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Max Knatsch, il comunista radicale;
• Perter Immergleich, Peter “sempre lo stesso”, quello che non si interessa di politica;
• Sebaldus Singegott, il visionario religioso, colui che vede le lotte sociali in chiave religiosa;
• Michel Unbeschwert, Michel “io me ne frego”, rivoluzionario social-democratico ottimista.
•
Questi signori parlano della rivoluzione sociale, della necessità di un cambiamento radicale della
società anche se ognuno lo interpreta a modo suo. Hinkemann interviene alla discussione ponendo
una domanda che già Büchner aveva posto nel Woyzeck: “Come si fa a cambiare il mondo se l’uomo
ha fame? Se la creatura soffre fino al punto di abdicare la propria umanità come si può pensare di
creare una civiltà più giusta? Il dolore che scaturisce dal bisogno estremo è uno scoglio oltre il quale
non si può andare, scoglio su cui naufraga ogni tentativo di trasformazione sociale”. Hinkemann non sa
come si possa modificare ciò quindi è inutile parlare di trasformazione. Cita con un esempio la
propria storia, raccontandola come una vicenda esemplare capitata ad un suo amico.
Troviamo il grande argomento fra pianto-riso: Gretel che aveva assistito alla scena di Hinkemann
piangendo, nel momento in cui Hinkemann racconta la sua vicenda suscita il riso dei compagni che la
trovano paradossale. La cosa che fa più ridere è il fatto che l’eroe tedesco in realtà sia castrato,
eunuco: questo paradosso tragico fa ridere. La figura di Hinkemann assurge ad allegoria della
Germania che esce dalla guerra in veste di Hinkemann mutilato. Questo paradosso è tragico e viene
percepito come comico. Hinkemann non accetta il riso e c’è una ripresa di Büchner teorico: il pianto è
espressione di compassione, il grado zero della compassione. Il pianto appunto esprime in modo
rudimentale la capacità di patire insieme con gli altri, di condividere il dolore della creatura. Il riso
implica distanza, presa di distanza che azzera ogni possibilità di compassione. Il vero valore in
questo mondo distrutto è proprio il “mitleiden”, la condizione della sofferenza altrui e non la presa
di distanza. Il riso diventa espressione di un’umanità malvagia e temibile.
Arriva l’ex amante di Gretel all’osteria di proletari e svela il segreto di Hinkemann vendicandosi:
racconta di aver visto Hinkemann sbranare topi e ratti. Ma non è questo che Grosshahn trova
disgustoso, bensì il paradosso che si millanti per eroe tedesco uno che è castrato. In questo momento
i compagni rimangono allibiti, ma Hinkemann ha una sola domanda: vuole sapere se Gretel ha riso
o ha pianto. Noi sappiamo che ha pianto, ma Grosshahn mente dicendo che la moglie ha riso.
Hinkemann si dichiara così sciolto da vincoli umani e sociali, dice di aver visto la luce e non vuole più
far parte di questo mondo. Questo è un parallelismo col I atto e l’episodio dell’uccellino accecato:
Hinkemann dichiara di aver acquisito una visione superiore, quasi una “seconda vista”, l’essere
prima cieco e adesso veggente.
Nel III atto Hinkemann si licenzia dal proprietario della baracca, che non vuole lasciarlo andare
perché è un’attrazione redditizia, abbandonandolo. Torna a casa e la struttura è quella di un
dramma a stazione ad episodi separati. Riceve quindi la visita della madre la quale gli chiede in
prestito un vestito per il padre. Hinkemann il padre non l’ha mai conosciuto: ha tradito la moglie
abbandonandoli. Dopo aver passato tutta la vita altrove, ritorna malato per farsi accudire dalla
moglie. La madre di Hinkemann lo riprende a casa fino al punto di chiedere un vestito al figlio
perché il marito non ama stare stracciato. Hinkemann chiede alla madre se con questo gesto abbia
perdonato il padre, ma lei risponde di no, ma lo accudisce tuttavia per una sorta di vendetta
dell’umano contro ogni tentativo di disumanizzazione. Lei ribadisce che non è il perdono che si
chiede, ma quello che vuole è il pretendere da se stessa il non abdicare dall’umanità.
Hinkemann accoglie l’insegnamento della madre. Riceve la visita di Gretel che pentita vuol passare
la vita servendolo quasi fosse un redentore, ma Hinkemann la caccia via perché crede lei abbia
riso. Gretel riesce quasi a convincerlo, ma il marito non credendole più, la “condanna a morte”
abbandonandola sola nel mondo, un mondo che le fa paura. Esce così dalla stanza e si butta dalla
finestra.
Per Hinkemann esistono due finali diversi. Nel primo, Hinkemann rimane solo nella stanza e dedica
delle parole alla moglie: “Lei era sana, non mutilata, eppure ha rotto la rete” di sofferenze che ci
tiene incatenati al nostro dolore “E io sono ancora qua, colossale e ridicolo. Sempre ancora ci saranno
uomini che stanno nella loro epoca come ci sto io. Ma perché questo colpisce me, proprio me? Colpisce
in realtà a casaccio, colpisce questo, colpisce quello” non c’è volontà ma l’orribile casualità della storia
“Che cosa sappiamo noi, dove andiamo, da dove veniamo? Ogni giorno può portarci il paradiso, ogni
notte il diluvio universale”. E’ un finale aperto in una dimensione escatologica, non storica. Non siamo
più in un contesto storico politico ma in un contesto visionario e religioso. Nel secondo finale, prima di
queste parole o non c’è niente o c’è Hinkemann che si reca presso un tavolino e dal cassetto tira fuori
una corda e con calma e competenza prepara un cappio e lo fissa al soffitto: ciò cambia
decisamente tutto, e dopo vi troviamo le battute citate sopra. E’ un dramma aperto proiettato nel
futuro incerto, di salvezza o rovina dell’umanità. Siamo alle soglie: il mondo non può sussistere in
questa forma, ci vuole un rivolgimento. Con la didascalia le parole di Hinkemann assumono
significato negativo e disperato. Abbiamo così Hinkemann che non si uccide sulla scena ma che sta
per farlo, oppure Hinkemann che rimane proiettato come un’allegoria vivente.
I temi büchneriani sono molti: Hinkemann viene considerata una riscrittura del Woyzeck. Dal punto di
vista strutturale/drammatico Hinkemann è molto più strutturato del Woyzeck, è un dramma che si
sussegue in modo logico e coordinato: non potremmo spostare le scene. La vicenda di Hinkemann ha
una sua logica e necessità. In Woyzeck abbiamo la struttura a singoli episodi, ognuno getta una luce
diversa sulla tragedia di Woyzeck, sono scene col solito peso drammatico ed intensità. In Hinkemann
le scene sono fortemente simboliche e si susseguono su piano temporale e casuale ben preciso.
Hinkemann è un dramma molto tradizionale.
Ci sono elementi drammatici che Toller riprende da Woyzeck e da Dantons Tod, come le scene
costruite secondo la rassegna:
in Woyzeck la scena in cui il proprietario mostra a Woyzeck e Marie i prodigi della
• baracca è equivalente alla scena in cui il proprietari della baracca mostra Hinkemann
elencando le mostruosità e le attrazioni. E’ una scena che illustra la condizione umana come
condizione di sofferenza e imbestiamento;
in Dantons Tod e la scena “Eine promenade”, dove troviamo la borghesia parigina e si
• colgono singoli frammenti di conversazione, viene ripresa da Toller nella scena degli strilloni
che presentano i vari giornali.
Queste due scene servono a mostrare il mondo nella sua frammentaria caoticità: Toller vuol far
vedere come il mondo storico si disgrega e lo fa presentando, non persone che passeggiano, bensì
strilloni che raccontano le novità del giorno. Dal punto di vista strutturale Toller riprende non tanto la
costruzione del dramma ma i singoli requisiti/situazioni di cui Büchner si era avvalso.
Tema centrale è e rimarrà la compassione.
Aspetti fondamentali del dramma di Hinkemann:
finale positivo/negativo (con corda o meno), ossia attualizzazione dei temi trattati nel
• Woyzeck di Büchner, maggiore modernità per quanto riguardano i temi;
dialoghi molto coerenti superando i “Aneinander vorbeireden” ossia il parlarsi in modo
• sfasato, come se si parlasse con qualcun altro muovendosi su due binari paralleli nel quale
uno risponde ad una battuta che l’altro non ha fatto;
linguaggio. Da una parte abbiamo il linguaggio medio-basso del Woyzeck che corrisponde
• allo stato sociale dei personaggi , nè Marie nè Woyzeck hanno parole per parlare di sé e
dar voce alle proprie emozioni. Questo è un elemento di forte realismo (o naturalismo). In
Hinkemann c’è la tendenza alla riflessione. Woyzeck filosofeggia e il Capitano lo
rimprovera, ma il suo filosofeggiare è un rimuginare, un fantasticare ai limiti del delirio.
Woyzeck non ha una presa di coscienza o elementi di riflessione: lui subisce la realtà e
ragiona con gli strumenti che ha a disposizione. Hinkemann mostra autoconsapevolezza: è un
ex operaio reduce dalla guerra e disoccupato, che parla addirittura come una profeta. Il
suo linguaggio si eleva ad una dimensione alta e quasi religiosa;
situazioni più crude, c’è una ricerca dell’effetto grottesco, una ricerca dell’effetto tragico
• attraverso il grottesco. Büchner arriva al tragico senza passare dal grottesco. L’episodio di
Hinkemann dei topi è un episodio fortemente evocativo;
oscillazione tra istinto e morale. I personaggi sono costruiti in modo diverso rispetto a
• Büchner e proprio perché sono dotati di maggiore autoconsapevolezza e tendenza alla
riflessione, mostrano un’oscillazione maggiore fra istinto, creaturalità e morale, ossia
adesione ad una serie di leggi e convenzioni che hanno a che fare con la convivenza con
altri esseri umani. Ciò che emerge è un conflitto fra creaturalità che si configura con la
dimensione egoistica, la ricerca del proprio bene e piacere, disinteressandosi alle istanze
altrui, e l’adesione ad una serie di leggi che sono leggi morali e che impongono di vedere il
bene degli altri esseri umani. Forte contrasto fra egoismo e solidarietà. Gretel tradisce il
marito perché è stato evirato da una pallottola che l’ha colpito: in ciò nessuno dei
personaggi vede niente di male. Hinkemann è disposto ad accettare il tradimento della
moglie, solo non accetta la derisione, cioè la mancanza di solidarietà e compassione.
Anche Grosshahn si muove su un doppio binario: vuole sedurre Gretel e non ha intenzione di
sposarla ma trarne piacere mantenendo però degli scrupoli. Infatti desidera Gretel fin da prima che
lei si sposasse con Hinkemann, ma non si fa avanti perché Hinkemann è suo amico. Quando però
capi