Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PPRENDIMENTO
parte dell’organismo, di appropriate modalità di risposta a situazioni problematiche presenti
nell’ambiente, modalità di risposta che hanno assoluto valore di sopravvivenza. Famosa è la
legge dell’effetto, che riprende i concetti della tradizione psicologica associazionista di
Thorndike: «ogni atto che, in una data situazione, produce soddisfazione, finisce con l’essere
associato a quella situazione. Così, quando la situazione si ripresenta, l’atto ad essa relativo
ha maggiori probabilità di ripetersi rispetto al passato»
• P ENSIERO
La coscienza non può essere colta mediante un metodo elementistico e statico come quello
introspettivo strutturalista. Il criterio metodologico fondamentale del funzionalismo è
l’osservazione soggettivistica, con il quale apriranno la psicologia allo studio delle differenze
individuali, dello sviluppo infantile e del comportamento animale.
Tra gli altri metodi valorizzati dai funzionalisti vi sono la sperimentazione di laboratorio (anche se
meno sistematica e rigorosa rispetto a quella di Titchener) e, talvolta, l’osservazione
oggettivistica e comportamentale (come Wundt, e al contrario di Titchener).
3.3 - POLEMICHE E BILANCI STORICI
Titchener contrappone il proprio sperimentalismo sistematico alle componenti filosofiche presenti
nel funzionalismo, mentre questi ultimi sostengono che i “momenti di coscienza” rilevati mediante
introspezione siano transitori ed evanescenti, poiché cessano di esistere non appena trascorsi.
Titchener si erige a difensore di una scienza psicologica pura, circoscritta al laboratorio
accademico e tesa a conoscere la mente dell’Uomo Generalizzato, non ad “agire” sulle menti dei
singoli individui. Di contro, i funzionalisti, ispirati dalla filosofia pragmatista che identifica il vero
con l’utile, giustificano la scienza psicologica sulla base del valore sociale dei suoi risultati, e per
questo motivo si focalizzano soprattutto sulle differenze interindividuali.
Strutturalisti e funzionalisti, pur dibattendo tra loro, sanno di appartenere alla medesima grande
famiglia soggettivistica. Il comportamentismo di Watson rappresenta l’unica vera rivoluzione
psicologica americana: liquidando la soggettività e sostituendola con il comportamento oggettivo,
esso scardina la premessa fondamentale tanto dello strutturalismo quanto del funzionalismo.
Le ragioni della scomparsa dello strutturalismo sono molteplici. In primo luogo, esso si
autolimitava allo studio dell’Uomo Generalizzato, mentre dagli anni ’20 in poi la psicologia si è
sempre più interessata alle variabili antropologico-culturali. In secondo luogo, l’elementismo
titcheneriano è stato messo in crisi dal globalismo fenomenologico della psicologia della Gestalt.
Inoltre, gli esperimenti condotti mediante introspezione non sono mai esattamente replicabili con
soggetti diversi, e ciò ha determinato che un crollo del metodo introspezionista.
Malgrado ciò, lo strutturalismo è stato i sistema psicologico più organico e rigoroso, e come tale
ha rappresentato il punto di riferimento per quasi tutte le altre concettualizzazioni psicologiche. Il
drastico rifiuto dell’apriorismo filosofico e il ricorso al solo metodo sperimentale hanno contribuito
notevolmente al riconoscimento della psicologia come scienza indipendente.
Il comportamentismo watsoniano eredita immutate diverse caratteristiche dello strutturalismo:
l’avversione per la “metafisica” (intesa come tutto ciò che non è sottoponibile alla ricerca di
laboratorio), il criterio associazionistico e il descrittivismo elementistico.
Dal funzionalismo, invece, i comportamentisti ereditarono le tematiche più originali: lo studio
dell’apprendimento e l’istanza utilitaristica. Il funzionalismo è stato il primo orientamento
psicologico importato dall’America in Europa, ed il suo carattere biologizzante ha lasciato
profondamente il segno nella psicologia moderna.
4. LA PSICOLOGIA RUSSA
L’opera di Wundt ebbe grande influenza anche sulla psicologia russa. In seguito, gli avvenimenti
storico-politici del 1917 produssero una frattura anche nella storia della psicologia russa: gli
psicologi sovietici si posero il compito di rivedere le basi teoriche e metodologiche della disciplina
alla luce delle teorie marxiste e leniniste, e di fondare una scienza che servisse alla soluzione dei
problemi della nuova società comunista. Pertanto, dal 1917 in poi la psicologia sovietica si
presentò come un complesso compatto sul piano teorico e applicativo.
4.1 - LA RIFLESSOLOGIA
Il termine riflessologia indica una concezione dei processi psichici per la quale essi sono
riconducibili a riflessi, cioè a processi puramente fisiologici ed elementari.
Sečenov è considerato il padre della fisiologia russa. Dagli studi di Helmholtz derivò la propria
teoria materialistica dei processi psichici. La fisiologia dell’epoca spiegava i processi
comportamentali elementari, involontari, automatici secondo il meccanismo dell’arco riflesso: ad
uno stimolo dell’ambiente corrisponde una reazione motoria mediata dal midollo spinale.
Sečenov suppose che per spiegare comportamenti più complessi intervenisse l’attività di centri
nervosi superiori, localizzati nel cervello.
Dopo il 1910 la corrente riflessologica vera e propria si sviluppò grazie a Bechterev. La
riflessologia di Bechterev era una concezione generale unitaria di tutti i fenomeni fisiologici,
psicologici e sociali: i riflessi erano alla base di processi anche molto complessi come quelli
sociali.
La concezione più importante delle basi fisiologiche del comportamento fu elaborata da Ivan
Pavlov. Pavlov partì dall’osservazione della “secrezione psichica”: fenomeno per cui il cane
salivava non solo quando era a diretto contatto con il cibo, ma anche in assenza di questo, come
se lo aspettasse. Questa reazione dell’animale in assenza del relativo stimolo venne denominata
riflesso condizionato. Il comportamento è l’insieme dei processi riflessi che regolano l’interazione
individuo-ambiente, e il riflesso condizionato ne costituisce parte integrante e fondamentale.
In un primo stadio, i processi solo elementari, sono riflessi incondizionati, risposte innate agli
stimoli: gli istinti. In un secondo stadio, proprio dell’uomo e di animali superiori, i processi sono
più complessi, sono riflessi condizionati, risposte acquisite. Sono proprio i riflessi condizionati
che consentono all’animale di reagire in modo più plastico e adattativo all’ambiente: l’animale
non compie solo le azioni riflesse in presenza diretta degli stimoli, ma può apprendere a reagire,
in modo anticipato, ad altri stimoli che segnalano gli stimoli a cui l’animale dovrebbe
successivamente reagire. Così facendo, la reazione si produce subito dopo lo stimolo
condizionato e prima dello stimolo incondizionato.
Secondo la teoria pavloviana, i processi fondamentali dell’acquisizione di riflessi condizionati
sono comuni agli animali e all’uomo, ma una caratteristica peculiare dell’attività nervosa
superiore dell’uomo era la capacità di utilizzare come stimoli condizionati gli stimoli verbali.
Negli anni ’50, l’adozione di tecniche neurofisiologiche per lo studio dei processi cerebrali che
intervengono nella formazione dei riflessi condizionati causa l’abbandono dell’impostazione
concettualistica di Pavlov, la quale era più basata su deduzioni che su osservazioni dirette.
4.2 - LA SCUOLA STORICO-CULTURALE
La prima formulazione dei concetti e metodi della teoria storico-culturale viene data negli Studi
sulla storia del comportamento, scritto nel 1930 da Vygotskij e Aleksandr Lurija. Il tema principale
affrontato è il rapporto tra il comportamento degli animali (primati) e quello dell’uomo, e lo
1
sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all’uomo .
I processi fisiologici e comportamentali (come i riflessi condizionati) possono essere comuni agli
animali e all’uomo, ma mentre per gli animali costituiscono l’unità fondamentale di
comportamento, per l’uomo sono solo i processi più elementari e meno tipici. L’uomo, in
particolare, si avvale in modo caratteristico di strumenti, che includono sia gli utensili che i
simboli (il linguaggio).
Nei primi anni di vita il bambino usa i simboli. Intorno ai 2 anni circa, il pensiero e il linguaggio,
che hanno due radici genetiche differenti, cominciano ad interagire. Una distinzione importante
circa il linguaggio è quella tra linguaggio come strumento di comunicazione, e linguaggio come
strumento di regolazione del comportamento. L’interiorizzazione è un processo graduale che non
si compie prima dei 7 anni (fase del linguaggio egocentrico): il linguaggio è espresso a voce alta
quando si comunica con altre persone, successivamente viene usato interiormente come
strumento di regolazione delle proprie azioni.
In sostanza, per Vygotskij il linguaggio è una funzione psichica che si sviluppa nel bambino
nell’interazione con l’ambiente sociale, e una funzione interpsichica che mette in rapporto una
persona con l’altra. In seguito, diviene una funzione intrapsichica, che permette cioè di regolare
2
dall’interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento .
Per la teoria storico-culturale, lo sviluppo di funzioni complesse come il linguaggio ha come
condizione necessaria l’interazione dell’individuo con l’ambiente sociale. La struttura del
linguaggio è sì innata, ma la concreta prestazione linguistica è determinata dall’ambiente sociale
e culturale in cui l’individuo nasce e cresce.
La prospettiva vygoskijana è quindi una prospettiva evolutiva sia in senso filogenetico che ontogenetico
1 Per Piaget il discorso è opposto: da funzione interna del bambino, il linguaggio diviene una funzione socializzata
2
Nel primo dopoguerra vi fu un rallentamento dovuto all’egemonizzazione della scuola pavloviana,
ma nella metà degli anni ’50 i lavori della scuola storico-culturale ripresero.
Aleksandr Lurija (1902-1977) si interessò con Vygotskij dello sviluppo del linguaggio e dei
processi cognitivi, per poi concentrarsi successivamente sui disturbi dei processi psichici
conseguenti a lesioni cerebrali.
Il pensiero di Lurija è altamente discostante dall’impostazione psicologica sovietica, fondata in
gran parte sulla teoria pavloviana. Le funzioni cerebrali che mediano funzioni psichiche
complesse non sono traducibili in riflessi condizionati, ma sono sistemi funzionali: sistemi di
interazione cerebrale molto più complessi, la cui organizzazione, si sviluppa in stretta relazione
con l’ambiente,