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DIPENDENZA EMOTIVA FORTE;

 Il messaggio che il bambino manda

alla madre è “aiuto, sto morendo”.

Rimanendo soli hanno il terrore di essere esposti ai propri impulsi distruttivi (timore della morte). 43

Il bambino vive secondo il principio “Tutto e L’esperienza di frustrazione primaria nel lattante è

subito”, inoltre non è ancora in grado di distinguere collegata a sensazioni corporee (prima fra tutte la

fra esperienze interne ed esperienze esterne; nascita come aggressione nei suoi confronti);

Negli adulti si manifesta con la confusione fra diritti FRUSTRAZIONE = condizione che favorisce

e pretese. l’emergenza di quelle paure già presenti.

Come si supera la posizione schizoparanoide?

L’analista frustra continuamente le fantasie onnipotenti del bambino poiché non è possibile nessun

apprendimento senza che l’individuo sperimenti una frustrazione → Proverbio: “Se a un affamato dai pesce

lo sfami per un giorno, se gli insegni a pescarlo lo sfami per tutta la vita”;

Il bambino cresce solo quando comprende che il proprio bisogno e la propria rabbia sono qualcosa

all’interno di sé (supera il meccanismo della proiezione).

Scissione e frammentazione

La posizione schizofrenica è propria di una mente scissa (Scissione = meccanismo di difesa in cui per far

fronte alla confusione fra mondo interno e mondo esterno scinde gli oggetti in buoni e cattivi).

Concetto di IO:

 Nella Klein si riferisce alla funzione di fare esperienza di sé (ribattezzato come Sé dalla psicoanalisi

postkleiniana);

 In Freud rappresenta l’organo che cerca di scaricare le tensioni pulsionali.

La frammentazione, invece, è collegata alla pulsione di morte (oscillazione fra due stati dell’essere):

Stati di integrazione Stati di disintegrazione

La funzione analitica la possiamo definire come Lo stato di disintegrazione è qualcosa di malato che

“funzione di integrazione” (non come negazione si muove in direzioni delle pulsioni distruttive

delle differenze ma come valorizzazione di esse). dell’individuo:

 

Qualunque movimento verso l’integrazione Nello schizoparanoide si è preoccupati per

si muove verso la salute mentale. sé e non per l’altro (non sa riconoscere

l’oggetto come separato da sè).

Entrambi questi stati dell’IO sono connessi alla presenza o all’assenza dell’oggetto: nella posizione

schizoparanoide si verrà a cercare maggiormente la presenza “fisica” dell’oggetto buono in quanto non si

ha la capacità di conservare la sua rappresentazione all’interno di sé → in assenza di questo oggetto si teme

di essere completamente in balia delle proprie forze distruttive.

La mamma è vista dal bambino come oggetto parziale, e non come oggetto totale;

- Successivamente al superamento di questa posizione si apre la porta alla posizione depressiva

- (senso di colpa legato all’assenza dell’oggetto buono per paura di averlo distrutto con i propri

attacchi interni); 44

Inoltre la scissione dell’oggetto in un oggetto buono, comporta la scissione della propria mente

- (incapacità di pensare, tutto resta uguale a sé stesso).

In concomitanza con scissione e proiezione, nel bambino opera anche il meccanismo dell’INTROIEZIONE che

spinge l’Io verso la stabilità e la costruzione della rappresentazione dell’oggetto buono.

Introiezione e proiezione vengono chiamate nel complesso processi endopsichici.

Sintesi

La teoria degli oggetti interni di Melanie Klein si sostituisce alla rimozione basata sul modello pulsionale di

Freud e mette in evidenza le modalità difensive messe in atto dall’Io infantile (situazione pre-edipica):

Caratteristiche fondamentali delle difese schizoparanoidi

 

Compensare con l’onnipotenza la propria Esplorare con l’identificazione proiettiva la

inadeguatezza (modalità presenti anche nel capacità di contenimento delle ansie da

mondo adulto); parte della madre.

 Ridurre l’angoscia per sentimenti Il bambino mette dentro la madre la propria

contrastanti verso l’oggetto attraverso la angoscia;

scissione (es. ambivalenza verso la madre);  Evitare la frustrazione per il mancato

soddisfacimento del bisogno → pertanto la

posizione schizoparanoide si supera quando

l’Io riesce a fronteggiare da solo le angosce;

La novità assoluta della formulazione kleiniana sta nel fatto che queste difese vengano usate nei primissimi

momenti di vita, mostrando che il bambino è già in relazione con l’oggetto.

Una obiezione

L’obiezione che viene rivolta spesso in merito a queste complesse vicissitudini infantili è: su quale base

questi autori hanno creato teorie su un’ipotetica vita mentale infantile fatta di illusioni, fantasmi, angosce

etc. non sono forse esagerazioni?

Melanie Klein nell’esporre la sua teoria sullo sviluppo infantile riuscì a scandalizzare un pubblico di

psicoanalisti.

Come hanno elaborato teorie su soggetti pur non accedendo al linguaggio verbale?

 Sviluppo e strutturazione dell’analisi diretta dei bambini da parte della Klein;

 Analisi sugli adulti che mostrano le vicissitudini mentali legate alle esperienze infantili;

 Tecniche moderne come l’Infant Observation (Bick, 1964);

 INFANT RESEARCH = studio sullo psichismo infantile e sulle relazioni madre-bambino. 45

Invidia, avidità e gratitudine

I sentimenti e le fantasie proprie della posizione schizoparanoide sono l’INVIDIA, l’AVIDITÀ e

l’INGRATITUDINE.

Invidia

 Nasce e si sviluppa in una situazione di disparità e di dipendenza;

 Meccanismo essenziale = scissione;

 Una fantasia innata attacca un oggetto buono poiché sentirsi separato da esso diventa intollerabile

(confondersi con l’oggetto attraverso l’identificazione proiettiva) → guastare gli attributi positivi

dell’oggetto buono;

 Sotto la spinta invidiosa, il bambino non riesce a nutrirsi del seno materno;

 L’invidia riguarda due persone, mentre la gelosia è un sentimento più evoluto in quanto implica un

rapporto a tre;

 Con l’impulso invidioso-distruttivo possiamo decodificare molti fenomeni sociali come le società

autoritarie, che stabiliscono un’eguaglianza invidiosa (stesso punto di arrivo per tutti) o le basi

dell’economia parassitaria. In gruppi di lavoro l’invidia reciproca può essere causa di burn-out;

 Dal punto di vista clinico, l’invidia mina la possibilità di successo terapeutico (pazienti

perennemente insoddisfatti cambiano continuamente analista);

 Dal punto di vista didattico, l’invidia ostacola sia l’apprendimento da parte dell’allievo sia la

capacità di insegnare da parte del maestro.

EXCURSUS STORICO

Invidia deriva dal latino in-video (non potere vedere). Essa è strettamente collegata alla vista e a un suo

utilizzo “errato” (come riportato da Dante nella Divina Commedia):

 L’invidioso è spesso colui a cui non sfugge niente, che guarda minacciosamente gli altri portando

un paio di occhiali neri (per nascondere gli occhi);

 Gli antichi romani per non rischiare di essere vittime dell’invidia deorum, dissimulavano la loro

felicità (“come va?” “Bene, ma non diciamolo troppo forte!”);

 Collegamento fra invidiare e mordere (mordere il seno per danneggiarlo) → invidia nei confronti

dei genitori;

 Invidia dei genitori o degli anziani nei confronti dei figli (o giovani) come nell’esempio della favola di

biancaneve.

L’invidia è sempre stata considerata un peccato (uno dei sette peccati capitali) e nell’iconografia cristiana

l’invidioso è del colore della bile (da cui deriva l’espressione “all’invidioso rode il fegato”). 46

Difese contro l’invidia

Le principali difese che possiamo mettere in atto contro l’invidia sono:

Furto o danneggiamento;

- Critica eccessiva (a tutto e tutti) = attacco invidioso e costante verso il rivale per il gusto di metterlo

- in difficoltà;

Pettegolezzo in quanto tentativo di infangare l’altro: consiste in una forma molto seria di

- aggressione relazionale;

Creare confusione, poiché senza più disuguaglianze non ci sarà più neanche l’invidia;

- Disprezzo (“chi disprezza compra”);

- Negazione (o identificazione proiettiva) come meccanismi difensivi dall’invidia, se la si stimola negli

- altri ostentando i propri attributi positivi.

Avidità

 Essendo l’oggetto attaccato e svalorizzato (quindi non viene più utilizzato), l’individuo si sente più

bisognoso di prima;

 L’avidità è dunque il desiderio di introiettare con rabbia qualcosa che è già stato distrutto (e che

quindi non soddisfa il bisogno);

 L’invidia è per ciò che l’altro è, l’avidità per ciò che ha;

 Fenomeni sociali quali il depredamento della Terra o il consumismo sfrenato sono decodificati con

il sentimento di avidità;

 La persona avida gode di ciò che riceve fin quando non scompare la gratificazione: a quel punto

rinasce il desiderio di avere di più;

 Viene rafforzata dall’angoscia di non essere abbastanza buono da meritarsi le cure materne;

 Ambizione e tendenza ad impedire agli altri di raggiungere posizioni significative (alla base di

conflitti e guerre);

 Incapacità di condividere i propri benefici con gli altri e difficoltà nel costruire relazioni

emotivamente significative → critica al materialismo, non è il possesso dei beni materiali che

costituisce il problema, quanto piuttosto l’evitamento della componente emozionale.

EXCURSUS STORICO

L’avidità (radice del verbo “avere”) si articola in senso classico come desiderio di possesso e espressione di

smodatezza:

 E’ descritta da due vizi capitali: l’avarizia e la gola.

 Fu vista dagli antichi come uno dei mali più gravi dell’umanità, di cui colsero già anche la

connessione con il sadismo → desiderio di superiorità. 47

Gratitudine

L’ingratitudine si collega all’invidia e all’avidità completando il quadro della posizione schizoparanoide,

esemplificativa è l’assassinio di Giulio Cesare da parte del figlio Bruto.

Come si superano invidia e avidità?

 La sensazione di appagamento (che potremmo utilizzare in un tentativo di definire la felicità) è

esattamente opposta all’avidità;

 Secondo il Cantico delle Creature, la vera gratitudine n

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Publisher
A.A. 2014-2015
92 pagine
10 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Attolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche di psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Monti Fiorella.