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Altre fonti sono quelle letterarie:
Goethe, di cui Büchner fissa alcune scene del Faust;
• Lenz, con die Soldaten.
•
In die Soldaten degli ufficiali di guarnigione sono frivoli e dissipati. Uno di loro seduce una
ragazza che si chiama Marie, piccola borghese, che si lascia conquistare con la speranza di
un’ascesa sociale. L’ufficiale le fa dei bei regali e poi la lascia in malo modo. Marie si innamora
anche di un altro ufficiale mentre flerta con altri: è una ragazza abbastanza seducibile. Si ritrova ad
essere sballottata e ridotta ad oggetto dagli ufficiali a tal punto che si riduce quasi come una povera
prostituta affamata. Il fidanzato di Marie, che è un commerciante, è consapevole del limite della
propria condizione sociale e soffre per Marie quando lei preferisce l’ufficiale non facendo niente per
trattenerla e la lascia andare. Quando però si accorge che Marie è stata uno strumento di
divertimento per gli ufficiali reagisce con estrema violenza e decide di vendicare Marie. La
persona mite, passiva e pacifica diventa una furia e si trasforma. Nel finale dell’opera si presenterà
come cameriere ed avvelenerà l’ufficiale che per prima ha sedotto Marie; poi si avvelenerà
gridando: “Marie ti ho vendicato!”
Ciò che è interessante è l’evoluzione subita da un personaggio tranquillo, fin troppo mite e
rassegnato alla sua condizione, e la sua trasformazione in una furia vendicatrice come
strumento di morte per gli altri e sè stesso. Questa di Lenz non è una tragedia bensì una
tragicommedia.
Il finale è un dialogo di una donna con un ufficiale mentre commentano questo caso di cronaca: si
verifica un contrasto fra la popolazione civile e i soldati. Viene pensato così di istituire un collegio
per fanciulle destinate in futuro al divertimento dei militari: scuola che forma le prostitute per i
militari. Si uniscono i piaceri militari e la riproduzione dell’esercito.
Questo dramma viene letto da Büchner e per certi versi è anche visibile. Il legame con Lenz
autore è stretto. I collegamenti con la novella di Lenz ed il dramma di Büchner sono più forti che
con gli altri drammi.
Cos’ha in comune Woyzeck con die Soldaten di Lenz?
La follia. La follia come condizione umana, non come follia esistenziale, ma come qualcosa che ha
sempre cause socio-economiche precise: è una condizione che accomuna l’umanità.
Dal Lenz di Büchner si nota la poetica della compassione.
Come nel ‘700 e il dramma dove troviamo personaggi non altolocati ma pur sempre borghesi cui
valori vengono rappresentati come portatori parassitari dell’aristocrazia. Ciò che rende Lenz
moderno è la forza morale di imporre i suoi personaggi come eroi tragici.
Woyzeck: dramma costruito dal punto di vista del linguaggio teatrale in modo nuovo e
consapevole.
Il procedimento Büchner lo prende dal teatro dello Sturm und Drang, e non soltanto da Lenz, sua
principale fonte di ispirazione, ma anche da Goethe. Un teatro in cui non si da importanza alla
compattezza dell’azione, ossia costruzione di un’azione che si muova lungo un vettore in modo
coerente e che conduce al finale con coerenza: la tendenza di Büchner è quella di costruire scene
autonome tra loro, non combinabili a piacere. L’autonomia delle scene significa che ciascuna
delle scena ha in se stessa il proprio nucleo drammatico, come un dramma assestante. Questo
imprime tensione espressiva a ciascuna scena e non si parla più di scene di collegamento. Nella
maggior parte dei casi abbiamo scene brevi (come analizza Zagari nel suo saggio) che illuminano
il nodo principale in modo parziale e ne costituiscono una variante drammatica.
Ciò fa si che Woyzeck abbia una densità drammatica che in altri drammi non troviamo: al di là del
tema e del linguaggio, se facciamo un confronto fra Woyzeck e Dantons Tod, in Woyzeck è tutto più
espressivo e drammatico in ogni singolo momento. Inoltre Büchner dallo Sturm und Drang
rielabora, in modo originale, la struttura della rassegna: a proposito di Dantons Tod nella scena
Eine Promenade, si vedono gruppi di cittadini che sfilano davanti ai nostri occhi parlando tra loro e
noi così ne cogliamo brandelli di conversazione. Una rassegna di figure diverse, che sfilano davanti
allo spettatore di cui coglie solo frammenti di conversazione, mostrano il mondo nella sua
molteplicità che si rivela poi caotica. Questa modalità rappresentativa Büchner la prende ancora
dallo Sturm und Drang.
Non è il solo che si avvale di ciò: Grabbe, contemporaneo di Büchner, scrive un dramma che si
Napoleon oder Die hundert Tage,
intitola romanzo storico. La prima parte si svolge a Parigi
quando, nel ’15, viene data la notizia della fuga di Napoleone dall’Elba: qui Grabbe per
rappresentare il caos in cui la notizia getta la società ricomposta dalla Restaurazione, presenta
gruppi di cittadini (aristocratici che fanno passeggiate, borghesi al caffè, popolani ex sanculotti,
bonapartisti…) e adotta la stessa modalità rappresentativa per mostrarci la società parigina nel
momento in cui arriva una notizia bomba. Questo schema della rassegna, che invece di mettere
ordine rivela un fondo caotico, non è solo utilizzato da Büchner, bensì è una modalità che usano gli
autori degli anni ‘30 per mostrare una società complessa.
Nel Woyzeck questa modalità viene rifunzionalizzata per scopi diversi.
Baracche e luci Interno della baracca
Scena e
Qui invece della passeggiata Büchner utilizza un altro cliché : la fiera come modalità di scelta della
rassegna sotto il punto di vista delle stranezze. Woyzeck e Marie per svagarsi vanno ai baracconi,
alla fiera, dove gli imbonitori fanno veder loro cose strane: mostruosità, rarità e figure esotiche di
ogni genere. Anche questo proviene dallo Sturm und Drang: il mondo come una fiera,
un’esposizione di mostruosità dove vengono mostrate stranezze e dove paradossalmente siamo
costretti a rispecchiarci in ciò che ci viene presentato come mostruoso e pazzesco. Ciò che
definiamo fenomeni da baraccone funzionano, in queste scene, come uno specchio
deformato della nostra umanità: ci fanno vedere ciò che noi non siamo capaci di vedere.
Woyzeck e Marie un imbonitore e la scena si inaugura, come spesso in Woyzeck, con una
canzoncina popolare che quasi sempre ha un riferimento non immediato con i contenuti della
scena. Quest’aspetto epico-ballatesco si insinua in un discorso drammatico: è un’intuizione di
Vita di Galileo,
Büchner che viene ripresa cent’anni dopo da Brecht, autore di che inserì nelle sue
Mutter courage
opere ragazzini che annunciano novità. Anche in dello stesso Brecht, la
protagonista canta una canzone in cui parla dell’incertezza. Queste canzoni popolari servono
come base per l’azione drammatica.
Ricordiamo che molto spesso nel linguaggio di Woyzeck mancano le desinenze.
Contenuto della lettura
L’imbonitore vuole presentare a Woyzeck e Marie i suoi splendori: ha animali, civilizzati ed
addomesticati, che sanno fare le cose meglio degli umani. Qui troviamo subito la sottolineatura del
tema dell’animale addomesticato ed addestrato a fare delle cose che non sono nella
sua natura.
Troviamo trucchi del teatro comico: canaglie, dal francese, strafalcione dell’imbonitore perché è
incolto. Rivela qualcosa della realtà: il piccolo uccellino canaglia, che non è il piccolo canarino.
Questi animali fanno di tutto: sanno dire alla gente quanti anni hanno, quanti figli anno, che
malattie prenderanno e sanno stare su una gamba sola. Insomma tante cose strane: sanno tutte e
sanno fare tutto. E’ tutta opera dell’educazione: l’uccellino canaglia ed il cavallo astronomico
sanno fare tutte queste cose perché sono stati addestrati. E’ un prodotto dell’educazione, una
e signori guardate la creature come
bestialità ragionevole oppure una ragione bestiale. “Signore
Dio l’ha fatta, non è niente!” dice l’imbonitore.
La creatura non esiste come Dio l’ha fatta: è tutta opera della ragione. Ciò che siamo è un
prodotto di un addestramento e di uno snaturamento. Ciò che noi siamo è frutto di addestramento:
noi persone siamo animali, ma gli animali sono meglio degli umani perché sono più facilmente
addestrabili.
Con questi discorsi l’imbonitore sta preannunciando ciò che deve svolgersi all’interno del suo
capannone e così Woyzeck chiede a Marie se ha voglia di vedere lo spettacolo, e lei accetta.
Nel mezzo un episodio rompe la continuità della scena: qui i protagonisti sono sottoufficiali e
tambur-maggiori, con cui Marie è intrallazzata.
Contenuto della lettura
è una dona fatta per la riproduzione per reggimenti di corazzieri e per generare tanti
“Diavolo
tambur-maggiore!” esclama il tambur maggiore in malo modo.
Qui le connessioni sono intuitive e non c’è coerenza drammatica. In quest’episodio a parte Marie
viene guardata con occhi indiscreti, come se fosse un animale: viene esibita, ma non perché sappia
fare cose particolari come il cavallo o il canarino, ma a causa la sua sensualità è esaminata
dall’esterno con uno sguardo di uno che esamina un oggetto, in particolare un animale.
A quest’osservazione del tambur-maggiore si colloca la battuta di Woyzeck sul gatto nero che non
ha nessuna connessione.
Continuando la lettura un cavallo”
Woyzeck e Marie sono entrati e l’ imbonitore mostra cosa il cavallo sa fare. “Sembra
in realtà sa far cose che neanche i professori universitari sanno fare!”
dice l’imbonitore “Ma
Tema della doppia ragione: sembra che si alluda al fatto che mentre gli animali di solito sono
creature che possiedono l’istinto ma non la ragione, gli esseri umani possiedano la ragione senza
l’istinto. Questo cavallo riesce a coniugare il meglio del mondo umano e quello animalesco: è
meglio degli esseri umani, un gradino superiore dell’evoluzione.
Sono scene importanti dal punto di vista ideologico: si vede bene come l’umanità si sia ridotta in
questo mondo di oppressione. Notiamo infatti come Woyzeck e Marie vanno a divertirsi vedendo
questi animali addestrati e come il tambur-maggiore va a divertirsi guardando le donne: con ciò si
credono superiori agli animali ma in realtà sono nelle stesse loro condizioni.
La loro condizione non è metafisica (assoluta), come sembrerebbe da Dantons Tod, bensì ha
precise cause di ordine sociale: è un mondo in cui gli esseri umani vengono volutamente