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CARATTERISTICHE DEL CONTESTO IN CUI VIVEVANO VITTIMA E UXORICIDA:

(4) Problemi legati alla responsività e adeguatezza della rete dei servizi e della rete

 sociale/familiare  spesso famiglia e amici erano a conoscenza dei maltrattamenti e dei

rischio di uxoricidio, ma hanno preferito provare a gestirli privatamente

Probabilmente legati alla mancanza di servizi sul territorio o difficoltà di accesso

 costerebbe meno allo Stato spendere in servizi di tutela per la vittima per prevenire la

reiterazione della violenza, l’escalation e l’omicidio piuttosto che pagare i costi derivanti

dalla violenza o dall’omicidio (spese sanitarie, legali, delle forze dell’ordine, costi legati ai

bambini ecc.)

Problemi legati alla capacità di coordinamento delle risorse sul territorio  potrebbe

 mancare la comunicazione la comunicazione tra i servizi e i centri che hanno accolto la

richiesta d’iuto delle donne (possono esserci deficit nelle procedure normative, alla

salvaguardia del diritto della privacy e una percezione diversa del rischio dovuta a scarsità

di competenze specifiche)

CAP.2 Come arginare la violenza e prevenire la recidiva

La valutazione del rischio e sua gestione

1.

Chi opera nella ricerca si è da sempre impegnato nell’identificare i fattori di rischio: caratteristiche

e circostanze la cui presenza aumenta la probabilità del perpetrarsi della violenza, ma la loro

assenza non scongiura la reiterazione di queste violenze  non esistono cause della violenza

interpersonale, ma vi sono circostanze e caratteristiche dell’individuo e della sua personalità, del

contesto sociale-culturale, della sua storia pregressa la cui presenza è legata al verificarsi della

violenza.

Le violenze nelle relazioni intimi sono caratterizzate dal loro essere abituali, in quanto si reiterano

nel tempo. L’abitualità può essere giornaliera, settimanale, mensile o annuale.

Parlare di “valutazione del rischio” di recidiva o di escalation della violenza significa prevedere il

rischio di reiterazione della violenza per prevenirla.  la valutazione del rischio permette di

comprendere quali sono state le circostanze e le motivazioni che hanno portato l’autore ad usare

la violenza in passato e valutare se la presenza di alcuni di questi fattori potrebbe anche

influenzare in futuro la scelta di agire la violenza. Nel valutare il rischio vanno tenuti in

considerazione i fattori di rischio presenti e contestualizzarli, in quanto essi possono essere statici

o dinamici, essere significativi e influenti per alcune persone ma non per altre. Valutare il rischio

non vuol dire calcolare quanti fattori siano presenti, ma quali e in che modo essi possono

interagire per incrementare il rischio.

La valutazione del rischio comporta a sua volta la gestione del rischio (risk management), cioè

l’individuazione dell’intervento più appropriato per quel caso, per prevenire la recidiva, per

proteggere le vittime e evitare l’escalation dei maltrattamenti che potrebbero sfociare in omicidio. Il

piano per la gestione del rischio serve a ridurre al massimo le circostanze, i fattori di rischio che

hanno influenzato la scelta di agire la violenza.

La pianificazione per la gestione del rischio andrebbe attuata dopo aver fatto la valutazione e si

basa su 4 momenti:

Monitoraggio  implica la continua valutazione del rischio e quindi una costante attenzione e

- analisi del caso per individuare eventuali cambiamenti nel tempo del livello del rischio e

quindi la messa a punto di strategie sempre più adatte per la tutela della vittima. La

sorveglianza del caso ad opera di diverse figure professionali (che lavorano nei servizi

sociali, centri di salute mentale, centri antiviolenza ecc.) è una forma di monitoraggio. Il

monitoraggio si attua attraverso interviste/colloqui con la vittima e con l’autore, visite

domiciliari, intercettazioni ambientali. 7

Trattamento rieducativo  nel nostro ordinamento penale è previsto solo in fase di

- esecuzione della pena (ad eccezione del TSO). Il trattamento terapeutico di tipo cognitivo-

comportamentale (volto ad aiutare la persona a sviluppare competenze per la gestione

della propria aggressività, regolare le emozioni e migliorare le competenze empatiche e di

comprensione del vissuto altrui) diventa parte centrale dell’esecuzione della pena o del

periodo di affidamento in prova ai servizi sociali della giustizia. Questi programmi hanno

un’efficacia nel ridurre la recidiva della violenza fisica, nei casi di maltrattamento e forse nel

prevenire omicidi.

Supervisione  implica una limitazione della libertà dell’individuo. L’obiettivo è quello di

- mettere il reo in una condizione di maggiore difficoltà di reiterare la violenza (in quanto lo

allontanano dalla vittima); la modalità più estrema è la custodia cautelare o l’incarcerazione

o l’ordine di allontanamento.

Bisogna pensare a una programmazione della sicurezza per la vittima cioè aumentare le

- risorse statiche e dinamiche della vittima per garantire l’incolumità: si può programmare

l’ospitalità o l’accoglienza presso un centro antiviolenza o il contatto con i servizi sociali,

oppure accorgimenti come il mettere al corrente varie persone che potrebbero essere

coinvolte come vicini di casa, amici e parenti o lasciare il numero del commissario di Polizia

o della stazione dei carabinieri che segue il caso.

Il SARA è il primo progetto in Italia per la valutazione del rischio di recidiva della violenza

interpersonale e obbliga la formazione, e quindi lo sviluppo della procedura della

valutazione del rischio, le forze dell’ordine, i centri antiviolenza, la magistratura e i servizi

sociali.

Valutazione del rischio di recidiva nei casi di maltrattamento

2.

Gli esperti del settore hanno iniziato a studiare, da un paio di decenni, le variabili associate alla

recidiva, all’escalation della violenza o alla sua cessazione. Bisogna individuare chi tra i

maltrattanti reitererà la violenza e capire cosa lo distingue da un altro che non le reitererà. Per

raggiungere questo obiettivo bisogna condividere ricerche longitudinali, prospettiche, misurando la

presenza o assenza dei fattori e la loro intensità e poi vedere chi nel tempo reitererà la violenza e

cosa lo distingue dagli altri.

Nella valutazione del rischio di recidiva si procede analizzando sia il rischio (probabilità) di recidiva

sia la sua natura (cioè quale forma di violenza), l’imminenza (nel breve o lungo termine), l’intensità

e gravità (quali danni e quali conseguenze). Tale approccio fornisce un’interpretazione flessibile ed

efficace in termini di gestione del rischio (cioè gli interventi da attuare per prevenire la recidiva,

escalation e omicidio).

La gestione del rischio si focalizza sui fattori dinamici (su cui si può intervenire), mentre per

contrastare i fattori statici bisogna aumentare i fattori protettivi.

La valutazione del rischio viene effettuata attraverso 3 possibili metodi:

VALUTAZIONE CLINICA NON STRUTTURATA: è la forma più utilizzata in ambito sia

(1) giudiziario che clinico, ma presenta seri limiti in quanto la valutazione del rischio dipende

dalla discrezionalità del professionista (quindi dalla competenza, formazione e scuola di

pensiero). L’unico vantaggio è la possibilità di effettuare un’analisi idiografica del

comportamento e individuare le strategie di intervento fatte su misura per quella persona.

DECISIONE BASATA SU STRUMENTI ATTUARIALI: i metodi attuariali permettono di

(2) prendere decisioni in base a un punteggio ottenuto su una scala preordinata di fattori statici

(stabili nel tempo).

Strumenti attuariali:

Il Violence Risk Appraisal Guide (VRAG) [non ancora tradotto e validato per l’Italia]->

- permette di valutare il rischio di recidiva in pazienti psichiatrici, non psichiatrici, autori di

violenza sessuale o aggressori domestici e è stato elaborato attraverso l’esaminazione di

informazioni riguardanti l’infanzia del soggetto, le variabili socio-demografiche,

l’adattamento da adulto, la storia criminale e psichiatrica di 618 autori di reati violenti. 12

variabili hanno correlato in maniera significativa con la recidiva.

L’ Ontario Domestic Assault Risk Assessment (ODARA) -> al fine di identificare i fattori di

- rischio sono state svolte analisi statistiche attraverso i dati messi a disposizione dalla

Polizia per identificare i fattori predittivi. Lo strumento consta di 13 item a cui si dà 0 (se

assente) o 1 (se presente) e il punteggio totale rappresenta il rischio di recidiva.

Anche se le misure attuariali risultano più valide rispetto alla valutazione clinica non

strutturata (utili per effettuare una valutazione in breve tempo), presentano il limite di

ignorare i cambiamenti nel tempo del livello del rischio, focalizzandosi appunto sui fattori

statici e ignorando quelli “dinamici”, e ignorando anche la valutazione globale del caso da

parte del valutatore.

VALUTAZIONE PROFESSIONALE STRUTTURATA: questa valutazione cerca di colmare i

(3) limiti della valutazione clinica non strutturata e quelli dei metodi attuariali: si basa sullo

studio empirico e scientifico nonché sull’esperienza professionale maturate analizzando

casi di violenza tra partner. Permette al valutatore di individuare dei fattori di rischio per la

recidiva, nonché di pesarli e combinarli in base a quanto ritenuto rilevante per il caso

specifico preso in considerazione.

Il professionista valuta il rischio attraverso alcune linee guida messe a punto attraverso

studi e ricerche scientifiche. Lo scopo di questo approccio è quello di prevenire la violenza

identificando i fattori di rischio, soprattutto quelli dinamici modificabili nel tempo e

individuare la migliore strategia di intervento per scongiurare la recidiva.

Procedure strutturate (tra cui il SARA):

Domestic Violence Supplementary Report (DVSR)  messo a punto per essere utilizzato

- dalla polizia e si compone di 20 item di cui bisogna indicare la presenza/assenza; tra gli

item bisogna notare quelli legati a problemi relazionali, all’autore del reato o alla paura

riferita dalla vittima.

Danger Assessment (DA)  intervista fatta alla vittima e si usa una scala di 20 item a cui si

- risponde “sì-no”. La DA viene usata per stabilire il livello di rischio letale.

Altre procedure per la valutazione e gestione del rischio:

(Spagna) Il sistema “Seguimiento Integral de los Casos de Violencia de Gènero”: integra le

 conoscenze giuridiche, operative, criminologiche e psicologiche e mette in rete tutti gli attori

che si occupano della gestione e trattazione di questi casi sul territorio spagnolo.

Professionisti e istituzioni entrano in contatto con la v

Dettagli
A.A. 2015-2016
19 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher oliverqueenarrow di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia e psicopatologia forense e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof Baldry Anna Costanza.