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UN QUARTIERE CHE EDUCA
I tre paragrafi sono i tre passi per l’integrazione/interazione
4.1 tra segregazione sociale e scolastica
In un contesto eterogeneo come insegnanti dovremmo lavorare per creare una cittadinanza
concreta e plurale, ovvero una cittadinanza in cui tutti possano riconoscersi, in cui non conti il fatto
di essere italiano o straniero ma il fatto di vivere nella stessa zona e di dover affrontare i problemi
comuni che questa presenta.
Diventa quindi fondamentale allargare lo sguardo, non limitarsi ad osservare la propria classe, ma
analizzare anche il contesto urbano in cui la scuola è inserita--> questa analisi deve essere al
contempo generale e specifica: generale per avere una visione d’insieme, per capire tutti gli
elementi che entrano in gioco e il rapporto tra di loro, specifica per capire il modo in cui le persone
vivono nel quotidiano la città (“all’educatore serve una visione d’insieme, ma anche un esperienza
pratica dei quartieri che gli studenti e i loro genitori vivono prima e dopo la scuola).
Analizzare il contesto urbano vuol dire anche definire il tasso di presenza di migranti nel quartiere
in quanto, spesso un quartiere ad alta presenza migratoria avrà una scuola frequentata da molti
figli di migranti, conoscere il quartiere vuol dire organizzarsi per accoglierli.
Almeno fino a qualche tempo fa i quartieri “migranti” erano le periferie e quindi ci si aspettava solo
che le scuole di periferia fossero pronte ad accogliere i migranti, come se questo compito non
riguardasse le scuole del centro città (inoltre nel senso comune c’era l’idea che le periferie fossero
i luoghi in cui confinare i migranti, in modo da tenerli lontani dal centro, che doveva essere abitato
solo dagli autoctoni).
Oggi non è più matematicamente così sia perché le città sono diventate delle grandi periferie dove
è difficile distinguere concretamente cosa sia centro e cosi sia periferia, ma anche perché spesso i
migranti abitano i centri mentre gli italiani tendono a fuggire dalle città-->ci si trova quindi in
situazioni in cui le scuole vedono cambiare il loro bacino di utenza, ma non sono attrezzate per
gestirlo, si trovano ad affrontare problemi che un volta riguardavano solo le scuole di periferia e
non sanno come affrontarli.
4.2 promuovere mixitè e opportunità di mobilità sociale
Di fronte ad una situazione sociale caratterizzata da alta eterogeneità etnica una delle prime cose
che viene in mente sono gli scontri tra immigrati ed autoctoni,le “ribellioni” degli immigrati, il fatto
che le città sono diventate insicure per la presenza degli immigrati--> è un dato di fatto che tali
problemi ci possono essere però non bisogna saltare subito alle conclusioni, come se, essendo
incapaci di integrarsi nella società che li ospita ,gli immigrati preferiscano ribellarsi a essa.
Studi condotti su queste “rivolte” dimostrano infatti che le sommosse non sono dettate dalla
mancata volontà di integrarsi,ma piuttosto dalla volontà di integrarsi frustrata dall’esperienza
quotidiana e concreta delle marginalizzazione sociale (per es il fatto che gli immigrati tendano ad
essere ghettizzati,il fatto che vengono date loro meno possibilità e servizi più scadenti)
Per cercare di contrastare questa segregazione gli studiosi che hanno condotto la ricerca
propongono due approcci,da portare avanti contemporaneamente:
-promuovere azioni concrete che favoriscano quella che in Francia chiamano la mixitè, ovvero la
compresenza in uno stesso territorio e nelle stesse scuole di persone che appartengono a gruppi e
classi sociali differenti
-promuovere azioni che migliorino le condizioni di vita e le opportunità nei quartieri e nelle scuole
più svantaggiate e che favoriscano la mobilità sociale, soprattutto per i giovani immigrati
4.3 i luoghi al centro dei percorsi educativi
Quando si pensa all’intercultura, in ambito educativo ma non solo, spesso si pensa solo ai luoghi
da cui gli immigrati sono arrivati, leggendo l’immigrazione solo al passato, dal suo punto di
partenza, perdendo di vista i luoghi di arrivo, gli ambienti che oggi gli immigrati frequentano.
Nell’approccio con l’intercultura è invece fondamentale considerare i luoghi,gli ambienti che gli
immigrati frequentano, perché considerare i luoghi significa considerare le relazioni che in essi si
creano.
Quando si considerano i luoghi è però fondamentale non considerali in modo stereotipato (quel
giardinetto è pericoloso perché ci sono gli immigrati) perché i luoghi non sono qualcosa di
predeterminato, di partenza sono neutri, assumono determinate caratteristiche in base alle
relazioni che vi si sviluppano, relazioni spesso definite solo dagli adulti che a volte li predispongono
perché siano adatti ai ragazzi, a volte glieli precludono.
Due esempi di quanto i luoghi siano importanti e di quanto possano assumere delle connotazioni
positive sono:
-i communities gardens di Losaida, quartiere di new york a forte presenza immigrata: si tratta di
piccoli giardini che la popolazione ricava da zone di terreno incolto, riutilizzando parti della città
(mattoni, cornicioni ecc) e facendo crescere quello che spontaneamente spunta; si tratta di
iniziative personali, non sempre di lunga durata ma che rivestono un ruolo importante nella
comunità sia dal punto di vista sociale che ecologico, in quanto permette la costruzione di relazioni
in modo totalmente spontaneo e informale
-le permanent breakfast,colazioni organizzate in piazza, cui tutti sono invitati a partecipare, l’idea
nasce negli anni 90 da alcuni artisti francesi ,come una forma di educazione alla cittadinanza;
infatti per diventare cittadini di un luogo non è sufficiente acquisire delle competenze di
cittadinanza,è necessario voler abitare in quella città.
Aggiunta dagli appunti:
la scuola in concreto dovrebbe
-ascoltare,conoscere,incontrare le realtà che operano sul territorio
-stabilire incontri per favorire lo scambio di conoscenze e la costruzione di percorsi e iniziative
-attivare collaborazione con enti locali CAPITOLO 5
VERSO UNA SCUOLA PLURALE
5.1 come al tempo di Barbiana?
I dati dimostrano che la dispersione scolastica, i ritardi e il divario tra ragazzi immigrati e ragazzi
autoctoni è sempre più marcato, tanto da poter pregiudicare l’esito positivo di qualunque politica o
progetto di integrazione scolastica e sociale.
Per alcuni autori questa situazione richiama quella contro la quale si adoperava Don Milani, infatti
ancora oggi la scuola sembra dare aiuto soprattutto a quanti ne avrebbero meno bisogno,
”dimenticandosi “dei nuovi italiani, quando in realtà dovrebbe creare le condizioni che garantiscano
a tutti gli allievi uguali opportunità di accesso ,di permanenza e di riuscita in ambito scolastico.
5.2 una ricerca sui contesti scolastici eterogenei
Dato che il divario scolastico tra immigrati e autoctoni è presente anche in friuli, si è deciso di
intervenire con il progetto “un passo dopo l’altro: sperimentazione del “quaderno dell’integrazione
nelle scuole della regione”, finalizzato a promuovere nelle scuole strumenti per monitorare
l’integrazione degli allievi immigrati sia in ambito scolastico che extrascolastico, ponendo
particolare attenzione non solo agli aspetti linguistici e comunicativi, ma piu in generale a tutti gli
aspetti che potenzialmente possono favorire o ostacolare l’integrazione.
In appoggio e integrazione al progetto è stata condotta una ricerca finalizzata a
- definire le caratteristiche dei contesti regionali a maggior tasso di eterogeneità, in modo da
individuare e valorizzare le strategie migliori per favorire l’integrazione scolastica;
-preparare e facilitare la condivisione degli strumenti del quaderno, partendo dal presupposto che
tali strumenti si valorizzano se vengono impiegati in classi, plessi, contesti locali diversi
- rispondere a due problematiche riscontrate in modo diffuso dagli insegnanti che si occupano di
intercultura ovvero il mancato coinvolgimento dei colleghi nelle loro attività, la mancanza di tempo
per condividere idee, obiettivi e modalità degli interventi dato il carattere di “emergenza” di molti di
essi, la mancanza di un linguaggio comune con gli insegnanti ma anche con gli altri enti che
permetta di discutere e progettare gli interventi.
La prima parte della ricerca è stata pensata principalmente per rispondere a due questioni:
-la possibilità di definire uno strumento che permettesse di fare il punto sulle risposte didattiche e
organizzative fornite al tema dell’integrazione dei ragazzi immigrati, sulle opportunità di interazione
e in generale sull’educazione interculturale degli allievi migranti
-la possibilità di definire un linguaggio comune che permettesse a insegnanti, scuole, reti diverse di
dialogare su questi temi
Allo scopo di rispondere a tali domande è stato predisposto un questionario in parte strutturato e in
parte a domande a risposta aperta, creato tenendo conto delle 10 “linee di azione” proposte nella”
via italiana per la scuola interculturale e l’interazione degli alunni stranieri” del MIUR
5.3 azioni per alcuni allievi..
I dati dimostrano come il divario alunni immigrati/alunni italiani cresca con il progredire nel
percorso scolastico, come il “peso” della componente immigrata nelle scuole non sia sempre
percepita in modo oggettivo ,ma dipenda molto da come la scuola è organizzata e dalle risposte
che riesce a fornire a questi allievi, come in molte scuole e enti della regione siano attivate
efficacemente delle strategie per rispondere ai bisogni specifici degli allievi stranieri.
Esempi di questi interventi sono la presenza di un protocollo di accoglienza, la presenza di un
insegnante referente per l’intercultura, l’attivazione di opuscoli, questionari e scritte plurilingui
(anche se percentualmente i primi due elementi sono molto più diffusi rispetto all’ultimo),
l’attivazione di corsi di italiano L2--> riguardo questo ultimo punto le scuole organizzano soprattutto
corsi di lingua per la comunicazione e meno frequentemente corsi di lingua per lo studio; questo
aspetto rischia di diventare un problema in quanto la competenza nell’italiano come lingua dello
studio è fondamentale per una buona riuscita scolastica, per evitare ritardi e dispersioni.
Altro tema che difficilmente viene tenuto in considerazione è il mantenimento della lingua/cultura
di origine, nonostante la letteratura e la presenza di interventi di questo tipo in altri paesi europei
ne dimostri l’importanza; tale mancanza è dovuta probabilmente al fatto che le scuole ritengono di
avere altre emergen