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DELINQUENZA GIOVANILE
I fattori sociali di rischio possono produrre conseguenze rilevanti sul piano dello sviluppo del bambino. Menesini
osserva che le relazioni sociali problematiche fra coetanei sono sia un fattore di rischio, sia una conseguenza del rischio
psicosociale;
Il bullismo è dovuto non solo a caratteristiche individuali, ma anche a sistemi di interazione sociale. Si riferisce al
comportamento prepotente manifestato, con costanza nel tempo, che produce un’interazione prevaricante su una
vittima.
Il profilo del bullo può essere associato a profili psicopatologici tuttavia la cosa non è necessariamente vera, perché
anche molti bambini senza problematiche psicopatologiche gravi possono esibire comportamenti da bullo.
Il bullismo può essere precursore di disturbi e comportamenti più gravi, ma può anche mantenersi limitato a contesti più
specifici. Problematiche indubbiamente più serie sono rappresentate dalla tossicodipendenza e dalla delinquenza
giovanile.
Per l’assunzione di droga si è parlato sovente di un concorso di fattori che vanno da difficoltà di carattere personale,
all’insuccesso scolastico, alla mancanza di reti sociali forti, alla presenza di modelli culturali o alla frequentazione di
ambienti che inducono all’uso di stupefacenti.
Gelfand e colleghi forniscono il seguente elenco di correlati all’uso adolescenziale di droga:
• Caratteristiche dell’adolescente:
o Desiderio di anticipare l’età adulta;
o Curiosità;
o Alta confidenza sociale;
o Rifiuto dei valori sociali tradizionali;
o Scarsa frequenza o scarso successo scolastico;
o Aspettative di conseguenze positive derivanti dall’uso della droga;
o Spirito ribelle;
o Attività delinquenziale;
o Sesso maschile;
• Caratteristiche della famiglia:
o Esempio fornito dai familiari;
o Disciplina permissiva;
o Riferimento a valori non tradizionali ed eccessiva tolleranza per i comportamenti devianti;
o Scarso rapporto fra genitori e figli;
• Influenza dei compagni:
o Amici che fanno uso di droga;
o Elevata influenza esercitata dai compagni, maggiore di quella esercitata dalla famiglia;
• Caratteristiche dell’ambiente complessivo:
o Facile accesso alle droghe.
È noto che la tossicodipendenza è in Italia, strettamente legata alla delinquenza giovanile. Poiché la droga è proibita, il
suo uso costituisce atto di violazione della legge, cosa che può essere assimilata dal ragazzo ad altre violazioni.
Altre forme di comportamento delinquenziale per esempio disturbo della condotta (DC).
Si può dire che il giovane delinquente non presenta un profilo psicologico univoco, mentre appare maggiore predittore
di delinquenza un indice cumulativo di rischio psicosociale che venga associato a una storia del ragazzo.
Vi sono anche stati tentativi di differenziare tipologie di adolescenti con comportamenti delinquenziali. Si è distinto fra:
• delinquente socializzato: si caratterizza per la condivisione con altri compagni del proprio comportamento
delinquenziale. Su questa tipologia influiscono da un lato certe rappresentazioni letterarie e cinematografiche e
dall’altro forme più o meno spontanee di aggregazione giovanile.
• non socializzato psicopatico: non è legato a un gruppo, ma, pur presentando un profilo esternalizzante, agisce
da solo, è aggressivo e impulsivo.
• nevrotico-disturbato: tende pure ad agire da solo, come il precedente, ma presenta opposte caratteristiche
internalizzanti, che si riflettono in alta inibizione, timidezza, isolamento e ansia.
Si è osservato che il delinquente manca spesso di abilità cognitive, di pianificazione, di anticipazione delle conseguenze
delle proprie azioni.
Sul piano scolastico, numerose ricerche hanno messo in luce come bambini con difficoltà di apprendimento presentino
maggiore probabilità di comportamento delinquenziale e hanno descritto rapporti di causalità di vario tipo.
Da un lato il rapporto successo scolastico-delinquenza può essere di verso opposto, dal momento che il comportamento
delinquenziale o i suoi antecedenti portano lo studente a un basso impegno nelle attività scolastiche e a un conseguente
insuccesso.
I PRINCIPALI DISTURBI EVOLUTIVI
I due principali sistemi di classificazione dei disturbi psicologici presentano un quadro quasi del tutto sovrapponibile.
Distinzione fra diagnosi che riguardano specificamente la fascia evolutiva e diagnosi che si applicano a tutte le fasce
d’età.
Va aggiunto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha condotto altre elaborazioni e classificazioni, una delle quali
riguarda l’handicap, e ha sostenuto l’importanza di distinguere fra menomazione (es lesione al sistema nervoso
centrale), disabilità (es la difficoltà di lettura) e svantaggio (es impedimento in determinate situazioni).
I DISTURBI DELLA CONDOTTA E I DISTURBI DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’
I disturbi della condotta si riferiscono a comportamenti scarsamente controllati che violano i diritti degli altri e, nei
casi più gravi, le norme sociali. I disturbi di attenzione/iperattività (ADHD) si riferiscono alla difficoltà di mantenere
l’attenzione e di controllare il grado della propria attività.
Questi disturbi sono presenti in misura molto maggiore nei maschi che nelle femmine e hanno diversi elementi in
comune, soprattutto quando il disturbo ADHD riguarda anche la componente iperattività e presenta tratti del disturbo
oppositivo-provocatorio: essi prestano autocontrollo basso per entrambi i tipi di disturbo.
Inoltre i due disturbi appaiono maggiormente presenti in certi ambienti facilitanti come gli ambienti urbani o quelli di
basso livello socioculturale.
La richiesta agli insegnanti di collaborare alla raccolta di info relative a queste problematiche è dovuta al fatto che
queste possono non essere particolarmente evidenti in situazioni tranquille e di rapporto a due e invece emergono nei
contesti di vita quotidiana, caratterizzati da richieste di controllo più prolungate nel tempo, da maggiore pressione
emotiva, dalla presenza di molte altre persone e dalla mancanza di un rapporto diretto con un adulto che possa aiutare il
bambino a regolarsi. Nel caso soprattutto dei bambini ADHD si può parlare di “eteroregolazione, ma non
autoregolazione”. È stato osservato che questi bambini presentano difficoltà a pianificare i loro comportamenti e a usare
strategie efficaci per affrontare determinati compiti, non tanto perché siano incapaci di usare quelle strategie ma perché
da soli non riescono a imporsi una regolazione strategica, mentre, se sono aiutati dagli altri, hanno successo nel
compito.
Chiarire la fisionomia dei problemi DC e DOP.
Entrambi questi disturbi si riferiscono a una dimensione di scarso autocontrollo con implicazioni sociali.
Il DOP è principalmente rivolto ad altre persone, rispetto alle quali il bambino si mette in opposizione, senza
conseguenze antisociali particolarmente gravi e senza violazioni della legge, mentre il DC presenta un profilo di
maggiore gravità e in qualche modo, include le caratteristiche del DOP.
Caratteristiche che portano a una diagnosi di DOP sono la presenza prolungata nel tempo (per sei mesi) di almeno
quattro delle seguenti caratteristiche:
• va spesso in collera;
• polemizza spesso con gli adulti;
• sfida spesso le regole;
• spesso disturba intenzionalmente la gente;
• rimprovera spesso gli altri per errori o cattivo comportamento;
• è ipersensibile;
• è spesso arrabbiato e risentito;
• è spesso dispettoso e vendicativo.
I singoli aspetti del DOP implicano sicuramente delle difficoltà sociali, ma non sono per sé stessi di estrema gravità.
Nel caso del DC, la situazione appare estremamente compromessa. Nel DSM-V i disturbi di condotta vengono suddivisi
in due momenti, quelli con esordio nella fanciullezza (anteriori ai 10 anni) e quelli con esordio nell’adolescenza
(posteriori ai 10 anni).
Vi sono elementi legati al contesto sociale che, una volta venuti meno, faranno scomparire anche i comportamenti
associati. La forma antisociale di tali comportamenti sarebbe enfatizzata dal difficile momento di transizione.
Una volta divenuto adulto l’individuo non presenterò ovviamente più questo scarto e nemmeno i problemi connessi. In
altri casi, invece, il profilo DC è in qualche modo intuibile anche nel comportamento precoce del bambino e tende a
permanere nel tempo.
Gli studi sul temperamento si sono volti a individuare stili comportamentali essenziali rilevabili dall’osservazione del
bambino anche molto piccolo.
I BAMBINI CON DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO, DELLA COMUNICAZIONE E DELLA
COORDINAZIONE MOTORIA
Bambini e ragazzi con vari problemi possono presentare difficoltà scolastiche grave.
Non sempre tuttavia questi problemi nascono da un nucleo sottostante comune, perché può essere semplicemente
successo che il comportamento antisociale abbia implicato un problema di adattamento scolastico o viceversa. La
parziale indipendenza, in linea di principio, fra altre problematiche e le difficoltà scolastiche è documentata dal fatto che
molti bambini con difficoltà scolastiche non presentano alcun problema psicologico grave associato.
I bambini con disturbi specifici dell’apprendimento si caratterizzano per il fatto di presentare a scuola difficoltà gravi e
mantenute nel tempo che non sono riferibili a un chiaro fattore esterno e sembrano quindi avere una fisionomia
intrinseca.
Ad esempio disturbi specifici di lettura (dislessie), calcolo (discalculie), scrittura (disgrafie) non sono dovuti al fatto che
il bambino si è trovato in condizioni che gli hanno pregiudicato questi apprendimenti, ma a una difficoltà intrinseca.
È noto che certi bambini dislessici sono particolarmente intelligenti. L’indipendenza degli aspetti dell’apprendimento
non impedisce tuttavia che questo determini secondariamente difficoltà emotivo-motivazionali e di adattamento.
Proprio per questa ragione appaiono particolarmente efficaci gli approcci che non solo cercano di abilitare il bambino
relativamente all’apprendimento deficitario, ma cercano di agire anche sui suoi processi metacognitivi e sulla sua sfera
emotivo-motivazionale.
I sistemi classici di descrizione dei disturbi di apprendimento si sono soffermati soprattutto sui disturbi legati ai primi
apprendimenti scolastici, lettura, scrittura e calcolo, ma oggi viene rivolta sempre più attenzione anche a disturbi che
implicano fasi successive e non meno importanti dell’apprendimento.
È interessante osservare che, mentre i primi disturbi riguardano processi cognitivi di base, questi ultimi interessano
maggiormente i processi di contro