Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Riassunto esame Pedagogia interculturale, Prof. Zoletto Davide, libro consigliato A partire dai punti di forza, Zoletto Davide Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia interculturale, Prof. Zoletto Davide, libro consigliato A partire dai punti di forza, Zoletto Davide Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia interculturale, Prof. Zoletto Davide, libro consigliato A partire dai punti di forza, Zoletto Davide Pag. 6
1 su 7
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L'INTERSEZIONALITÀ COME CHIAVE DI LETTURA

Parlare di contesti educativi contemporanei come contesti che si creolizzano significa anche: - Segnalare che ci sono forme culturali in cui interagiscono una pluralità di riferimenti; - I riferimenti non interagiscono nello stesso modo per tutti quelli che vivono nel contesto, perché dipendono dalle posizioni che le persone occupano e dalle relazioni che si stabiliscono. L'eterogeneità emergente nei contesti odierni si incontra con i filoni di ricerca sull'intersezionalità. Per "intersezionalità" si intende il modo in cui interagiscono fra loro una molteplicità di dimensioni e modalità di relazione sociale e di modi di formazione del soggetto. Significa concentrare la ricerca su molteplici forme di discriminazione in relazione agli ambiti di vita sociale (come genere, sessualità, età, classe sociale, disabilità). Si è sviluppata unaricerca sulla discriminazione nei confronti delle donne (WOMEN'S STUDY) e sulle discriminazioni razziali. Riguardo i women's studies, è nata la consapevolezza che non è mai possibile parlare in modo universale per tutte le donne, il genere non può rendere conto delle situazioni di emarginazione delle donne. In genere, nessuna categoria sociale può bastare da sola per spiegare la complessità dei processi di formazione di identità e le forme di emarginazione. Secondo Butler, il genere non è sempre costituito in modo coerente e costante nei contesti storici e interseca modalità razziali, di classe, etniche, sessuali, regionali delle identità. Per questo è impossibile separare il genere dalle politiche e dalle culture in cui è prodotto e mantenuto. Nei contesti vanno studiate anche quelle che vengono definite "differenze culturali", ricordando che le dimensioni culturali non sono sempre coerenti e costanti.ma intersecano diversi aspetti. La necessità di cogliere i processi di formazione dell'identità e i processi di discriminazione è sorta anche in altri ambiti, oltre a quello degli women's studies, come nei cultural studies britannici, dove si è visto che la classe sociale non poteva bastare per comprendere le dinamiche sociali e pedagogiche della società inglese. Valentine evidenzia che considerare le dimensioni come fattori che si sommano gli uni agli altri non è convincente. Bisogna pensare alle identità come a un insieme di differenze separate che si aggiungono in modo incrementale le une alle altre. Uno dei rischi di pensare a una somma di aspetti discriminanti è pensare che ci sia un'identità di base (bianca, eterosessuale, non disabile, maschile) sulla quale poi si aggiungono le altre identità. Sarebbe così impossibile descrivere, interpretare e valorizzare i punti di forza e di debolezza.

Dell'esperienza delle persone. Per esempio, per descrivere le situazioni complesse e plurali di un allievo in situazione di handicap e figlio di migranti non basta unire le conoscenze su ogni aspetto, ma analizzare l'intersezione dei diversi elementi. Una prospettiva come quella dell'intersezionalità propone di considerare le identità come "qualcosa che si realizza in modo situato". In questo modo, razza, classe sociale, genere non sono "qualcosa di dato naturalmente", ma proprietà emergenti non riconducibili a essenze.

Un'eterogeneità emergente dalle interazioni. Bisogna considerare che:

  • I processi di creolizzazione si sviluppano a partire da posizioni non uguali che i soggetti occupano nei contesti;
  • Le posizioni vanno studiate come emergenti e non come un effetto di differenze sociali preesistenti.

Valentine dice che il "chi siamo" emerge nelle interazioni in contesti spaziali e in momenti biografici determinati.

Il modo in cui la persona sperimenta l'intersezione delle categorie non rimane lo stesso per tutta la vita, ma avviene un processo di trasformazione dai risultati non prevedibili. Bisogna fare attenzione sistematica ai contesti in cui le persone vivono e alle modalità con cui le forme culturali costruiscono e definiscono le modalità di vita più o meno appropriate al contesto. Le intersezioni non si manifestano in spazi neutri, ma in spazi carichi di potere, ossia spazi nei quali diversi elementi culturali definiscono o escludono persone e gruppi. Non si può, dunque, ignorare il ruolo svolto dagli spazi e dalle relazioni di potere. LEGGERE AL PLURALE I CONTESTI EDUCATIVI Le scuole ad alta presenza migratoria, ossia con tassi di incidenza di alunni stranieri del 50% e oltre, sono una realtà molto complessa nei contesti scolastici odierni. In Italia sono in crescita: dal 2006/07 al 2013/14 le scuole con tassi di incidenza di alunni stranieri del 30% e oltre sono passate da 1.500 a 3.000. Questo fenomeno richiede una riflessione approfondita sulle modalità di gestione e di inclusione di queste realtà all'interno del sistema educativo.

Più sono passate dall'1% al 5%. Lo studio dei rapporti fra concentrazione scolastica di alunni figli di migranti e distribuzione territoriale dei migranti è molto complesso e rientra in un ambito di ricerca multidisciplinare.

Contesto italiano: spesso a una residenzialità immigrata corrisponde una elevata concentrazione scolastica. Non sono sempre lineari i rapporti fra concentrazione di allievi figli di migranti nei contesti scolastici e concentrazioni di figli migranti in attività extrascolastiche. Nelle attività come quelle sportive la presenza scolastica può corrispondere a una concentrazione ancora maggiore. La complessità delle interazioni nelle scuole come queste è difficilmente leggibile solo attraverso la lente della differenza culturale. L'eterogeneità viene meglio descritta come intersezione fra pluralità di elementi, dove i singoli soggetti sperimentano diverse forme di identificazione.

  1. Aspetti sociali: stratificarsi di ondate di migrazioni interne ed esterne;
  2. Aspetti di genere; riguardo il mercato del lavoro, il lavoro di cura, il welfare invisibile;
  3. Aspetti di età: relazioni intergenerazionali spesso difficili.

Bisogna ripensare alla categoria di "differenza" per considerarla non come un punto di partenza, ma come un esito, come un problema, un interrogativo. Così si può cogliere la complessità dei soggetti in formazione migranti ed evitare di perdere di vista la complessità delle popolazioni autoctone.

L'obiettivo della ricerca pedagogica è quello di leggere al plurale le scuole e i contesti educativi ad alta presenza migratoria cogliendo l'intreccio di fattori di identificazione e di differenziazione.

di forza. La prospettiva critica postcoloniale invita invece a partire dai punti di forza, a riconoscere e valorizzare le diverse culture e identità, evitando di cadere nella trappola della superiorità o dell'inferiorità. Attraverso l'utilizzo di strumenti come l'analisi del discorso, la critica postcoloniale mette in luce come le rappresentazioni dell'altro siano state costruite in modo da giustificare l'oppressione e lo sfruttamento. Questo processo di decostruzione permette di smascherare i meccanismi di potere e di rivelare le dinamiche di dominio presenti nelle relazioni interculturali. La prospettiva critica postcoloniale si pone quindi come una sfida al pensiero eurocentrico e alla visione unidirezionale della storia. Invita a riconsiderare le narrazioni dominanti e a dare voce a quelle marginalizzate, aprendo spazi di dialogo e di confronto tra culture diverse. In conclusione, la prospettiva critica postcoloniale ci invita a riflettere sulle rappresentazioni che abbiamo degli altri e a riconoscere la complessità delle relazioni interculturali. Ci spinge a superare le dicotomie e a partire dai punti di forza, per costruire una società più inclusiva e equa.di forza. Questa rappresentazione porta tre rischi connessi:
  1. Rischio di non cogliere le sfumature che caratterizzano i percorsi di bambini e ragazzi;
  2. Rischio di associare le rappresentazioni solo ai punti deboli facendo diventare la differenza un disagio;
  3. Rischio di vedere la differenza come legata all'essere dei bambini e non come un effetto dell'incontro tra percorsi e pratiche diversi.
La prospettiva critica postcoloniale invita a:
  • Prendere consapevolezza dei presupposti e a decostruirli;
  • Cogliere i punti di debolezza, ma soprattutto i punti di forza e considerarli un punto di partenza per la progettazione;
  • Prestare attenzione alle relazioni asimmetriche tra allievi e scuola.
CAPOVOLGERE LO SGUARDO È necessario un capovolgimento dello sguardo per avvicinarsi ai contesti educativi ad alta complessità ed eterogeneità. Dyson, studiosa di literacy (=alfabetizzazione) in contesti ad alta complessità socioculturale, dà una definizione di

Un approccio davvero inclusivo: è un approccio capace di fondarsi sulle conoscenze e sulle esperienze di tutti i bambini. È fondamentale far partire la ricerca e l'intervento non solo dalle criticità, ma anche dai punti di forza, non solo per quanto riguarda bambini con background migratorio, ma in generale per tutti gli allievi. Al centro dei percorsi di ricerca vanno le conoscenze e le esperienze di tutti gli apprendenti.

Gli approcci improntati sull'integrazione si focalizzavano su come i "nuovi arrivati" potessero integrarsi in un dato contesto; gli approcci improntati sull'inclusione, invece, pongono attenzione sulle modalità con le quali i contesti e gli allievi si trasformano insieme. Perciò bisogna fare attenzione sia ai soggetti sia ai contesti, osservando soprattutto gli aspetti dinamici. Un approccio inclusivo cerca di valorizzare un atteggiamento autoriflessivo da parte di tutti quelli che compongono la rete.

educativaterritoriale. Un tale approccio può aiutare a cogliere i limiti delle visioni solo culturaliste che legano gli allievi con background migratorio solo alle loro culture di provenienza. Ogni individuo, infatti, incontra riferimenti culturali a partire da una pluralità di vissuti che variano da persona a persona, inoltre i tempi e i modi diversi della migrazione implicano tempi e modi diversi di acculturazione. Oggi la maggior parte degli allievi con background migratorio non sono neo arrivati in Italia, spesso sono nati nel nostro Paese, perciò hanno molto in comune con i coetanei figli di genitori nati in Italia. Un approccio davvero inclusivo, quindi, si sforza di considerare i vissuti, i saperi e le conoscenze degli allievi evitando di identificarli solo con le relazioni legate alle loro famiglie e origini. PRATICHE CONDIVISE NEI CONTESTI Il compito di insegnanti, educatori e ricercatori è quello di dedicare attenzione alle pratiche quotidiane nelle qualiSi ritrovano e si aggregano i soggetti in formazione. Se si pone attenzione su queste pratiche, si possono promuovere interazioni che siano inclusive e che possano creare una mappa di "comunità di pratica". Se ci si focalizza su modi e tempi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lindaz20 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Zoletto Davide.