brewer
ODELLI ERIALI
(modello a due vie). Entrambi prevedono che i processi cognitivi top-down si verifichino per
primi ed in modo automatico, portando a formarsi un’impressione basata sugli stereotipi. Nella
maggior parte dei casi il processo cognitivo si ferma, ma in casi di maggiore disponibilità cognitiva
e motivazione, le persone si impegnano in un secondo processo cognitivo, bottom-up,
correggendo l’impressione iniziale e considerando le informazioni sul caso specifico.
M P
Secondo il di Kunda e Thagard, l’utilizzo dei 2 tipi di informazione avviene
ODELLO ARALLELO
contemporaneamente, e i 2 processi si influenzano a vicenda.
4.6 - COME SOPRAVVIVONO ALLE SMENTITE?
I meccanismi per i quali gli stereotipi sopravvivono alle smentite sono ricondotti a:
• C I : la sovrastima dell’associazione tra due variabili che in realtà sono
ORRELAZIONE LLUSORIA
debolmente correlate o non lo sono affatto. È la tendenza a ritenere che due eventi siano
associati anche se nella realtà non è presente una simile associazione.
Hamilton e Gifford hanno diviso 2 gruppi: uno costituito da 100 persone e l’altro da 20 persone.
I soggetti dovevano stimare quanti episodi di ognuno dei 2 gruppi erano socialmente indesiderabili.
Nonostante il rapporto tra i comportamenti positivi e negativi fosse uguale per i 2 gruppi, la percezione dei
soggetti era più negativa verso il gruppo minoritario.
• E F ’A : secondo studi di Pettigrew:
RRORE ONDAMENTALE D TTRIBUZIONE
Comportamento positivo dell’ingroup → Cause interne (attribuzioni disposizionali)
Comportamento negativo dell’ingroup → Cause esterne (attribuzioni situazionali)
Comportamento positivo dell’outgroup → Cause esterne (attribuzioni situazionali)
Comportamento negativo dell’outgroup → Cause interne (attribuzioni disposizionali)
• A A : secondo Major e Crocker, eventuali fallimenti personali possono
MBIGUITÀ TTRIBUTIVA
essere attribuiti ad un pregiudizio nei propri confronti, anziché essere imputati a carenze
personali. Questa “strategia di difesa” consente di mantenere un buon livello di autostima
• P A : gli stereotipi ci spingono ad agire in modo da produrre
ROFEZIA CHE SI UTOAVVERA
comportamenti in grado di confermare le nostre aspettative. Secondo Steele e Aronson, le
persone vittime di uno stereotipo mostrano un peggioramento delle prestazioni in compiti per i
quali sono ritenuti “meno adatti” (in un esperimento, le donne hanno mostrato minori abilità
matematiche rispetto agli uomini). Se le persone si trovano in situazioni che attivano una
“minaccia da stereotipo”, l’ansia e la paura possono determinare una prestazione inferiore.
• O - H E : tendenza a credere che i membri dell’ outgroup siano tutti
UT GROUP OMOGENEITY FFECT
uguali, mentre i membri dell’ ingroup siano diversi («Loro sono tutti uguali, noi tutti diversi»).
4.7 - LINGUAGGIO E PROCESSI DI ATTRIBUZIONE
Il (Semin, Fiedler) pone 4 livelli di descrizione
MODELLO DELLE CATEGORIE LINGUISTICHE
linguistica:
- Verbi d’azione (colpire, abbracciare) : descrivono comportamenti momentanei e transitori, e
pertanto non si possono inferire disposizioni interne dell’agente
- Verbi interpretativi (ferire, accogliere) Indicano una caratteristica permanente dell’agente, e
- Verbi di stato (voler bene, odiare) facilitano le attribuzioni interne del comportamento
- Aggettivi
Si usano livelli di astrazione maggiore (verbi di stato e aggettivi) per descrivere comportamenti
positivi dell’ ingroup e comportamenti negativi dell’ outgroup . Di contro, nel parlare di azioni
negative dell’ ingroup o di azioni positive dell’ outgroup si usano termini concreti (verbi d’azione).
5. IL SÉ 14
T S
Col termine , Baumeister indica l’insieme delle conoscenze che le persone hanno sulle
EORIA DI É
proprie caratteristiche personali (timido, biondo), i propri ruoli nel contesto sociale (insegnante,
marito) e la propria appartenenza a gruppi o categorie sociali (italiano, tifoso della Virtus Entella).
La teoria dell’Identità Sociale di Tajfel e Turner distingue:
- Identità sociale : parte del concetto di sé che deriva dall’appartenenza ai gruppi sociali
- Identità personale : il sé definito in base a peculiari attributi personali o relazioni interpersonali
5.1 - FONTI DELLA CONOSCENZA DI S É
• C : ogni cultura è caratterizzata da una propria definizione di persona e da un
ULTURA
repertorio di ruoli e gruppi sociali tra i quali scegliere
I
• (autoconsapevolezza)
NTROSPEZIONE
O
• (teoria dell’autopercezione di Bem)
SSERVAZIONE DEL NOSTRO COMPORTAMENTO
C
• : per la teoria del confronto sociale di Festinger, le persone
ONFRONTO SOCIALE
apprendono e valutano le proprie qualità personali ed emozioni confrontandole con quelle
degli altri:
- Confronto sociale verso il basso : per rinforzare positivamente la propria immagine
- Confronto sociale verso l’alto : per avere un’idea delle mete più elevate alle quali aspirare
In genere, quando si vuole avere un’informazione accurata ci si confronta con persone
simili.
5.2 - AUTOCONSAPEVOLEZZA
A P
Si parla di quando si intende una focalizzazione dell’attenzione
UTOCONSAPEVOLEZZA RIVATA
su aspetti interni e privati del Sé, che può indurre:
⇒ Intensificazione degli stati affettivi (focalizzandosi sullo stato affettivo interno, lo si accentua)
⇒ Maggiore chiarezza della conoscenza di Sé
⇒ Maggiore aderenza a standard personali di comportamento (maggiore probabilità di
comportarsi un modo coerente con le proprie idee piuttosto che in accordo con le pressioni sociali)
Se l’attenzione è focalizzata su aspetti pubbli