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CAP.3 AMBIENTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Salute e sicurezza.

Il lavoro è una parte integrante della vita di ciascun individuo, sia come strumento di sostentamento, ma anche come

messo per la soddisfazione dei bisogni di autorealizzazione ed espressione di sé. Nonostante l’elevata automatizzazione

in tutti i settori, il fattore umano rimane ancora l’elemento fondamentale di ciascuna attività lavorativa e spesso e

l’elemento chiave per determinare il successo di un’organizzazione.

La normativa italiana in materia di sicurezza. Nel corso degli ultimi anni l’attuazione di leggi ha contribuito a

migliorare le condizioni di lavoro negli Stati membri e a ridurre gli infortuni e le malattie professionali. La

Commissione Europea ha previsto che tra il 2007-2012 il tasso d’incidenza degli infortuni scendesse del 25%: gli

interventi proposti sono rivolti a migliorare e semplificare la legislazione vigente, a mettere a punto metodi per

l’individuazione e valutazione di nuovi rischi e a promuovere un mutamento dei comportamenti dei lavoratori.

In Italia, la Legge 626 definisce un sistema preventivo d’impresa centrato su nuove figure professionali di prevenzione,

nuove responsabilità e una specifica valutazione dei rischi; valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro, obbligo

per l’azienda di avere un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e un Responsabile del servizio di

Prevenzione e Protezione (RSPP) e l’obbligo di avere un Servizio di Prevenzione e Protezione che si occupi della

valutazione dei rischi, individuazione dei pericoli e attuazione delle misure di prevenzione.

L’ergonomia e la sicurezza sul lavoro.

Ergonomia e fattori umani. L’ergonomia offre un contributo in tema di lavoro e sicurezza, in quanto si basa

sull’esperienza e la conoscenza attraverso la ricerca scientifica condotta in laboratorio, sul campo e attraverso il lavoro

pratico svolto in organizzazioni in collaborazione con dirigenti, esperti e addetti. L’ergonomia ha scopi sia sociali (la

salute, il benessere, la sicurezza) sia economici (le prestazioni del sistema, la produttività, la competitività), considera

gli aspetti fisici e quelli psicologici dell’essere umana e mira alla progettazione di soluzioni di natura tecnica e

organizzativa.

Ciò che differenzia l’ergonomia dalla psicologia, le scienze mediche, antropologia e scienze cognitive, è il fatto che il

suo principale proposito sia la “progettazione”; gli ergonomi contribuiscono alla progettazione e valutazione di

mansioni, attività, prodotti, ambienti e sistemi al fine di renderli compatibili ai bisogni, abilità e limitazioni dell’essere

umano.

Infortuni sul lavoro e malattie professionali. Fattori nocivi dell’ambiente di lavoro: fattori generici (luce, rumore,

temperatura ecc.), fattori tipici della produzione (polveri, gas, radiazioni ecc.), fattori relativi alla fatica fisica e

psicofisica (ritmi eccessivi, monotonia, stress ecc.).

Attualmente la legge italiana non definisce l’infortunio in modo preciso, ma ne fissa i requisiti in un articolo:

l’infortunio è l’evento avvenuto per causa violenta in occasione di lavoro (mette in evidenza il nesso di causa effetto),

da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un’inabilità temporanea

assoluta che comporti astensione dal lavoro per più di 3 giorni.

La malattia professionale è un evento dannoso che incide sulla capacità lavorativa della persona e trae origine da cause

connesse allo svolgimento della prestazione lavorativa.

I datori di lavoro devono assicurare contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali tutti i lavoratori. Tale

assicurazione è gestita dell’INAIL (istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro) e l’obiettivo è quello di

garantire, in caso di infortunio o di malattia professionale, prestazioni sanitarie relative alle prime cure, prestazioni

economiche e forniture di apparecchi di protesi.

L’errore umano come causa di incidenti sul lavoro. Ancora oggi ci sono condizioni lavorative di completa illegalità, con

impiego di manodopera al di fuori di regole e situazioni in cui le misure preventive non vengono quasi mai rispettate.

Inoltre, si ritrova frequentemente un’organizzazione del lavoro distante da un visione della sicurezza come fattore

intrinseco al lavoro stesso.

Le prime teorie sull’analisi degli incidenti sono state avanzate negli anni ’60 e facevano riferimento a un modello che

può essere definito “tecnico-ingegneristico-normativo”, secondo cui gli incidenti sono il risultato di un fallimento

della tecnologia e dalla devianza da quanto prescritto dalle norme. In quegli anni ci si focalizzava sugli aspetti tecnico-

normativi per spiegare gli eventi, e quindi vi era l’obiettivo fi migliorare l’affidabilità degli strumenti.

Negli anni ’70 si è passati a un modello di analisi centrato sulla “persona”, spostando il focus dalla macchina all’uomo.

La componente umana diventa uno degli elementi rilevanti come causa nel terminare l’incidente (stress, abbassamento

dell’attenzione).

A partire dagli anni ’90 è nato il modello “organizzativo-socio-tecnico” il cui punto centrale è che gli incidenti non

devono più essere considerati come fallimento solo tecnico o umano, ma come causati da più componenti: tecnologica,

umana, organizzativa, in riferimento al contesto.

Tipologie di errore. Nell’ambito delle teorie sviluppate per lo studio dell’errore, il comportamento dell’uomo è stato

suddiviso in 3 tipologie: 1) comportamento basato sulle abilità -> rappresenta comportamenti automatici messi in atto in

una determinata situazione; 2) comportamento basato sulle regole -> vengono messi in atto comportamento che sono

definiti da regole precise ritenute adatte per determinate circostanze; 3) comportamento basato sulla conoscenza -> sono

comportamenti messi in atto quando ci si trova di fronte a una situazione sconosciuta e di deve attuare un piano per

farvi fronte.

Reason distingue 3 tipologie di errore: 1) errori di esecuzione che si riscontrano a livello di abilità (slips) -> sono azioni

svolte in modo diverso da quello pianificato; 2) errori di esecuzione causati da un venir meno della memoria (lapses) ->

a differenza degli slips, i lapsus non sono direttamente osservabili; 3) errori che non vengono commessi durante la

realizzazione pratica dell’azione (mistakes) -> sono errori che nascono durante la pianificazione di strategie (questi

errori possono essere: 1) ruled-based:si utilizza una procedura che non permette il conseguimento di quello specifico

obiettivo; 2) knowledge-based: sono errori commessi in riferimento alla conoscenza posseduta che può essere

insufficiente).

Percezione del rischio. La percezione del rischio determina il grado di consapevolezza per cui un lavoratore avverte che

svolgere la propria attività o utilizzare un dato strumento mette la sicurezza in pericolo. Alcuni importanti fattori nella

percezione del rischio riguardano la valutazione delle probabilità e delle conseguenze di un pericolo.

Gli studi hanno messo in evidenza che i comportamenti orientati alla sicurezza crescono in funzione dell’aumento del

rischio percepito.

Probabilmente i lavori non si attengono alle norme di sicurezza perché non percepiscono alcun rischio associato alla

situazione di lavoro. È stato evidenziato che un senso di “irrealistico ottimismo” rispetto alla probabilità di essere

coinvolti in un incidente cresce in proporzione all’esperienza.

Va ricordato che il ragionamento umano di fronte a eventi incerti (come il rischio) non segue una logica razionale, ma

utilizza euristiche e regole più generiche per decidere se qualcosa è possibile che accada o meno.

Alcuni studi hanno riportato che lavoratori orientati esternamente (attribuiscono il loro comportamento a cause esterne)

sono più soggetti a incidenti.

Le condizioni di lavoro.

Ambiente di lavoro. L’ambiente ha un effetto importante sulle condizioni di vita e di lavoro. Progettare un ambiente di

lavoro ergonomico significa conoscere il contesto nel quale si svolge l’attività lavorativa, quindi gli aspetti fisico-

dimensionali, ambientali e organizzativi. Creare un posto di lavoro centrato sulle esigenze dell’uomo significa prendere

in considerazione le caratteristiche biomeccaniche, fisiologiche, antropometriche e psicologiche dell’uomo.

- L’antropologia fa si che il posto di lavoro sia ben dimensionato e allestito in modo che vi sia spazio sufficiente

per permettere cambianti di posizione e movimenti operativi.

- Gli esperti di fisiologia del lavoro e biomeccanica si occupano dei costi energetici del lavoro e particolare

rilievo assume la valutazione dello sforzo muscolare e della fatica associati a posture statiche e dinamiche.

- Gli aspetti psicologici, che spaziano da quelli cognitivi (attenzione, memoria, percezione), a quelli

motivazionali, relazioni, di dinamiche di gruppo o atteggiamenti.

La qualità del lavoro dipende dall’integrazione di tutti questi elementi.

Tra i fattori “esterni” che condizionano un ambiente di lavoro vi sono:

I. Il microclima -> è quell’insieme di parametri ambientali che regolano le condizioni climatiche di un luogo di

vita o di lavoro determinanti per il benessere termico di un individuo. Per valutare questi parametri va

considerata la tipologia del lavoro svolto e i fattori soggetti legati all’individuo (età, peso, genere ecc.)

II. Illuminazione -> la conformità ai parametri ottimali di luminosità ambientale è determinata da una corretta

esposizione alla luce, sia di giorno che di notte. Tuttavia, la percezione di confort relativo alla luminosità

dipende dalle caratteristiche fisiche della persona, dalle attività svolte, dagli aspetti strutturali, ma anche da

fattori socioculturali e di abitudine.

III. Il rumore -> può essere definito come un qualsiasi suono che arrechi disturbo. Esistono norme di legge che

forniscono delle linee guida relative al problema acustico e al rumore negli ambienti di lavoro. Il rumore può

causare danni all’apparato uditivo e rappresenta una delle principali cause di patologie professionali.

IV. Il carico di lavoro fisico -> è necessario valutare che ciò che viene richiesto non sia superiore alle capacità di

lavorare in uno specifico contesto. I disturbi muscoloscheletrici sono un gruppo di affezioni a carico delle

strutture ossee, muscolari, tendinee e delle borse articolari. I fattori di rischio sono: la forza richiesta per

eseguire il compito, la postura tenuta, la ripetitività dei gesti, l’inadeguato rilassamento dei segmenti

muscoloscheletrici coinvolti nell’esecuzione del compito.

V. Il

Dettagli
A.A. 2015-2016
36 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher oliverqueenarrow di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del lavoro e dell'organizzazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof Benevene Paola.