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CAP. 1) Il viaggio e le nozze

I grandi archetipi nel processo educativo categorizzano l'ordine simbolico ed emozionale del mondo per ciascuna generazione. Queste grandi figure archetipiche sono quelle del Padre, della Madre e del Maestro e le corrispettive figure del Figlio/Figlia e del Discepolo/Discepola.

Il raccontare è un rituale collettivo essenziale, che determina il contenuto più profondo del processo educativo, e per mezzo del quale l'immaturo, identificandosi con l'Eroe/Eroina della narrazione, interpreta e ridefinisce anche le relazioni concrete in cui egli è inserito come figlio ed allievo.

Due situazioni archetipiche fondamentali sembrano decisive per la nostra analisi: le figure del Viaggio è delle Nozze; in entrambe vedremo che il divino traspare come co-protagonista della narrazione.

Analizzando l'archetipo del Padre e della Madre indagheremo su quale rapporto dinamico stiano fra loro il Maschile/Paterno e il Femminile/Materno, ma anche in quale modo, e per quale itinerario materiale e simbolico, in altri termini, il Maschio assuma la figura del Padre e la Femmina quella della Madre.

Esistono complessi nuclei simbolici nella grande figura del Viaggio:

  • il bosco labirinto
  • la prova mortale
  • la discesa agli inferi
  • le Nozze

La figura delle Nozze costituisce quasi universalmente il cuore della narrazione mitica, il luogo privilegiato dell' incontro fra i due sessi. La figura del Viaggio rivela una duplice struttura simbolica, in cui l'Eroe/Eroina si muove come Adulto. Parliamo di Viaggio come odissea e/o pellegrinaggio e del Viaggio come esodo/fondazione.

Prima che un soggetto generate, il Padre archetipico è il signore di uno spazio/tempo che egli controlla, il dominatore di un "territorio" materiale e simbolico dentro il quale la vita umana è garantita e protetta. Questa figura archetipica trova nei miti relativi a cui e ai suoi ascendenti maschili, Urano e Kronos, alcune figure esplicative; tema dominante in questi miti è la rivalità/identificazione tra Padre e Figlio.

Kronos si rifiuta di essere Padre, in quanto l'evidente conseguenza costituirebbe potenzialmente un Erede, e quindi un rivale. Incorporando i figli dentro di sé alla nascita, Kronos/Saturno ottiene che essi non si separino da lui, che non assumano un'identità individuale, così da non poter acquisire le condizioni di Principe/Erede. Il mito del Padre Divoratore Kronos contiene una metafora esplicativa potente: impedisce di fatto ai propri figli di intraprendere il loro personale viaggio iniziatico trattenendoli con sé.

Zeus assume il ruolo di detronizzatore vittorioso del Padre divoratore. I miti dell' infanzia di Zeus testimoniano però la vittoria di una complice triade femminile/materna, concorde nella protezione della vita del neonato Figlio contro il Padre, nella misura in cui il potere paterno appariva prevaricante ed

L'intervento materno si esprime principalmente nella protezione della vita concreta dell'Eroe/Figlio, e in genere in azioni che permetteranno il compimento del suo destino personale.

Essere Figlio comporta l'essere dunque, potenzialmente, un nuovo Padre, nuovo difensore dell'ordine simbolico del mondo, ma a condizione di poter vincere il proprio Padre. Per diventare il nuovo "signore dello spazio" occorre una capacità di resistere misteriosamente alla verifica paterna. In termini mitico-simbolici ciò si configura come un "duello mortale".

La prima condizione per essere un Figlio/Erede è quella di avere avuto un Padre e di riconoscerne il "nome". La stessa logica archetipica del mito la ritroviamo in due storie filmiche recenti come il "Re Leone" e le "Guerre stellari".

Come il divino Padre Zeus, figura della Giustizia, anche il Padre archetipico esprime e concretizza la Giustizia, che appare la prima e più essenziale delle sue virtù.

La funzione e di "riconoscimento" del Figlio ha una decisiva ed ineliminabile valenza simbolica nel processo educativo, in quanto componente decisiva nella costruzione dell'identità dell'Io infantile. Il pretendere riconoscimento costituisce la prima radice del potere maschile/paterno, non solo su ogni nuovo nato ma anche sulle donne/madri, la cui identità viene ridefinita dalla maternità.

Prima che un infanticidio intenzionale in senso stretto, la prassi dell'esposizione è una negazione di identità, un rifiuto che esclude il neonato/neonata dall'appartenenza ad un "noi".

In termini storici, la lingua latina esprime nel termine expositio, colui che è rifiutato dal Padre, e perciò messo "fuori" dal recinto della domus diventa extraneus, ed è dunque "esposto" ad ogni minaccia e pericolo.

Il Padre può escludere ed includere: l'esposto può essere accolto e riconosciuto da un altro padre. In questo senso il Padre è autenticamente "padrone" della vita del neonato, in quanto ne controlla il destino, in maniera anche indipendente dalla propria generatività biologica.

Il mito latino del Padre Fondatore di Roma, Romolo, narra che egli uccide il proprio gemello Remo perché questi aveva violato il confine appena tracciato. Troveremo figure analoghe procedendo nell'analisi della rivalità Padre/Figlio e della rivalità fraterna.

Rispetto allo spazio recintato della casa, l'esposizione del neonato ha comunque prima di tutto una funzione protettiva della sacralità dello spazio interno.

La vicenda di Medea, divenuta assassina dei figli per vendicarsi del marito, rimane l'unica eccezione inquietante, registrata dalla tragedia, ad una regola comune e scontata, in termini di pregiudizio sociale, che vede nella donna sempre una "buona" e affidabile madre, forse per istinto o per destino biologico.

La figura delle Nozze che emerge nella fiaba di magia, ricapitola simbolismi complessi, riconducibili almeno a tre piani di lettura diversi:

  1. evidenzia una dimensione globalmente "pedagogica", infatti questa figura include sempre una metafora interpretativa della realtà globale nella sua sostanzialità. Insieme alla figura del Viaggio (in costante connessione), a figura delle Nozze costituisce uno dei contenuti archetipici che sorreggono i processi di identificazione infantile nelle diverse culture;
  2. è chiaro che le Nozze sono il luogo per eccellenza dell'incontro fra le figure archetipiche del

Per quanto riguarda il mito di Edipo, il suo viaggio ricalca le tappe comuni alla figura del viaggio iniziatico:

  • incontro con un Padre ostacolate, comunque travestito
  • combattimento con un Mostro non umano, in questo caso la Sfinge
  • superamento di una prova rischiosa, per la quale l'eroe ottiene la Sposa e diventa Re

È nota la lettura freudiana di questo mito: la figura di Edipo viene utilizzata per esprimere la rivalità che il bambino proverebbe verso il Padre in ragione del proprio attaccamento alla Madre.

Sia Adler che Fromm, viceversa riconoscono nel tragico mito di Edipo, soprattutto una figura del conflitto di volontà e di potere presente nella rivalità Padre/Figlio.

CAP. 2) Il Viaggio dell'Eroe

Nella figura del Figlio/Erede si configura la dinamica complessa di una reciproca Identificazione/Rivalità. L'Archetipo paterno agisce come autolimitazione della fecondità sessuale del padre e del suo potere. Per la fecondità maschile il figlio è decisivo solo in quanto "Erede" e successore del Padre.

In forza dell'identificazione reciproca, il Figlio/Erede diventa l'elemento più vulnerabile del potere paterno, l'altro "se stesso" in cui il Padre umano può essere colpito dagli dei e dagli uomini. Il Figlio è, in tutta la sua esistenza, la condizione della potenza paterna; ogni figlio è, per il padre, la sola possibile vittoria sulla morte.

L'altra faccia dell'identificazione, è l'inevitabile Rivalità Padre/Figlio. Il Figlio ha nel suoendostino, dalla nascita, l'essere l'Erede/Rivale; la negazione è per conseguenza la scelta, obbligata di Kronos/divoratore in tutte le sue varianti, ed è anche la scelta omicida di Erode di fronte alla notizia della nascita del nuovo Re.

Anche l'Antico Testamento ripropone la diede Padre/Figlio. Il Figlio è sempre "donato" da Dio e la promessa di fecondità è la prima che Abramo riceve. Dopo anni da questa promessa, Abramo concepirà un figlio da Agar (schiava di Sara, la moglie sterile) chiamato Ismaele.

La protezione di Dio per Ismaele, che pur riconosciuto futuro padre di un grande popolo non sarà l'erede di Abramo, porta alla luce il nucleo più profondo della rivalità paterna, il desiderio di darsi da sé un Figlio/Erede, desiderio in cui la storia di Abramo evidenza una sottile forma di empietà. Quando Sara ha già novant'anni e Abramo ne ha cento, Dio dichiara che Isacco, il figlio della promessa, nascerà ad Abramo proprio da Sara.

Eppure questo figlio prodigioso Dio lo rivuole indietro, chiedendolo addirittura in sacrificio, mostrandosi in aperta contraddizione con se stesso, e Abramo con il cuore spezzato obbedisce, e si dispone al sacrificio, finché un angelo non interviene a fermare la mano.

Assalone, ultimo dei tre figli di re Davide, è il prototipo del Figlio/Rivale, perché si sostituisce al padre nel fare giustizia di Amnon (fratello maggiore che aveva violentato la sorella) e tentò in vano di usurpare il regno del padre.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
14 pagine
11 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ricky5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Moscato Maria Teresa.