Riassunto esame Psicologia, prof. Giannini, libro consigliato Lineamenti, note e sintesi di psicologia generale, Bonaiuto, Giannini
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riflessi fra centro e centro, e fra centro e periferia, lavorò con il metodo di frazionare
l’organismo, senza sentire il bisogno di studiarlo nella sua interezza. Questa
impostazione analitica-meccanicistica si è rivelata ben presto inadeguata nello studiare
la condotta degli individui. Il modello riflessologico, fisiologico, analitico è utile
nell’apprendere i legami fra alcuni centri e alcuni settori intra-organismici ed i loro
rapporti parziali con singoli stimoli esterni, ma non il comportamento dell’organismo
“in toto” nelle sue relazioni globali con l’ambiente. Questo è il compito dello
psicologo!
Il processo psichico è appunto la serie di operazioni che l’individuo realizza nei suoi
tentativi volti a raggiungere un certo adattamento all’ambiente. Definiamo l’individuo
“malato mentale” o “soggetto psicopatologico” quando queste operazioni falliscono o
sono molto penose. Si tratta di modi di comportarsi che l’individuo mette in atto
tentando, in modo inadeguato, di adattarsi all’ambiente.
In Italia le correnti di pensiero filosofico che ricorrono ai modelli meccanicista, idealista e
spiritualista (correnti cattoliche), tutti modelli non basati sull’osservazione scientifica del
comportamento, hanno provocato un completo divorzio fra scienze biologiche e
filosofia. Contrariamente al resto d’Europa, invece di trarre beneficio l’una dalle altre, le
scienze sperimentali e filosofiche si sono continuamente ostacolate a vicenda,
contribuendo ad una condizione diffusa di chiusura mentale. L’adozione di modelli di
spiegazione dell’uomo insufficienti ha altresì privato i medici della capacità di
affrontare adeguatamente quella gran massa di pazienti con turbe psichiche.
Pertanto, l’ della psicologia sperimentale non è la metafisica, non
OGGETTO DI STUDIO
risponde ai problemi dell’esistenza dell’anima, e non cerca di capire perché avviene un
comportamento giudicandolo buono o cattivo. In sostanza, la psicologia sperimentale è
caratterizzata da agnosticismo metafisico ed etico.
D’altra parte, oggetto della psicologia non è il riflesso: tutto ciò che è meccanicistico
non è psichico! Lo stesso riflesso va colto e studiato non isolato dal contesto e dal
resto dell’individuo, come si faceva tradizionalmente in campo fisiologico. Il riflesso,
essendo un atto puramente conseguente ad uno stimolo esterno rispetto all’oggetto
di studio, non ci dice molto su come un individuo differisce globalmente da un altro:
un insieme di riflessi costituirebbe un robot, non un individuo. La riflessologia ha
prestato molta attenzione agli stimoli esterni, e poca ai bisogni interni.
Oggetto di studio della psicologia sperimentale non è il comportamento molecolare (di
1
comprensione fisiologica), ma il comportamento “molare” , la condotta dell’individuo, il
suo comportamento globale comprensivo delle sue esperienze più intime. Non vi è
quindi l’illusione di poter ridurre il comportamento molare al comportamento
molecolare, intendendo il primo come la somma di più comportamenti riflessi: più
comportamenti molecolari messi insieme non danno, come comportamento molare, quello
che è prevedibile con una semplice somma. Riducendo la realtà ad un contesto
semplificato, per poterla meglio studiare, si perde tutto ciò che è connesso alla
complessità ed alla globalità dell’organismo: cioè ciò che interessa lo psicologo.
Molare = l’intero, non la semplice soma, bensì l’organizzazione strutturata di elementi componenti
1
2. I “FATTORI FORMALI”
NELL’ORGANIZZAZIONE DELLE
CONFIGURAZIONI
La psicologia della Gestalt si è dedicata, nei primi decenni del 1900, al tentativo di
determinare alcuni ’ , ossia operanti allo stesso modo in
FATTORI D ORDINE GENERALE
diverse situazioni percettive:
• O - : fenomeno secondo cui certe strutture nel campo
RGANIZZAZIONE FIGURA SFONDO
percettivo, le figure, assumono il ruolo di oggetti ben definiti sul resto del campo,
che assume il carattere di sfondo
• S : fenomeno secondo cui gli elementi
EGMENTAZIONE E CONNESSIONE FIGURALE
semplici si separano o si fondono a costruire strutture complesse percepite come
figure o oggetti
• A : fenomeno secondo cui le figure formatesi in
GGRUPPAMENTI E SUCCESSIONI DI FIGURE
precedenza a loro volta si riunirebbero in costellazioni di figure più vaste
«Perché una determinata zona del campo d’osservazione
venga percepita nella sua forma, essa deve presentare certe
caratteristiche che le conferiscono il ruolo di “forma”»
L’ è stata particolarmente studiata
ORGANIZZAZIONE DELLA FIGURA RISPETTO ALLO SFONDO
dallo psicologo danese Rubin (1915). Rubin, in una serie di quadri (il più celebre è
l’illusione della coppa e dei due volti) mostra come la parte che risalta come figura deve
tale ruolo ai rapporti col margine che la separa dall’altra zona, che diviene sfondo.
Infatti viene percepita come figura la zona verso la quale il margine curvo o articolato
ad angolo volge la sua parte interna. Si parla pertanto di fattore parte interna del
margine.
Wertheimer (1923) si concentrò anche su altri fattori che favoriscono il ruolo di figura.
Un esempio è il fattore vicinanza: linee vicine tra loro tendono ad essere percepite
come figure. Sulla legge della vicinanza prevale però il fattore chiusura: la forma chiusa
da contorni contribuisce potentemente a dare unità agli oggetti. Il fattore chiusura può a
sua volta esser vinto dal fattore parte interna del margine. Altri fattori studiati sono il fattore
uguaglianza, il fattore simmetria (colonne simmetriche sembrano figure, in modo
privilegiato rispetto alle parti non simmetriche) e il parallelismo dei margini (margini
paralleli concorrono a fare organizzare in modo privilegiato certe parti come figure).
Importante è anche il fattore movimento: parti del campo che si muovono insieme, o che
si muovono a differenza d’altre che stanno ferme, tendono a costruirsi come figura. Il
movimento è un fattore percettivo di forza tale da riuscire a vincere gli altri e da
organizzare l’oggetto moventesi come unità.
Questi fattori formali possono rafforzarsi a vicenda o entrare in conflitto fra loro,
creando configurazioni nelle quali l’articolazione figura-sfondo è stabile oppure labile.
Quando due o più fattori si bilanciano, la configurazione risultante diventa percettivamente
reversibile, o ambigua.
Utilizzando questi fattori, Kohler (1947) spiegò perché determinate unità visive tendono
a corrispondere ad oggetti fisici. In natura vi sono molte cose le cui proprietà di
superficie (rugosità, lucentezza, ecc) sono di un solo tipo all’interno dell’area
dell’oggetto, mentre le proprietà di superficie di aree adiacenti, appartenenti ad altri
oggetti, sono di un tipo diverso. La discontinuità delle proprietà rispettive separa con
un contorno chiuso la superficie dell’oggetto dall’ambiente circostante: si può fare
l’esempio di un sasso nella sabbia. Senza questa discontinuità, non si ha isolamento
percettivo dell’oggetto. Di norma, gli oggetti prodotti dall’uomo sono costruiti con
l’intento, più o meno consapevole, di favorirne l’individuazione rispetto allo sfondo.
3. IL FUNZIONALISMO: I “FATTORI
PERSONALI” O “FUNZIONALI”
In reazione alla psicologia tedesca e al comportamentismo, negli anni Quaranta si
sviluppo negli Stati Uniti la corrente psicologica del FUNZIONALISMO. Detta anche “New
Look”, la corrente funzionalista si concentrò non sui fattori formali della percezione, ma su
valori meno generali e più legati alla personalità individuale: i fattori “personali”.
Furono studiati sperimentalmente i seguenti fenomeni:
1) Influenza della fame sulla strutturazione visiva di macchie ambigue : studi
dimostrano che soggetti tenuti a digiuno per diverse ore tendono a percepire delle
figure ambigue o indistinte come inerenti al cibo
2) Influenza del bisogno di affermazione (ricevere un premio ed evitare una
punizione) nella strutturazione visiva di figura e sfondo: studi dimostrano la
maggiore percettibilità di figure precedentemente associate a situazioni di “premio”
rispetto a figure accoppiate precedentemente ad una “punizione”, che vengono
percepite come sfondo
3) Influenza del bisogno di denaro sulla valutazione delle dimensioni visive di una
moneta: bambini di contesti economicamente poveri tendono a sopravvalutare la
dimensione delle monete rispetto a bambini ricchi (tuttavia la differenza di percezione
nelle dimensioni sembra scaturire da caratteristiche di asocialità piuttosto che dalle
condizioni economiche)
4) Influenza del bisogno di denaro sulla valutazione delle dimensioni visive del
simbolo del dollaro, e contemporaneamente, influenza del bisogno di affermazione
e di aggressione sulla valutazione delle dimensioni visive del simbolo della
svastica: tutto ciò che ha un valore, sia piacevole che spiacevole, tenderebbe ad
assumere percettivamente maggior risalto e verrebbe sovrastimato in quanto a
dimensioni (Bruner e Postman)
5) Influenza degli interessi dominanti sulla rapidità del riconoscimento visivo di
simboli verbali: successivi esperimenti hanno evidenziato che, oltre all’importanza dei
bisogni e dei desideri, anche gli interessi dominanti della persona tendono a
determinare la velocità della percezione, accelerando o ritardando l’individuazione e il
riconoscimento degli oggetti. In sostanza, la velocità di percezione è positivamente
influenzata dall’atteggiamento, dall’interesse: le parole che coincidono con la
presenza di atteggiamenti preferenziali verso l’area di significati che tali simboli
rappresentano, vengono percepite più facilmente (si abbassa, cioè, la soglia di
2
riconoscimento ). Risultati analoghi sono stati ottenuti studiando il riconoscimento
uditivo di stimoli verbali
6) Influenza degli interessi prevalenti sul contenuto di riconoscimenti visivi illusori
di simboli verbali: presentando in modo ambiguo parole cariche di svariati significati,
Durata d’esposizione visiva necessaria per una consapevole individuazione della parola da parte del soggetto
2 prima che questi siano esattamente afferrati, i soggetti percepiscono parole che hanno
a che fare direttamente con i loro atteggiamenti. In altre parole, se le condizioni
spazio-temporali in cui è presentato lo stimolo sono precarie, il soggetto tende
ugualmente a prendere una posizione in funzione dei propri atteggiamenti. Quindi,
ancora prima di osservare, noi siamo preparati a percepire una classe di stimoli
piuttosto che un’altra. Mettiamo cioè in moto delle ipotesi percettive: strutture già
precostituite nella nostra personalità e pronte a scattare a seconda delle proprietà
dello stimolo
7) Influenza delle “censure” sulla velocità di riconoscimento visivo di simboli
verbali: le parole “tabù” vengono percepite dai soggetti a soglie maggiori, e spesso
doppie, rispetto alle parole “neutre” (McGinnies e Lazarus, classico esempio di difesa
percettiva inconscia)
8) Influenza del bisogno di sicurezza sulla velocità di riconoscimento visivo di
simboli verbali: ricerche molto importanti hanno evidenziato come la percezione
subliminale, vale a dire la percezione degli stimoli sotto la soglia di coscienza,
possa influenzare i nostri comportamenti al pari della percezione cosciente
9) Influenza della “familiarità” nella percezione : negli esperimenti precedenti (Bruner e
Postman, McGinnies e Lazarus) vi era un grande errore di fondo: ci si era dimenticati
di pareggiare una variabile, la frequenza delle passate esperienze con quelle date
parole, ossia la familiarità con le parole impiegate. Le parole familiari, infatti,
tendono ad essere percepite prima rispetto a parole non familiari, e proprio per
questo in un esperimento bisogna utilizzare parole che abbiano la stessa frequenza
d’uso nel linguaggio parlato o scritto. Ripetendo gli esperimenti citati si è notato che
le differenze nella percezione fra parole cariche d’interesse, o parole “tabù”, e parole
neutre erano notevolmente diminuite. Ciò sta ad indicare che sì le motivazioni
hanno importanza nei riconoscimenti di parole e stimoli, ma altrettanta
importanza la avrebbe anche la familiarità, la frequenza delle passate esperienze
10) Influenza delle “aspettative” nella percezione : un esperimento di Gottschaldt (1926)
sottolinea come la frequenza, la familiarità degli stimoli non rivesta un’importanza
assoluta nella percezione, ed anzi, le passate esperienze non influiscono gran che
sulla percezione se avvenute in modo ripetitivo, additivo, uniforme, senza che
potesse organizzarsi una struttura nell’esperienza. La frequenza ha la sua importanza,
ma non in modo sommativo, aggregativo, bensì inserita ed organizzata in uno
schema cognitivo, o sistema di aspettative. Ha importanza cioè la particolare
organizzazione che lo stimolo subisce da parte della struttura cognitiva del
soggetto: l’individuo, organizzata l’esperienza secondo certi schemi, si attende un
certo tipo di stimolo, e quindi questo viene facilmente riconosciuto. Dunque
l’aspettativa è un fattore importante nella formazione di ipotesi percettive
11) Influenza del bisogno di consenso sociale sulla valutazione del movimento : fra i
fattori delle ipotesi percettive non vi sono solo fattori personali, ma anche fattori che
corrispondono alla motivazione sociale dell’individuo. Secondo studi di Asch, i
giudizi percettivi sono molto uniformi quando sono espressi in situazione di
collettività, ed i giudizi estremi tendono a scomparire. Tuttavia, se questo giudizio
estremo è espresso da soggetti più conosciuti, con maggior “prestigio”, riesce a
trascinare la percezione degli altri: il gruppo manifesta una capacità di orientamento
percettivo, sensibile alla suggestione da prestigio. Dunque, anche il consenso
sociale può essere fattore d’ipotesi percettiva. È chiaro che vi sono dei limiti alla
suggestionabilità del gruppo sociale, ma, specialmente di fronte a stimoli ambigui, un
giudizio estremo permette di far agire la suggestione da prestigio. In una stimolazione
ambigua, perciò, il fattore consenso sociale può anche prevalere sugli altri fattori
personali
12) Influenza del bisogno di consenso sociale sull’altezza visiva : Asch ha anche
studiato sperimentalmente le condizioni dell’indipendenza e della sottomissione alla
cosiddetta “pressione di gruppo”, in particolar modo alla pressione che si esercita
sull’opinione del singolo allorché gli altri sono da lui percepito come contrari alla
realtà conosciuta individualmente. Anche il giudizio sulla lunghezza di segmenti si
presta rivelare la sensibilità alla suggestione: se tutti i membri di un gruppo si
pronunciano in direzione “contraria ai fatti” (mediante precedenti accordi), tranne uno, il
soggetto critico, l’effetto di suggestione è debole se i membri del gruppo schierati
contro il soggetto sono uno o due. Nel passaggio da due a tre membri contrari, l’effetto
di suggestione aumenta potentemente. L’indipendenza o la cedevolezza di fronte al
gruppo possono tuttavia derivare da posizioni e procedure psicologiche differenti
13) Influenza del bisogno di consenso sociale sulla valutazione dell’ampiezza di un
quadrato: una situazione di gruppo può agire anche sulla percezione della
medesima figura (un quadrato): stimolo non ambiguo, ma valutabile con relativa
variabilità individuale riguardo alle dimensioni. Si è notato che un gruppo
democratico (bambini educati con metodi moderni, attivi e collaborativi) presenta una
certa variabilità individuale, mentre in un gruppo autoritario (bambini educati con
metodi rigidi e rapporti di sudditanza fra allievi e insegnante) tutti i giudizi si radunano
intorno ad un unico ristretto settore. Si nota che un’educazione di tipo autoritario,
anziché favorire l’evoluzione individuale, orienta in modo determinante la personalità
del soggetto verso il conformismo
Molti autori hanno esaminato la personalità di soggetti caratterizzati da educazione
familiare autoritaria. La rigidità dei loro meccanismi psichici non consente zone di
ambiguità: questa intolleranza alle ambiguità si riflette nell’aggressività verso i gruppi
di minoranza, ma possono essere studiate anche le sue conseguenze a livello
percettivo. Bambini caratterizzati da personalità rigida hanno ipotesi percettive ben
definite e molto rigide: nella loro storia personale, questa posizione di rigidità è stata
assimilata come la miglior difesa possibile nell’ambiente eccessivamente frustrante
costituito dalla famiglia autoritaria.
Queste esperienze confermano l’importanza che i fattori sociali rivestono nella
formazione della personalità e, di conseguenza, nell’atteggiamento percettivo.
Risultati analoghi si hanno dagli studi sui soggetti ossessivi, caratterizzati da fobie ed
idee fisse: sono individui perfezionisti, poco tolleranti verso se stessi e la realtà
circostante, anch’essi caratterizzati da rigidità comportamentale, ideativa, intellettiva e
percettiva. Pertanto, in questi soggetti tutta la personalità, in tutti i suoi atteggiamenti e a
tutti i livelli, tende ad essere ossessiva.
Si può quindi concludere che anche la percezione è un aspetto del comportamento
globale, è parte integrante della personalità: noi percepiamo in modo strettamente
personale. La personalità interviene nella presa di coscienza della realtà, che viene
organizzata secondo fattori formali e colorata da fattori personali, allontanandosi
quindi dall’obiettività, dalla veridicità, a vantaggio di una miglior economia particolare
dell’organismo.
Partendo dalla constatazione che nella percezione intervengono fattori personali
(motivazione, familiarità, schema cognitivo, consenso sociale), le situazioni percettive
ambigue (reattivi proiettivi) ci danno informazioni sui fattori personali nelle ipotesi
percettive del soggetto. Il reattivo di Rorschach è composto da 10 tavole rappresentanti
figure complesse e indefinite. In questo caso non è solo la risposta in sé che interessa
lo psicologo, quanto le determinanti della risposta.
4. PERCEZIONE DELLA PROFONDITA’,
DELLA POSIZIONE E DEL RILIEVO
A parità di condizioni, esiste un rapporto generalmente costante fra grandezza
percettivamente attribuita all’oggetto e distanza apparente del medesimo dall’osservatore:
l’invarianza grandezza/distanza. Quanto più l’oggetto viene localizzato come lontano, tanto
più appare grande: una relazione di proporzionalità diretta.
Pertanto, nella valutazione percettiva della grandezza interviene una serie di indici di
distanza, o fattori di profondità fenomenica:
a) C : la convergenza dei globi oculari è necessaria per ottenere la visione
ONVERGENZA
unica degli oggetti vicini. Infatti, per “fondere” le due immagini dei due occhi in un’unica
immagine, le posizioni dei due occhi devono essere coordinate e simmetriche. La
convergenza dei globi oculari può diventare un indice della distanza dell’oggetto fissato:
ad un aumento della convergenza corrisponde sempre l’impressione di una minor
distanza
b) D ( ) : alcune caratteristiche di un oggetto
ISPARITÀ BINOCULARE PARALLASSE BINOCULARE
non troppo lontano da noi cambiano se lo si guarda con l’occhio destro o con il sinistro,
quasi che noi stessi ci spostassimo rispetto all’oggetto in senso laterale. Questo
spostamento apparente dell’oggetto rispetto all’osservatore è la parallasse binoculare.
L’immagine di ciascun occhio (immagine monoculare) non è uguale all’altra (disparità
binoculare), e nella fusione delle due immagini tale diversità si traduce in un effetto di
tridimensionalità. Considerando due oggetti posti a differenti distanze, la disparità
binoculare è tanto maggiore quanto maggiore è la distanza relativa fra i due oggetti: per
questa proporzionalità diretta, la disparità binoculare può essere un indice della
profondità relativa (non è invece un indice valido della distanza assoluta). Convergenza
e disparità binoculare sono indici binoculari, ossia dipendono da informazioni
provenienti da entrambi gli occhi, ma vi sono anche indici monoculari molto importanti
c) D ( ) : indice
ISPARITÀ MONOCULARE PARALLASSE MONOCULARE O PARALLASSE MOVIMENTO
di distanza legato al movimento dell’osservatore. Non solo movimenti di lateralità, ma
anche altri movimenti semplici o complessi, possono venire sfruttati ai fini della stima
della distanza sia relativa che assoluta. In tutte queste condizioni infatti si realizza un
cambiamento del punto di vista, con modificazioni delle immagini (posizione,
dimensioni, forma) maggiori a carico degli oggetti più vicini, rispetto ai più lontani.
Mantenendo testa e corpo immobili, è difficile vedere le distanze relative fra gli oggetti
d) A : i raggi luminosi provenienti da oggetti situati a circa 10m sono
CCOMODAZIONE
pressoché paralleli, ma per oggetti più vicini tali raggi sono divergenti. Perché possano
formare un’immagine nitida, c’è bisogno di una contrazione involontaria e riflessa dei
muscoli ciliari, che causano un aumento della curvatura del cristallino. Questo processo
di automatica messa a fuoco è detto accomodazione del cristallino, che include anche
la simultanea contrazione del muscolo sfintere dell’iride, che porta ad un restringimento
della pupilla. La contrazione della muscolatura ciliare ed iridea dell’occhio è quindi in
grado di fornire dati percettivi cinestetici, che sono indici di profondità
e) F ( ; )
: se i contorni di
ORMA PROSPETTIVA LINEARE O GEOMETRICA COSTANZA DI FORMA
alcuni figure o certe linee fondamentali decorrono obliquamente tendendo a convergere
verso uno o più “punti di fuga”, il campo medesimo viene a strutturarsi come
tridimensionale. I rapporti della prospettiva lineare con la profondità, e quindi con
l’orientamento tridimensionale degli oggetti, possono considerarsi una manifestazione
della costanza percettiva: la tendenza a percepire certe qualità degli oggetti (come la
forma) come costanti ed immodificate al variare dell’inclinazione dell’oggetto nella terza
dimensione
f) G ( , ) : dati due oggetti di
RANDEZZA PROSPETTIVA DIMENSIONALE COSTANZA DI GRANDEZZA
diversa grandezza, a parità di altre condizione ed in assenza di indici di profondità,
l’oggetto più grande viene percepito come provvisto della medesima grandezza
dell’altro ma situato ad una distanza più ravvicinata (Ames). A tal riguardo si è parlato
di legge dell’omogeneità massimale (Musatti): il campo percettivo tenderebbe a
strutturarsi in modo da apparire costituito da elementi omogenei al massimo, e
pertanto, dati due elementi di diversa grandezza e in assenza di indici di profondità, il
rapporto grandezza/distanza risulta invariato. Questo rapporto della grandezza con la
distanza apparente dell’oggetto è una delle manifestazioni della costanza di grandezza:
la tendenza a percepire la grandezza degli oggetti come costante al variare della
distanza dell’oggetto dall’osservatore
g) C ( ; ;
OLORE PROSPETTIVA CROMATICA E CHIAROSCURALE PROSPETTIVA AEREA COSTANZA DI
) : le diverse caratteristiche del colore delle superfici possono costituire indici per
COLORE
la localizzazione in profondità dell’oggetto e di sue parti:
• Tono : tonalità di colore meno cupo e più brillante conferiscono un’apparenza di
maggior vicinanza agli oggetti, rispetto ai toni di colore più cupi. Ha importanza
anche il contrasto con lo sfondo: toni più contrastanti danno apparenza di vicinanza.
Inoltre, tonalità di colore più calde appaiono più vicine di tonalità fredde (effetto
batoscopico dell’espressività cromatica)
• Intensità : a parità di altre condizioni, una differenza di intensità cromatica fra due
oggetti tende ad attenuarsi per dar luogo ad una differenza nella dislocazione in
profondità
• Purezza : una differenza di purezza cromatica genera la stessa differenza appena
analizzata nella dislocazione in profondità
• Luminosità : come già visto, a parità di grandezza fisica, gli oggetti più illuminati
sembra che si avvicinino mantenendo costante la luminosità, mentre gli oggetti
meno illuminati sembrano indietreggiare (Ames)
Si può concludere che, in assenza di ogni altro indice di distanza, la diversità di
illuminazione non si evidenzia come tale a livello percettivo, ma tende a determinare
una diversa localizzazione in profondità degli oggetti
h) I : a parità di altre condizioni, è visto come anteriore l’oggetto che sembra
NTERPOSIZIONE
sovrapporsi ad un altro, come posteriore l’oggetto che sembra sottoporsi. Inoltre, tende
ad essere visto come sovrapposto all’altro, e quindi più vicino, l’oggetto che oltre ad
avere dimensioni maggiori, presenza anche un’articolazione figurale più semplice, ed
anche l’oggetto che si trova in movimento rispetto all’altro mantenuto immobile
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Psicologia dei Processi Cognitivi e della prof. Giannini (facoltà di Psicologia), basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Lineamenti, note e sintesi di psicologia generale, Bonaiuto, Giannini.
Gli argomenti trattati sono i seguenti:
- Origini, metodi e limiti della psicologia scientifica
- I Fattori Formali
- Funzionalismo e Fattori Personali
- Percezione della profondità, della posizione e del rilievo
- Transazionalismo
- Effetti di campo
- Processi di saturazione
- Contorni illusori
- Concetti e schemi mentali
- Pensiero produttivo e creativo
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davril86 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei processi cognitivi: teorie e metodi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Giannini Anna Maria.
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