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PSICOLOGIA DEL VOLONTARIATO

Il volontariato è un fenomeno che socialmente e politicamente ricopre un ruolo sempre più

rilevante: importanza nel facilitare lo sviluppo di “risorse psicologiche” che hanno ricadute positive

sul benessere individuale e comunitario. Ha una tendenza di autoesplicatività definita da 4

caratteristiche. La gratuità in quanto è un'attività che si presta senza fini di lucro, in modo

disinteressato. È un dono, implica aprirsi agli altri senza che questi siano obbligati a ricambiare. È

privilegiata la relazione che necessita di essere curata: chi riceve deve fare buon uso di ciò che ha

ricevuto (obbligo), peso della reciprocità. C'è una specie di gratuità imperfetta in quanto non è del

tutto disinteressato, chi lo riconosce è più consapevole del suo impegno. L'organizzazione dove il

volontariato si svolge è importante, non è un'azione improvvisa, spontanea, ma si connota come un

comportamento proattivo formalizzato e pubblico con un ruolo preciso rispetto alla società e alla

politica. La spontaneità si riferisce al grado di libertà di scelta da parte del soggetto. L'ultima

componente è la solidarietà, che definisce l'orientamento stesso dell'azione volontaria. Ha la

prerogativa di sottolineare l'interdipendenza che esiste tra le persone e le società. Oggi è

fondamentale nella concezione di una società che stabilisce come valori da tutelare giustizia,

dignità, uguaglianza; si traduce in impegno e si esprime nel volontariato. Soddisfa anche

l'appartenenza e la fonte d'identità dell'individuo. È quindi un modo per migliorare la propria

comunità senza assumere precise connotazioni politiche, è quindi un'attività spontanea che si svolge

in contesti più o meno organizzati senza remunerazione. È un'azione di solidarietà mossa da

motivazioni altruistiche o egoistiche che assolvono a differenti funzioni. La partecipazione sembra

essere positivamente correlata a un elevato status socio-economico, al grado di istruzione e al

prestigio lavorativo. In base all'età ha un andamento curvilineo: a partire dall'adolescenza si assiste

a un incremento dell'impegno fino ai 18 anni, un decremento nella fase giovanile e un incremento

nella fase di mezza età. Per il genere dipende dal posto, negli USA è maggiore il volontariato da

parte di donne, in Europa varia in base al paese. Ciò è discriminante in relazione all'ambito di

impegno; le donne sono impegnate soprattutto nella cura, nella relazione faccia-a-faccia, gli uomini

dedicano le loro risorse soprattutto all'attività politica, pubblica o a impegni complementari al loro

lavoro quotidiano, soddisfano bisogni strumentali. Per le donne è un'estensione del loro ruolo di

madre e moglie e si impegnano nel volontariato con amici per mantenere viva la relazione, gli

uomini sono spinti da motivi personali. Molti studiosi hanno cercato di comprendere se esiste

qualche connessione tra struttura di personalità e comportamento d'aiuto, giungendo a risultati

differenti e contrastanti. Si parte dalla distinzione di Snyder tra situazioni di aiuto “forti” e

situazioni “deboli”. Gli studi evidenziano che i volontari sono più estroversi e dotati di maggiore

forza dell'Io, più interiorizzazione di standard morali, atteggiamento positivo verso di sé e gli altri,

maggiore self-efficacy e stabilità emotiva e minore investimento narcisistico sul sé rispetto ai non

volontari. Hanno elevate capacità empatiche e collaborative, un orientamento prosociale, fiducia

nella società e ottimismo verso il futuro. I risultati tra i tratti e l'impegno sono però spesso differenti.

Davis ha chiarito che l'impatto dei tratti di personalità sul volontariato è spesso mediato da pensieri,

emozioni e aspettative. Queste variabili sono le ragioni prossimali del comportamento di

volontariato e ogni effetto che i tratti di personalità sortiscono è mediato da essi. Tale legame varia

in relazione alla fase del processo di impegno del volontariato.

Gli psicologi hanno individuato alcune determinanti disposizionali e situazionali cruciali per

comprendere perché le persone decidono di impegnarsi nell'ambito del volontariato mantenendo

l'impegno nel tempo, e sono; la personalità prosociale, le motivazioni, l'identità, le relazioni

familiari, il contesto organizzativo e le relazioni con la comunità di appartenenza.

Le motivazioni. Batson et al. Hanno individuato 4 fonti motivazionali: egoismo, altruismo,

collettivismo, riferimento a principi e valori. Le persone possono impegnarsi nel volontariato spinte

dalla motivazione a incrementare il benessere proprio, di altre persone, di gruppo o di comunità e

per sostenere e diffondere un principio morale. Distinguono tra motivazioni autocentrate (self-

oriented) o strumentali, cioè volte a soddisfare bisogni personali, e motivazioni eterocentrate (other-

oriented) o valoriali, volte a soddisfare bisogni altruistici, prosociali e solidaristici. Omoto e Snyder

con l'approccio funzionalista identificano 6 funzioni che vengono soddisfatte:

-funzione valoriale: funzione espressiva che permette di esprimere istanze e valori connessi al

proprio investimento altruistico e alla prosocialità. Al centro c'è l'idea che il volontariato sia

influenzato da valori che riguardano il benessere dell'altro.

-funzione di conoscenza: concerne l'opportunità offerta dal volontario di apprendere nuove

competenze o di mettere a frutto conoscenze e abilità che non vengono solitamente usate.

-funzione sociale: legata all'opportunità di impegnarsi in un'attività ritenuta importante dagli altri

che si ritengono significativi per la propria crescita e di incontrare persona con le quali instaurare

rapporti di amicizia (soddisfazione dei bisogni di affiliazione).

-funzione utilitaristica, orientata alla carriera: simile a quella di conoscenza, riguarda la possibilità

di aumentare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro e di sviluppo professionale.

-funzione ego-protettiva: centrata sulla difesa dell'Io dagli aspetti negativi del proprio sé

permettendo la riduzione del senso di colpa provocato dalla consapevolezza di essere più fortunati.

-funzione self-enhancement: processo motivazionale che si focalizza sulla crescita e sviluppo del Sè

coinvolgendo la persona in uno sforzo di crescita. Rafforza autostima e autoaccettazione.

Hanno costruito il Voluntary Function Inventory (VFI) per rilevare le sei motivazioni. Da una

lettura comparata la motivazione valoriale sembra essere la principale spinta al dono di tempo e

risorse. Alcune motivazioni variano di importanza in base all'età. Ci sono due posizioni diverse: una

sostiene che più motivazioni combinandosi in un pattern specifico possono rafforzarsi e

incrementare la soddisfazione, l'altra ritiene che molteplici motivazioni possono confliggere e

spingere verso orientamenti differenti a volte inconciliabili. I volontari hanno motivazioni che

mutano nel tempo, e una sola motivazione è da ostacolo per un impegno nel tempo. La generatività

sociale è la dimensione sociale intesa come fonte motivazionale. Il volontariato è una

manifestazione concreta di generatività sociale che può essere una fonte motivazionale specifica del

volontariato. La accomunano la commistione di ragioni strumentali ed espressive alla base

dell'impegno generativo nel volontariato. Una sana generatività è caratterizzata da un equilibrio tra

motivazioni strumentali e motivazioni espressive. L'interesse per le generazioni successive alla

propria: impegno nel volontariato e generatività presentano un andamento temporale simile nella

vita delle persone. Il reale impatto delle motivazioni rilevato da Omoto e Snyder è sulla durata del

servizio di volontariato: quanto più un soggetto è motivato, maggiore sarà la durata. Le motivazioni

che influenzano la scelta di diventare volontariato sono differenti da quelle che agiscono nel

mantenimento dell'impegno nel tempo. Ci sono facilitatori e ostacoli (ciò che motiva o no).

Identità personale e sociale: il tentativo di comprendere l'intreccio tra il vissuto personale e la

dimensione collettiva origina dall'idea secondo cui il soggetto si “costruisce” nelle diverse

appartenenze sociali e nella loro rielaborazione. Per dimensione collettiva si intende l'insieme degli

aspetti sociali e culturali di cui lo sviluppo individuale si alimenta. Il volontariato è un luogo

fondamentale per l'attribuzione di senso e per l'apprendimento del senso del fare che porta a essere.

La costruzione dell'identità assume concretezza attraverso le azioni specifiche di cui si compone la

quotidianità. Il volontariato contribuisce alla formazione dell'identità sociale perché costruisce la

community identity, identità di comunità che determina l'inclusione,esclusione e appartenenza ad un

gruppo. L'esperienza porta al contatto tra le generazioni, alla formazione e alla sperimentazione di

relazioni prima vissute in ambito familiare. Generano e acquistano senso le relazioni sociali,

nascono e si sviluppano i processi di socializzazione e di costruzione dell'identità adulta. Il

volontariato è un luogo privilegiato dove esprimere se stessi, crescere e imparare a conoscersi.

Famiglia e organizzazione di volontariato: la famiglia è da intendersi come il primo luogo dove

sono esperite le relazioni, e dove si inizia la costruzione del proprio sé. L'organizzazione di

volontariato rappresenta un contenitore nel quale continuare queste esperienze e anche per queste

ragioni viene ricercata. Boccacin individua tre codici simbolici che accomunano famiglia e

organizzazione di volontariato: il dono, la reciprocità e la fiducia, considerati con il paradigma

relazionale-simbolico. Condizionano le dinamiche relazionali che avvengono all'interno della

famiglia e dell'organizzazione di volontariato, influenzando i processi di socializzazione e di

costruzione dell'identità adulta. Il dono ha in sé due dimensioni: l'aspettativa di una risposta

dell'altro, la libertà dei due attori che hanno instaurato una relazione mediante il dono. Nella

famiglia questa azione si esprime in due modalità: attraverso l'aiuto materiale o in forma latente

mediante la trasmissione intergenerazionale. Nel volontariato porta alla costruzione di rapporti di

tipo comunitario, caratterizzati dalla valorizzazione della persona e dal piacere di restituire ciò che

si è ricevuto. La reciprocit&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlexVolpe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Santinello Massimo.