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Un approccio centrato sull’opera d’arte
Il filosofo e psicologo tedesco Guustav T. Fechner sulla “sezione aurea”. Cercò di
determinare quale tipologia di proporzione fosse più favorevole ai giudizi estetici nel seno
della bellezza. Chiese ai partecipanti all’esperimento di scegliere fra dieci rettangoli che
variavano rispetto alle proporzioni tra i lati. Graves studiò i modi di dividere in parti distinte un
rettangoo, ottenendo la migliore soluzione estetica. Inoltre possiamo citare gli articoli di
Holger Hoge, attuale presidente della international association of empirical aesthetics ( IAEA)
e muoveva una serie di critiche all’utilizzo come principio assoluto della sezione aurea e delle
proporzioni auree, invocando la complessità di fattori che concorrono a favorire le emozioni e
i vissuti legati all’esperienza estetica. Nell’arte moderna e contemporanea possiamo
riscontrare dinamiche decisamente molto complesse quando esaminiamo le strutture e gli
aspetti formali. In parecchi casi si va ben oltre il rispetto delle proporzioni auree.
L’’analisi delle condizioni formali e strutturali che favoriscono l’esperienza estetica ha
interessato molto gli psicologi di orientamento gestaltista, in particolare Birkhoff e Koffka, essi
hanno ritenuto che il bello si ottiene quando nelle configurazioni artistiche prevalgono
l’ordine, la simmetria , la pregnanza, l’omogeneità. Birkhoff giunse a elaborare una formula
che poteva descrivere e predire compiutamente il piacere estetico : E=O/C
Dove E sta per “ estetica” , O sta per “ordine” e C per “complessità”.
Berlyne studiando la complessità e l’interesse esplorativo per le figure bizzarre sottolineava
che la complessità attrae, e che quindi la formula in questo caso poteva essere : E=C/O
Qui, il crescere della complessità, abbiamo maggiore possibilità di incontrare il bello.
Per Barron, Eysenck, Moles e Fechner , la formula potrebbe essere riproposta in questi
termini:
E= OxC
A queste formule si aggiunge la proposta da Bonaiuto ,che sottolinea la rilevanza dei processi
di saturazione e sostiene quindi potersi avere l’esperienza estetica in presenza di prevalente
ordine.
Metzger, in particolare ha posto in risalto l’importante aspetto dell’ autenticità come qualità
irrinunciabile ne determinare l’apprezzamento estetico.
Arnheim e Lipps hanno studiato un tema caro anche a Metzger : l’espressività emotiva e
dunque la capacità delle strutture, che possono essere letti. Arnheim distingue le qualità
strutturali, le qualità costitutive, le qualità espressive, le qualità ponte o valenze, significati
convenzionali, significati non convenzionali. Le qualità strutturali e costitutive rappresentano
la base per la lettura dei significati, che vengono però elaborati attraverso le qualità
espressive e le qualità ponte. Arnheim mette in luce che le potenzialità espressive
costituiscono un fattore rilevante in tutti li aspetti della comunicazione tra l’opera e il fruitore, e
si pongono come il fondamento per la possibilità di attivazione del piacere estetico. Sulla
linea dell’analisi delle qualità formali e strutturali si collocano anche gli studi di Locher,
focalizzati sul tema del “balancing”, ossia sulle dimensioni di bilanciamento tra i vari aspetti
dei fattori formali. Per Locher sono importanti gli equilibri tra forme, colori e uso degli spazi.
Ci appare evidente che in determinate scelte, soprattutto nell’arte moderna e
contemporanea, gli effetti sono guidati da una notevole complessità, talvolta d veri e propri
sovvertimenti delle regole e degli schemi. Un altro rilevante filone di studi è quello che
concerne i rapporti tra i processi percettivi e i meccanismi di lettura dell’opera. Si tratta di
osservazioni cge si focalizzano sul fatto che la percezione della forma è l’unità primaria dal
punto di vista percettivo. Wertheimer , koffka e Koohler , studiarono i cosiddetti “ fattori
formarli “, individuandoli come fattori che consentono la segregazione di una figura dallo
sfondo. Secondo i gestaltisti, i fattori formali guidano la percezione a partire
dall’organizzazione figurale e consentono alle forme di stagliarsi dallo sfondo ed essere
percepite nei loro significati. Secondo i gestaltisti , la cosiddetta “tendenza alla Gestalt”,
guida l’atto percettivo e privilegia le forme regolari. Elenchiamo di seguito i principali
meccanismi:
a) Il completamento: un processo che si basa sulla presenza di una configurazione con una
parte mancante ma intuibile. Attraverso il completamento si ricostruisce la figura intera.
Esiste anche un’altra tipologia di completamento : i cosiddetti contorni o superfici
illusorie, tali perché non rappresentate graficamente , eppure perfettamente visibili.
b) L’ambiguità : si tratta un processo che vede un equilibrio tra i fattori formali presenti, tale
da non consentire l’emergere di una solo figura, bensi da creare un bilanciamento che
possa dar luogo almeno a due soluzioni percettive.
c) Le tassellazioni: sono chiamate cosi perché , al contrario dell’ambiguità , fanno
coesistere in una perfetta e matematica quadratura dello spazio, signifiacati diversi ma
presenti nello stesso momento.
d) L’incongruità o contraddizione: in tal caso siamo di fronte a una vera e propria
contraddizione degli schemi mentali, attraverso elementi che non possono esistere nella
realtà, ma che sono rappresentabili a livello percettivo.
e) Il mascheramento: è un processo che presuppone elementi nascosti in una
configurazione, che tuttavia possono essere individuati in una ricerca attiva, soprattutto
dai soggetti aventi uno stile cognitivo analitico.
f) Il risalto: processo opposto al mascheramento, viene impiegato per evidenziare un
elemento o una figura che si vuole porre al centro dell’attenzione dell’osservatore.
La condotta di esplorazione implica molteplici aspetti: i fattori formali, la presenza di processi
come il completamento, l’ambiguità o il mascheramento consentiranno un livello di
elaborazione che viene poi integrato dall’attività degli schemi mentali attraverso i quali il
fruitore può compiere operazioni di comparazione. La fruizione è pertanto un atto complesso
che comprende diversi livelli e li integra , facendo ricordo a vari processi.
Un approccio centrato sull’artista
Tra i primi metodi di studio nella psicologia dell’arte troviamo senz’altro gli studi psicoanalitici
di Freud. È interessante l’analisi dell’opera attraverso la comprensione e l’interpretazione
delle intenzioni consce o inconsce dell’artista. Il tutto è analizzato tramite le griglie e le matrici
costituite da meccanismi difensivi, come l’identificazione, la proiezione, lo spostamento, la
condensazione.
La creazione artistica costituirebbe un’interessante modalità di elaborazione, addirittura di
catarsi, per alcuni contenuti profondi. La peculiarità dell’artista consisterebbe proprio nel
trovare tale percorso e attraversarlo mediate le proprie energie creative. In questa direzione si
collocano anche gli studi della Wolfenstein, che attinse alle note biografiche che riguardavano
Magritte e interpretò l’episodio che ne segnò la vita – il suicidio della madre. La Wolfenstein
interpretò la scoperta surrealista di Magritte come un tentativo di recupero dell’impossibile.
Sempre seguendo le tracce delle biografie , troviamo le stimolanti osservazioni condotte sulla
pittura di Picasso, del quale era noto l’interesse per il genere femminile. Sono molto
interessanti le osservazioni che mirano a sostenere che, durante le sue relazioni con le
modelle, Picasso le ritraeva con forme e colori armonici, mentre nel momento in cui la
relazione s’interrompeva o attraversava fasi conflittuali , venivano ritratte con la famosa
tecnica cubista per cui Picasso è più noto. Secondo Giannini e Bonaiuto, questa nuova
dimensione avrebbe a che fare con una modalità i esprimere l’aggressività o gli elementi del
conflitto attraverso un vero e proprio sovvertimento delle regole di rappresentazione del volto.
Un altro approccio interessante, nell’ambito di tale filone, riguarda l’interesse per la cosiddetta
“follia” degli artisti. È il caso di Van Gogh , di cui è nota una patologia psichica che lo portò ad
automutilarsi.
Bartoli , analizza i criteri di studio delle opere d’arte mettendo in guardia il rischio di adottare
soltanto il metodo autobiografico. Sostiene l’utilità del paradigma indiziario, ossia l’utilizzo di
vari indicatori che convergono nelle medesime direzioni. L’indagine deve centrarsi sull’opera
d’arte e bisogna considerare la presenza di eventuali ambiguità come di indicatori di
significati latenti.
A tali aspetti possiamo aggiungere: gli apporti che gli psicologi che studiano la visione e
anche gli apporti di storici e critici d’arte, nonché lo studio di diverse opere e scritti dell’artista
unitariamente, se esistenti, a scritti su di lui/lei o sulle sue opere. I vantaggi di un metodo che
si avvale di indicatori e fattori, aiuta a trovare possibili punti in comune utili a svolgere una
vera comprensione dell’arte.
Non vi è dunque possibilità di astrarre criteri di analisi slegati dalla realtà e dal contesto che
circond l’opera. L’arte è comunicazione , sviluppa linguaggi che percorrono gli elementi del
reale e che appunto, non sono analizzabili o leggibili fuori da detti parametri.
Un approccio centrato sul fruitore
Mentre coloro che studiano la psicologia dell’arte considerano i fruitori come un “pubblico
omogeneo”, altri studiosi della disciplina si sono posti interrogativi relativi alle diversità di chi
si colloca di fronte a un’opera d’arte e hanno considerato tali differenze sotto il profilo
psicologico, analizzandole pure con strumenti sperimentali.
1) Preferenze dei soggetti introversi ed estroversi: i gusti degli introversi, orientati verso
specifiche preferenze, come paesaggi, forme astratte, colori cupi, a quelli degli estroversi,
che preferiscono invece soggetti umani o animali, rappresentazioni realistiche, colori
caldi.
2) La tolleranza della complessità: sono maggiormente orientati alla possibilità di godimento
estetico i soggetti non rigidi, che tollerano elementi di complessità e che sono in grado di
sorprendere il reperimento di una soluzione percettiva immediata e chiara. In particolare
questa tipologia di persone ha maggiori possibilità di fruire di opere diverse e soprattutto
di quelle ca