Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
1.STORIA, SVILUPPO E PROSPETTIVE PROFESSIONALI IN
PSICOLOGIA DEL LAVORO
1913: Lo psicologo Hugo Munsterberg pubblica il volume
“The Psychology and Industrial Efficiency, a questa data si
fa risalire l’inizio della psicologia del lavoro.
Gli inizi della psicologia del lavoro si sono contraddistinti
per un’impronta internazionale.
Terminologia adottata all’origine della disciplina a oggi:
PSICOTECNICA è la scienza che si propone di applicare la
psicologia alla tecnica del lavoro umano e da tale
definizione il suo dominio e i suoi limiti sono determinanti.
(in Italia, Della Valle, 1910; Munsterberg, 1913).
In Italia questo termine viene sostituito da PSICOLOGIA
INDUSTRIALE, dopo gli anni ’50, è la scienza che studia il
comportamento umano in quegli aspetti della vita che sono
in rapporto con la produzione, la distribuzione e l’uso di
beni e servizi della nostra civiltà. (Tiffin e McCormick, 1972).
PSICOLOGIA DELL’OCCUPAZIONE: nei paesi anglosassoni
PSICOLOGIA DEL LAVORO: in Europa e negli Stati Uniti
PSICOLOGIA DELL’ORGANIZZAZIONE: negli anni ‘70
PSICOLOGIA DEL LAVORO: si occupa dei sentimenti delle
persone, dei loro atteggiamenti, delle loro condotte, dei
processi socio-psicologici e delle prestazioni lavorative
(Chmiel, 1998). L’attenzione è rivolta all’interazione uomo-
macchina-ambiente. L’individuo è visto come operatore
addetto allo svolgimento di un compito.
PSICOLOGIA DELLE ORGANIZZAZIONI: considera le persone
in quanto membri di gruppi, il funzionamento dei team come
costruzioni collettive; l’attenzione è posta sulle percezioni
sociali, sui meccanismi di influenza sociale, sulle
comunicazioni, sulle relazioni intergruppi, sui processi
decisionali e di negoziazione (Sarchielli, 2003).
PSICOLOGIA DELLE RISORSE UMANE: è la gestione delle
persone, il contratto psicologico, il coinvolgimento.
L’attenzione è rivolta alle varie fasi che caratterizzano
l’interazione tra l’individuo e l’organizzazione.
Nascita della psicologia del lavoro :
secondo Gabassi “la psicologia del lavoro ha avuto origine
in un particolare momento storico, fine del 1800, quando il
capitalismo andava trasformando il proprio spirito e si
preannunciava la Seconda Rivoluzione Industriale
(1870/80)”. La storia della psicologia è la storia della
soggettività lavorativa.
Taylor, ingegnere, parla di una parcellazione del lavoro,
semplificazione che riesce a reclutare personale, nella
maggior parte immigrato, garantendo salario e rispondendo
ai bisogni primari di sopravvivenza. Parliamo del Taylorismo
e l’organizzazione scientifica del lavoro.
Nascono le Cliniche del Lavoro (Luigi Devoto, Milano, 1901)
C’era un particolare clima che si era creato agli inizi del XIX
sec. Che portò in Inghilterra alla nascita delle organizzazioni
sindacali, provvedimenti legislativi a favore dei lavoratori.
In Europa vengono condotti nelle fabbriche di armi i primi
studi sulla fatica, sullo stato fisico dei lavoratori e sulla
durata del lavoro. Questo ambito di ricerca in precedenza
era stato di matrice medica e ingegneristica: l’attenzione
degli psicologi è invece ricolta alle cause degli infortuni,
della mortalità sul lavoro e alle conseguenze psicologiche
dei lavori alienanti e monotoni.
In Italia, l’ambito di ricerca è concentrato: sullo studio
sistematico delle differenze individuali, che si sviluppa come
metodo dell’orientamento professionale; sull’adattamento
dell’uomo al lavoro; sulle ricerche relative alle condizioni di
lavoro e ai loro effetti sul comportamento.
Nascita della psicologia del lavoro: il contributo di Gemelli
1914: Gemelli succede a Kiesow nella cattedra di Psicologia
all’Università di Torino Inizi della Prima Guerra Mondiale:
elabora i test psicofisici per la selezione dei candidati
all’aviazione
1916: pubblica numerosi contributi sull’utilizzo della
psicologia nell’esercito
1916: negli Stati Uniti, viene istituito il Bureau of
Salesmanship Research (dipartimento di Psicologia
Applicata), che diventerà Bureau of Personnel Research
1917: Army Alpha Test e Army Beta Test, Harvard University
per la selezione e l’assegnazione delle reclute.
Il primo dopoguerra: la libertà della ricerca scientifica
1919: Scott dà via alla prima organizzazione privata di
consulenza in Psicologia del lavoro.
1919: Padova, Benussi evidenzia la necessità in quanto
disciplina “positiva” sia inserita nelle facoltà scientifiche.
Egli mostrava agli studenti uno scatolino che conteneva
gessi colorati e diceva che quello scatolino costituiva per
allora tutto il suo laboratorio. Alla sua morte Musatti
prenderà la direzione del laboratorio di Padova.
1920: a Londra, nasce il National Institute of Industrial
Psychology, per opera di Myers. E’ uno dei più famosi istituti
di psicologia del lavoro del mondo, che studia in particolare
il lavoro ripetitivo (crisi del taylorismo).
1922: negli Stati Uniti la psicologia del lavoro entra
ufficialmente a far parte dei servizi del personale
1929: Elton Mayo avvia gli studi alla Western Electric,
Hawthorne e nasce il Movimento delle Relazioni Umane
Il primo dopoguerra: e in Italia???
-lo sviluppo della psicologia è fortemente osteggiato dalla
cultura ufficiale
-le leggi in materia di lavoro attribuiscono allo Stato la
gestione dei rapporti tra imprenditore e lavoratore,
eliminando procedure di selezione, orientamento e
organizzazione aziendale
-la ricerca sulle condizioni di lavoro subisce una notevole
riduzione, fino ad arrestarsi con il secondo conflitto
mondiale
La crisi del ’29: cambia il concetto di uomo al lavoro
Negli Stati Uniti: maggiore attenzione al fattore umano in
funzione della ricerca di nuovi mercati.
-da “uomo razionale-economico” (da valutare) a “uomo
sociale” (superamento di un’impostazione centrata
esclusivamente sulla tecnologia a favore di una maggiore
umanizzazione della società)
-l’industria investe nella ricerca e nell’applicazione della
psicologia industriale; lo Stato si schiera a fianco della
ricerca
-nuovo filone di studi: Mayio, ruolo degli stili di leadership,
del clima e delle norme sviluppate da gruppi informali sulla
prestazione e la soddisfazione lavorativa
-nasce il primo servizio di counseling aziendale c/o gli
stabilimenti Hawthorne
-si afferma il concetto di uomo psicologico, il lavoro di
gruppo; il rapporto lavorativo non è solo interpersonale ma
anche sociale
-il lavoro viene considerato come mezzo per soddisfare i
bisogni della persona
Il secondo dopoguerra: lo sviluppo della psicologia del
lavoro
1945: Mayo pubblica il 3° volume dell’opera The Social
Problems of an Industrial Civilization; nell’APA si istituisce la
sez. 14 dedicata all’Industrial and Business Psychology; Kurt
Lewin fonda il Research Center for Group Dynamics e la
rivista Human Relations; Agostino Gemelli pubblica
L’operaio nell’industria moderna
Anni 60-70: si afferma lo Sviluppo Organizzativo, un modello
di intervento nelle organizzazioni fondato sulla teoria del
campo di Lewin e sull’action research
1965: viene istituito il primo insegnamento italiano in
Psicologia del Lavoro (Facoltà di Economia, Università
Cattolica di Milano)
Peculiarità della psicologia del lavoro:
“la complessità del lavoro inteso come attività socialmente
e storicamente determinata, che si svolge in un contesto
dove le asimmetrie di potere rendono assai precaria
l’esperienza personale dei lavoratori”. La psicologia del
lavoro si caratterizza come una disciplina centrata sul
contesto e sulle nuove problematiche, piuttosto che su
modelli concettuali. La metodologia in psicologia del lavoro
è
prescritta e normativa: fissato un obiettivo occorre
individuare gli strumenti per raggiungerlo.
LO SCENARIO ATTUALE
QUALCHE DATO SULL’OCCUPAZIONE:
-dal 2000 incremento annuo di occupati la disoccupazione
scende a circa il 7% fonte ISTAT
-crescita degli inattivi riduzione del numero di giovani (18-
24 anni) che entrano nel mercato del lavoro: tasso di
disoccupazione giovanile: 25%
-sottoutilizzo delle risorse: coloro che pur non cercando
lavoro sarebbero disponibili a farlo se ci fossero le
condizioni opportune (ISFOL, 2001)
-costo sociale: mancato utilizzo di risorse per lo sviluppo
diminuzione della produttività socioeconomica
-rischi psicosociali: effetti individuali di scoraggiamento e
abbandono delle strategie di ricerca attiva del lavoro
trasformazione dei significati attribuiti al lavoro (status,
riconoscimento sociale)
QUALCHE DATO SULL’ETÀ:
-fino a qualche anno fa: corsa al pensionamento
trasformazione tecnologica e organizzativa delle aziende
bisogno di “ringiovanimento” delle organizzazioni
-ma negli ultimi anni: ridotta immissione dei giovani
difficoltà a rimpiazzare gli anziani soprattutto per lavori a
bassa scolarizzazione
-e oggi: tendenza all’innalzamento dell’età di
pensionamento lavoratori di “mezza età” (40-55 anni)
=incertezze di carriera
E SUI LIVELLI DI ISTRUZIONE
modesti livelli di istruzione: 49%: licenza media 40%:
diplomati 11%: laureati
-dei giovani tra 15 e 34 anni ben il 9.3% possiede solo la
licenza elementare
-precoci ingressi nel mondo del lavoro sono spesso associati
ad altrettanto precoci uscite per obsolescenza professionale
-negli anni 80: scarsa considerazione dei livelli di istruzione
sottoutilizzo di persone con titolo di studio (vedi contratti di
formazione-lavoro)
FEMMINILIZZAZIONE DEL MERCATO indipendenza sociale;
ridotto numero dei figli; esigenze di incrementare il reddito
domestico; aumento dei servizi di cura ed educazione dei
figli; salari più bassi; doppia carriera necessità di
conciliazione
MINACCE ALLA QUALITÀ DELLA VITA DELLE DONNE:
rallentamenti o ostacoli alle promozioni difficoltà nel rientro
post-maternità invischiamento in “trappole culturali” o
stereotipi sessisti declassamento del prestigio professionale
di alcune professioni a predominanza femminile
GRUPPI DI MINORANZA
-frammentazione del mercato migratorio lavori umili e
pesanti
-creazione di confini di gruppo culture organizzative non
adeguate ad accogliere la “diversità” diversità=devianza
MANAGEMENT DELLA DIVERSITÀ attenzione manageriale ai
gruppi minoritari (etnici, religiosi...) ricerca di un equilibrio
tra diritti individuali e colle