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COMUNITA’: L’IPOTESI DEL DOPPIO EMPOWERMENT
Un’organizzazione empowering non debba essere necessariamente empowered possa cioè non
avere molta influenza politica ma offrire ai propri membri l’occasione di sviluppare competenze e
senso di controllo al contrario essere empowering per un’organizzazione empowered sembra
fondamentale.
Per poter favorire processi di empowerment di terzi le persone che lavorano in organizzazioni
empowered necessitano di opportunità empowering tanto individuali quanto organizzative questa
esigenza vale particolarmente per le organizzazioni di servizio alla persona o per le ONP. E’ in
quest’ambito organizzativo che è stata sviluppata l’ipotesi del “ doppio empowerment da parte di
soggetti reciprocamente coinvolti in un processo di sviluppo individuale, organizzativo e
comunitario, cioè l’ipotesi che l’empowerment individuale dei soggetti disempowered possa
realizzarsi solo in concomitanza con la costruzione di un funzionamento organizzativo che consenta
l’empowerment dei membri normodotati impegnati nel sostenere, accompagnare, facilitare creare
premesse organizzative per l’empowerment dei soggetti cui ci si rivolge e con cui si coopera e che
sono destinatari e costruttori dei servizi.
L’empowerment è realmente possibile soltanto se non è unidirezionale ovvero se non c’è da un lato
chi sostiene lo sviluppo di qualcuno e dall’altro chi ne giova, ma se a beneficiarne sono tutti gli
attori coinvolti.
Il processo di doppio empowerment è necessario anche in contesti organizzativi non direttamente
legati al lavoro di cura in senso stretto ma in tutte le organizzazioni basate sulla relazionalità
reciproca e impegnate a favore dello sviluppo e del cambiamento e contro l’esclusione a livello
sociale e politico.
CAPITOLO 10 IL CAREER COUNSELING
La reale natura del lavoro si sta configurando nel cambiamento, in particolare in seguito a fattori
contingenti: la globalizzazione e la relativa global economy, l’imponente avanzamento delle
tecnologia, i cambiamenti demografici stessi e i nuovi assetti che si stanno costituendo attraverso i
flussi migratori di alcuni gruppi di popolazioni.
In questo nuovo scenario, a maggior ragione, acquista importanza e significato l’azione che il career
counseling può svolgere all’interno di un territorio professionale dai confini incerti, spesso
minacciosi o quantomeno non rassicuranti per le persone chiamate a fronteggiare costantemente
incertezza e cambiamento.
Gli individui non possono più pianificare un’esistenza lavorativa di circa trent’anni all’interno di
una stessa organizzazione, al contrario, possono aspettarsi, durante la loro vita lavorativa di
svolgere almeno dieci lavori. Questo spostamento dell’inquadramento sociale del lavoro ha reso gli
individui più responsabili rispetto alla gestione delle loro vite professionali.
Nel XX secolo le organizzazioni offrivano ai lavoratori un ambiente che si potrebbe definire di
contenimento, assegnando una determinata posizione organizzativa e offrendo un’ampia narrativa
precostituita su come si sarebbero svolte le loro vite. L’organizzazione definiva i cambiamenti che
si sarebbero verificati sul piano professionale, i luoghi in cui i dipendenti avrebbero vissuto e le
modalità di utilizzo del loro tempo libero, del salario e del loro tenore di vita.
Nell’era post moderna i lavoratori non possono più contare sull’organizzazione come elemento
rassicurante per la loro esistenza, ma al contrario sono chiamati a costruire essi stessi la loro storia
professionale, in modo da essere i protagonisti nell’azione di contenimento di sé e delle loro vite,
per riuscire a tenerle insieme quando impattano con le discontinuità. Risulta di grande aiuto
contenere il Sé mediante una storia di vita che sia in grado di offrire significato e continuità in modo
che le persone possano essere capaci di muoversi consentendo alle linee narrative della loro
esistenze personali e professionali di avanzare e di attualizzare gli obiettivi di riferimento.
Le radici del CAREER COUNSELING possono essere rintracciate in Frank Parsons tendendo
conto che di tale modello a tre step ancora si avverte l’influenza nell’approccio di molti
professionisti. Del resto, spesso nel career counseling continuano a essere presenti elementi volti ad
assistere il cliente nel conoscere se stesso, acquisire conoscenze riguardo al mondo del lavoro,
integrare le informazioni su di sé e sulle occupazioni.
Alcuni recenti ricerche si sono soffermate sui processi dell’help-seeking o hanno offerto evidenze
riguardo alle componenti critiche di un efficace career counseling. In particolare nell’aiutare i
clienti a prendere una decisione o a effettuare una scelta di carriera, Brown e Ryan Krane hanno
trovato che il career counseling risultava più efficace quando prevedeva interpretazioni
individualizzate e feedback, informazioni occupazionali, modeling, opportunità, attenzione a
costruire un supporto per le scelte attraverso la stessa rete sociale della persona, esercizi scritti.
Infine è motivo di forza anche la capacità del career counseling di allargare le conoscenze sui
bisogni di carriera e sulle tematiche di diversi gruppi di individui: per esempio lo sviluppo di
carriera delle donne, gli effetti della razza e della classe sociale sullo sviluppo di carriera; i modelli
di career counseling sensibili alla cultura di appartenenza del cliente.
Le opportunità per il career counseling tengono conto della rilevanza che il lavoro ha nella vita
degli individui a vari livelli, a partire dalla più semplice constatazione relativa alla quantità di tempo
che giornalmente occupa, per poi includere il modo in cui le scelte che gli individui compaiono
riguardo alla carriera influenzino sia il loro standard di vita sia la loro salute mentale. Altre
opportunità possono essere costituite da interventi di career counseling anche rivolti sia a differenti
gruppi etnici sia agli individui che vivono al di sotto del livello di povertà, fino a diffondere
l’intervento anche nei paesi del Terzo Mondo: esistono molteplici bisogni umani e il career
counseling può svolgere un ruolo attivo nell’assistere le persone, ma ciò sarà possibile solo a
condizione che i professionisti del career counseling conoscano in maniera approfondita le modalità
per aiutare anche le persone che non hanno un’istruzione universitaria e che non possono concedersi
il lusso di scegliere una carriera all’interno di un ampio ventaglio di opportunità.
Sotto il profilo della minaccia potenziali al career counseling, la rassegna di Whiston sottolinea che
molte delle stesse forze e opportunità segnalate possono presentare un’altra faccia della medaglia in
termini di vulnerabilità. La tecnologia stessa, sebbene possa rendere i servizi di career counseling
più accessibili a molte persone, può però consentire l’accesso a materiali che possono poi essere
usati in maniera indiscriminata o può prestarsi alla diffusione di strumenti con scarse proprietà
psicometriche e tendenzialmente non validi, fino a ingenerare pratiche offerte via Internet, con il
rischio non solo di alti costi per i fruitori ma anche di servizi di scarse qualità.
WHISTON e collaboratori hanno evidenziato che gli interventi COUNSELOR-FREE non risultano
efficaci come quelli che lo prevedono e che gli individui che hanno usato un CAREER
COMPUTER SYSTEM con in aggiunta un intervento di counseling, mostrano migliori risultati
rispetto a coloro che hanno fruito di un intervento senza l’interazione con il career counselor.
PROSPETTIVE TEORICHE E APPLICATIVE
I Career counselor presumono che i clienti dovranno inevitabilmente confrontarsi con transizioni
professionali, sia volontarie sia involontarie, che possono derivare da perdita del lavoro,
cambiamenti delle circostanze di vita o semplicemente da una naturale progressione di carriera e
che saranno pertanto indicate con le seguenti etichette linguistiche: perdita di lavoro, rientro e
career pathing.
Il primo compito fondamentale del career counselor è organizzare l’informazione complessa che
fornisce il cliente, spesso caratterizzata da molte sfaccettature. L’informazione deve essere inserita
in un quadro concettuale che identifichi i problemi salienti, gli esiti desiderati e il piano di azione,
per arrivare a un accordo condiviso tra career counselor e cliente e al relativo impegno di perseguire
le azioni concordate.
Data la potenziale complessità dei problemi degli adulti, appare imperativo avere una
concettualizzazione coerente dei costrutti salienti o determinanti che interessano la vita dei clienti,
tenendo ben presente che tali costrutti spesso richiedono un focus sia sul piano personale sia sul
piano lavorativo, con delle conseguenze sugli esiti attesi.
BOBEK e ROBBINS sottolineano che sono le teorie sullo sviluppo personale e di carriera a
risultare di aiuto nel:
- far emergere le connessioni critiche tra il punto di vista del counselor e le azioni intraprese per
aiutare i clienti.
- rinforzare il bisogno di consistenza concettuale e teorica nell’azione.
- integrare le questioni personali e professionali quando ci si occupa dei bisogni degli adulti.
4 teorie di sviluppo professionale:
1- Prospettiva di adattamento persona- ambiente :focalizza l’attenzione sulle interrelazioni tra
caratteristiche personali e le caratteristiche dell’ambiente di lavoro che influenzano la
soddisfazione lavorativa e la produttività. Secondo questa prospettiva l’adulto si concentra
sull’identificazione e confronto tra le proprie abilità, valori e interessi con i potenziali ambienti
lavorativi. Gli elementi di criticità risiedono, x es., nella possibile sensazione di ridotta autostima
dovuta a perdite personali e professionali, unita all’ansia e all’indecisione relativa ad un futuro
incerto, che devono essere prese in considerazione e risolte x un adeguato svolgimento
dell’intervento. L’approccio P-A presuppone che la realizzazione e
soddisfazione professionale siano i soli esiti positivi attesi.
2- Teoria dello sviluppo professionale di Super : fondamentale capire gli stadi della vita e i ruoli
degli individui x aiutarli a inquadrare bisogni e aspettative; l’identificazione ed elaborazione del
concetto di lavoro del cliente, i valori personali dell’individuo e le mete in un determinato stadio
della vita, il livello di maturità lavorativa, sono molto importanti per il career counseling. Il
processo che si origina nell’intervento di CC volto a trovare un lavoro è finalizzato a favorire lo
sviluppo del concetto di sé del cliente.
3- Teoria socio cognitiva: enfatizza i fattori motivazionali, come le credenze di autoefficacia e l