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Estratto del documento

Egisto e la restaurazione dello spazio consacrato del Padre assassinato.

L'incalzamento persecutorio delle Erinni smuovono la sua coscienza e lo

spingono a compiere una terza tappa.

3. travaglio

La terza fase vede Oreste in preda ad un etico ed emotivo

riguardante l'accaduto. La sua confusione determina l'intervento di

Apollo e l'allestimento del tribunale divino.

La “conquista della Sposa” nel Viaggio dell'Eroe → Normalmente, prima di

raggiungere la futura Sposa, l'Eroe deve affrontare una Prova mortale in cui

rischia di essere annientato. In alcuni casi e soprattutto nella fiaba, la Prova

coincide perfettamente con la Sposa (es. il drago custode della Principessa).

In altri casi ancora è la Principessa stessa (o il suo doppio negativa) la prova

da superare. Come il demiurgo principio divino, l'Eroe deve emergere con la

propria individualità e guadagnare la forma “eroica” che lo renderà degno

delle Nozze. L'avversario (o serie di ostacoli) si presenta quindi come

concretizzazione o impersonificazione del Male. Nel caso del Viaggio

verifica

dell'Eroe, l'avversario può fungere da della dignità dell'eroe rispetto

alle Nozze cui aspira.

Nel rapporto Viaggio iniziatico e Nozze sono individuabili 3 tipi di ostacoli:

1. Il primo ostacolo può essere costituito dalla resistenza della Principessa

stessa, che può sottrarsi o addirittura difendersi, e decretare perfino la

morte del pretendente;

2. Il secondo ostacolo è una forma di resistenza della Principessa dettata

da un sortilegio che la tiene imprigionata nella forma di una bestia

feroce o selvatica. L'ostacolo di trasformazione/imprigionamento si trova

anche nel Viaggio iniziatico femminile (es.La Bella e la Bestia). In questo

caso, l'obiettivo dell'Eroe/Eroina è di rifare allo Sposo/Sposa forma

umana;

3. verificante,

Il terzo ostacolo può essere una figura come un re/Padre o

una regina/Madre che custodisce severamente la Principessa. Il custode

in questo caso non assume per forza forma mostruosa o stregata.

Solitamente, queste figure pseudo-ostacolanti, una volta sconfitte

concedono mezzi ulteriori per il proseguimento del Viaggio, o la

benedizione stessa delle Nozze;

Il duello con la Principessa ostile → Nelle figure fiabesche come Turandot,

il rifiuto della Principessa appare irragionevole e capriccioso, tanto che in

alcune versioni può prevedere una punizione. Il duello Mortale (fisico) o

Pericoloso (dialogato) della figura della Turandot, risale al grande archetipo

divino/umano dell'Artemide, la Dea/Natura “non domata”. Viceversa Artemide

trova nella figura dell'Amazzone/Walkiria Brunilde un archetipo ancor più

aggressivo.

Il cosiddetto “complesso di Brunilde” è letto dalla psicoanalisi come rifiuto

dell'intimità sessuale da parte di una donna che non avrebbe risolto il legame

edipico con il Padre. In realtà, la condotta della Principessa/Artemide delle

fiabe va letta in rapporto all'archetipo paterno: lo Sposo diverrà Re. Egli sarà

il nuovo Padre e padrone dello spazio recintato entro il quale le condizioni di

vita umana saranno determinate, e a cui la Sposa e i figli saranno affidati. La

Principessa/Artemide non si concede dunque a un Eroe che non le abbia

mostrato prima la propria “degnità”. In questo senso, ella chiede d'essere

“vinta” per concedersi in potere dello Sposo. Sul versante arcaico, l'archetipo

della Principessa ostile è riscontrabile in un mito africano dei Sukuma della

Tanzania, in cui una vecchia strega mette alla prova dodici uomini di un

villaggio prima di rivelarsi uno spirito immortale imprigionato da un sortilegio

nelle sembianze di una vecchia.

IL Mostro divino “custode” della Principessa → su un complesso piano di

lettura, il Mostro Divino può rivelarsi il travestimento della figura divina. Solo

in una prova che mette in gioco i sentimenti dell'Eroe, le azioni di lui avranno

effetto su di lei o sui suoi Custodi, poiché la sincerità dei sentimenti e

l'autenticità dell'Eroe stesso sono entrambi segni di degnità morale.

A un primo livello il Mostro traveste un Padre/Suocero verificante; su un

secondo livello il Drago/Orco costituisce l'impersonificazione del Male che

minaccia la vita umana; su un terzo e importantissimo livello il Mostro

Custode si rivela una figura divina, e perciò invincibile. Nei miti antichi è

questa figura a donare all'Eroe la Sposa, dopo che la forma materiale del

Mostro è stata sconfitta.

Il simbolismo della Porta di Artemide → La resistenza di Artemide è

assimilabile a quella dell'imene, la porta che apre l'accesso diretto alla

divinità, simbolicamente speculare alla segreta “porta” di accesso allo spazio

femminile. Infatti, è proprio la consumazione delle Nozze ad annullare

l'ostilità delle Nozze. La “porta” femminile è l'accesso all'intimità affettiva e

psicologica dei coniugi.

Le Nozze di Brunilde e la restituzione di Alcesti → Brunilde è una regina

guerriera che concederà le Nozze solo a colui che la vincerà. Per mezzo di un

mantello magico, Sigfrido sconfigge Brunilde, finché a Nozze consumate ella

perde la sua magica forza che era connessa alla sua verginità. Una volta

svelato l'inganno, Sigrfrido verrà ucciso da Hagen. In una versione la colpa di

edda

Sigfrido è di aver confidato l'inganno a Crimilde. Nell' invece, l'empietà di

Sigfrido consiste nella falsa identità con cui si è presentato a Brumilde. La

Sposa è dunque un dono personale che non si può conquistare per un altro.

Ma le Nozze sono divinamente irreversibili, e una volta morto Sigfrido,

Brumilde deve riconsegnarsi ai numi assieme allo Sposo.

Nel mito euripideo di Alcesti, re Admeto è destinato a morire a meno che

qualcuno non si sostituisca ad egli. Solo la sua Sposa Alcesti deciderà di

sacrificarsi. Ospite di Admeto, Eracle si offrirà di portare indietro Alcesti. È

solo per effetto di un amore umano così grande da non arrestarsi di fronte alla

morte, che la Morte è disposta a restituire la sua preda.

Le nozze come Mistero sacro → Come il Principe non sa se vincerà la Sfida

antecedente le Nozze, così la Sposa non sa se verrà liberata o se uno Sposo le

è destinato. Per entrambi l'arbitro del Destino è la divinità. Se l'Eroe si

contraddistingue per forza e coraggio, la Principessa deve possedere pazienza

e speranza. Se ella non riconoscesse i “segni” del suo Sposo, il rischio per uno

o per l'altra è la morte. Certo è che la natura sacrale delle Nozze consiste nel

fatto che in esse la divinità si fa presente per ciascuno degli Sposi nella figura

del Coniuge, fissando un limite al reciproco rapporto e a sé stessi. La figura

sottomissione

archetipica delle Nozze è infatti rivelata dalle categorie della e

dell'assoggettamento, riferito in maniera unilaterale alla donna.

Insidia e tentazione nelle vicende di Nozze → La prima tentazione da

vincere è quella del “controllo” da parte di entrambi. Viceversa, non è lecito

agli Sposi opporsi al destino/vocazione dell'amato/amata. Per questo gli dei si

oppongono all'unione fra Ulisse, Circe e la stessa Nausicaa, poiché il destino

dell'Eroe è già prefigurato.

L'accettazione del destino della Sposa è meno evidente nelle figure maschili.

Fiabe e miti attestano un'infedeltà maschile diffusa e ostacolante. La fedeltà

dello Sposo nei confronti della Sposa dev'essere innanzitutto nei confronti

dell'innocenza di lei. es. dubbio di Giuseppe. Se lo Sposo fallisce nella prova di

fiducia, l'intervento divino è necessario.

La seduzione femminile e le molte Spose di Odisseo → I personaggi

dell'Odissea

femminili sono le più antiche figure archetipiche del Femminile. Il

primo elemento da sottolineare è la loro ricchezza: il viaggio di trasformazione

dell'Eroe adulto Ulisse si compie inseparabilmente dal rinnovato incontro con

le figure del Femminile, le cui diverse forme ed età paiono scandire il tempo

Odissea

esistenziale di Ulisse stesso. Se l' è senza dubbio una complessa figura

della trasformazione adulta, è anche vero che vi si legge l'esigenza di

un'integrazione fra Maschile e Femminile.

È così che la minaccia della seduzione si fa costante del viaggio

dell'Eroe/Padre, e l'archetipo femminile minacciante si manifesta in almeno 3

versioni: le Sirene, Calipso e Circe. E in tutte è tre le seduttrici è presente il

canto. Ma è un canto che estranea da è stessi, poiché seduce gli uomini

incauti e in alcuni casi li porta alla morte. Il canto traveste dunque il potere

magico delle malvagie seduttrici, le quali appaiono come figure “divine” in

quanto hanno gli stessi poteri di Afrodite.

Tuttavia, Calipso esprime una psiche femminile che di divino non ha nulla:

invidiosa degli dei, ella è una Sposa che trattiene e imprigiona, che non

accetta né rispetta il destino dello Sposo, né la sua libertà. L'episodio è una

chiara metafora della triste metafora di alcuni matrimoni.

La “divina” Circe → Dei tre è l'archetipo Femminile più complesso: la grande

seduttrice si rinnova in fiabe popolari in quanto attrazione fatale che pare

scolpita in tutte le menti maschili. Circe è archetipo della femminilità

desiderata e pericolosa, che accoglie in maniera ospitale i compagni di Ulisse.

Circe è vista come una “dea”, poiché esercita gli stessi poteri di Afrodite

anche se per mezzo di erbe magiche. La trasformazione da uomo a bestia

simboleggia poi l'assoggettamento degradante che il maschio subisce quando

la passione e il desiderio prevalgono.

La reazione di Ulisse grazie al consiglio di Ermete, traveste in realtà il situale

nuziale del “vincere” la Sposa, poiché per mezzo di una profezia Ulisse è

l'uomo che Circe attendeva.

La peculiarità delle Nozze di Ulisse e Circe è il fatto che sono Nozze fra adulti,

ulteriori e la cui responsabilità appartiene soltanto a loro. Inoltre, Circe è

anche archetipo femminile della magistralità: dopo la discesa agli Inferi, sarà

lei a indicare a Ulisse come proseguire il suo Viaggio. E il suo lasciare andare

via Ulisse non raffigura altro che la dolorosa indipendenza di un femminile

adulto.

N

Dettagli
A.A. 2014-2015
47 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fabioscala-votailprof di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Moscato Maria Teresa.