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CAPITOLO II. STATO MODERNO ORIGINI E DIFFUSIONE
Premessa
La formazione dello Stato moderno va ricondotta al mutamento delle forme di organizzazione politica che si è verificato in Europa fra
la fine del secolo XIV e il secolo XVII. Tale fenomeno è stato segnato dalla parallela trasformazione semantica del termine status da
situazione a Stato, nel senso moderno della parola, di cui è testimone Machiavelli, nel suo Principe, il cui celebre incipit utilizza la
parola Stato come denominazione comune delle principali forme politiche contemporanee. A partire dall’opera di Machiavelli, il
termine viene progressivamente a sostituire le espressioni con cui era stata tradizionalmente designata la massima organizzazione
di un gruppo sociale di un territorio in virtù di un potere di comando, vale a dire le parole civitas e res publica.
Tuttavia, non è facile individuare gli elementi caratteristici di quel fenomeno istituzionale mutevole e diversificato che oggi chiamiamo
Stato moderno, al fine di stabilire in quale momento storico siano apparsi e si siano consolidati nel panorama europeo, anche in
considerazione della netta contrapposizione tra:
tesi continuiste che non vedono alcuna frattura tra istituzioni medievali e moderne. Militano a favore della tesi continuista
la constatazione per cui i maggiori scrittori politici che hanno riflettuto sullo Stato moderno hanno adoperato le tesi
elaborate con riferimento a strutture politiche premoderne, come la Politica di Aristotele, e la circostanza per cui durante il
Medioevo è stata sviluppata dai legisti la concezione giuridica dello Stato giunta ai nostri giorni per opera dei primi
commentatori del Corpus Iuris.
tesi discontinuiste che tendono a separare in modo netto il mondo politico istituzionale premoderno da quello successivo.
Il principale argomento a favore è quello che poggia sulla constatazione per cui tra 500 e 600 si è compiuto un processo di
concentrazione del potere di comando su un determinato territorio, attraverso la monopolizzazione di alcune funzioni
essenziali, quali la produzione del diritto attraverso la legge, l’apparato coattivo e l’imposizione fiscale, con l’obiettivo di
garantire l’ordine all’interno e all’esterno dei confini.
La risposta all’interrogativo se si possa parlare di Stato solo a partire da una certa epoca dipende dal significato che si vuole
attribuire alla parola Stato, vale a dire dalla definizione più ampia o più stretta che si adotta del termine stesso, tale da includere o
meno tra i suoi elementi costitutivi anche alcune caratteristiche o l’adempimento di alcune funzioni proprie del solo Stato moderno. In
diversità
ogni caso è fuori discussione l’esistenza di una profonda di principi e strutture tra le forme premoderne e quelle moderne di
organizzazione politica. Le prime sono infatti caratterizzate dalla unità della res publica christianorum sotto la duplice autorità
dell’Impero e della Chiesa, dallo sfaldamento del sistema feudale nei comuni, signorie e autonomie civili . Le seconde sono segnate
dalla presenza di una pluralità di entità indipendenti, nelle quali l’autorità politica monopolizza la titolarità dei poteri riguardanti la
collettività organizzata, esercitandoli mediante apparati burocratici e appositamente costituiti in nome e sotto il suo controllo . Per
comprendere quali siano i tratti salienti della nuova entità Stato occorre illustrare le caratteristiche del precedente regime feudale:
Il regime patrimoniale
Gli istituti feudali cominciano a delinearsi in tutta l’Europa occidentale già nel corso del VIII secolo, ma la loro importanza diventa
progressivamente maggiore a partire dalla crisi della monarchia carolingia, intorno alla metà del secolo IX e soprattutto nei secoli X e
XI, con l’affermarsi dei vincoli personali di vassallaggio e delle concessioni beneficiarie di terre.
In questi secoli matura infatti il processo di disgregazione dell’ordinamento statuale creato da Carlo Magno, dovuto a più cause: il
successore di Carlo Magno, Ludovico il Pio, aveva previsto la spartizione dell’Impero carolingio tra i figli, dando l’avvio ad un lungo
periodo di scontri fra i futuri successori terminati solo con il Trattato di Verdun, che divise il regno Franco in tre parti: Francia
orientalis, Francia occidentalis e l’effimero regno di Lotario I: la parte orientale corrispondeva a ciò che più tardi sarebbe divenuto il
Sacro Romano impero e la parte occidentale alla Francia. Inoltre i sovrani che si sono succeduti sia nell’uno che nell’altro hanno
distribuito terre e potere ai loro fedeli, dando luogo ad una moltiplicazione di giurisdizioni feudali, sottratte ad ogni controllo. 4
sistema feudale
I tratti essenziali del risiedono in primo luogo nella sua natura essenzialmente convenzionale e nella primarietà
dello strumento contrattuale che, in quanto volto a regolare in modo diretto o indiretto tutti i rapporti pubblici e privati, di carattere
contratto feudale
giurisdizionale, patrimoniale e personale, costituisce il fondamento dell’intero ordine politico e sociale. Il è un
contratto razionalizzato a posteriori dalla dottrina, ma nato in via consuetudinaria; esso disciplina gli elementi essenziali su cui
poggia l’intero sistema feudale, vale a dire il rapporto di dipendenza personale (vassallaggio), la concessione della terra (beneficio ) e
l’esercizio di poteri di diritto pubblico (immunità ). Il rapporto personale tra vassallo e signore, entrambi uomini liberi, si perfeziona per
effetto di una cerimonia formale, che consiste nella prestazione del giuramento di fedeltà, che segue all’investitura con cui il signore
concede al vassallo un feudo o beneficio feudale in cambio della prestazione di determinati servizi . Con il contratto feudale si
instaura un duplice ordine di rapporti tra signore ed il vassallo: uno di carattere personale, per cui il vassalo diventa l’uomo di un altro
uomo, ed uno di carattere reale, rappresentato dall’attribuzione del possesso e del pieno godimento del beneficium feudale,
patrimonio generalmente fondiario o talvolta consistente in altro diritto immobiliare o mobiliare.
Il contratto feudale è anche fonte di diritti ed obblighi di contenuto pubblicistico, nella misura in cui con esso viene disciplinato lo
svolgimento di funzioni amministrative, giurisdizionali, civili e militari, che il senior espleta in qualità di delegato del Re. Quindi il
contratto feudale ha al tempo stesso carattere convenzionale ed istituzionale.
Tuttavia progressivamente il rapporto instaurato dal contratto viene a perdere la sua originaria connotazione in concomitanza con
processo di patrimonializzazione dei feudi crisi del potere centrale.
l’avvio di un conseguente ad una Il ridimensionamento del
potere centrale, infatti, porta all’allentamento dei vicoli di vassallaggio tra il sovrano ed i feudatari maggiori e poi in tutti i gradi della
gerarchia feudale.
Progressivamente si viene affermando una nuova concezione del potere che il feudatario esercita sul proprio territorio, non più
oggetto di possesso e godimento temporanei bensì di un diritto reale costituito al momento dell’investitura, al punto che la
giurisprudenza successiva riconoscerà al feudatario la titolarità di un diritto reale definito dominio utile, in contrapposizione al
dominio diretto del signore. Per effetto di questa patrimonializzazione dei feudi si compie il passaggio da una disciplina pubblicistica
ad una più spiccatamente privatistica del possesso feudale, diventato ereditario e frazionabile.
La fase di transizione dal feudalesimo allo Stato moderno: lo Standestaat
città
Il tardo Medioevo è caratterizzato dalla nascita e dall’affermazione delle che rappresentano una nuova forza economica e
politica che si contrappone alle vecchie strutture feudali ancora dominanti nelle campagne.
rinascita commerciale:
L’origine delle città medievali si ricollega direttamente alla si tratta di enti giuspubblicistici a base territoriale,
caratterizzati da importanti attribuzioni, quali la possibilità di eleggere i propri magistrati, darsi le proprie leggi, non essere
fiscalmente soggetti, e mantenere margini di autonomia in diversi settori.
Nel contesto di queste nuove realtà economico sociali, gli individui avanzano pretese di natura corporativa, legate alla loro
appartenenza ad una determinata categoria sociale e produttiva, e rivendicano un riconoscimento giuridico dello status acquisito . Si
tratta di nuove personalità collettive portatrici di interessi comuni, che pretendono il riconoscimento di privilegi di categoria in termini
Standestaat
di immunità e franchigie. Questa nuova forma di organizzazione sociopolitica prende il nome di (Stato di stati), proprio
in ragione della sua composizione in stati, corpi o ordini privilegiati e organizzati in forme autonome, i quali, attraverso organi
assembleari rappresentativi, presto destinati a dare vita a parlamenti, trattano con il Principe avanzando pretese e tutelando i propri
privilegi, ma anche assumendosi oneri di gestione del territorio, sulla base del presupposto per cui, se da una parte i ceti
riconoscono l’egemonia del Principe, dall’altra anche il Principe accetta la partecipazione all’esercizio del potere di queste strutture
sociali. patti scritti carte solenni
Tale riconoscimento si traduce spesso nella sottoscrizione di o tra i monarchi e le rappresentanze dei
gruppi sociali, definiti dagli storici tedeschi, accordi di signoria, come la Magna Charta libertatum, stipulata nel 1215. Si tratta di testi
normativi in cui le consuetudini di rilevanza pubblicistica vengono codificate, dando assetto stabile sia alla forma di governo che alle
prerogative delle categorie sociali, molto articolate come nella tradizione medievale. Nel caso inglese sono peculiari il carattere
nazionale dell’accordo e l’emersione della categoria dei freemen (uomini libri) come titolari di diritti non limitati ai baroni, ai
commercianti o ai contadini, ma generalizzati praticamente all’intera cittadinanza.
potere risulta ripartito tra due poli,
In una simile situazione, il dunque la monarchia da un lato e i ceti dall’altro: questa forma di
dualismo costituzionale
divisione del potere è stata definita ed è considerata un tratto caratteristico di questa epoca, che sarà
superato dall’accentramento tipico dello Stato moderno.
Di conseguenza, nelle formazioni sociali del TreQuattrocento, il potere monarchico risulta limitato dalla necessità di acquisire in
molte occasioni e specialmente in materia fiscale, il consenso di un’assemblea rappresentativa appositamente convocata, in cui
sedevano in un primo momento soprattutto nobili, vassalli del Re, prelati ed i rappresentanti delle borghesie cittadine. Per questa
un’età di dialogo
ragione, si è parlato di tale periodo come di tra il Principe ed il Paese, in contra