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DALL’ANTROPOLOGIA AL CONCETTO DI
Cap. 3
NEOTENIA
L’alba dell’umanità: dalle australopitecine al genere homo
Il Paleolitico è il primo periodo riconosciuto delle culture umane ed il suo nome è
dato dalle tecnologie utilizzate che si basavano sull’uso di strumenti in pietra.
L’uomo comparve sulla Terra nell’Era Cenozoica (iniziata 7 milioni di anni fa e
conclusasi 2 milioni di anni fa). Il Cenozoico termina con l’avvento del
Pleistocene e verso la fine di questo, gli ominidi si erano sparsi per i vari
continenti.
Nel 1911 un entomologo in una spedizione in Tanzania settentrionale trovò un
ricco deposito di resti fossili : la Fossa di Olduva (è il più grande sito ominideo
dell’Africa Orientale). Il deposito conteneva utensili che appartenevano a un
tempo molto remoto.
I coniugi Leakey, mettendo insieme vari frammenti, riuscirono ad ottenere un
cranio quasi completo che doveva appartenere a un maschio di circa 18 anni. Fu
scoperto che la sua articolazione era adatta alla locomozione plantigrada.
(locomozione degli omidini effettuata poggiando a terra tutta la pianta del piede,
dunque, una creatura bipede).
Nel 1962 fu trovato un ominide che fu identificato come Homo Habilis (datato
1.750.000 anni) (simile all’homo sapiens e diverso dall’australopitecus).
Il genere Australopitecus fu presente in Africa orientale e meridionale tra 3,7 e 1,5
milioni di anni fa, erano bipedi e conoscevano l’uso degli utensili.
Gli Australopitecini hanno una natura ominide. La pelvi australopitecina è un tipo
di ominide con bipedismo eretto diverso da quello umano: non riuscivano ad avere
l’andatura a grandi passi tipica dell’uomo, ma potevano correre bene).
Caratteristiche salienti delle australopitecine: bipedismo, invenzione di oggetti.
Sistema comunicativo, un diverso tipo di sessualità (con la posizione eretta vi è
stimolazione visiva e non olfattiva), la socialità, l’apprendimento e l’investimento
parentale. (l’energia spesa da un gruppo familiare verso l’orientamento dei figli—
> l’apprendimento è connesso alle cure parentali ed il prolungamento delle cure è
correlato ad un notevole processo di sviluppo cerebrale). Vivevano nella savana in
presenza di animali feroci e la loro sopravvivenza era permessa da 2
caratteristiche: 1.la posizione eretta (grazie alla quale raggiungevano un’altezza
che gli permetteva di vedere oltre l’erba della savana), 2. L’uso delle mani per
attività tecnologiche.
I modelli antropologici includono gli ominidi primitivi antecedenti l’homo erectus
nel genere Australopitecus. (es. Australopithecus afarensis, A. africanus.. ecc. vi è
un aumento cerebrale fino all’homo abilis).
Le australopitecine erano creature indifese e quindi destinate a scomparire.
Ip: in questi esseri si era sviluppata una sorta di transpersonale e cioè di attività
mentale per cui l’universo dei significati tramutò l’ambiente in oggetti significanti
(es. utensili).
Il concetto di socialità
La cultura è una delle cause che portò alla selezione naturale, favorendo
l’evoluzione fino al genere Homo. La cultura = tecnologia + comunicazione
simbolica + vita familiare –> questi elementi presupponevano un certo grado di
socialità. La socialità umana è basata sull’apprendimento. L’apprendimento è quel
processo di natura cognitiva ed affettiva tramite il quale un individuo sviluppa una
serie di comportamenti in connessione alle esperienze del suo rapporto con la
realtà esterna.
Socialità e apprendimento dipendono strettamente l’una dall’altro. La socialità è la
modalità di essere sociale che permette di vivere con gli altri e di apprendere dagli
altri. (non va confusa con la vita sociale)
Caratteristche bio-psicologiche della specie sapiens-sapiens :
Comportamento che si articola in base all’apprendimento culturale
1. Formalizzazione della vita sociale in relazioni che raggiungono il livello di
2. istituzioni
Creazione di un ambiente sempre meno condizionato dalle limitazioni della
3. natura
La creazione di un ordine morale a tutti gli eventi della vita che sono quindi
4. immessi in un campo di valori
Attraverso i valori è possibile esprimere valutazioni sul proprio e sull’altrui
5. comportamento
Lo sviluppo della coscienza di sé (che permette all’uomo di distinguersi come
6. soggetto e concettualizzare il proprio comportamento in termini di relazione tra
sé e ciò che non è sé)
Tutte queste caratteristiche sono attraversate dalla socialità.
Cultura e neotenia : fetalizzazione e pedomorfosi
Secondo alcuni antropologi, il meccanismo che garantisce il tempo di
apprendimento si è sviluppato grazie a quei processi che causano un
mantenimento della plasticità fetale negli stadi di sviluppo postnatale
dell’individuo : questo processo viene chiamato neotenia. È il processo mediante
il quale i tratti primari fetali sono conservati anche nella vita adulta. Il processo
neotenico contiene altri due processi: fetalizzazione e pedomorfosi.
Neotenia = termine composto fa neo= nuovo e teinein = intendere)
Fetalizzazione e pedomorfosi si riferiscono a quei processi per cui i tratti fetali
ancestrali del proprio organismo sono trattenuti nello sviluppo degli adulti di un
gruppo discendente.
La nozione originale di neotenia appartiene a Von Baer che nel 1828 descrive lo
sviluppo di cellule germinali mature in un corpo larvale.
-Darwin interpreta il fenomeno della neotenia come una possibilità di spiegazione
dei salti evolutivi e delle lacune osservabili nell’evoluzione dei gruppi maggiori.
Nel processo neotenico sono impliciti il progresso e l’evoluzione derivati, secondo
Darwin, non tanto dal perfezionamento di forme adulte, ma al contrario dalla non
specializzazione evolutiva.
Nel 1894 l’antropologo Ellis applica l’idea della neotenia agli esseri umani,
facendo notare che i feti e gli individui giovani delle scimmie antropomorfe e
degli esseri umani si assomigliavano molto di più degli adulti dei due rispettivi
gruppi e che l’esemplare giovane dello scimpanzè si avvicina morfologicamente
all’uomo, molto più di quello adulto.
Nel 1926 Bolk constatò che lo sviluppo umano nel periodo fetale, nella prima e
nella seconda infanzia, procede lentamente e diede a questo fenomeno il nome di
fetalizzazione. Evidenziò che alcuni aspetti della condizione fetale, comuni a tutti
i primati, negli uomini sono diventati una condizione permanente. Gli adulti
umani, infatti, presentano e conservano molti tratti fisici che sono tipici del
periodo fetale (faccia poco pronunciata, riduzione dei peli corporei, forma
dell’orecchio esterno..). Questo fenomeno fu denominato da Bolk “principio del
ritardo del divenire umano”.
L’importanza dello sviluppo lento e ritardato è rimarcata dal biologo Haldane che
sottolinea che la principale caratteristica dell’ultimo stadio dell’evoluzione umana
è costituita dal mantenimento e dalla conservazione di tratti embrionali ed infantili
che si erano sviluppati già nella fase prenatale. Secondo Haldane la conservazione
di queste caratteristiche infantili ha permesso all’uomo di perdere molti dei suoi
tratti animaleschi e se l’evoluzione umana proseguirà lungo la stessa linea si avrà
un ancora maggiore prolungamento dell’infanzia ed un ritardo della maturità.
Gehlen sostiene che la caratteristica degli esseri umani è la capacità di continuare
ad evolversi, quindi la loro versatilità; seno capaci di adattarsi all’ambiente
modificandolo.
Lorenz sostiene che le caratteristiche importanti per l’evoluzione umana sono non
solo fisiche, ma anche comportamentali; queste due qualità sono inevitabilmente
intrecciate: le dimensioni del cervello, la postura, la posizione degli occhi e delle
orecchie, la conformazione delle mani possono facilitare o impedire certi
comportamenti.
Gullotta parla di “intelligenza neotenica” per indicare la capacità dell’uomo di
rispondere agli stimoli ambientali in modo creativo.
Il cranio di Taung era probabilmente quello di un bambino di 5 anni e questo
piccolo australopiteco si avvicina più all’uomo che agli adulti del suo genere per
le seguenti caratteristiche: forma sferica del teschio e sottigliezza delle ossa
craniche, articolazione dei denti e assenza delle creste sopraccigliari.
L’uomo attuale è collegato agli australopitechi proprio nella sequenza dei processi
di fetalizzazione per cui si può ipotizzare che le caratteristiche morfologiche fetali
di australopiteco siano più simili a quelle dell’uomo che a quelle degli
australopitechi adulti. Il tasso di rassomiglianza tra uomo ed australopiteco
aumenta sempre di più avvicinandosi ad un modello fetale ancestrale. Il massimo
parametro evolutivo è la forma embrionale.
La defetalizzazione è quella forma di sviluppo che avviene a causa della perdita di
tratti fetali nella direzione verso forme adulte maggiormente complesse. I processi
di cambiamento filogenetici possono avvenire sia per fetalizzazione (ritenzione
tratti fetali ancestrali negli adulti dei gruppi discendenti) che per gerontomorfismo
per il quale, invece, si mantengono i tratti adulti ancestrali nei gruppi discendenti.
Il termine neotenia segnala il rallentamento del ritmo di sviluppo in tutto l’arco
della vita dell’uomo; neotenia e pedomorfismo indicano che in ogni stadio dello
sviluppo embrionale, fetale, giovanile e anche senile, possono manifestarsi dei
cambiamenti evolutivi.
Al contrario, le forme specializzate in giovane età mostrano un aspetto infantile
simile a quello delle specie neoteniche, ma crescendo seguono le leggi del
gerontomorfismo, processo contrario alla pedomorfosi, che porta, ad esempio, gli
adulti delle grandi scimmie antropomorfe, durante la crescita, a sviluppare
sporgenze frontali molto accentuate, denti grandi, mandibole pronunciate… le
scimmie si allontanano da quello che i loro tratti infantili sembravano promettere,
sviluppando caratteristiche gerontomorfe; gli esseri umani continuano a mantenere
quelle promesse e a crescere prolungando per anni i loro stadi infantili.
Australopithecus, Homo habilis ed il modello evolutivo neotenico
Montagu affermò che l’antenato dell’uomo moderno non sia l’uomo di
Neanderthal, ma bensì un risultato delle mutazioni nelle popolazioni
pleistoceniche caratterizzate dalla ritenzione di pattern di forme giovanili.
Nell’evoluzione verso l’homo erectus vi sarebbe una sirta di ritardo somatico che