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La regolazione delle emozioni

Già nei primi mesi di vita c'è una capacità rudimentale di regolamentare le emozioni, con schemi di

azione utili a liberarsi da stimoli spiacevoli o a calmarsi (stimoli spiacevoli: girare la testa, sputare;

calmarsi: succhiare). La suzione non nutritiva è un potente regolatore degli stati

neurocomportamentali.

Sulla regolazione delle emozioni influiscono le esperienze di attaccamento: l'immagine di una

persona accudente e quella contemporanea del sé come accudito diminuiscono l'impatto delle

emozioni negative, che possono essere affrontate e non negate o evitate. L'esperienza del conforto

favorisce lo sviluppo della capacità di autoconforto.

La comprensione delle espressioni

L'efficacia comunicativa delle espressioni per un bambino aumenta verso i 12 mesi, quando si

capisce che le emozioni hanno un carattere referenziale (causa-effetto). Le espressioni, attraverso il

riferimento sociale, diventano una fonte di informazione su ciò a cui si riferiscono.

I meccanismi che determinano risposte empatiche alla condizione altrui

Secondo Martin Hoffman [1982] ci sono diversi meccanismi che ci fanno reagire empaticamente, e

perdurano tutta la vita:

– Contagio: già alla nascita. Risposta innata ad alcuni stimoli (pianto, espressioni facciali)

– Condizionamento classico: collegamento tra espressioni facciali/verbali e un dispiacere che

si sta personalmente provando in quel momento. Il ripresentarsi delle espressioni suscita

dispiacere come risposta condizionata.

– Associazione tra ciò che accade all'altro e una propria esperienza dolorosa: la sua evoluzione

linguistica è l'empatia attraverso descrizione verbale

– Immaginare di essere nei panni di un'altra persona cercando di raffigurarsi cosa essa sente:

richiede volontarietà di pensiero

Lo sviluppo dell'empatia

La condivisione di emozioni gioiose costituisce un rinforzo e un incentivo alle interazioni sociali.

La condivisione di emozioni penose ha conseguenze più differenziate, perché il disagio ci induce ad

evitare la situazione o a cercare conforto, e la simpatia verso il sofferente può costituire una spinta

ad aiutarla. Nel primo anno di vita i bambini sperimentano solo il contagio emotivo.

La frequenza con cui i bambini cercano di riparare a malefatte è correlata all'empatia manifestata

dai genitori e con i metodi educativi, che fanno sentire i loro effetti molto precocemente.

3. L'origine delle differenze individuali

Fino al 2000 temperamento e personalità sono stati considerati campi separati. Il temperamento era

visto come più circoscritto e innato, la personalità come più ampia e ambientale/esperenziale. Il

temperamento sarebbe quindi un sottoinsieme della personalità.

Sei criteri per stabilire i tratti temperamentali secondo Zentner e Bates (2008):

– appartenenza ad uno dei seguenti domini: emotivo, attenzionale, attentivo, sensoriale

– manifestazioni misurabili in termini di intensità di risposta, tempi di latenza, durata, soglia e

tempo di recupero

– comparsa precoce

– corrispondenze nel mondo animale (primati e mammiferi sociali)

– stretto anche se complesso legame con meccanismi biologici

– persistenza a lungo termine con esiti concettualmente coerenti

Il primo studio è il New York Longitudinal Study negli anni '60 per evidenziare differenze

individuali nei pattern di reazione primaria negli infanti, che poi ribattezzarono temperamento

(Alexander Thomas, Stella Chess): interviste a 138 madri sul comportamento del bambino dalla

nascita al decimo anno su comportamenti quotidiani, e classificazione delle risposte su nove criteri

valutativi, detti dimensione (adattabilità, attenzione, intensità di reazione...). In base alle

aggregazioni delle dimensioni hanno individuato tre profili temperamentali:

– bambini facili: molto regolari nei ritmi biologici, attratti dalle novità, adattabili ai

cambiamenti, reazione moderata agli stimoli, buonumore

– bambini difficili: ritmi irregolari, rifuggono dalle novità, poco adattabili ai cambiamenti,

reazione intensa agli stimoli, malumore

– bambini lenti a scaldarsi: arrivano alle stesse reazioni dei bambini facili più lentamente

L'utilizzo delle interviste porta a problemi metodologici, tra cui il rischio di valutare i genitori e non

il bambino. I critici del NYLS sostengono che i tratti individuati nei bambini siano relazionali.

Chess e Thomas usano il concetto di compatibilità tra il temperamento del bambino e le aspettative

dei genitori.

È importante studiare le variazioni transculturali, perché le reazioni dei genitori sono influenzate

culturalmente.

Mary Rothbart semplifica il sistema di Chess e Thomas riducendolo a due dimensioni: emozioni e

stati affettivi positivi (che spingono all'interazione) e negativi (che portano all'inibizione e al ritiro).

Ne introduce però una terza, chiamat efforful control (controllo volontario): capacità di sopprimere

una risposta dominante (connessa a un'emozione o a un impulso o seguita più volte) per seguirne

una meno dominante. L'efforful control permette di uscire dalle due dimensioni.

4. Dal temperamento alla personalità

Le ricerche più recenti hanno messo in discussione la divisione tra temperamento e personalità.

McCrae e Costa sviluppano il Big Five Model: cinque dimensioni principali della personalità.

– estroversione ed emozionalità positiva

– nevroticismo ed emozionalità negativa

– coscienziosità

– gradevolezza

– apertura mentale e intelligenza

Caspi studia come il temperamento influisca sullo sviluppo: interferisce con i processi di

apprendimento, suscita negli altri reazioni in grado di consolidarlo o inibirlo, cambia la percezione

dell'ambiente da parte del soggetto. La scelta dei modelli da imitare e gli standard sono mediati

dalla reattività agli stimoli e dal confronto con gli altri. La crescente capacità di autoregolazione e il

consolidamento del concetto di sé permettono poi di scegliere e manipolare attivamente l'ambiente.

CAPITOLO QUINTO – Lo sviluppo sociale

1. La teoria dell'attaccamento

Il rapporto tra gli infanti e la persona che si prende maggiormente cura di loro è considerato il più

importante da molte teorie diverse, perché influenzerà tutti gli altri rapporti.

Teoria dell'attaccamento: John Bowlby (anni '60). Gli esseri umani, come i mammiferi e alcune

specie di uccelli, hanno tendenza innata a cercare la vicinanza e il contatto di uno o più individui.

Prima c'era la teoria dell'amore interessato, per cui le relazioni soddisfano bisogni non sociali.

Bowlby è un dissidente interno della psicoanalisi (critica l'approccio non scientifico). Cerca di

riformulare diverse tesi psicoanalitiche con richiami all'etologia e alla psicologia cognitivista.

Sostiene che esiste un sistema comportamentale, indipendente da quelli del sesso e

dell'alimentazione, rivolto al mantenimento della vicinanza con uno o più individui particolari.

Stringere relazioni è una componente di base della natura umana, già presente nel neonato e

permanente per tutta la vita. L'attaccamento svolge una funzione chiave per la sopravvivenza: la

protezione. La comunicazione emozionale che si insatura tra madre e figlio rimane il canale

principale anche di tutte le altre relazioni intime. È segno di sanità e salute mentale la capacità di

stringere legami emotivi intimi e di chiedere e fornire protezione.

Le ricerche di Harry Harlow

Il primatologo Harlow ha verificato che scimmie neonate preferiscono un sembiante materno

morbido a uno che dà latte, e si avvicinano a quest'ultimo solo nel momento in cui hanno fame.

Inoltre, il loro comportamento appare più sicuro quando nella gabbia c'è il sembiante morbido, e

decisamente più insicuro quando c'è solo il sembiante “nutritivo”.

2. Le fasi di sviluppo del comportamento di attaccamento

Per sviluppare l'attaccamento il bambino deve riconoscere le persone, avere una preferenza e avere i

mezzi per farle avvicinare e tenerle vicine (comportamenti di segnalazione: pianto, sorriso,

lallazione) o per avvicinarsi (comportamenti di avvicinamento: gattonare, aggrapparsi).

Il legame di attaccamento è graduale:

– Fase 1: preattaccamento (0-3 mesi). Interesse per voce e volto umani, senza distinguere le

persone. Comportamenti che provocano l'avvicinamento (pianto) e lo mantengono (sorriso,

vocalizzi)

– Fase 2: attaccamento in formazione (3-8 mesi). Maggiore intensità nelle dimostrazioni di

interesse nei confronti delle persone importanti (principalmente la madre). Preferenza della

persona, ma quando si allontana non protestano né mostrano segni di sofferenza.

– Fase 3: attaccamento vero e proprio (8-36 mesi). La madre è una base sicura per le

esplorazioni motorie, in caso di allontanamento ci sono segni di sofferenza (ansia da

separazione). Diffidenza nei confronti degli estranei: angoscia dell'estraneo.

– Fase 4: formazione di un rapporto reciproco (dai 3 anni in poi). Con mezzi verbali e più

raffinati.

– Ulteriori sviluppi dell'attaccamento: la capacità di capire i motivi dell'allontanamento lo

rende più accettabile e consente di prevederne la durata. Maggiore sicurezza, diminuisce la

paura degli estranei e aumenta la disponibilità a creare rapporti di attaccamento con altre

figure.

A differenza degli animali, l'essere umano instaura attaccamento anche con identità simboliche

(patria, chiesa, ideale).

Comportamento, sistema, legame di attaccamento

Nella teoria dell'attaccamento si parla di comportamento di attaccamento, legame e sistema di

attaccamento.

Comportamento di attaccamento: comportamento osservabile per mantenere o ottenere la vicinanza

con un'altra. È un'espressione osservativa. “Dalla culla alla tomba” (Bowlby).

Sistema comportamentale dell'attaccamento: non osservabile, ma postulato per poter spiegare i

comportamenti di attaccamento. È un'espressione teorica, una versione aggiornata degli istinti, alla

luce di etologia e teoria dell'elaborazione delle informazioni.

Legami di attaccamento (o affettivo): relazione durevole, emotivamente significativa.

3. Diversi tipi di attaccamento e loro effetti sulla persona

Bowlby:

– Le relazione affettive si basano su sistemi comportamentali indipendenti da sesso e

alimentazione

– Abbandono della nozione di narcisismo, cioè della fase dello sviluppo in cui l'interesse del

bambino è rivolta esclusivamente a se stesso (egocentrismo assoluto di Piaget, polimorfo

Dettagli
A.A. 2015-2016
53 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mercantediliquore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Zanobini Mirella.