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CAPITOLO 5 MUOVERSI NEL MONDO

Esplorazione e attenzione

I tempi dell'evoluzione naturale sono lunghissimi, in quanto richiedono il succedersi di

generazioni e generazioni. Solo così possono affermarsi degli errori nelle repliche, che,

per puro caso si adattano meglio all'ambiente, che nel frattempo può essere a sua volta

cambiato. Non è quindi stupefacente che l'evoluzione della specie ci abbia dotato di grandi

capacità di filtro di informazioni e che abbia reso queste capacità involontarie e

inconsapevoli; solo così i filtri possono agire in modo automatico e quindi rapido. Questi

filtri, tuttavia va ricordato che non sono stati selezionati per l'ambiente degli artefatti

odierni. Ciò significa che bisogna valutare le nostre capacità non in riferimento

all'ambiente tecnologico di oggi, ma all'ambiente naturali di migliaia di anni fa. La

trasformazione più grande, rispetto ad allora, è stata quella dell'arricchire l'ambiente con

artefatti che, a loro volta, richiedono attenzione. Il tema dell'esplorazione visiva è stato

utilizzato da artisti e architetti prima che gli scienziati cognitivi ne analizzassero in dettaglio

i meccanismi e le basi neurofisiologiche. Come ha analizzati Arnheim nel suo saggio,

l'analisi dell'opera mostra dunque che il tema centrale dell'immagine, l'idea della

creazione, è trasmesso da ciò che per prima cosa colpisce l'occhio e continua poi a

organizzare la composizione a mano a mano che se ne esaminano i particolari.

Attenzione e pre-attenzione

La differenza tra ciò che salta nell'occhio, ad opera della visione pre-attentiva, e cioè che

può essere visto soltanto esaminando con attenzione la figura, può venire sfruttata nel

riconoscimento di forme che emergono, soltanto se si concentra l'attenzione su figure

degradate. La storia naturale ha dotato il nostro sistema visivo attentivo di meccanismi

rapidissimi, la cui azione emerge soltanto tramite esperimenti. Il paradigma di questi

esperimenti è stato messo a punto da Sperling, attraverso un compito che consisteva nel

riferire quanto osservato. Egli complicava l'esperimento aggiungendo un'informazione di

tipo acustico. Si dimostra così l'esistenza di quella che è stata chiamata oggi memoria

iconica, una sorta di lavagna su cui restano per pochissimo tempo molte informazioni

raccolte dall'ambiente. E' un sistema adattivo, perchè ci permette di raccogliere molto e

poi di prestare attenzione con una sorta di rete attentiva, a quel poco che riteniamo

rilevante in un dato contesto.

Il riconoscimento

A cavallo tra la visione del mondo e la sua concettualizzazione sta il riconoscimento visivo

di qualcosa che è già conosciuto. Noam Chomsky ha dimostrato come la nostra capacità

di usare il linguaggio si basi su regole di trasformazioni sintattiche che ci permettono di

costruire, a partire dalle parole del lessico di una lingua, tutte le combinazioni corrette.

Queste combinazioni costituiscono le frasi di quella data lingua. Allo stesso modo, ci

permettono di escludere tutte le frasi sgrammaticate. Un problema che le scienze cognitive

hanno ereditato dalla filosofia, è quello della natura dei concetti. I filosofi si chiedevano

come si forma un concetto a partire dei suoi esemplari, se non lo si ha già in testa. La

risposta data dalla tradizione empirista era basata sulla capacità della mente umana di

operare generalizzazioni, cioè di trovare qualcosa in comune a tutti gli esemplari così da

fondare il concetto. Il problema diventa dunque quello di spiegare come si sia formato

questo modello e come deve essere definito; si possono avere risultati uguali prodotti dallo

stesso modello. Tra i programmi per il riconoscimento ricordiamo DAFFODIL, il quale a

partire da un alfabeto ne generava un altro e il programma di Hofstadter, il quale risale alle

origini delle lettere.

CAPITOLO 6 DALLA VISIONE ALLA MEMORIA

Articolazione figura-sfondo

Siamo noi a interpretare le informazioni sulla base delle nostre conoscenze quando

riconosciamo le informazioni degradate. Il principio base è la funzione unilaterale dei

margini: essi servono a delimitare la coppa e non i profili nella figura già esaminata. Si può

svolgere funzione bilaterale, quando le figure vengono visti come spigoli. La funzione

unilaterale permette non soltanto di creare macchie ambigue ma anche disegni incongrui,

dove la stessa linea deve fungere da margine di una colonna circolare a da spigolo di una

colonna a base quadrata. Le scienze cognitive non procedono per ambiti disciplinari. Al

contrario sono i problemi di teria e di fatti, che attraversano quelle che una volta erano

discipline distinte e cioè la filosofia, psicologia, linguistica, neuropsicologia. La nozione di

articolazione figura-sfondo, non è solo un pilastro della grammatica percettiva ma è anche

il punto di partenza per discutere la frantumazione del contrasto filosofico tra sapere e

vedere, contrasto che si è sciolto nell'intreccio tra percezione e cognizione.

Livelli della visione e modelli del cervello

Le conoscenze possono svolgere un ruolo nei processi di riconoscimento, ma soltanto una

volta che la figura si sia organizzata a un primo livello, dopo la fase pre-attentiva. Vi sono

più livelli nel passaggio tra percezione e cognizione, tra dato e interpretato. Benchè la

visione ci presenti il mondo come un'esperienza fluida, cangiante ma unitaria, le scienze

cognitive hanno saputo non soltanto separare questi livelli ma analizzare anche i correlati

neurofisiologici nella corteccia cerebrale.Nell'uomo più del 50 per cento della corteccia

cerebrale è dedicato ai processi visivi e questo è un indice della loro complessità. Questa

complessità è emersa quando si è iniziato a cercare di simulare in sistemi artificiali le

capacità visive dell'uomo. Hulbert e Poggio ritengono che la visione non è solo intelligente,

ma è più difficile da capire o riprodurre. Diverse hanno ricercato hanno mostrato che la

semplicità e la spontaneità della nostra percezione di scene visive è una sorta di illusione

dato che è il prodotto dell'interazione di meccanismi cerebrali complessi. Le scienze

cognitive si muovono su tre fronti collegati e cioè, capire le basi neurofisiologiche che

producono i processi cognitivi, simularli e infine replicarli in sistemi artificiali. Per capire

meglio il funzionamento del cervello, sono state introdotte le tecniche di neuroimmagine,

come ad esempio la PET, e la FMR. Si tratta di tecnologie che permettono di vedere il

cervello mentre lavora e di isolare così la parte deputata ad una specifica funzione

cognitiva, esaminando i cervelli di persone impegnate in un dato compito. Si tratta di

tecniche che hanno reso popolari i modelli del cervello. Molti aspetti del funzionamento

della mente sono associati all'attivazione di circuiti complessi, formati da aree connesse.

Articolazione figura-sfondo nel linguaggio e nella decisione

L'articolazione figura-sfondo non è solo un privilegio dei processi cognitivi. Anche la

segmentazione del discorso in unità linguistiche obbedisce a meccanismi simili.

L'articolazione figura-sfondo organizza la formazione di oggetti nell'ambiente percepito ma

anche nei processi superiori come la decisione.

Filtri

Le informazione provenienti dall'esterno progressivamente devono essere filtrate. I filtri più

periferici, come quelli della visione e della memoria iconica, agiscono indipendentemente

dalla nostra volontà, anche se possono essere guidati dall'attivazione delle nostre

conoscenze. Abbiamo bisogno di filtri, perchè il nostro sistema cognitivo è limitato, non

può sovraccaricarsi. Mano mano che, passiamo dalla periferia al centro, troviamo sempre

meno spazio per depositare informazione. Il filtro successivo, quello più potente è costituto

dalla memoria a breve termine. Solo un certo numero di ripetizione permette di passare

dalla memoria a breve a quella a lungo termine. Le ricerche di neuropsicologia hanno

dimostrato che entrambe le memorie sono diverse anche a livello della corteccia

cerebrale. Ad esempio, il caso di HM, studiato da Milner nel 1966, ha mostrato come

l'operazione sull'iccocampo ha danneggiato la memoria a lungo termine e non quella a

breve. Oppure gli studi del 1970, condotti da Shallice e Warrington, su un paziente K.F.,

che era incapace di ripetere più di due cifre, perchè la sua memoria a lungo termine era

inalterata. Tuttavia, una volta che le informazioni sono depositate nella MLT, è possibile

tirarle fuori e rielaborarle, sia ricomponendole e ristrutturandole, sia confrontandole con

quanto viene depositato nella MBT.

CAPITOLO 7 LINGUAGGIO E PENSIERO

Protesi cognitive

Le scienze cognitive non hanno più quarant'anni. In tutti questi anni sono stati analizzati

una serie di filtri che agiscono dalla periferia del nostro sistema fino al centro. Sono state

create delle protesi cognitive, cioè degli ausili esterni alla mente, che ne aumentano sia la

potenza di comunicazione e di memoria, sia la potenza di pensiero. Per quanto riguarda la

comunicazione sono stati annullati i vincoli spazio-temporali con l'invenzione dei telefoni. I

limiti della memoria umana sono stati aggirati, creando enormi memorie artificiali esterne a

cui possono accedere contemporaneamente moltissime persone. Infine, è stato creato

internet. Questo percorso di arricchimento era in realtà iniziato prima della nascita delle

scienze cognitive. Così come le protesi cognitive hanno integrato le menti individuali, via

via che lo sviluppo tecnologico introduceva un nuovo medium, la sua diffusione

influenzava le attività di comunicazione ed espressione artistica precedenti. Il cuore delle

scienze cognitive è il rapporto tra mente naturale e mente artificiale, reso possibile dai pc.

Per capire se il pc ha solo memoria più potente o funziona in modo diverso dalla memoria

umana, bisogna analizzare l'ultimo e più importante dei filtri attentivi e cognitivi; questo

filtro riguarda la fase successiva del cammino dell'informazione in cui vengono depositate

nella MLT, cioè quando costruiamo un modello guidato da schemi e dalle conoscenze già

depositate in memoria (principio di verità).

Principio di verità

Questo principio riguarda il filtro più potente nella nostra mente. E' la tendenza a

rappresentare il vero e trascurare il falso: le informazioni a ciò che è vero spiccano, mentre

quelle relative a ciò che è falso restano sullo sfondo. Funzione in maniera simile

all'articolazione figura-sfondo. Questo principio ha la funzione di lasciare in memoria

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
15 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marlene87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e metodi della psicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Palmiero Massimiliano.