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CAWI).
Si ingannano o manipolano i partecipanti sia per manipolare la variabile
indipendente sia per nascondere loro quella dipendente. Quindi il debriefing
ha funzione: etica (eliminazione di ogni possibile danno mentale/emozionale) e
educativa.
2 tipi di esperimenti: sul campo (sul campo per ragioni indipendenti dalla
ricerca stessa, non si può randomizzare l’assegnazione; 2 tipi: ad alto impatto
(partecipanti attivamente coinvolti in eventi) e valutativi (partecipanti
osservano e valutano eventi che non accadono a loro) e in laboratorio
(controllo su variabile indipendente, randomizzazione dell’assegnazione e sul
contesto).
Esistono 4 tipi di disegni di ricerca sperimentali: veramente sperimentali/quasi
sperimentali (è veramente sperimentale quando si ha il controllo sul come,
dove, cosa e quando pre (contesto e presentazione delle variabili) e post
manipolazione, l’assegnazione dei partecipanti è random (con gruppo di
controllo); se viene a mancare anche solo una di queste condizioni la ricerca si
dice quasi- sperimentale) entro i soggetti (gli stessi soggetti sono messi in
differenti condizioni e se ne confrontano i differenti comportamenti: le
differenze saranno ascrivibili alle differenza nelle condizioni; bisogna
controllare effetti dell’ordine e gli effetti della sequenza (interazioni tra
condizioni, ovviato da controbilanciamento inverso (da usare con pochi
soggetti con parecchie condizioni per poche volte e funziona bene se si pensa
che le variabili di confusione agiscano linearmente)/tra i soggetti (quelli
normali con i gruppi di controllo)
Disegni veramente sperimentali fattoriali: si vuole valutare l’effetto di due o
più variabili indipendenti; le variabili sono usate in tutte le combinazioni
possibili, effetto principale (effetto medio di una variabile su tutti i valori di
un’altra, non si possono interpretare senza tener conto delle interazioni (livello
di una variabile dipende da quello di un’altra, combinandosi, più esplicativa
dell’effetto principale). È possibile avere interazione senza effetto principale in
una o nessuna variabile indipendente. In presenza di entrambe, si opta per le
interazioni, tuttavia si possono considerare gli effetti principali anche in scarsa
presenza di interazioni. Esperimenti fattoriali con più di 2 fattori sono molto
dispendiosi per il numero di partecipanti (almeno 25 per ogni condizione),
difficili da interpretare, problemi di validità esterna perché molto specifici.
Moderatori: variabile che influenza forma e intensità della relazione tra due
variabili.
Disegni sperimentali fattoriali misti: disegno fattoriale di cui almeno uno è
entro i soggetti, gli altri tra i soggetti. Permette di avere meno soggetti rispetto
a un disegno tra soggetti.
Validità interna (assicurarsi che solo la variabile indipendente influenzi quella
dipendente, ottenuta con controllo di tutte le variabili e assegnazione random
-è possibile che anche con assegnazioni random si creino distribuzione ineguali
tra i gruppi- e dipende da: maturazione dei soggetti tra prima e seconda
osservazione, mortalità (abbandono partecipanti), effetto delle prove (pre-test
che stimola attenzione verso l’argomento), deterioramento dello strumento)) e
validità esterna (ex: replicazione esperimento, anche cross-culturalmente).
Esperimento in lab.: poca validità esterna, molta interna; esperimento sul
campo: il contrario. Di solito, se si può, prima una in laboratorio, per
confermare esistenza del fenomeno, e poi una sul campo.
Etica della ricerca
L’AIP (Associazione Italiana Psicologia), nel 1995, ha formulato un codice etico
relativo alla ricerca e all’insegnamento in psicologia basato su 5 temi
fondamentali: benessere fisico/mentale dei partecipanti, inganno, privacy e
riservatezza, consenso informato, debriefing.
Tutti gli esperimenti devono essere validati da una commissione etica.
Capitolo 3: La cognizione sociale
“ Cognizione sociale” è un termine molto ampio che si riferisce alla capacità
individuale di codificare, elaborare, ricordare e utilizzare le informazioni nei
contesti sociali in modo tale da poter comprendere il comportamento proprio
e altrui. Il nostro desiderio di dare una spiegazione a tutto ciò che ci circonda in
termini di causalità è ciò che alimenta i nostri tentativi di comprensione, i quali
sono orientati da due approcci: uno è quello che Heider chiamava “scienziato
ingenuo”, ossia quando la nostra formazione delle impressioni è svolta in
modo preciso, accurato, laborioso, ma dispendioso sia energicamente che in
termini di tempo; l’altro è quello che Fiske e Taylor definiscono
“economizzatori cognitivi”, un’elaborazione meno precisa ma, al contempo,
più risparmiatrice. Tuttavia, secondo studi successivi di Kruglanski, siamo ciò
che lui definisce “tattici motivati”, ossia che non siamo esclusivamente né uno
né l’altro dei due approcci ma che tendiamo ad uno di essi, flessibilmente, in
base a dei parametri della situazione in cui ci troviamo: tempo, carico
cognitivo, importanza e quantità di informazione.
Analizzando la metodica dell’economizzatore, si è scoperto (Tversky e
Kahneman) che le persone fanno l’uso di euristiche, scorciatoie mentali basate
su regole empiriche generali che riducono i giudizi complessi. Esse sono rapide,
poco dispendiose e generalmente danno dei risultati cognitivi in un intervallo
di risposte accettabile. Esistono due tipi di euristica tendenzialmente usate:
quella della rappresentatività, la tendenza ad assegnare degli attributi a
qualcuno se risponde al proprio prototipo di una certa categoria, e quella della
disponibilità, la tendenza a giudicare la frequenza o la probabilità di un evento
in base a quanto facilmente vengono in mente esempi di tale evento. La prima
è soggetta ad un particolare tipo di errore detto, “della fallacia delle
probabilità di base”, mentre la seconda dipende molto dal concetto di
disponibilità stessa, ossia l’esperienza personale di accessibilità di ricordi di
particolari eventi, oppure, più semplicemente, alla difficoltà che incontrano le
persone nel ricordare esempi/dati di particolari comportamenti/eventi.
Quest’ultima, inoltre, sia influisce sulla “processing fluency”, la misura in cui
nuovi dati sono facili/difficili da pensare/comprendere, legata al gradimento,
sia spiega l’effetto del falso consenso, la tendenza a generalizzare le mostre
opinioni all’intera popolazione, in quanto, nel cercare di predire cosa gli altri
penseranno di un certo argomento, la prima cosa che ricorderemo sarà la
nostra stessa opinione, polarizzando la nostra risposta. Infine, è stata
indentificata un’altra euristica, chiamata “dell’ancoraggio”, ossia la tendenza
ad essere influenzati dal valore di partenza in giudizi quantitativi, che può
essere spiegata, in sostanza, dallo stesso meccanismo di quella della
disponibilità.
Queste euristiche, nel ruolo di economizzatori, ci aiutano in un compito
particolare, quella della categorizzazione, il processo di comprensione di
qualcosa in base alla sua somiglianza con delle cose e alla sua differenza con
delle altre. In un primo momento, si pensava (Bruner) che l’appartenenza ad
una categoria fosse delimitata da confini rigidi ed esatti, ma questa teoria non
riusciva a spiegare le sfumature e la fluidità del pensiero umano. Quindi, la
teoria ora vigente, quella di Rosch, afferma che i confini sono in realtà
incerti/confusi e che l’appartenenza di un elemento ad una determinata
categoria non dipendesse dai suoi attributi, quanto più dalla rappresentatività
dell’elemento della categoria stessa. I prototipi sono i membri più
rappresentativi di una categoria, ed essi dipendono, o sono dipesi nella loro
formazione, dalla disponibilità, del prototipo stesso, nell’esperienza -i prototipi
di categorie sociali sono definiti stereotipi e si legano al proprio di gruppo
minoritario a causa del fenomeno della correlazione illusoria, la convinzione
che due variabili siano associate anche quando la correlazione è, in realtà,
completamente assente o molto debole (Hamilton)-. Tuttavia, l’operazione di
categorizzazione attiva di un elemento dipende esclusivamente dalla
rappresentatività dell’elemento della categoria stessa e tenendo conto di
questo e del fatto che i confini intra-categorie sono incerti, allora la struttura
della categoria stessa ammetterà un intervallo di variabilità nella tipicità
(Rosch). Quindi, le categorie si dividono strutturalmente in: eterogenee,
quando la categoria ammette molti tipi dell’elemento, oppure omogenee,
quando la categoria ammette solo pochi tipi di elementi –ad esempio,
l’omogeneità è molto spesso attribuita all’outgroup, in un fenomeno chiamato
OHE (Outgroup Homogeneity Effect), in quanto molte volte abbiamo meno
disponibilità di informazioni di gruppi estranei al nostro e, nel nostro tentativo
di semplificazione, riduciamo i componenti dell’outgroup a pochi tipi
prototipici, aumentandone la generalizzazione. Le categorie, ora, possono
essere definite come le euristiche “perfette” in quanto sono applicabili a tutti i
contesti, risparmiano energia e generano “significato” (pensando che ogni
elemento, appartenendo alla propria categoria, ne condivida inoltre tutti gli
attributi), il che aumenta la loro precisione. Tuttavia, a volte usiamo le
categorie senza rendercene conto, in base a tre fattori chiave: priorità
temporale (si categorizza in base alle caratteristiche prima percepite), salienza
percettiva (quanto la differenza diviene saliente –a volte ricordiamo cose che
si discostano molto dal prototipo, ma questo dipende dallo sforzo cognitivo in
quel preciso momento), accessibilità cronica (la categorizzazione in base ad
alcune categorie “iper-comprensive”, come l’età o il sesso). L’attivazione delle
categorie, voluta o non voluta, inoltre, può generare anche una codifica
selettiva di informazioni per quelle appartenenti al prototipo/stereotipo -che a
volte possono anche non essere presenti realmente- nel tentativo di rispettare
il prototipo stesso, una scelta sicuramente meno dispendiosa rispetto alla
creazione di un altro stereotipo. In questo stesso senso, le eccezioni delle
categorie vengono tendenzialmente riclassificate come sottotipi della
categoria stessa, regola che però a lungo andare e con un sempre maggior
numero di anomalie porta inevitabilmente al rimodellamento della categoria
stessa. Inoltre, un altro automatismo