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Il mondo esterno non è un puro oggetto conoscitivo (dicotomia tradizionale), è sempre una parte costitutiva del soggetto attivo.

Nel corso della vita c'è un progressivo plasmarsi del cervello in funzione dell'esperienza ("scultura"). Spesso gli strumenti di uso ricorrente diventano parte del nostro schema corporeo (modificano l'homunculus), discontinue spazialmente ma "rese me" dal coinvolgimento nelle mie azioni.

Come questo corpo è esteso, anche la mente può essere concepita come un sistema funzionale che include corpo, cervello, affordances ambientali e tutte le varie forme di esternalizzazione di compiti cognitivi che abbiamo tecnologicamente inventato e prodotto.

Centrali in questo senso sono le azioni epistemiche, ovvero azioni che alterano il mondo in modo da semplificare i compiti cognitivi (es. calcoli con carta e penna). Questo concetto si collega a quello di "scaffolding" di Vygotskij e Bruner:

Le pratiche di manipolazione esterna del mondo (es. lasciare segni nell'ambiente per alleggerire il carico della memoria) diventano elementi fondamentali per l'ottimizzazione dei percorsi funzionali nel cervello (già Hume parla di "propensione della mente a espandersi sugli oggetti esterni").

Plasticità

La connessione delle teorie viste sopra con le scoperte scientifiche avviene con la "rivoluzione neoplastica". La mente, si è visto, ha due caratteristiche fondamentali: è incarnata (processi neurofisiologici) e relazionale (esperienze interpersonali). Lo sviluppo delle strutture e funzioni cerebrali dipende dall'influenza delle esperienze, in particolare quelle legate a relazioni interpersonali (le connessioni umane plasmano le connessioni nervose: biologia relazionale). Altre caratteristiche di cervello e mente sono dunque la dimensione storica e la plasticità.

Come fa il cervello a organizzare informazioni e azioni?

L'assunto di base è la natura non meccanica del sistema nervoso: non è un sistema reattivo input-output, ma un sistema dinamico in cui le modifiche di una parte producono modifiche in tutte le altre. Gerald Edelman riconduce questa dinamicità alla plasticità del cervello e alla degenerescenza della corteccia cerebrale. In termini funzionali, non esiste "un cervello": un cervello è sempre in interazione con l'ambiente. Strutture o circuiti corticali diversi possono svolgere la stessa funzione e questa "degenerescenza" è una proprietà fondamentale dell'evoluzione, un prerequisito della selezione naturale (per cui serve una diversità genetica). La variabilità della struttura e della funzione dei cervelli dei vertebrati dipende da cambiamenti a tutti i livelli, dalla biochimica alla morfologia macroscopica. Su questo si basa la "Brain Plasticity Revolution" (fine anni '90): ilIl cervello si rimodella costantemente sulla base dell'esperienza ("context-sensitive"), quindi di precisi compiti, di condizioni fisiche momentanee, delle nostre conoscenze, delle affordances ambientali e degli stati interni. In questo modo, si dota di enormi riserve di informazioni culturalmente specifiche. Alla nascita, il cervello è cablato dall'evoluzione in componenti e circuiti funzionali specifici, i quali sono però altamente capaci di modificarsi in base all'interazione di diverse regioni funzionali, in un continuo bilanciamento di influenze top-down e bottom-up. L'apprendimento è il rimodellamento continuo dei percorsi cerebrali e il loro "riciclaggio" in funzione di obiettivi diversi. Il cervello si modifica per tutta la vita dell'individuo (anche se c'è un "periodo critico") con l'esperienza e l'apprendimento, ma anche per cause patologiche e i connessi fenomeni."riparativi" (es. vicarianza). Il cervello è un work-in-progress, è un organo dall'architettura aperta, fondata sulla causazione circolare trapercezione e azione, tra corpo e funzioni cognitive superiori. La condizione di base della conoscenza è la creatività, una capacità operativa non determinata da concetti, ma basata sulla connessione tra conoscere e "sentire col corpo". 18. Dai neuroni mirror alla "conoscenza motoria" Come visto, a partire dagli anni '80 la ricerca neurobiologica ha rifiutato la concezione della mente come "sandwich" (percezione-cognizione-azione). Il ruolo del movimento sulla cognizione viene confermato da solide basi scientifiche solo alla fine del secolo, quando Giacomo Rizzolati e i suoi collaboratori scoprono i neuroni specchio nella corteccia premotoria ventrale dei macachi, provando l'esistenza di rappresentazioni corticali condivise tra percezione e azione.neuroni canonici sono cellule nervose visuomotorie che producono un "impasto" tra risposta sensoriale emotoria all'oggetto percepito, codificando le interazioni possibili con l'oggetto anche in assenza di qualsiasimovimento effettivo (off-line). I neuroni specchio, invece, si attivano quando compiamo un'azione e/o quando vediamo o sentiamo altri compierla (come se riproducessimo internamente il loro comportamento). Su questa scoperta si è interpretata la percezione come simulazione dell'azione: Jeannerod parla di un "continuum rappresentazione-esecuzione" e di "understanding from the inside", per cui l'input sensoriale è fin da subito una sorta di rappresentazione motoria, in cui giocano un ruolo importante anche le componentiemotive (concezione visceromotoria). È importante il nesso tra attenzione e movimento: il fine dei processi attenzionali è quello di ridurre lacomplessità.dell'analisi del mondo e delle sue relazioni con il corpo in azione, è un meccanismo di anticipazione in cui l'esperienza passata viene posta al servizio dei progetti per il futuro. Tutte le funzioni cognitive comportano l'attivazione di aree motorie, al fine di prevedere simulando il comportamento proprio e altrui. 19. Teoria della mente o simulazione incarnata? La teoria della mente, che affonda le sue radici nella psicologia cognitiva e in quella dell'età evolutiva, è la capacità di rappresentarsi mentalmente gli stati mentali dell'altro e di prevederne quindi il comportamento. Questo meccanismo (ToMM) si sviluppa verso i 3-5 anni, o in maniera automatica (base genetica) o grazie all'esperienza. Secondo il modello della mente computazionale, in questo gioca un ruolo fondamentale il linguaggio. Ma la teoria della mente va al di là delle credenze e coinvolge percezioni ed emozioni. Si è sviluppata quindi.La “teoria della simulazione”, supportata poi da studi sperimentali, per cui la simulazione neuronale inconscia è alla base dello sviluppo delle funzioni cognitive. Nel 1997 Glenberg sintetizzava: “i sistemi percettivi si sono evoluti per facilitare le nostre interazioni con un mondo reale tridimensionale, per cui il mondo è (parzialmente) concepito in termini di schemi corporei d’azione possibili (…) il significato di un oggetto, evento o frase e ciò che la persona può fare con esso”. A inizio Duemila, Preston e de Waal formulano il modello della percezione-azione: le sensazioni più basilari (dolore, odore, colore, disgusto) sono un tipo di “movimento coperto” (off-line, per Gallese). L’azione è già dentro la percezione e questo fornisce la base biologica del rispecchiamento empatico, come ha dimostrato la scoperta dei neuroni mirror. Si può oggi parlare di “intelligenza

subcorticale” del movimento, che non ha una rappresentazione esplicita,e neppure simbolica, ma che sta alla base di qualcunque livello simbolico. Daniel Wopert: “il controllomotorio è l’alfa e l’omega della vita”; Sherrington: “lo scopo della vita è agire, non pensare”; Sperry: “ilcervello è un meccanismo finalizzato al controllo dell’attività motoria”.

20. Simulazione incarnata e conoscenza motoriaQuesti due concetti costituiscono il cuore pulsante del paradigma motorio.L’idea di simulazione incarnata (embodied simulation) si basa sulla scoperta dei neuroni mirror: la replica off-line del comportamento altrui è una riproduzione simulata automatica, inconscia (subcorticale) eprofondamente radicata nel corpo.I neuroni mirror, ma in un certo senso tutte le abilità sensomotorie del corpo, sono alla base della capacitàdi leggere la mente propria e altrui riconoscendo emozioni, intenzioni,

Credenze e scopi del loro comportamento (su questo si fondano le recenti ricerche sull'autismo). È un livello di comprensione prelinguistica e subsimbolica che ci avvicina agli altri senza ricorrere all'introspezione (è tipico anche delle specie prive di linguaggio), una forma di conoscenza diretta "before and below" (cfr. Janet, Ribot). È diversa quindi dalla lettura proposta dalla Teoria della mente e dalla Teoria della simulazione, come nota Gallese, sottolineando la rilevanza del sistema motorio in questo processo. Nei primi anni Duemila si è formulata infatti l'idea di una vera e propria conoscenza motoria come forma di "intelligenza subcorticale" del movimento. Gallese e Lakoff hanno prodotto un'efficace sintesi interdisciplinare che enfatizza la natura sensomotoria delle percezioni, dei concetti e dello stesso linguaggio (i neuroni mirror si attivano anche quando elaboriamo parole e frasi connesse all'azione).

Ma la componente motoria può essere seguita ancora più "in basso" nel sistema nervoso e nelle funzioni cognitive. 21. Linguaggio e conoscenza motoria Negli ultimi anni anche l'ultimo baluardo dell'idea tradizionale di mente è stato preso di mira: il linguaggio verbale, il tratto che ci caratterizza come specie. Come si è visto, i concetti riferiti ad azioni (detti, scritti, sentiti o letti) attivano percorsi sensomotori nelle aree che coordinano quelle azioni. Si produce quindi un nuovo modello del linguaggio, che si spinge dalla corteccia (Broca, Wernicke...) alle aree subcorticali. Philip Lieberman (La specie imprevedibile, 2016), sulla base delle recenti ricerche, centra la sua riflessione sulla creatività e le capacità motorie della nostra specie, supportando il concetto di "sistema funzionale" contro la concezione modulare. Infatti, anche se ci sono strutture cerebrali destinate a funzioni specifiche,ilcomportamento in generale dipende da circuiti variabili tra corteccia e organi subcorticali che operano una "riconversione funzionale" di molte aree. All'origine di tutte le funzioni complesse, tra cui il linguaggio, sta l'atto motorio, al quale i sistemi
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
15 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Morabito Carmela.