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STORIA DELLA PSICOLOGIA
CAPITOLO 1
Le origini della psicologia
Nella seconda metà dell’ottocento Wundt fonda la psicologia (grazie ad altre materie quali filosofia,
astronomia, fisiologia e biologia). Il termine psicologia è molto recente, nato tra il 16° e 17° secolo,
quando fu ripreso da un filosofo razionalista allievi di Leibniz, Christian Wolff. Wolff distingueva una
psicologia empirica (che si occupa dei fatti psichici dell’esperienza) da una razionale (che si
occupa dell’essenza dell’anima e delle sue facoltà). Nella seconda metà dell’ottocento il termine
inizia ad essere usato per indicare una disciplina scientifica autonoma dalla filosofia e svincolata
da ipoteche metafisiche.
Perché la psicologia decollò così tardi rispetto alle altre scienze? Lo scrittore argentino Borges
notava, nel saggio su Hawthorne, come siano i successori a creare i precursori, e come la nostra
chiave di lettura dello stesso saggio sia condizionata dal fatto che sia esistito Kafka. Ciò è vero
anche per la storia della scienza. Un rischio da evitare è quello di credere che la scienza si sia
evoluta aumentando continuamente e linearmente le proprie conoscenze, ma in realtà il progresso
dell’umanità si è avuto attraverso una serie discontinua di accumulo di conoscenze, sia utili che
erronee. La scienza moderna nasce nel momento in cui si esce dal “mondo del pressappoco” e si
entra nell’ ”universo della precisione”. Nel corso dello sviluppo di una scienza i criteri di rilevanza si
spostano al mutare dei suoi paradigmi. La storia di una disciplina scientifica è quindi una storia
discontinua di cambiamenti, a volte anche drammatici.
Le condizioni
Perché possa esistere la scienza dell’uomo occorre come prerequisito che l’uomo possa essere
oggetto di studio. In quasi tutte le civiltà antiche infatti non è assolutamente chiaro il rapporto tra
sistema nervoso e attività psichica. Anche per il pensiero greco è il cuore la fonte della vita
psichica. Pitagora distingue 3 facoltà psichiche: intelligenza, passione, ragione. Le prime due sono
comuni tra uomo e animale, la terza è unicamente dell’uomo. Intelligenza e ragione sono nel
cervello, la passione è nel cuore.
Tra i presocratici, Alcmeone è l’unico che colloca le facoltà psichiche nel cervello (uno dei pochi
che praticava la dissezione dei cadaveri). Empedocle riteneva invece che il principio guida delle
attività psichiche sia nel sangue, che irrora tutto il corpo (lo seguirà Aristotele). Ippocrate è invece il
primo filosofo che fonda una vera e propria scienza dell’uomo (psicologia + sociologia + fisiologia).
E’ ancora oggi importante per la sua “dottrina caratteriologica” e per i suoi studi sugli effetti di danni
traumatici o malattie al sistema nervoso sul comportamento. La sua dottrina è stata ripresa da
Pavlov e da Eysenck. Ippocrate afferma che il cervello è l’organo più potente del corpo e che gli
organi di senso agiscono in dipendenza della sua capacità di discernimento. Afferma anche però
che la sede dell’intelligenza risiede nel ventricolo sinistro del cuore (???).
Per Aristotele l’uomo è un animale. Fece il primo tentativo di costruire accanto alla psicologia
dell’uomo, anche una psicologia animale e una infantile (era molto vicino al pensiero di Darwin).
Crede che il cervello interviene solo indirettamente nelle funzioni mentali. Con lui, l’uomo diventa
oggetto di studio naturale.
Erofilo ed Erasistrato furono i primi a descrivere anatomicamente il sistema nervoso. Isolarono i
nervi, descrissero il cervelletto e fondarono la teoria pneumatica del comportamento che sarebbe
poi stata ripresa da Galeno, in contrasto con Aristotele. Erasistrato distingueva un pneuma vitale,
con sede nel cuore, da un pneuma psichico, con sede nel cervello.
Medioevo e rinascimento: il pensiero romano non sviluppo questi temi, per esempio Plinio il
Vecchio si interessò dell’uomo solo per segnalare casi meravigliosi e mostruosi, senza nessun
interesse per una sistematizzazione. Più interessante il pensiero di Galeno, che aggiunge ai
pneuma vitale e psichico un terzo tipo, il pneuma fisico. Nel Medioevo con la cultura cristiana si
assiste ad un completo rinnovamento, poiché si nega totalmente la possibilità dello studio
dell’uomo. Non si rifiuta lo studio della natura, ma questo è solamente di tipo descrittivo. La ricerca
è incentrata sul magico e sul soprannaturale, ed è quindi molto diversa dalla scienza di oggi. Solo
dal rinascimento ci saranno di nuovo le condizioni per rendere possibile lo studio dell’uomo. Vi è
un improvviso interesse per l’uomo, in quanto membro della natura. Non si cerca più il
soprannaturale ma più che altro si cerca di capire la natura e la sue energia. Si afferma una
concezione deterministica del mondo e della natura. Da qui l’enorme importanza dell’astrologia. I
moti astrali esercitano la loro influenza sul mondo, l’astrologo può quindi prevedere eventi terreni
ma in modo assolutamente naturale.
Galileo, Keplero e Bacone sono gli autori della svolta che porta alla scienza moderna (legame tra
teoria ed esperienza empirica. Cartesio è un altro punto fondamentale per due motivi: la
distinzione che fa tra anima pensante e corpo inteso come macchina (dualismo) ed in secondo
luogo la sua dottrina delle idee innate. Dualismo: la res cogitans (anima) non ha estensione e
interagisce col corpo attraverso l’ipofisi (ghiandola pineale, unica e con nessuna funzione). Il
corpo, escludendo il pensiero, può funzionare autonomamente. Il secondo grande aspetto è quello
delle idee innate. Cartesio distingue 3 tipi di idee: derivanti dai sensi, dalla memoria o
dall’immaginazione. Le idee innate sono per esempio quelle di Dio, di sé, gli assiomi matematici e
così via. L’uomo deve però scoprirle in se stesso e perciò l’esperienza sensoriale è fondamentale.
Altra grande teoria di Cartesio è quella che il mondo sia solo un’apparenza, controllata da un
demone che ci vuole ingannare. Esistono però delle evidenze indubitabili: cogito, ergo sum (se
penso, non possono dubitare di esistere.
La fondazione delle scienze dell’uomo.
Passi da compiere perché l’uomo sia studiato come meccanismo (oltre il dualismo e le idee
innate): a) il passaggio da un’indagine della mente a un’indagine sui suoi processi, b) il passaggio
da una concezione del corpo come macchina. Il primo passo sarà compiuto dagli empiristi inglesi
(Locke e Hume), il secondo in Francia con La Mettrie, Condillac e Buffon.
Cartesio era un razionalista e il movimento empirista (Locke e Hume) era contrapposto ad esso.
Grande discussione sulle idee innate, che Hume riteneva essere pensieri più che idee. Inoltre
aggiungeva Hume che non esistono pensieri che non possono essere fatti risalire a qualcosa di
sentito prima. Quindi le idee innate non esistono. L’intelletto umano è determinato solo da fattori
ambientali. Locke per primo utilizzerà il termine “intelletto”, riferendosi a una facoltà e non più ad
una sostanza. Gli empiristi quindi NON negavano l’esistenza dell’anima, studiavano però altro,
cioè i processi di essa. Senza questa distinzione non sarebbe esistita la psicologia scientifica. A
questo punto si aprirono 2 vie di indagine: i processi che si svolgono nell’intelletto e lo studio dei
rapporti tra mente e corpo.
Hume indagò la prima via, individuando nelle associazioni i processi fondamentali che regolano
l’intelletto. Rispetto ad Aristotele, il primo a scoprire le associazioni, Hume distingueva quest’ultime
per somiglianza, contiguità e causazione. La seconda via fu affrontata maggiormente da David
Hartley. Egli fonda una dottrina fondata sulla teoria delle vibraziuncole, cioè le minime vibrazioni
che gli oggetti esterni provocano attraverso gli organi di senso nel sistema nervoso. A tali vibrazioni
corrispondono le associazioni. Per esempio il ricordo di un’esperienza passata susciterà un
insieme di vibraziuncole identiche alla prima volta.
Le leggi dell’associazione lasciavano irrisolto il problema del pensiero complesso. Primo tentativo
di risoluzione fu di James Mill, che formulò il principio dell’ “associazione sincrona”, secondo il
quale un oggetto è per noi costituito da una somma di sensazioni diverse. Esse vengono associate
simultaneamente e costituiscono così un percetto, da cui deriva un’idea. Questa teoria non fu però
sufficiente per spiegare i pensieri o le idee molto più complesse.
Il figlio di James, Stuart Mill, parlò della teoria della “chimica mentale”, la quale sostiene che le idee
semplici, nel costituire le idee complesse, si comportano come elementi di chimica che si uniscono
per formare un composto. Un ultimo cenno va fatto per Alexander Bain (considerato il padre
filosofico della psicologia scientifica – precursore del comportamentismo). Riteneva che la mente è
completamente alla mercè delle condizioni corporee. Secondo Bain il movimento precede la
sensazione, e questo a sua volta precede il pensiero.
In Francia filosofi e scienziati indagano maggiormente non più la natura dell’uomo, ma le sue
operazioni intellettuali. Condillac confronterà l’uomo con gli animali. E’ convinto dell’esistenza di
un’anima inconoscibile. Con Buffon l’uomo rientra nel regno animale, e proprio Buffon giunge al
concetto di “storia naturale dell’uomo”, che indicava la raggiunta maturità di una concezione che
consente di studiare l’uomo in toto. Il meccanicismo è una premessa indispensabile alla storia
naturale dell’uomo di Buffon. Schematizzando: Cartesio dualismo. Locke + Condillac
studio dei processi della mente. Buffon uomo nel regno animale.
La Mettrie svolse un programma riduzionismo meccanicista. Secondo lui la mente è una proprietà
della materia, ed essendo materia vivente è organizzata. Tale organizzazione la fornisce un
principio interno. L’anima è “la molla principale di tutta la macchina”. Tra uomo e animale le uniche
differenze sono solo quantitative, l’animale è quindi una macchina semplicemente meno
complessa.
L’ultimo passo per arrivare a studiare l’uomo lo compierono gli ideologi alla fine del 18° secolo, in
particolare Cabanis, medico filosofo. Egli rifiuta qualsiasi riduzionismo meccanicista, diversamente
da La Mettrie. Sostiene l’impossibilità di interpretare gli esseri viventi in termini puramente fisici.
Fisico e morale sono infatti inte