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Servono tutte per inquadrare conoscerlo servono per costruirlo,
cioè ad attribuirgli delle caratteristiche in base a come lo vediamo noi.
Sayad fa notare che si parla sempre di immigrazione e non di emigrazione. Non interessa la storia
dell’allievo, all’allievo come per ricondurre tutto all’ “ordine”,
ma problema da risolvere,
neutralizzare i pericoli di perturbamento della routine scolastica/di classe.
Ex. di Francisco, ragazzo che ha vissuto in quattro paesi dove si parlano lingue diverse, non accetta
il consiglio a non iscriversi all’Istituto Tecnico e alla fine fallisce e va a lavorare.
Gli insegnanti, come in questo caso, attraverso la prima conoscenza cercano di “governare” il
disordine che lui può portare nella scuola.
conia il termine “governamentalità” che indica il modo in cui, a partire dal
Michel Foucault
settecento, il potere di ordinare e orientare le vite della gente è affidato a istituzioni depositarie di
saperi e tecniche (ospedali= salute pubblica; scuole=pedagogia etc.).
Secondo Foucault una delle pratiche principali della governamentalità scolastica è l'esame.
modo di inquadrare ogni alunno tramite prove d’accesso:
Questo
1) lo rende più visibile,
2) documentando la sua specificità e
3) trasformandolo in un caso.
1) La diversità dell’allievo viene sottolineata, nessun allievo può restare invisibile: ogni nuovo
arrivato viene identificato e sono accertate le sue competenze;
2) con le prove d’accesso si comincia a documentare i risultati che sono così consultabili;
3) le prove trasformano ogni nuovo individuo in un caso, nel senso che, grazie alla prima
conoscenza, gli insegnanti acquisiscono elementi per fare presa sui genitori, persuaderli e guidarli
nelle scelte. Se uno diventa un caso, cessa di essere una persona da conoscere.
Le prove d’accesso servono, però le informazioni che vengono raccolte su un allievo straniero non
possono essere separate dal modo in cui vengono raccolti i dati e dal contesto in cui li raccogliamo.
Per quanto riguarda il modo, oltre a raccogliere informazioni bisogna anche cercare di stabilire un
rapporto con lui e la sua famiglia, usando tatto, discrezione etc.
Riguardo al contesto bisogna capire che la prima conoscenza non avviene nel nulla, ma fa parte di
definisce “un ovvero si cerca, già da
un contesto che Certeau reticolo di razionalità livellatrici”
questi primi incontri, di incasellare l’allievo, di proiettarlo nel suo futuro ruolo di buon cittadino del
paese ospitante, di adattarlo alla società ospitante. Anche gli insegnanti rimangono imbrigliati nel
reticolo e nel loro ruolo di professionisti che fa mettere loro da parte ogni elemento perturbatore,
fosse anche la loro passione e il desiderio di inserire le loro competenze nella scuola.
Bisogna dunque resistere all’azione livellatrice dei reticoli.
Gli approcci basati sulla biografia e sulle storie di vita, personali degli alunni stranieri, possono
essere più informali e più utili a sfuggire a queste logiche. Tuttavia leggere questi metodi a
strategie finirebbe per renderli di nuovo meccanismi livellatori (istituzionalizzati), mentre
considerarli tattiche, quasi abusive, di straforo è la strada giusta.
Esercizio dove un insegnante si mette nei panni di un genitore straniero durante il primo incontro di
un’insegnante di lingua straniera intervista (in lingua straniera) un collega che fa la
accoglienza:
parte di chi, arrivato da poco all’estero, vuole fare un corso di L2, e spera d’insegnare la propria
lingua. Spiegazione dei concetti di equipollenza etc.
Reinventare la classe. Inserimento e metodi didattici
Dopo la prima conoscenza l'equipe di accoglienza della scuola può formulare la proposta più
adeguata di assegnazione a una determinata classe e sezione. Questa proposta dovrebbe basarsi su
una molteplicità di aspetti:
età anagrafica del nuovo alunno
studi condotti nel paese di provenienza
accertamento delle competenze
titoli di studio posseduti
aspettative della famiglia. oscillano tra il modello “integrato”,come
Per quanto riguarda le politiche europee, esse quello
e quello “separato”,
italiano il quale prevede che gli allievi vengano inseriti nelle classi comuni,
come la Germania dove sono previste classi apposite per stranieri. Esistono anche soluzioni miste.
In Italia c’è il modello integrato, ma le emergenze e le iniziative di enti pubblici e privati fanno sì
che si formino di fatto classi “speciali”. Anche il modello integrato è più subito che progettato (le
scuole sono impreparate).
Il momento più critico è quello dell'inserimento del nuovo allievo nella classe prescelta.
Quindi vengono prese varie iniziative per facilitare l'inserimento:
rispondere ai bisogni linguistici di neoalunni e insegnanti;
rompere l’omogeneità culturale dei programmi inserendo aspetti etnici.
Spesso queste iniziative vengono delegate a figure esterne più o meno preparate e consapevoli.
Alcuni di questi sono i cosiddetti mediatori, linguistici e culturali.
Zoletto parla di mediatori madrelingua, autentici immigrati, che dovrebbero essere ben inseriti a
livello lavorativo e sociale nel territorio, in realtà sono spesso sottopagati, fanno altri lavori, fanno il
mediatore nei ritagli di tempo e la maggior parte di loro sono donne. La scelta delle donne è dettata
anche dal fatto che dovrebbero essere più “materne”.
Quindi un problema è il modo in cui la figura del mediatore viene percepita e utilizzata a livello
scolastico.
Dato che la classe è un insieme di relazioni tra allievi e allievi, allievi e insegnanti, insegnanti e
insegnanti etc., sono in realtà queste interazioni che decidono chi è incluso o escluso. La presenza
l’essere dell’allievo e può accrescere la
di figure esterne o mediatori sottolinea straniero
separazione dagli altri. Anche aggiungere qualche elemento etnico può rafforzare quest’immagine.
è un’operazione di cui beneficeranno tutti.
Mentre Reinventare la propria didattica
Bisognerebbe concentrare gli sforzi per: mettere più attenzione all’aspetto didattico e per mantenere
un atteggiamento di critica e autocritica, per evitare di cadere in stereotipi.
Cohen fa notare come in classe ci siano molte differenze culturali, le differenze in entrata, che
non derivano solo dall’essere stranieri, ma da molti fattori. Le differenze in entrata spesso si
trasformano rapidamente in differenze di performance.
Si formano così in classe delle gerarchie in cui gli allievi si assegnano l'un l'altro posizioni di
maggior o minor prestigio prendendo come indicatore le performance.
Tuttavia le differenze in entrata non predeterminano lo status dell’allievo nella classe perché si
combinano con tutta la vita extrascolastica e con la popolarità nelle relazioni tra pari.
Quindi per ridurre l'esclusione degli allievi stranieri non bisogna preoccuparsi solo della situazione
extrascolastica da dove quegli allievi provengono, ma bisogna intervenire anche sulle variabili
interne della classe, iniziando dall'organizzazione e dall'approccio didattico.
L’ordine tradizionale della classe era gerarchico (maestro da un parte, allievi dall’altra, lezione
frontale), ma mettere in atto la cooperative learning, con attività di gruppo con compiti precisi
permette di fare emergere capacità e abilità di solito non valorizzate dalla scuola
Cohen propone un idea di istruzione complessa,complex instruction= educazione comlessa, dove i
gruppi di lavoro devono essere eterogenei ,la consegna deve essere sempre complessa e richiedere
abilità diverse.
La valutazione individuale e di gruppo comprenderà una specifica molteplicità di abilità e
L’insegnante
performances. non è più il punto focale della classe, ma una figura che osserva,
progetta, organizza, facilità, valuta, come un manager.
In particolare l'insegnante manager deve essere una figura capace di:
osserva il sistema sociale classe;
progetta contesti situazioni e percorsi che promuovano la collaborazione, il miglioramento
di status e l’apprendimento individuale e sociale di ciascuno;
organizza e gestisce le attività progettate;
facilita il lavoro senza intervenire in modo troppo diretto;
concorre alla valutazione individuale e di gruppo.
però, fa notare che magment fa venire in mente il verbo italiano “maneggiare” e che
Williams,
rimanda all’idea che l’insegnante dovrebbe rendere lo straniero “più maneggevole”. Infatti molti
corsi di comunicazione interculturale hanno un modulo sulle posture, la comunicazione non verbale,
le regole di deferenza e contegno etc. ma le culture sono assai più complesse e sfumate di questi
prontuari. “educatori burocraticizzati”,
Come dice Freire, non bisogna diventare a volte i nuovi accorgimenti
metodologici volti a ridurre la discriminazione si basano su pregiudizi,non può esserci
un’educazione fatta solo di accorgimenti tecnici.
Quindi il buon insegnante manager deve continuare ad essere anche critico ed autocritico.
In aula con Venerdì. Italiano L2
La non padronanza della lingua e soprattutto i silenzi dei nuovi arrivati costituiscono un segno forte
dell’alterità (Nel linguaggio della filosofia scolastica, l'opposto di identità, cioè ciò che non è
dell’allievo straniero. È un corpo
soggettività, e quindi il mondo esterno, l'oggettività, il non-io)
estraneo al sistema classe e al sistema scuola.
dice che è un’alterità rumorosa nel suo silenzio e che desidera essere conosciuta:
De Certeau il
silenzio degli stranieri è l’unico modo con cui possono farsi sentire ed esprime la loro difficoltà ad
l’unica
adeguarsi a una scuola che impone un certo tipo di cultura come cultura, quella
“illuminata”.
Il paradosso su cui deve fondarsi ogni educazione interculturale è il Il paradosso del potere e della
resistenza al potere che allievo ed educatore esercitano l’uno verso l’altro, che viene esemplificato
Crusoe si è appena organizzato che trova l’impronta dell’altro (del piede di
in Robinson Crusoe.
Venerdì) a sconvolgere e invadere il suo mondo (instabilità dei confini, la frontiera che cede di
fronte allo straniero). Uno straniero sulla mia isola/uno straniero nella mia classe. Quando
s’incontrano si stabilisce un rapporto padrone servo. Allo stesso modo, quando l’allievo esce dal
silenzio, l’insegnante torna a essere padrone (maitre in francese v