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LA SCELTA DEL PRODOTTO: EMOZIONI, DECISIONI E
NEUROESTETICA
La nuova scienza della mente: immagini dal cervello
che sarà seguita in questo capitolo è quella delle neuroscienze cognitive. Si tratta
L’impostazione
di una disciplina che integra approcci diversi e che si occupa del rapporto mente-cervello con le
nuove tecniche di neurovisualizzazione. L’importanza rivoluzionaria di questi strumenti sta nel fatto
che essi rendono possibile indagare il cervello umano nella sua assoluta integrità, visualizzando le
risposte cerebrali durante lo svolgimento delle attività mentali senza alcuna invasività. Lo scopo
principale delle tecniche di neuroimmagine, tra cui la risonanza magnetica funzionale, è di
individuare le aree che si attivano selettivamente durante lo svolgimento di un compito. Il principio
in atto, l’area o le aree
di base di tali tecniche è che, quando un determinato processo viene messo
cerebrali in esso coinvolte si attivano. Il maggior afflusso sanguigno in una particolare area
coinvolta è poi visualizzato dopo l’implementazione di procedure statistiche e costituisce l’evidenza
che quella particolare area è coinvolta nel processo mentale posto in atto dal soggetto. Sui media
stanno diventando sempre più frequenti articoli e immagini in cui si racconta dell’identificazione di
un’area cerebrale deputata a uno specifico pensiero o emozione. Nonostante queste notizie
possano essere molto affascinanti, il rischio è che si sfoci in una vera e propria neuromania,
fenomeno che in parte si sta già verificando con il fiorire di discipline quali ad esempio il
neuromarketing, la neuroestetica, la neuroeconomia e la neuropolitica.
Le emozioni
Il nostro cervello, con 100 miliardi di neuroni, è probabilmente una delle strutture più complesse
nell’universo. Fra le tante attività di cui sono capaci i neuroni con i loro numerosissimi scambi
chimici, la generazione delle emozioni è una delle più complesse e strabilianti. Anche se le
emozioni costituiscono il nucleo centrale della nostra vita psichica, sembra che esse si svolgano
secondo un proprio piano, talvolta senza che vi sia la nostra partecipazione volontaria. Lo studio
psicologico e fisiologico delle emozioni ha avuto in particolare due padri fondatori, che furono i
primi a cercare di dare una spiegazione scientifica a questo complesso processo psichico e ad
avviare un rigoglioso ambito di ricerca, che oggi potremmo chiamare neuroscienze affettive. Nel
1872 il naturalista inglese Charles Darwin, nel suo libro intitolato The expressions of emotions in
man and animals, propose di spiegare le emozioni come risposte fisiche evolutesi nella lotta per
emersi nel corso della filogenesi per favorire l’adattamento
la sopravvivenza, come processi
all’ambiente. Non molto tempo dopo, nel noto articolo What is an emotion? Del 1884, lo psicologo
statunitense William James mise in evidenza l’importanza della componente fisiologica delle
emozioni. Non è facile dare una definizione esauriente di emozione, poiché è sempre stata
considerata secondo approcci e aspetti diversi: emozione come segnale, emozione come pattern
di attivazione fisiologica, emozione come stato elicitato da particolari rinforzi o punizioni. Si
potrebbe dire in generale che si tratta di un’esperienza positiva o negativa associata a un
particolare quadro di attività fisiologica. Vi sono numerosi dati sperimentali che dimostrano come le
emozioni influenzino i processi cognitivi. Gli stimoli ad alto contenuto emotivo catturano
l’attenzione e condizionano i processi di percezione e di memoria. Quando uno stimolo, un oggetto
o una persona sono riconosciuti, probabilmente un messaggio viene inviato all’amigdala, il nucleo
centrale delle emozioni, dove ha luogo la valutazione del loro significato emozionale. La mancanza
di un equilibrio emotivo è spesso alla base di sentimenti di infelicità e depressione, che sono un
denominatore comune di molti disturbi del comportamento. Quando percepiamo il mondo esterno,
le informazioni sono inviate e integrate anche nella parte emotiva del nostro cervello che ci fa
apprezzare, sentire e vivere ciò che ci circonda. Dunque le emozioni non annebbiano
necessariamente la cognizione, come spesso si è affermato, ma, al contrario, spesso
l’arricchiscono.
Il cervello emotivo
Una delle strutture cerebrali fondamentali che ci consentono una rapida valutazione dei segnali
emotivi è l’amigdala. Si tratta di una piccola struttura situata nel lobo temporale mediale adiacente
alla porzione anteriore dell’ippocampo. In particolare è importante per l’apprendimento e la
L’amigdala ovviamente non lavora da sola, ma interagisce con altre
memoria per stimoli emotigeni.
aree neurali che costituiscono il fulcro del cervello emotivo: la corteccia del cingolo, la corteccia
e l’insula.
orbito-frontale Le emozioni si scatenano rapidamente, con il coinvolgimento di parecchie
strutture cerebrali. A dimostrazione di tale interconnessione vi è anche la posizione strategica
dell’amigdala, che è una delle strutture sotto-corticali col maggior numero di connessioni con le
altre aree cerebrali ed è capace di integrare e distribuire le informazioni sensoriali. Il solco
temporale superiore è un’altra struttura che partecipa all’elaborazione emotiva: in particolare è
coinvolto nell’analisi e nel riconoscimento delle espressioni facciali e della direzione dello sguardo.
Il cervello sociale
Alcune tra le più interessanti linee di ricerca delle neuroscienze inerenti alle tematiche delle
emozioni stanno rivelando che l’amigdala e la corteccia prefrontale collaborano nell’interpretare le
risposte emotive, ma anche nell’elaborazione di stimoli con valenza sociale. Infatti, un campo
emergente è rappresentato proprio dalle neuroscienze sociali. La capacità di riconoscere,
interpretare e rispondere adeguatamente ai segnali sociali richiede un sistema neurale che
sociali, e le integri con la motivazione, l’emozione e un
percepisca ed elabori le informazioni
comportamento adattivo. Siamo costantemente sottoposti a segnali sociali. Un altro aspetto
fondamentale della nostra vita sociale è la comprensione degli stati d’animo, delle intenzioni e dei
sentimenti degli altri. Anche per questo tipo di processi vi sono probabilmente delle aree cerebrali
coinvolte, che attualmente sono al centro dell’attenzione degli psicologi e dei neuroscienziati.
L’importanza di svelare i meccanismi alla base delle abilità sociali potrebbe risultare assai utile per
capire e intervenire meglio in situazioni in cui si ha un deficit nello sviluppo di capacità sociali ed
emotive. L’uomo è un essere sociale molto esposto al giudizio degli altri. Un esempio è che
spesso una buona reputazione sociale rappresenta una forte motivazione a compiere atti di
generosità e cooperazione verso gli altri.
Emozione e cognizione
Emozione e cognizione sono sempre state considerate due entità separate e non comunicanti. In
tempi recenti, tuttavia, questa separatezza è stata radicalmente rivista e modificata. Per
s’intende l’insieme di processi mentali come la percezione, l’attenzione, la memoria, il
cognizione
linguaggio, il pensiero e pianificazione. Un punto d’incontro, nel cervello, tra la cognizione e
l’emozione è a livello dei lobi frontali. La corteccia prefrontale, nella parte anteriore del cervello,
riceve informazioni da tutte le aree sensoriali, è collegata all’ipotalamo e all’amigdala, ed è capace
di integrare informazioni per generare comportamenti complessi. I lobi frontali svolgono un ruolo
fondamentale nel processo di selezione in una moltitudine di informazioni e nella presa di
decisione, ma, come si vedrà, non operano da soli, bensì con l’aiuto di altre strutture coinvolte
e nel piacere. Particolare rilevanza ha l’OFC, che è la porzione della corteccia
nelle emozioni
prefrontale situata alla base del lobo frontale e poggiante sulla parte superiore della cavità
orbitaria. Essa sembra implicata nell’assunzione di decisione in situazioni emotive e soprattutto
sociali. Basandosi su indizi provenienti dalle altre persone, o dall’ambiente, l’OFC interpreta i
segnali e decide quale sia il comportamento da mettere in atto, quale sia il più consono alla
situazione. Un punto d’incontro tra cognizione ed emozione è dunque rappresentato proprio
dall’OFC. Questa regione cerebrale è di fondamentale importanza per il processo di presa di
decisione, guidato, da un lato, dalla ragione e dalla cognizione e, dall’altro, dalle emozioni. Le
proprietà di ricompensa possedute da certi stimoli o azioni compiute devono essere valutate per
porre in atto un comportamento adeguato a determinate situazioni, e per farlo è decisiva proprio
l’OFC.
Il potere delle emozioni nel design
L’importanza di valutare il contenuto emotivo e di rispondere alle emozioni sta aumentando
sempre più anche nel design. Proprio di emozioni tratta Donald Norman nel suo libro Emotional
design del 2004. Seguendo un percorso di ricerca e di pensiero, nuovo e stimolante, dopo essersi
battuto per un design funzionale e prativo, Norman approda a un nuovo concetto di design, nel
quale la funzionalità dev’essere integrata con la capacità di evocare emozioni. La psicologia
cognitiva applicata allo studio del design ha sempre accentuato l’importanza della funzionalità,
dell’usabilità, della forma e della funzione. Usabilità e utilità rimangono dei punti fermi, ma sono
dall’emozione che alcuni prodotti possono suscitare. Norman, addirittura,
affiancate dal piacere e
arriva a sostenere che gli oggetti piacevoli possono svolgere meglio la loro funzione. Quando
siamo in un negozio, esposti e sovrastimolati da una vasta gamma di prodotti disponibili, è
possibile che l’emozione e il piacere abbiano un ruolo-chiave nella scelta del prodotto. Norman
distingue tra livelli di elaborazione, corrispondenti a tre diversi tipi di design: viscerale,
comportamentale e riflessivo. Il livello viscerale ci permette di valutare in maniera rapida e
automatica, inconscia, ciò che è positivo o negativo, inviando segnali al sistema motorio e
allertando il resto del cervello. Questo livello è quello che ci fa provare piacere o disgusto per un
certo sapore o per un certo odore, ci fa provare freddo o caldo. Il livello comportamentale, invece,
è associato al piacere di usare efficacemente uno strumento ben costruito: esempio
rappresentabile da un cuoco che taglia con un ottimo coltello professionale. Il terzo livello di
elaborazione proposto da Norman, nel volume Emotional design, &e